(Corrispondenza romana) Il 17 ottobre scorso in America, dove nasce una persona ogni 11 secondi, è venuto alla luce il 300 milionesimo cittadino.
L’elevato tasso demografico in America non è una novità: basta pensare che dal 1947, il cosiddetto anno del “baby boom”, la crescita demografica americana continua ininterrottamente. Ad alimentarla l’elevato tasso di nascita, la maggiore durata della vita ed il considerevole numero di immigrati che raggiungono ogni anno il continente. In media nascono 2,07 bambini per ogni donna americana.
Che succede, di contro, in Europa? In Italia, dove nel 2050 è prevista una diminuzione del 22 per cento della popolazione, contro un aumento di quasi 120 milioni di persone previsto in America nella stessa data, in media nascono 1,1 bambini per ogni donna e simili risultano le cifre in tutto il resto d’Europa. Con questi dati alla mano, si capisce come Mark Steyn, opinionista del “The Chicago Sun-Times” possa affermare, nel suo ultimo libro America Alone. The End Of The World As We Know It (Regnery Publishing, Hardcover 2006), che l’Occidente sta demograficamente morendo, mentre soltanto l’America sembra resistere a questo crollo della popolazione.
Steyn interviene su questo tema anche con un articolo pubblicato sulla rivista “Liberal” (2009. L’Europa ci sarà ancora?, “Liberal” n. 37 (2006), pp. 40-51) in cui scrive, tra l’altro, che «l’Europa alla fine di questo secolo apparirà come un continente devastato da una bomba al neutrone: i grandi edifici saranno ancora in piedi, ma le persone che li hanno costruiti se ne saranno andate. Stiamo vivendo un periodo speciale della storia: l’auto-estinzione della razza che, nel bene o nel male, ha creato il mondo moderno».
La questione demografica è strettamente legata anche alla lotta contro il fondamentalismo islamico: lo scrittore americano nota, infatti, che oggi la popolazione di religione musulmana cresce a un ritmo superiore a quella europea-occidentale e prima o poi prenderà il sopravvento in Europa.
Per quanto concerne, invece, la politica interna americana, Steyn ricorda come alle elezioni del 2004, il candidato democratico John Kerry vinse nei 16 Stati con il più basso tasso di nascita d’America, mentre Bush prevalse in 25 dei 26 Stati con la natalità più alta. «Nel 2050 – conclude Steyn – ci saranno cento milioni di europei in meno e cento milioni di americani in più, nati in grande maggioranza negli Stati conservatori» (“Il Foglio”, 17 ottobre 2006).
All’interno di questo dibattito, si colloca anche l’approfondimento dello studioso americano Phillip Longman nel suo saggio intitolato The Return of Patriarchy (“Foreign Policy”, Marzo/Aprile 2006). Sulla base degli stessi dati di Steyn, Longman ci fa notare come gli Stati conservatori in America sono più popolati di quelli progressisti, ad indicare come in un’ottica cattolica e conservatrice ci si riproduca di più che in una laica e progressista. Secondo Longman queste tendenze demografiche in atto negli Stati Uniti sono destinate e ripetersi anche in Europa.
La conclusione logica di questa analisi è quella tratta da Guglielmo Piombini su “Radici Cristiane” (n. 15, Anno II, giugno 2006): gli individui più religiosi e tradizionalisti erediteranno la società da quelli più secolarizzati, che hanno cessato di riprodursi. (CR 966/01 del 04/11/06)