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  1. #21
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    Predefinito Negare

    Negare, affermare , ricordare, dimenticare, vero, falso, bianco, nero: gioco dualistico che lei conosce bene messere.
    La mia stima immota manet comunque sebbene discordi su alcuni punti sostanziali. Ma non ha continuato il discorso sulla droga, la qual cosa mi interessava sentire da lei.

  2. #22
    Deus Vult!
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    Predefinito

    Signor Inquisitore Eymerych )o( Le ripeto che ha preso un grosso abbaglio, e le spiegherò perché, anche se penso che Lei sia più interessato alla rissa che al dialogo, ma da buon cristiano ho il dovere di non perdere la pazienza e la fede nel prossimo:

    L’articolo 2 del nostro statuto afferma che lo scopo principale dell’Associazione è quello della difesa culturale delle radici cristiane della società occidentale.

    L’articolo 3 afferma che l’associazione è in armonia con gli insegnamenti di Santa Romana Chiesa.

    L’articolo 5 dice che al fine di evitare fraintendimenti, l’Associazione si dichiara completamente estranea a movimenti neo-templari, di ispirazione New-age, ovvero in contrasto con la Santa Sede.

    L’articolo 9 recita che non è prevista quota associativa e di conseguenza, non è previsto alcun patrimonio.

    Che la ragione possa giungere agli stessi approdi della fede è un dato inconfutabile riscontrabile in molti scritti del Pontefice Benedetto XVI, ma se proprio vogliamo scomodare i Padri della Chiesa, La invito a rileggersi l’opera omnia di San Agostino, Vescovo di Ippona.

    Che l’amor di Patria sia una prerogativa dei massoni, sinceramente lo lascio valutare agli ospiti di questo forum, la cosa che Lei afferma si commenta da se.

    Per quanto concerne le altre affermazioni da Lei fatte, non so quanto volutamente, ha confuso opinioni e giudizzi di personaggi reali e virtuali che con la nostra associazione nulla hanno da spartire.

    Signor Eymerich, lei gioca a fare l’inquisitore domenicano, ma dimostra una superficiale conoscenza, o almeno lascia intendere che tale sia, dei testi fondamentali della nostra Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana, ma al contempo denota rudimenti dottrinali specifici della libera muratoria e dell’illuminismo, forse per questo si ostina a vedere massoni dappertutto. Il suo atteggiamento mi ricorda tanto quello di coloro i quali si intestardiscono nel vedere gli UFO in quelli che sono naturali fenomeni atmosferici.

    Le ripeto, giustamente gioca fare l’inquisitore in questo che è e rimane uno spazio virtuale, però La prego di non esagerare con Le sue fantasiose e sconclusionate affermazioni e soprattutto non si compiaccia troppo di quelle che considera arbitrariamente verità assolute. La Verità è una sola, quella di nostro Signore Gesù Cristo, che portò la croce, morì, fu sepolto, il terzo giorno resuscitò secondo le Scritture, salì al cielo e siede alla destra del Padre, per la salvezza dell’intero genere umano. Che lo Spirito Santo possa illuminare i cuori accecati dall’ira e dalla superbia. Amen.

    Tuo fratello in Cristo.

  3. #23
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    ma questo topic è interessantissimo. credevo di leggere posizioni contro la turco, e invece mi ritrovo in un duello ad altissimo livello!

    non vedo l'ora di leggere il seguito. sono davvero curoisi di sapere se eymerich è stato davvero massonico.

  4. #24
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    Thriller

  5. #25
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    ed eretico perfino di se stesso -contraddisse e si contraddisse
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    Predefinito

    [[
    QUOTE]QUOTE=Eymerich;4858033]
    Lei sa di me più di quanto sappia io stesso!

    Ma chi gliele ha messe in testa certe idee: il presbite?
    [/QUOTE][/QUOTE]


    ....a quanto pare sono diventato il bersaglio facie con cui il venerabile(sempre tale)ma-a suo avviso- non maestro Eymerich organizza le sue scaramucce sul forum.Io concordo poi con Bottero

    non vedo l'ora di leggere il seguito. sono davvero curoisi di sapere se eymerich è stato davvero massonico.


    E gli interventi dei forumisti che ciò adombrano spesso sono stati totalmente affermativi....

    Se questo venirsse confermato(ma poi quale sarebbe il reato/peccato?) si dimostrerebbe che io posso pure essere non solo presbitero e presbite(e lo sono..data l'età)Ma Eymerich non sarebbe moderatore di un forum ma di un intero loggiato....

    Sarà
    ò poco caritatevole : ma stavolta sono veramente contento,contentissimo,forumisticamente lieto che qualcuno stia colpendo -e spesso menando fendenti forumistici-la tua dotta ,metafisica,trascendentale ed insopprtabile umanamente sicumera...
    Spero che si sbaglino..ovviamnete ma mi auguro che invece abbiano indovinato...

    Staremo a vedere....

    Ma suvvia se fosse dimostrato, Augustinus cosa direbbe? Aganto come reagirebbe? Eugenius scoppierebbe in lacrime e Dreyer avrebbe crisi di abbandono... una catastrofe...un cataclisma forumistico e teologico...la bruciatura infra le colonne di un'intera classe dirigente...

    Se fosse dimostrato(io spero di no e mi auguro di si) .....certo ora tirerai i tuoi soliti insulti verso di me...ma al momento(finoa prova contraria) io ti continuerò a postare gli interventi dei forumisti che hanno affermato...proprio nel senso che ad ogni tuo intervento dovunque e comunque seguira il mio copia e incolla degli inetrventi qui presenti...

    Gioco al calcio e da stopper Eymerich...

  6. #26
    Logiké Latreía
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    Citazione Originariamente Scritto da giovannipresbit Visualizza Messaggio
    ....a quanto pare sono diventato il bersaglio facie con cui il venerabile(sempre tale)ma-a suo avviso- non maestro Eymerich organizza le sue scaramucce sul forum.Io concordo poi con Bottero



    E gli interventi dei forumisti che ciò adombrano spesso sono stati totalmente affermativi....

    Se questo venirsse confermato(ma poi quale sarebbe il reato/peccato?) si dimostrerebbe che io posso pure essere non solo presbitero e presbite(e lo sono..data l'età)Ma Eymerich non sarebbe moderatore di un forum ma di un intero loggiato....

    Sarà
    ò poco caritatevole : ma stavolta sono veramente contento,contentissimo,forumisticamente lieto che qualcuno stia colpendo -e spesso menando fendenti forumistici-la tua dotta ,metafisica,trascendentale ed insopprtabile umanamente sicumera...
    Spero che si sbaglino..ovviamnete ma mi auguro che invece abbiano indovinato...

    Staremo a vedere....

    Ma suvvia se fosse dimostrato, Augustinus cosa direbbe? Aganto come reagirebbe? Eugenius scoppierebbe in lacrime e Dreyer avrebbe crisi di abbandono... una catastrofe...un cataclisma forumistico e teologico...la bruciatura infra le colonne di un'intera classe dirigente...

    Se fosse dimostrato(io spero di no e mi auguro di si) .....certo ora tirerai i tuoi soliti insulti verso di me...ma al momento(finoa prova contraria) io ti continuerò a postare gli interventi dei forumisti che hanno affermato...proprio nel senso che ad ogni tuo intervento dovunque e comunque seguira il mio copia e incolla degli inetrventi qui presenti...

    Gioco al calcio e da stopper Eymerich...
    Infatti, per alcuni, Cristo fu solo uomo, implicitamente s'intende.

  7. #27
    email non funzionante
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    Predefinito Bellissimo post

    Estremamente interessante. Prego di continuare ai duellanti così abili e arguti: Nel frattempo cercando di "sfruculiare" fra le dotte citazioni dantesche ho trovato un singolare link alla Papeide: ditemi ora se non vi sembra anticlericalismo massonico questo.

    O voi ch'avete l'intelletti sani,
    mirate la dottrina che s'asconde
    sotto 'l velame de li versi strani.

    (Inf., IX, 21-23)
    I
    San Pietro, da la testa larga e piatta
    ed al metal sensibil polpastrello,
    succhiava sangue come ‘na mignatta
    a’ poveri di spirto e di cervello.
    A gente semplice, dal ciel attratta,
    la casa sottraeva e l’orticello,
    e per riempirsi di cibarie e vino
    d’Anània e Safirina fu assassino.
    Da vil straccione fattosi padrone,
    egli costrinse i timidi fidenti
    a far del poderetto alienazione
    e a viver d’elemosina e di stenti;
    ma non bastandogli tant’oblazione,
    a l’osso i due spremette penitenti
    e li privò de l’ultimi denari
    facendoli sgozzare da sicarî. (1)
    San Paolo, che credeva in Gesù Cristo,
    forse perché per tutta la sua vita
    non capitogli mai d’averlo visto,
    sorprese Pietro che, con unte dita,
    di pesci divorava a carni misto
    immenso piatto e ‘na porca farcita,
    proprio quel Pietro che l’anime pure
    forzava a piluccar solo verdure.
    Il quale allor, la persona scomposta
    e senz’alcun visibil imbarazzo,
    rumoreggiò succhiando ‘na aragosta,
    ché non fregavagli di Paolo un cazzo,
    pure degnandolo de la risposta:
    «Se tanto io m’abbuffo e m’avvinazzo
    e tutti li altri fo morir di fame,
    è in obbedienza a divino dettame.
    Mentre m’apparecchiavo a pio digiuno,
    ecco apparirmi, tra la nuvolaglia,
    divin segnal, tutt’altro che importuno:
    quattr’angeli reggenti ‘na tovaglia,
    due di pel biondo, due di pelo bruno,
    e dire: A te, non a la maramaglia,
    il Cielo vuol donar, per eccezione,
    cibaria succulenta e libagione
    ». (2)
    I primi preti, tutti predicanti
    l’imminente giudizio universale,
    per spargere ‘l terror tra l’abitanti
    bruciaro de l’Imper la capitale
    alti levando i lor funerei canti.
    E ‘l dur Imperator, dedito al male,
    fe’ spegner que’ provvidenziali ‘ncendî
    da’ sadici attizzati reverendi. (3)
    Mai vide Pietro Roma, e fu Priscilla
    prima papessa de la gran cittade. (4)
    Lino passò qual rapida favilla,
    ed Anacleto offrì la libertade
    a’ cristïani, con idea mandrilla,
    di far a meno de la castitade:
    da allora preti, suore e confratelli
    si diêr al culto de’ terrestri uccelli.
    E tutti a’ bischeri, contro ‘l malocchio,
    si professaro tant’ossequïenti,
    da venerarli, piegato ‘l ginocchio,
    sia in erezione sia mosci e pendenti,
    e con scalpelli degni del Verocchio
    turriti li sbalzaron e possenti,
    in estasi mandando suore e preti,
    di chiese su lesene e su pareti. (5)
    Clemente pose ‘l clero sopra tutti
    e lo distinse da la gente rozza,
    facendo a’ miserelli poco istrutti
    scansar sfrecciante cherico in carrozza,
    ché i spirti belli separò da’ brutti
    sancendo aver la plebe l’alma mozza. (6)
    Lascia Anacleto a’ cherchi l’oro e orpelli,
    però gli fa tagliar barba e capelli. (7)
    Dopo Evaristo, papa Sandro venne
    dal capo riccioluto e profumato:
    eletto poco meno che ventenne
    e da tante puttane desïato,
    a cavalcion ad esse ben si tenne;
    sicché per aver spesso discacciato
    da li uteri ‘l demonio con l’incanto,
    dal clero è ritenuto grande santo. (8)
    Dopo l’insulso Sisto, Telesforo,
    d’aitante fisico e villoso petto,
    fu detto ‘l papa da l’uccello d’oro:
    del tempio avendo aperto per il tetto
    di Vesta un varco, qual divino toro
    le sette Vergini stuprò nel letto.
    Nel dire le tre messe di Natale,
    levava l’ostia con il genitale. (9)
    Pervenne poi pimpante Pïo Primo,
    il drudo di Prassede e Prudenziana,
    ch’avventuravasi tra polve e limo
    pure d’Ermete dietro la sottana,
    il diacono più duttile d’un mimo;
    ma in una rissa per una puttana
    offese Lucio, l’almo imperatore,
    e di martirio guadagnò splendore. (10)
    Anìceto, Sotero ed Eleuterio,
    pare non fosser, per quanto imprevisto,
    in furto coïnvolti ed adulterio, (11)
    e san Vittore, che negò di Cristo
    l’esser divino, non fu meno serio; (12)
    ma santo Zefirin, manesco e tristo,
    su li altri pretendeva aver ragione
    lisciandogli la schiena col bastone. (13)
    Calisto fu seguace di Cibele, (14)
    e sant’Urbano, di Cecilia amante,
    spinse ‘l marito, rigido fedele,
    ad un pellegrinaggio assai distante
    candele smoccolando su candele
    nonché penitenziando digiunante.
    E mentre ‘l pio pregava giù in Sicilia,
    il papa cavalcava la Cecilia (15)
    II
    Fûr Ponzïano e Antero papi oscuri
    e Lucio ‘l moralista più vetusto, (16)
    mentre Cornelio figura tra’ duri
    che ne la lotta provavano gusto:
    contro i cristiani tepidi e abïuri
    possentemente ergeva ‘l suo busto,
    ed un nodoso vibrava randello
    su li esitanti a baciargli l’anello. (17)
    Stefano, Sisto, Dioniso e Felice
    l’un dietro l’altro corrono veloci
    entrando chi nel culo chi in matrice
    e trafficando con reliquie e croci.
    L'Urbe chiamavano persecutrice
    e lamentose levavano voci,
    ma poi leccavan lardo a tutto spiano
    piantando lama in schiena di pagano.
    Su’ cosidetti martiri cristiani
    un boccaccesco imbroglio fu imbastito:
    moltiplicati come pesci e pani
    dal cherco furbacchion ed avvertito,
    inver non fûr che quattro scalzacani,
    sebben li creda molti lo stordito
    aduso a trangugiar qualunque fola,
    dal basilisco a l’asino che vola.
    I santi Eutichio, Caio e i due Marcelli,
    di tutto fuor che di modestia adorni,
    per apparire più leggiadri e belli
    passavan notti ‘ntere e interi giorni
    a inghirlandarsi ‘ roridi capelli
    e a menar l’anca per Roma e dintorni.
    Il molle Eutichio, da la voce asmatica,
    fu ‘l primo ad indossare la dalmatica. (18)
    Al tempo stesso i semplici ed i pii,
    come protesta per l’impudicizia
    de la corte imperiale, con urlii
    a gara razzolâr ne la sporcizia.
    Pregando con confusi biascichii
    di croste si copriron a dovizia,
    ché per non fare peccato mortale
    bandivano lavacro e serviziale.
    Son dessi que’ famosi anacoreti,
    i santi Antonio, Monica e Maria
    che, rintanati tra dune e palmeti,
    alimentavan la sessuofobia.
    Per evitar de l’inferno i roveti
    ossessionanti la lor fantasia,
    da le colonne e da le buie grotte
    maledicevan cazzi, culi e potte. (19)
    Eusebio venne quindi da Cassano,
    e Milzïàde che con Costantino
    imperator spadroneggiò a Milano:
    è lui che de la chiesa colma ‘l tino
    e tende al bir la viscida sua mano
    inaugurando ‘l colossal festino
    clero-statal, il qual da donna i nati
    riduce tutti servi de’ prelati. (20)
    Quando l’Eterno consentì un mattino
    che fosse apposta al labaro l’insegna
    aureolata di lucor divino,
    sì che di cherchi fu la reggia pregna,
    al mondo giocò un tiro sopraffino
    fornendolo davver di buona legna:
    quel caro Costantin, cotanto vispo
    da strangolar la moglie e ‘l figlio Crispo. (21)
    Il successore Costanzo Secondo
    dal criminal fu indotto san Liberio,
    un papa quasi sempre furibondo,
    a rendere più rigido l’imperio
    de la peggior sanguisuga del mondo;
    e ‘l Sire assecondò tal desiderio
    con la promulgazione de l’editto
    legalizzante pretesco delitto.
    Fu la famosa legge del febbraio
    del trecentocinquantatre, emanata
    per far del papa un delinquente gaio.
    Gesù dicea: Perdona la guanciata!,
    ma non perdona mai chi ‘ndossa saio,
    anzi, per lui vendetta è cosa grata.
    Da allora chi non rinnegasse Giove
    perseguitato fu per ogni dove. (22)
    E se bruciavi a Vener de l’incenso,
    se per Minerva agitavi la palma,
    o se a Natura davi qualche senso,
    perdeva tosto ‘l pretazzon la calma
    e con un sorrisetto un po’ melenso
    ti riduceva immantinente in salma.
    Così perdona, così spezza lancia,
    chi predica d’offrire l’altra guancia.
    Da allora gli avi nostri ‘nvisi a’ preti
    fuggiro da città, borghi e fortezze,
    a la ricerca di lochi secreti
    dove schivar esizïal carezze
    di lama de’ cattolici esegeti:
    co’ panni rattoppati e pien di pezze,
    ne’ pagi, tra le selve rintanati,
    furo pagani soprannominati. (23)
    Ne l’anno del Signor settantasette
    tutt’i vescovi, in Rimini adunati,
    finiro de la morte ne le strette
    pe’ terremoti dal ciel scatenati
    mutandosi in papistiche polpette.
    Liberio allor placò li scoraggiati
    contro la provvidenza mormoranti,
    inaugurando la festa de’ santi. (24)
    III
    Seguìto al buon Liberio, san Damaso,
    glorificato qual insigne dotto
    che di sapienza aveva in testa vaso,
    solitamente piangeva a dirotto
    quando ‘l suo drudo, sfinito rimaso,
    tergiversava nel pigiarlo sotto:
    a’ posteri è più noto di Gianduia
    per i suo’ gridolini d’alleluia. (25)
    Fin a Siricio fêr i papi guerra
    a’ vescovi rivali ed a’ pagani;
    e la lor borsa che mai si disserra
    per dar soccorso a’ più miseri umani,
    divenne pingue e su tutta la terra
    come rastrelli corsero lor mani. (26)
    Siricio pe’ capelli fu tirato
    ad arbitrare tra un santo e un curato.
    Codesto prete, di nome Rufino,
    tutte per sé volea Paola e Melania,
    su cui Girolam puntava ‘l grissino.
    Siricio per uscire da la pania
    del reverendo favorì ‘l destino:
    scelta azzardata, ritenuta insania
    dal vinto santo che, pien di furore,
    al papa augurò cento ed un tumore.
    Ma quell’orribile maledizione,
    scagliata dal gran padre de la chiesa
    autor de la famosa Traduzione,
    su la coscienza clerical non pesa,
    che l’archiviò, la mise in oblivione,
    per incensarlo poi, senza contesa,
    attribuendo identico valore
    a perseguito ed a persecutore. (27)
    Allieva di Girolamo, Marcella,
    matrona in seguito santificata,
    su le papali premette cervella
    perché l’offesa fosse vendicata;
    e ‘l Santo Padre, un po’ a la chetichella,
    maledì ‘l prete, ed in altra tornata
    vietò dal tron, eretto tra li addobbi,
    il sacerdozio a zoppi, ciechi e gobbi. (28)
    Sant’Innocenzo a la ribalta sale
    mentre l’orde di vandali e ostrogoti
    convergono su Roma capitale.
    Pronuncia quindi di vittoria voti
    Cristo associando a Giove nazionale,
    sebbene l’evangelio non l’annoti;
    ma a l’apparir d’Alarico a le mura
    fugge pe’ campi pïen di paura.
    Fu allora che, inseguito, Stilicone
    (il prode e generoso condottiero),
    da’ congiurati in papal collusione,
    d’immunità trovar ebbe pensiero
    sotto la ferula del vescovone
    che teneva in Ravenna magistero;
    ma fu da questi al boia consegnato,
    che lo decapitò sopra ‘l sagrato. (29)
    Dopo i santi Anastasio e Primo Innoce,
    cantarellanti ne le vaste sale
    con la jeratica mellifua voce,
    san Zòsimo, dal grugno bestïale,
    da duro moralista mise in croce
    tutt’i nati da union naturale
    e li scacciò da’ templi e ritüali
    parificandoli a immondi animali. (30)
    Intorno a l’anno quattrocentotrenta,
    san Celestino, de la fede alfiere
    e protettor de la vita violenta
    d’un tal mirante al foro del sedere,
    ebbe la mente a dilaniar attenta
    li allergici a papaliche chimere, (31)
    e un dì, processionando per la via,
    santa Deipara proclamò Maria. (32)
    Da allora la genìa sacerdotale,
    composta specialmente d’invertiti,
    esorcizzando l’area ombelicale
    de la Madonna con i suo’ pruriti,
    fa convogliar la voglia sessuale
    de’ maschi timorati ed inibiti
    ad immolarsi, con pio saliscendi,
    ne l’infiammati culi reverendi.
    È per detta ragion che l’osservante
    separa le bernarde in buona e ria,
    catalogando tra le cose sante
    in primo luogo quella di Maria,
    assimilabile, benché distante,
    a quelle de la mamma, de la zia,
    de la sorella, de la figlia e moglie,
    i puri spirti mai soggetti a voglie.
    Fu quindi conïata questa frase:
    «Le donne tutte quante son puttanefuorché le dimoranti in nostre case»;
    sicché ‘l fedele convinto rimane
    e tiene del pensier per ferma base
    che sol femine altrui, senza sottane
    e i motti proferendo più indecenti,
    lo prendon tra le natiche e tra’ denti.
    Questo è servito a render i cristiani,
    se non bastasse la teologal truffa,
    ferocemente ottusi e disumani,
    intolleranti e proclivi a la zuffa,
    sì che s’avventan quai mastini cani,
    senza veder in ciò ‘na cosa buffa,
    a mover guerra contro i genitali,
    qualificati nemici mortali. (33)
    IV
    San Sisto Terzo, di femine lenza,
    dovette presentarsi ‘n tribunale,
    con pontificia avendo prepotenza
    sfondato stretto tubo vaginale;
    ma i giudici emanaro ‘na sentenza
    minimizzante stupro se papale,
    ed ei, tornate tosto l’acque chete,
    riprese a martellar col dur abete.
    Con ugual zel di clericale cazzo
    ch’entra impunito ed esce quando vuole,
    ed orgogliosamente paonazzo
    va scandagliando credulo che duole
    sotto pretesco stantuffare pazzo,
    così risollevò le vecchie suole
    l’assolto papa e corse a far cagnara
    fottendo al vol perfino ‘na zanzara. (34)
    Poiché disse Gesù: «Non è ‘l mio regno
    di questo mondo, tutti siam fratelli
    e chi s’esalta del ciel non è degno»,
    Leone Primo decretò: «I cervelli
    li voglio sottomessi a suon di legno
    a me che, ventilato da flabelli,
    m’ergo impettito sopra ‘l trono mio,
    temuto e idolatrato più di dio».
    Circola ancor l’astuta invenzïone
    del papa che con un semplice gesto,
    arresta d’Attila l’invasïone.
    La vecchia fola serve da pretesto
    per proclamare Magno quel papone
    dal culo santo sì però in dissesto,
    gran nocchïere de la catto-barca
    notorio qual prendìnculo monarca. (35)
    Eccelso de’ culani mandrïano,
    odiava con furor le donne tutte,
    sì che quand’una gli baciò la mano
    se la tagliò gridando cose brutte. (36)
    D’Ilario ‘l rude e di Simplicio ‘l nano
    non restano più tracce di combutte,
    e san Felice, con moglie e figliuoli,
    è menzionato tra’ papi pignuoli. (37)
    Gelasio ne l’ottenebrato gregge
    ancor più d’Anastasio fu famoso
    pel suo divieto di sparar scorregge. (38)
    È proprio quello che dentro ‘l fumoso
    giron d’inferno incarognito segge
    non lungi dal Farinata sdegnoso,
    papa martirizzato non dal brando
    ma da li sforzi fatti defecando. (39)
    In nome del buon Dio che ci protegge
    si fece scudo, forte e premuroso,
    al cler intento a rapinare ‘l gregge,
    san Simmaco, che mai stava ozïoso
    ne l’applicar la sacrosanta legge
    di far cornuto ‘l pio fiducïoso;
    ma pur montando quanto tre conigli
    non ebbe come Ormisda tanti figli. (40)
    Aveva nondimen tenero cuore,
    e se consolidò ‘l curiale furto
    de’ Beni stabil qual istitutore,
    è tuttavia pe’ laici ‘n ciel assurto
    quale di schiavitù sradicatore;
    perciò a lo stomaco provan un urto
    e per scaramanzia toccan l’addome
    i reverendi al sol udirne ‘l nome. (41)
    Giovàn, di Teodorico traditore,
    morì prigione, e santo Bonifacio
    ardì ‘nsultar un morto da due ore. (42)
    Papa Mercurio, dedito al mendacio
    nonché di Simon Mago fäutore,
    pretese da’ fedeli ai piedi ‘l bacio. (43)
    Eran già tristi Agapito e Silverio,
    ma san Vigilio fu più deleterio.
    Si narra che quel papa molle e duro
    fosse così anguillesco ed intrigante,
    da spergiurar con triplice spergiuro. (44)
    Avea Pelagio fama di brigante,
    di delatore rasentante muro, (45)
    e Giovàn Terzo, di lingotti amante,
    non fu da men di santo Benedetto,
    le cui monete traboccâr dal tetto. (46)
    Ma ‘l più brillante fu santo Gregorio,
    che i tonti alleggerì d’ogni danaro
    mediante l’invenzion del purgatorio:
    per abbreviar le pene al morto caro
    pagavan salatissimo ‘l mortorio.
    Avendo quindi, grazie a papa baro,
    moltiplicato i preti ‘l lor guadagno,
    a lui pur conferîr titol di Magno. (47)
    A cominciare da l’anno seicento,
    nel favellar a servo e contadino
    usâr i reverendi arcaico accento
    per circondarsi d’alone divino,
    e non degnavansi di mover mento
    se non per recitar preci ‘n latino,
    di strafalcioni mescendo tal mazzo
    che più nessuno ci capiva un cazzo.
    Un’altra idea genial del papa Magno
    fu quella di confondere ‘l bifolco
    per farli smetter lamentoso lagno
    dicendogli: «Con cabale ti molco».
    Ed irretendolo siccome ragno,
    precipitar facevalo nel solco
    da cui tentar d’uscir risulta vano
    per chi stordito sia da gregoriano. (48)
    Il papa, ch’era cherco quasi colto,
    aveva infatti diramato un canto
    volto a intontire credulo sconvolto
    pel gruzzolo sottrattogli e ‘l rimpianto
    di tutto quanto gli era stato tolto:
    inver, se ‘l prete con o senza schianto
    t’arpiona la moneta e la sostanza,
    di rivederle lascia ogni speranza.
    V
    Per attirare sempre popol novo
    il viterbese papa Sabiniano
    al loco designato qual ritrovo (49)
    de’ desïosi di colmargli mano,
    trovò per primo di Colombo l’ovo
    la voce amplificando del pievano,
    ché per abbindolar genti lontane
    l’artato suon usò de le campane. (50)
    Il papa Sabinian era sì avaro
    e la sua avidità cotanto nota,
    che fama ne volò dal Sel al Taro.
    Per impinzare la già enfiata gota
    suggeva a viva forza ogni denaro
    finché la borsa altrui restava vuota:
    perciò chi s’imbatteva ne’ suo’ passi
    fuggiva incespicando in tutt’i sassi. (51)
    Il Terzo Bonifacio, contegnoso,
    si proclamò su tutti onnipossente (52)
    contrariamente al Quarto, che riposo
    non ebbe mai spremendosi la mente
    per attenuare l’astio ch’era esploso
    tra’ preti e frati che, insaziabilmente,
    nel far incetta de li altrui tesori
    si disputavano li argenti e li ori. (53)
    Morto Adeodato, Bonifacio Quinto
    si fece complice de l’assassino
    che ne la pila dito avesse intinto. (54)
    Onorio stabilì Cristo divino
    esser soltanto, da l’uman distinto;
    e i vescovi ‘ngoiâr a capo chino,
    ma non appena l’ebbero sepolto
    l’apostrofâr eretico ed incolto. (55)
    Passati Severino e ‘l Quarto Gianni,
    non meno de le nuvole fugaci,
    Teodoro rivestì ‘ suntuosi panni
    non lesinando a Pirro dolci baci;
    ma quando ‘l patrïarca con inganni
    la zuppa riscaldò su vecchie braci, (56)
    il papa, de la fede con dispregio,
    non esitò a compire sacrilegio.
    Infatti, con il vino consacrato,
    che ‘l clero spaccia per sangue di Cristo,
    dopo un’epistola avere vergato
    contro ‘l volubil Pirro (ora malvisto
    dacché a cagar mandò ‘l papal legato),
    stupì li astanti con altro imprevisto
    portando al labbro ‘l calice d’amore
    ed il residuo bevendo licore. (57)
    I santi Eugè, Martino e Vitaliano, (58)
    sempre occupati in liti e beghe vane,
    ne l’insulsaggine si dan la mano;
    però primeggia tra le tre sottane
    l’originalità del men lontano,
    il qual imbambolò le popolane
    e ritemprò lo spirto de’ cornuti
    facendo strimpellar organi e liuti. (59)
    Deodato Due pel bene de la chiesa
    fissò la congrua somma di monete
    da scodellar, qualora la pretesa
    di farsi papa mai covasse prete.
    Rendendo prevedibile la spesa
    inadeguate spemi fûr vïete:
    lui stesso avea versato, pel demonio,
    nel mettersi sul trono un patrimonio! (60)
    Domnone demolì, da cretinetto,
    piramide vetusta. Ad Agatone
    seguirono Leone, Benedetto,
    Giovanni Quinto col trace Conone, (61)
    Sergio, i due Gianni, Sisinio ‘l pirletto
    e Costantino, che cacciò tizzone
    ne l’occhio a l’arcivescovo Felice
    per le sue idee d’eretica radice. (62)
    Come nel tenebrore de la sera
    s’aggira prete con furtivo piede
    la man facendo brancicar leggera
    per agguantare ciò che s’intravede,
    così sfruttando i tonti qual miniera
    Gregorio rimpinguò la Santa Sede.
    È noto che chi ha mani reverende
    sempre egli tutto prende e nulla rende. (63)
    Fu lui quel che, insinuante qual pitone,
    riuscì con lagni, preci e imprecazioni
    a farsi regalar da un re coglione
    Sutri ed alcune fortificazioni:
    con l’imperiale prima donazione
    di terra a’ papi, sazî di dobloni,
    fu da quel dì la mira de la chiesa
    a le annession territoriali tesa. (64)
    Per tal acquisto il papa, imbaldanzito,
    riunì con magna pompa ‘l concistoro
    ed agitando minaccioso ‘l dito
    scomunicò, tra l’osannante coro,
    chi non l’avesse a l’istante obbedito
    e chi offendendo ‘l clerical decoro
    sposasse donne, contro i suoi divieti,
    abbandonate da spompati preti. (65)

  8. #28
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    no davvero. la cosa è interessante (oddio, non è vitale per me però è divertente). e comunque è anche un pochino grave.

    se fossi eymerich e fossi sicuro di quel che dico mi arrabbierei non poco di essere accusato di cose non vere, oltreutto anche abbastanza gravi.

    aòòòòò. in pratica qui è arrivato uno che lo accusa di essere massone. mica pizza e fichi.

    quindi sarebbe il caso, per una forma di civiltà e educazione, che chi accusa un altro porti delle prove certe.

    l'insinuazione non è mai una cosa bella.

    oddio, poi uno potrebbe rispondere "ok. è successo, ma ora sono cambiato."
    in fin dei conti san paolo è cambiato, per cui non c'è nulla di male a fare un percorso e cambiare idea.

  9. #29
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    oh cosa vi sia di grave a essere massoni, ne conosco alcuni che si fregiano anche di essere cavalieri del santo sepolcro. Non c'è da scandalizzarsi.

  10. #30
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    Predefinito nessuno e massone se non lo vuole

    La diatriba massonica da me non iniziata è staturita dalle assurde accuse dell'inquisitore domenicano desunte da letture superficiali (come dimostrato sagacemente dall'amico Vonsiptum) il quale tuttavia, ergendosi a paladino della dottrina ortodossa, incautamente mostra versi ambigui nella sua presentazione. Se da ogni fatto bisogna trarre la sua consequenza logica è bene citare i noti versi di Nicola di Lira (1270/1349):

    Littera gesta docet;
    quid credas, allegoria;
    moralis, quid agas;
    quid speras, anagogia.

    Chi ha orecchie per intendere intenda.
    Deus Vult.

 

 
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