| Venerdi 17 Novembre 2006 - 18:50 | Andrea Angelini |

Ma cosa è il Libero Mercato? Per l’Unione Europea significa emanare leggi e provvedimenti che vanno incontro agli interessi della grande industria e più in generali di chi produce su grandi quantità a discapito della qualità. Un’impostazione che è stata recentemente introdotta anche in settori tipici come l’enologia con il fine, attraverso metodi “innovativi”, di produrre grandi quantità di vino dove però la qualità del prodotto finale va a farsi benedire. Quello che interessa alla UE, in nome di una discutibile libertà di accesso al mercato, è insomma l’appiattimento dei prodotti sotto il punto di vista qualitativo, con la considerazione che sarà poi il tanto decantato mercato a fare la selezione e a premiare i partecipanti. Ma se la competizione verrà giocata solo sul prezzo, inevitabilmente saranno soprattutto i produttori di qualità ad essere buttati fuori. L’ultima geniale iniziativa dei signori di Bruxelles è quella di un provvedimento che permette l’invecchiamento accelerato del vino in botti fatte di trucioli e non già di legno senza che allo stesso tempo sia stata resa obbligatoria una etichettatura che testimoni del metodo seguito e che tuteli i consumatori.
La Cia, Confederazione italiana agricoltori, ha quindi deciso di ricorre alla Corte di Giustizia della UE perché il provvedimento sui trucioli “non garantisce, anzi inganna, i consumatori e penalizza i produttori vitivinicoli”.
“Questa iniziativa – ha spiegato il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi - si è resa necessaria perché il nuovo regolamento europeo che consente l'uso dei trucioli per invecchiare artificialmente il vino introduce un pericoloso precedente. I consumatori sono praticamente indifesi davanti ad un'etichettatura, prevista dal provvedimento, tutt'altro che chiara. Mentre i produttori risultano fortemente danneggiati. Si confonde, infatti, un prodotto invecchiato con tecniche tradizionali in botti di legno, come le barrique, che hano tempi lunghi e soprattutto costi notevoli, con un metodo rapido, meno oneroso sotto il profilo economico e certamente molto inferiore sotto l'aspetto qualitativo”. E allora deve essere visto come benvenuto il recente decreto del ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, che ha vietato l'utilizzo dei trucioli per i vini Doc e Docg.
Secondo Politi, esso deve tenere conto di un provvedimento che non consente ampi margini di manovra. Di conseguenza, “è il regolamento europeo che deve essere cambiato”.
“Il nostro ricorso alla giustizia europea – ha precisato il presidente della Cia - è orientato, di conseguenza, alla tutela sia dei consumatori che dei produttori, in particolare quelli che usano metodi tradizionali e che con la nuova misura sono danneggiati enormemente sotto il profilo della competitività. Vogliamo una corretta informazione in etichetta. Una valida trasparenza che permetta di riconoscere la provenienza del prodotto e con quale sistema sia stato invecchiato”.
In buona sostanza, per il presidente di Coldiretti, “La norma comunitaria rischia di pregiudicare le tradizioni e il legame con il territorio delle nostre produzioni vitivinicole, a tutto vantaggio di quelle dove è crescente l'utilizzo del truciolo, dal Cile agli Stati Uniti, dall'Australia al Sud Africa. Produzioni queste che risulterebbero molto più competitive sui mercati internazionali, in quanto l'invecchiamento in barrique è più costoso”.
E allora, “La Cia con la sua azione legale vuole tutelare le produzioni di qualità del nostro settore vitivinicolo, che stanno riscuotendo sui mercati mondiali un successo straordinario. Ma quello dei vitivinicoltori italiani è adesso un impegno che rischia di naufragare davanti alla nuova regolamentazione Ue, penalizzante, ingannevole e mortificante. Da qui la scelta della via giudiziaria per far modificare il provvedimento”.