anche io prefersco il fascismo al nazionalsocialismo
perchè dovremmo far ridere, fammi capire.
anche io prefersco il fascismo al nazionalsocialismo
perchè dovremmo far ridere, fammi capire.
me risponderà
Si chiama sofismo o cattiva inferenza quella di chi si basa su esempi per trarne leggi generali. Potrei dirti che ho visto degli immigrati bravissimi, degli italiani infami e delle galline volanti. Cosa dovrei trarne? Che gli immigrati siano tutti brave persone? Che gli italiani siano tutti infami? Che le galline siano in grado di volare? Hai mai sentito dire che l'eccezione conferma la regola? Prova a riflettere sul perchè.
Per quanto riguarda il discorso del Papa, non credo sia condivisibile dal punto di vista della destra radicale, di qualunque radicalismo si tratti. Ma in questo caso sta parlando a nome proprio e come tale è criticabilissimo. In questo caso cioè parla l'uomo, in forma personalissima. Ai fedeli non è chiesta obbedienza riguardo alle espressioni personali e politiche del pontefice. Quindi rinomina il 3d sostenendo che Ratzinger ha scritto qualcosa di non condivisibile ed avrai anche la mia ragione. Il Vaticano, o meglio la Chiesa, non c'entra proprio nulla.
Favoreggiamento di preti pedofili
Ratzinger evita di essere giudicato
da un Tribunale USA solo perché
come capo di Stato un Pontefice
non è processabile
Il vice ministro della Giustizia USA blocca il procedimento contro Benedetto XVI per il documento «Crimen Sollicitationis»
ROMA - La Corte Distrettuale del Texas non si è ancora pronunciata in merito alla procedura giudizaria civile presentata contro Papa Benedetto XVI, accusato di complotto per coprire le molestie sessuali contro tre ragazzi da parte di un seminarista: ma dopo l’intervento dell’Amministrazione Bush è assai probabile che la denuncia venga respinta.
Il vice ministro della Giustizia degli Stati Uniti, Peter Keisler, ha infatti bloccato la procedura giudiziaria ricorrendo alla cosiddetta "suggestion of immunity", una misura legale che stando a quanto stabilito dalla Corte Suprema dev’essere obbligatoriamente recepita dai tribunali di grado inferiore.
Keisler ha ufficialmente informato il tribunale che Benedetto XVI gode di immunità come Capo di Stato, sottolineando dunque che avviare il procedimento sarebbe «incompatibile con gli interessi della politica estera degli Stati Uniti», che dal 1984 hanno allacciato rapporti diplomatici con la Santa Sede. La stessa Ambasciata del Vaticano a Washington aveva chiesto all’Amministrazione di intervenire con la "immunity suggestion" e chiudere il caso.
Nel corso del mese di agosto, Daniel J. Shea, l’avvocato americano che aveva citato in giudizio il Pontefice quando era ancora Cardinale, era venuto a Roma su invito del partito Radicale; in quell’occasione aveva auspicato che George W. Bush non concedesse l’immunità diplomatica a Papa Benedetto XVI nell’ambito del procedimento - civile, non penale - aperto in Texas. Lo scomodo caso era approdato infatti anche sul tavolo del presidente degli Stati Uniti.
Insieme a Joseph Ratzinger, nel procedimento aperto nel gennaio 2005 sono citati l’arcivescovo di Galveston, monsignor Joseph Fiorenza e i sacerdoti Juan Carlos Patino Arango e William Pickard. Patino, colombiano di nascita, è attualmente latitante ed era stato accusato da tre giovani che frequentavano la chiesa di San Francesco di Sales, a Houston: le molestie risalirebbero alla metà degli anni Novanta, e contro il seminarista è stato aperto un procedimento penale.
Le accuse mosse a Ratzinger riguardano invece un documento emesso nel 1962 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede: una "Istruzione" dal titolo "Crimen Sollicitationis", che sanciva la competenza esclusiva della stessa Congregazione su alcuni gravi delitti, secondo quanto stabilisce il Codice di Diritto Canonico, tra cui «la violazione del Sesto Comandamento (Non commettere atti impuri) da parte di un membro del clero con un minore di 18 anni». Inquadramento assurdo, secondo l’avvocato Shea, visto che a differenza degli altri delitti (dalla violazione del sigillo sacramentale a quelli contro il sacramento eucaristico) la pedofilia «è un reato, non un peccato».
Secondo il Vaticano il documento "Crimen Sollicitationis" sarebbe decaduto, ma secondo Shea non è così: l’avvocato aveva citato una lettera del 18 maggio 2001, di cui era giunto in possesso, firmata da Ratzinger e dall’arcivescovo Tarcisio Bertone, all’epoca segretario dell’ex Sant’Uffizio, in cui si parlava del documento del 1962 «in vigore fino ad oggi».
E’ sulla base di questa lettera che Shea aveva accusato Ratzinger di aver "coperto" le molestie sessuali su minori: «Questo documento dimostra l’esistenza di una cospirazione per nascondere questi delitti». Un’accusa «individuale, non legata alla funzione di Prefetto della Congregazione ricoperta da Ratzinger» secondo Shea. L’avvocato aveva raccontato che in un primo tempo Ratzinger non aveva risposto alle accuse, ma quando il processo ha preso il via, gli avvocati del Cardinale - a quel punto divenuto Papa, il 19 aprile scorso - avevano richiesto al Governo degli Stati Uniti l’immunità riservata ai capi di Stato. Il coinvolgimento di esponenti delle gerarchie cattoliche nelle inchieste giudiziarie sulla pedofilia non è insolito, ma di norma i procedimenti giudiziari non potevano essere avviati perché era impossibile consegnare agli accusati i documenti legali necessari: la denuncia contro Ratzinger è invece potuta andare avanti perché l’allora Cardinale ricevette personalmente l’atto di accusa. In agosto, Shea aveva dichiarato che in caso di concessione dell’immunità avrebbe dato battaglia: in primo luogo, perché all’epoca dei fatti contestati Joseph Ratzinger era un semplice cardinale, e poi perché "riconoscere la Santa Sede come uno Stato sarebbe una violazione della Costituzione statunitense", in particolare della "establishment clause" che proibisce leggi che proteggano in modo speciale confessioni o organizzazioni religiose.
21 settembre 2005 - Fonte: Corriere della Sera
Nulla di nuovo sotto il sole, anche l'anno scorso il papa fece dichiarazioni simili. La Chiesa Cattolica è per sua stessa definizione un'istituzione universalista, incurante delle nazioni, Italia compresa. Poggiare le fondamenta della battaglia identitaria sulla religione cristiana significa poggiarle su qualcosa slegato da qualunque appartenenza etnica. Non a caso la quasi totalità degli uomini di chiesa hanno mostrato indifferenza se non aperta ostilità verso la destra radicale, mentre la Caritas diocesana è da sempre la più impegnata nel favorire l'invasione allogena, anche perchè gli allogeni tornano molto utili per colmare il vuoto di fedeli ed ecclesiastici lasciato dall'abbandono della fede da parte degli occidentali.