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    Predefinito Riuscito esperimento per rendere invisibile un oggetto

    Nuova tecnica messa a punto da ricercatori dell'Imperial College di Londra
    Per ora applicata a uno speciale materiale per tempo infinitesimale
    La fantascienza diventa realtà
    Arrivano gli oggetti invisibili

    di LUIGI BIGNAMI


    FINO a oggi era pura fantasia o al più qualcosa di legato alla magia. Ma ora la possibilità di rendere invisibili gli oggetti sta per concretizzarsi. Si potrebbero far sparire le mura di una casa o i vestiti di una persona, ma le applicazioni potrebbero essere ben più serie. Si potrebbero rendere trasparenti le macerie di un edificio dopo un terremoto per cercare i superstiti o guardare direttamente gli organi interni di un paziente dopo aver reso invisibile la sua pelle.

    Come? Grazie a un sistema che la prossima settimana un team di ricercatori guidati da Chris Phillips e da Mark Frogley dell'Imperial College di Londra presenterà alla Royal Society. In questa fase non renderanno invisibile un tavolo o una persona, ma solo uno speciale materiale con una superficie di un millimetro quadrato per un tempo di un centomillesimo di milionesimo di secondo.

    Per capire la loro tecnica, che sfrutta applicazioni quasi "magiche" della fisica, è necessario conoscere perché un oggetto è visibile. Le cose si possono osservare perché la luce che arriva dal Sole interagisce con gli atomi di cui sono composte. Quando un raggio di luce, che altro non è che un'onda elettromagnetica, colpisce un atomo dello schermo su cui state leggendo ad esempio, gli elettroni (le particelle negative che orbitano attorno ai nuclei degli atomi) che si trovano in uno stato di riposo assorbono l'energia dell'onda e passano a un livello di energia più elevato. Ma la luce che viene assorbita è solo quella che è in grado di spostare l'elettrone di quell'atomo a un livello superiore, tutte le altre onde elettromagnetiche che hanno più o meno energia passano attraverso l'oggetto senza produrre alcunché. Successivamente, l'elettrone che ha raccolto l'energia ritorna al suo stato di riposo cedendo l'energia assorbita che si manifesta con un particolare colore che colpisce il nostro occhio.

    Phillips e colleghi sono riusciti a bloccare l'assorbimento dello specifico raggio di luce così che anche quello che origina il colore dell'oggetto passa attraverso l'oggetto stesso. Per realizzare l'esperimento i ricercatori hanno creato un materiale apposito. Hanno prodotto cioè fogli di atomi dello spessore di pochi milionesimi di millimetro e vi hanno sparato sopra luce laser. Qui entra in gioco quel settore della fisica che ai più sembra ancora magia: la "fisica quantistica", che è la fisica che studia e "sfrutta" particolari comportamenti della materia a livello atomico. Ebbene secondo la fisica quantistica un elettrone può evitare di assorbire l'energia proveniente dalla luce laser se un secondo fascio laser viene usato per "accoppiare" l'energia dei due livelli per trasportarla a un terzo livello energetico. Forse non a tutti riuscirà chiaro comprendere questo meccanismo, ma il concetto di base è che l'uso di due fasci laser impedisce all'energia di un elettrone di essere riemessa sotto forma di colore e dunque l'atomo a cui appartiene quell'elettrone non lo si vede, risulta invisibile.

    Phillips ha utilizzato laser a luce infrarossa costruiti dalla ex Unione Sovietica per produrre semiconduttori. "Partendo da dati puramente teorici basati sulla fisica quantistica, siamo riusciti a rendere invisibile l'oggetto che abbiamo costruito per il tempo che corrisponde all'accensione dei due laser. Una volta spenti i fasci di luce il sottile foglio di atomi da noi costruito ritorna ad essere opaco come tutti gli oggetti", ha spiegato il ricercatore al London Telepraph.

    Sebbene l'esperimento abbia richiesto una complessa struttura, Phillips si dice certo che è possibile costruire un sistema meno complesso che possa rendere trasparente alla luce ogni cosa. A questo punto rimarrà solo lo sforzo per inventare le applicazioni dell'invisibilità degli oggetti.

    (27 giugno 2006)

  2. #2
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    Predefinito

    Fonte: http://www.ecplanet.com/canale/tecno.../ecplanet.rxdf
    Susumi Tachi, professore d'ingegneria dell'Università di Tokyo, ha portato a termine uno strabiliante esperimento di “optical camouflage” (cammuffamento ottico) con l'aiuto di un giovane ricercatore, Kazutoshi Obana.

    Il sistema X'tal Vision (Crystal Vision) è concettualmente molto semplice: grazie a una superficie trattata in maniera da essere opportunamente riflettente (come un impermeabile), una o più microcamere, un computer e un gioco di specchi, riesce a proiettare sull'oggetto da rendere invisibile l'immagine stereoscopica trattata al computer di ciò che in realtà sta dietro l'oggetto, dando così l'illusione della trasparenza, in modo che chi guarda è come se vedesse “attraverso” l'oggetto.

    Per rendere possibile tutto questo, il sistema ha bisogno di un refresh continuo delle immagini provenienti dalle microcamere che riprendono ciò che sta dietro e lo riproducono davanti. Ma la vera chiave di tutto il sistema è un nuovo materiale chiamato “retro-reflectum”, che consente la visione di immagini tridimensionali. Il Professor Tachi lavorava all'idea di produrre oggetti invisibili dal 1977, ma finora tutti i tentativi erano falliti perché le immagini risultavano piatte e irreali. Grazie al retro-reflectum oggi quelle stesse immagini sono diventate vive, rendendo visibile l'invisibile.

    Filmati:
    http://www.youtube.com/watch?v=IIMWJMr_u24
    http://video.google.it/videoplay?doc.1613551695956
    http://projects.star.t.u-tokyo.ac.jp/projects/MEDIA/xv/

    Secondo Tachi, la sua tecnica potrebbe rendersi utili in molte applicazioni, in medicina, per permettere ai chirurghi di tenere sempre sott'occhio le proprie dita, in campo aeronautico, per spalancare nuove visioni ai piloti di aerei che potrebbero vedere al di là delle pareti degli aeroveicoli, o anche allo sviluppo di muri invisibili senza finestre. L'invenzione di Tachi potrebbe anche stimolare la fantasia criminale di intraprendenti “uomini invisibili”, come quello immaginato da H.G.Wells nel suo racconto del 1897.

    Nel frattempo, due studiosi americani - Philip Moynihan e Maurice Langevin - hanno messo a punto per il Jet Propulsion Laboratory della Nasa un'altra tecnica chiamata “adaptive camouflage” (mimetizzazione adattiva) pensata nello specifico per usi militari: i soldati del futuro svaniranno letteralmente dai campi di battaglia grazie a speciali tute camaleontiche ricoperte di minuscoli schermi a cristalli liquidi, o al plasma, dotati di particolari sensori Aps (Active-pixel sensor), in pratica una rete in fibra ottica di microcamere collegate che filmano l'ambiente circostante per riprodurlo in tempo reale sui display. E così, grazie al simulacro digitale, si materializza l'eidolon platonico, che si sostituisce alla realtà con la veracità della mimesi.

    COMMENTO PERSONALE ALL’ARTICOLO QUI ESPOSTO:

    In un filmato si vedono alcune parti dello scheletro del soggetto che fa uso di tale tecnologia, come accade quando si osservano delle lastre radiografiche (radiografie).
    Ebbene ciò sarebbe possibile solo se quelle microcamere a fibre ottiche che rivestono il materiale in questione,usassero onde elettromagnetiche ad alta frequenza (come i raggi X ad esempio)in uscita,in grado di entrare in risonanza* con le onde elettromagnetiche in entrata (luce visibile,dai 370 ai 670 nm di lunghezza).Se fosse realmente questo il principio che sta alla base di tutto il sistema, quel "brav'uomo" che l'ha ideato presto o tardi finirà in galera,probabilmente (tutto dipenderebbe dalla quantità di radiazioni che i suoi dispositivi emettono,sicuramente sempre accettabilissimi per il Dipartimento della Difesa di qualsiasi governo,ma non in campo civile).

    (* senza la risonanza tra i due tipi di onda non sarebbe possibile
    il calcolo algoritmico per la ri-creazione delle immagini)

    Discussione comparativa:
    http://www.ufologia.net/forum/topic.asp?TOPIC_ID=4766


    Fausto Intilla
    (Inventore-divulgatore scientifico)
    www.oloscience.com

 

 

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