Originariamente Scritto da
lucrezio
Su Repubblica di sabato 11 è apparso un articolo di Darhendorff dal titolo “la fine del laicismo”,
All’ inizio ripercorre la grande illusione degli anni ’60 e ’70 ( sono gli anni in cui mi sono formato polticamente io) quando dai saggi di Aron e Popper sembrava iniziata una era di pragmatismo, quando anche le ritualità che mescolavano religione e politica nei paesi anglossassoni erano appunto riti che toccavano la secolarità dello Stato.
Poi, dice Darhendorff, tutto diviene molto meno chiaro e passa in rassegna la rinascita del fondamentalismo cristiano , ebraico e mussulmano , fin qui ripeto nulla di nuovo , e con qualche imprecisione, in particolare non mi sembra che l’ avanzata del clericalismo cristiano sia così uniforme ,. come ricorda la sociologa L. Sciolla ( a sua volta citata in un recente libro di Giorgio Galli) l’ Italia è il il paese , insieme agli Stati Uniti con il minor numero di “non credenti” che sono passati dal 12,1% del 81, al 10,1 del ’90 al 6,6 del 99. In tutti i paesi occidentali poi il numero di credenti “non praticanti” è in crescita , meno che in italia e in Francia, ma in Francia è stabile a fronte di una crescita di “non credenti”, in Italia diminuisce a favore dei “credenti praticanti”, questa parte della popolazione è pari a quella degli Usa (44,6%) a grande distanza da Spagna ( 24,4%) e Francia (8%), e gli Stati Uniti e l’ Italia sono i paesi dove maggiore appare l ‘ingerenza della religione nella politica ( per gli USA speriamo nei segnali venuti dalle ultime elezioni)
Comunque l’ analisi di Darhendorff non è scorretta.
Poi prosegue e si chiede : perché questo ritorno della religione nella politica laica e democratica ?
E qui il grande liberale mi ha provocato una delusione scioccante : quasi fosse uno dei nostri cavernicoli “commentatori terzisti” accusa il politically corrected: avere dubbi sui nostri valori me accettare tabù di altre culture, non pubblicare vignette su maometto o rappresentare l’ idomedeo indebolisce la nostra percezione dei valori illuministi e ci rende incerti agli occhi degli altri popoli ….
Questa è l’ operazione contraria allo sparare con il cannone alle mosche, qui si dice che le mosche hanno distrutto l’ artiglieria , quando verosimilmente hanno al massimo infastidito i cannonieri.
Il problema è forse un altro: tutte le concezioni secolari che derivano, direttamente o indirittamente , dall’ illuminismo hanno retto il confronto con le religioni finche hanno avuto un “mithos” da proporre , un mito terreno materiale e fondato sulla razionalità, ma capace comunque di smuovere le viscere : la grande rivoluzione civile degli immortali principi, lo stato nazionale fondato sulla sovranità popolare, la società senza stato e senza classi, il welfare dell’ uguaglianza dei punti di partenza, la promossa di una mobilità sociale collettiva del new deal e della nuova frontiera… liberalismo, democrazia, socialdemocrazie , comunismo tutti hanno proposto traguardi collettivi da perseguire, sino all’ anarchia creativa del ’68 e al mondo di pace amore e musica degli Hippies. Su tutto ciò non c’ erano gerarchie ecclesiastiche in grado di impartire direttive.
Poi tutto si è afflosciato, è rimasto il liberismo che da Regan in poi propone una utopia individualistica in una società atomizzata, nessun mito collettivo e secolare all’ orizzonte.
Sulle emozioni collettive troneggia solo la figura di Woitila : ho sentito intellettuali di primordine dell’ ex PCI confessare che , perduta l’ emozione , la categoria interpretativa , l’ obbiettivo di una società senza ingiustizie, sentivono i brividi di fronte ai messaggi papali.
Il punto è : che emozioni può offrire un laico ?
L’ ultimo sprazzo non egemonizzato dalla religione ( anche se non secolare) è forse stato il movimento no global e pacifista, fatto fuori dall’ 11 settembre, con un ultimo colpo di coda delle manifestazioni del 2003 contro la guerra in iraq.
Non ci si stupisca se nelle società a tradizione islamica dopo il fallimento delle elites liberali nazionaliste e socialiste e rimasto solo il richiamo viscerale del fondamentalismo. Teniamo conto che quelle società hanno conosciuto solo degenerazioni di quei filoni culturali e subiito l’ inganno occidentale di principi dichairati ,ma non validi per loro, come quello sulla autoderminazione dei popoli, ad inziare dalla Palestina
Ora se tornaimo a casa nostra, in un quadro di questo genere, una battaglia laica può svilupparsi solo su proposte piene di buon senso come quelle sulle coppie di fatto o l’ eutanasia ?
Non ho certo in tasca bell’ e pronto un mito terreno materiale e fondato sulla razionalità da proporre per emozionare chi si abitua all’ idea che la realtà sia quella descritta dalle fiction su don Matteo , Padre Pio, San Pietro, Papa Luciani, e il prossimo Fra’ Canzio da Velletri.
Però una riflessione su l’ ultimo sprazzo di emozione non religiosa di cui parlavo dovremmo farlo, il movimento no (e new) global, il popolo di Seattle e Porto Allegre è stato uno dei più sconcertanti coacervi di contraddizioni , petizioni di principio, illogicità mai visto, ma decine di milioni di persone sono scese in piazza su parole d’ ordine quali solidarietà nelle e fra le comunità, partecipazione , rispetto delle sovranità, tutela dei deboli… lasciamo perdere che spesso non c’ era rispondenza fra gli ideali e le soluzioni proposte, erano tutte declinazioni del terzo” principio immortale “, io mi sento figlio della rivoluzione francese e dopo la libertà e l’ uguaglianza il mondo che si richiama all’ illuminismo forse dovrebbe riflettere su che significato può avere nella nostra nazione e fra le nazioni il principio di fratellenza, ( come mazzinaini poi potremmo sforzarci a darne un significato diverso da quello dei semoni domenicali di qualsiasi parroco di campagna).
Certo che si fa fatica se dovessimo partite da Giavazzi e Ichino