Su alcuni simboli relativi all’Isola Bianca e alla tradizione iperborea
(tratto da Mario Polia, Il mistero imperiale del Graal
Ed. il Cerchio pagg.111-116)
Il Cigno
Il Cigno bianco rappresenta tradizionalmente la luce, in tutte le sue possibili manifestazioni: nel mondo della materia e nell’interiorità della coscienza illuminata dal raggiungimento di quello stato “polare”, di riunione con l’Essere che, nel mito, è adombrato dal simbolismo del ritorno all’Isola Bianca e nei racconti celtici da quello dell’unione di Sole e Luna in relazione ad Avallon.
Nell’indoeuropeo comune la radice SWEN- esprime l’idea di “sonorità”, “canto”. Da essa discende il lat. sonare; ingl. swan “cigno; ted. Schwan “cigno”; sscr. svara “suono” e svar luce; got. sunnô; norr. sunna; ted Sonne “sole”.
Anche l’etimo, dunque, svela la relazione fra cigno e Sole e quella fra canto e luce. Antiche tradizioni, comuni a diverse culture, dai popoli del Nord alla Grecia arcaica e che giungono fino al tema dell’”armonia delle sfere” di Pitagora, affermano che gli astri oltre alla luce emanano un suono. Nell’anglosassone swegel significa “sole” ed anche “suono di flauto” e l’aurora è detta “voce del giorno” (doegwoma) mentre il tramonto è la “voce del rosso giorno” (doegredwoma). L’idea del canto-di-luce nasce da un’esperienza diretta: la percezione della realtà da uno stato “alterato” di coscienza, nelle tradizioni arcaiche proprie dello sciamano e forse, alle origini e presso i cosiddetti “primitivi”, non solo dello sciamano.
Tacito scrive: «Al di là dei Suioni, appare un altro mare pigro e quasi immobile dal quale si crede sia cinta e racchiusa la terra. L’ultimo fulgore del sole al tramonto perdura fino all’alba così chiaro da far impallidire le stelle. L’opinione comune aggiunge che si ode il suono [del sole] che emerge al disopra[del mare] e si vedono le forme dei suoi cavalli e i raggi della sua testa» (Germ. 45).
La strettissima relazione fra il cigno e Sole (in tutte le accezioni del simbolo) oltre che dalle evidenze linguistiche e dal materiale letterario, è espressa nell’arte dell’età del bronzo scandinava come dimostra questo motivo, tracciato su una situla da Siem (Danimarca), raffigurante il disco solare posto su due cigni che corrispondono alla prua ed alla poppa della barca solare
In un finimento in bronzo di un cinturone italico da Poggio Bustone (Rieti) compare il cigno accanto al disco solare.
Motivi simili si rinvengono nella decorazione di vasi di bronzo da Hallstatt (Austria):
In India il cigno bianco, hamsa (cfr. lat. anser) è la cavalcatura di Brama ed è il simbolo del veicolo verso l’immortalità e la pienezza dell’essere. Hamsa designa lo stato originario dell’umanità vivente nell’Isola Bianca (cveta dvipa), non ancora differenziata in caste, in contatto diretto con l’Assoluto, non ancora mediato dal sacerdote.
Sempre nella tradizione indiana il Cigno, simbolo dell’Atman, cova l’Uovo Cosmico galleggiante sulle acque primordiali. Il cigno nel simbolismo vedico indica l’eternità della vita, il Potere indiviso superiore ad ogni dualità, la regalità trascendente. Il nome hamsa è formato da due segmenti che corrispondono alle due fasi di inspirazione ham e di espirazione sah e, analogicamente, alla contemplazione e all’azione; al potere sacerdotale ed all’autorità regale presenti indissolubilmente nel prototipo di ogni regalità: il Re dell’Isola Bianca. Non solo, ma le due fasi del respiro sono poste in relazione col Sole e la Luna.
In Grecia il cigno è inseparabile da Apollo del quale traina il carro alato. Ugualmente al carro di Dioniso e di Afrodite sono aggiogati dei cigni.
Ogni autunno i cigni trasportavano Apollo al Paese degli Iperborei, dove regna la primavera perenne e luminosa1.
«Il cigno simboleggia la potenza divina che riporta ad ogni primavera la luce solare e la dolcezza della terra, e che d’altra parte reca allo spirito e all’anima umana il dono divino della luce intellettuale»2.
Quando Apollo nacque i cigni volarono intorno all’isola di Delo per sette volte cantando3.
Altri segni dell’età dell’oro accompagnarono la nascita del dio: le fondamenta dell’isola divennero d’oro; il lago brillò di luce d’oro nel giorno della nascita del dio e il fiume Inopo trascinò oro. Il primo tempio di Delfi fu costruito dalle api con cera e piume. Questo yempio fi inviato, in seguito, da Apollo nel Paese degli Iperborei ed ogni anno tornava a Delfi su un carro trainato da cigni e grifoni4. “Api” e “miele” vanno posti in relazione col simbolismo della bevanda d’immortalità e della parola ispirata dal dio.
In raffigurazioni dell’età del bronzo, come si è visto, il cigno appare collegato al simbolismo della ruota solare5.
Nella mitologia germanica il cigno è l’animale nel quale si trasformano le Walkyrie. Il segno runico algiz è detto “orma del cigno” o segno delle Walkyrie (in antico germanico alkaz = “cigno”). La stella di Sanda, Gotland, presenta la scena dell’arrivo di un guerriero nel Walhöll sospinto alla presenza di Oôinn da un cigno (metamorfosi di un Walkyria). Nel caso della “morte trionfale” dell’eroe il ricongiungimento con la Walkyria segna l’acquisizione dell’immortalità.
Zeus, trasformandosi in cigno, amò Leda che si bagnava in una corrente. Da essa nacquero i gemelli Castore e Polluce, déi della salute, della prosperità, della gioventù feconda e vittoriosa. Il motivo dell’amore di Zeus e Leda fu ripreso dall’arte cristiana come una sorta di prefigurazione del mistero della discesa dello spirito sulla Vergine. Sulla porta grande di San Pietro, a Roma, è raffigurato il Cigno con Leda.
La leggenda di Santa Brigitta, regina di Svezia, racconta che i grandi cigni selvaggi della regione del nord volavano verso di lei e discendevano sullo stagno ghiacciato di Kildare per farsi carezzare dalla santa.
Nella genealogia leggendaria di Goffredo di Bugluione (Godefroi de Bouillion) il re Hélias detto “Il Cavaliere del Cigno” viene trasportato da un cigno che tira una barca verso un’isola dove Hélias incontra la donna a lui destinata da Dio e dalla quale ha tre figli, il primo dei quali fu Goffredo.
Wolfram von Eschenbach narra di Lohengrin che libera una principessa accusata ingiustamente essendo trasportato fino a lei da una barca condotta da un cigno. Qui il superamento delle acque – per il quale il cigno bianco serve da veicolo – ed il ricongiungimento con la “donna” si riferiscono all’ottenimento di uno stato interiore di reintegrazione dello spirito (il “Sole”) con le potenze dell’anima della quale la donna è simbolo assieme alla “Luna”.
Nell’Alchimia il Cigno Bianco fu simbolo del mercurio filosofico6. E quest’ultimo aveva stretta relazione con la conservazione del seme, dunque con la castitas.
Esistette, fondato nel sec. XV, un Ordine di Cavalleria detto Ordine del Cigno.
Il Cigno simboleggiò il Cristo che conduce la sua Chiesa alla salvezza: «Nostro Signore, vero cigno di Dio, disceso dal cielo sulla terra per la nostra salvezza, conduce la Chiesa sua sposa sul mare di questo mondo»7.
1. Nell’alfabeto celtico (ogam) la lettera E è detta ela, “cigno” e corrisponde all’equinozio d’autunno. L’anglosassone swen, “cigno”, deriva dalla radice i.e. *SWEN.
2. L. CHARBONNEAU-LASSAY 1975: 539.
3. CALLIMACO, Inno a Delos 249.
4. HIMERIO, Orat. 14,10.
5. I. DECHELETTE 1909: 331.
6. B. VALENTINO 1956: 152.
7. “L’Ordre des nobles CHevaliers du Cygne” in L. CHARBONNEAU-LASSAY 1975: 548.