Carlo Pallavicini, 21 anni,
segretario dei Giovani comunisti, è stato aggredito ieri mattina di fronte al liceo Gioia mentra stava facendo un volantinaggio di protesta contro la riforma Moratti. Erano circa le 12,45 quando il giovane è stato avvicinato da un gruppetto di coetanei del Blocco studentesco: uno di questi, a quanto pare senza proferire parola, l’avrebbe colpito con due pugni facendolo cadere.
Quando si è rialzato,
Pallavicini ha chiesto aiuto alla preside del liceo, Gianna Arvedi, la quale ha chiamato la polizia. Qualche minuto dopo, gli uomini della Digos hanno rintracciato in un bar di piazza Cittadella due ragazzi che corrispondevano alla descrizione fornita dall’aggredito. Le successive indagini hanno poi portato a individuare gli altri due componenti del gruppo del quale avrebbe fatto parte
una ragazzina di 15 anni. Tutti sono stati denunciati a piade libero per lesioni in concorso.
Nei loro confronti la polizia sta procedendo anche per l'imbrattamento di alcuni muri della città con simboli nazifascisti, compresi quelli del liceo Gioia: nell'auto del ventenne accusato di essere l'aggressore materiale del giovane comunista sono state trovate due bombolette spray e uno "stencil" con il simbolo nazifascista trovato sui muri. Immediate e particolarmente "vivaci" le reazioni nel mondo politico piacentino.
Il primo a buttarla in politica è il diretto interessato: «Purtroppo, per l’ennesima volta, siamo stati vittima di un’aggressione di stampo fascista» ha dichiarato Pallavicini. «E' inaccettabile che i nostri compagni, ma anche le forze sociali della città, non abbiano neanche la possibilità di volantinare» ha aggiunto Roberto Montanari, neoosegretario provinciale di Rifondazione, il quale ha proseguito attaccando anche l'onorevole Tommaso Foti (An) e indicandolo come«uno dei responsabili politici del clima che si è instaurato per effetto di una campagna cinica e anticomunista».
Dura la replica del deputato piacentino al segretario di Rifondazione: «Nel percorso della mia attività politica c’è tanta passione, ma mai la pratica della violenza che, invece e per contro, ho subito da parte di tanti amici di Montanari e di cui vi è abbondante traccia negli archivi della Digos e della Procura della Repubblica di Piacenza. Con le sue meschine allusioni il segretario provinciale di Rifondazione Comunista mi indica come un bersaglio da colpire. Si tratta di una vecchia tecnica gappista volta a mettere all’indice l’avversario politico, in attesa che, magari approfittando della notte, ci si eserciti, come capitato in passato, con le chiavi inglesi sulla testa dell’obiettivo indicato. Per questo motivo ho telegrafato al questore di Piacenza informandolo di ritenere personalmente responsabile Roberto Montanari di quanto mi dovesse malauguratamente accadere. Quanto all’episodio successo oggi non solo lo condanno, ma mi ripugna: non c’è ragione infatti perché il confronto delle idee debba lasciare il passo all’espressione più belluina della forza fisica».