Originariamente Scritto da
Amy Squirrel
Siamo in una fase politica in cui molto si parla di famiglia.
La Chiesa si schiera decisamente contro il divorzio, contro l'istituzione del riconoscimento delle coppie di fatto e delle coppie non convenzionali e poi, per puro caso, mi passa sotto gli occhi questo articolo.
http://www.report.rai.it/R2_popup_ar...^90143,00.html
Brevemente:
un matrimonio celebrato in Chiesa e riconosciuto civilmente si può annullare e questa nullità (nullità, non annullamento, perchè è proprio come se non fosse mai avvenuto) ha effetti anche civili. Significa nessuna attesa per il divorzio, nessun obbligo nei confronti del coniuge, nessuna partecipazione all'eredità. Si torna semplicemente due estranei.
La causa avviene in un tribunale ecclesiastico e poi va fatta riconoscere civilmente, ma con una procedura d'ufficio molto semplice. Le ragioni per la nullità? Come potete leggere nell'articolo la prima causa di nullità è la dichiarazione di non aver considerato la durata "eterna" del matrimonio. Vuol dire che se pensi di sposarti tenendoti la possibilità di poter divorziare, il matrimonio è nullo.
La cosa risibile è che parrebbe che questa nullità non sia prevista in caso di matrimonio civile. Insomma, il matrimonio civile avrebbe più obblighi e più vincoli di quello religioso.
Da non credente non ho alcun interesse in quello che la Chiesa ritenga o meno religiosamente corretto, ma da cittadina non posso tollerare che un atto civile sia diverso se celebrato o meno con l'assistenza di un padre spirituale.
E non posso tollerare che motivi di coscienza religiosa siano vincolanti per conseguenze civili quali gli obblighi di mantenimento di coniuge e figli.
Questo buco legislativo andrebbe decisamente coperto, a mio avviso anche prima di legiferare sulle coppie di fatto.
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Amy