Un uomo gay iraniano è stato impiccato in pubblico martedì nella città occidentale di Kermanshah per l’accusa di sodomia.
L’agenzia ufficiale IRNA riferisce che Shahab Darvishi era stato accusato di organizzare un “circolo corrotto”, assalti deliberati e “lavat” che indica relazioni omosessuali tra uomini o sodomia. Darvishi è stato impiccato di sera nella “piazza della libertà” di Kervanshah davanti a centinaia di persone.
Secondo il codice penale islamico l’omosessualità tra adulti consenzienti è un crimine capitale e fonti ufficiali iraniane esprimono ostilità verso le pratiche omosessuali. Un commentatore della radio di stato criticava il 5 marzo 2005 i matrimoni gay nei paesi occidentali. La tv di stato riferì il 13 luglio 2002 che l’influente ayatollah Ebrahim Amini ha detto in un sermone della preghiera del venerdì a Qom che i matrimoni gay e lesbici riflettono la debolezza della cultura occidentale. Il 29 aprile 2000 riferiva invece che l’ayatollah Ali Meshkini ha criticato nella preghiera del venerdì a Qom il partito dei Verdi tedesco per essere favorevole agli omosessuali. (14 nov. 06 – Iran Focus)
Non è purtroppo la prima volta che giungono notizie di questo tenore dall’Iran. Molto sconcerto generarono nell’opinione pubblica le immagini dell’impiccagione di due adolescenti avvenuta l’anno scorso. Si organizzarono anche manifestazioni davanti alle ambasciate iraniane di molti paesi europei ma non sembra che la cosa abbia scoraggiato le autorità religiose del paese islamico. Non stupisce: ciò che più desta indignazione è che questo tema raramente entra nei rari contatti che i governi occidentali hanno con le autorità iraniane. Le tematiche relative ai diritti di gay e lesbiche restano ancora piuttosto marginali anche negli incontri che dovrebbero trattare proprio di diritti umani. A conferma che anche in Occidente gli omosessuali sono ancora considerati cittadini di serie B.