scommetto che la gente riempiva le piazze perchè minacciata.
e gli anni del consenso non sono mai esistiti...
e della lettera di Togliatti ai fratelli in camicia nera? mai esistita pure quella scommetto...
certo che ne girano di idioti su questo forum.
solo ilprimo ha datouna risposta inerente alla domanda.
comunque, per gli ignorantoni, che han spostato la domanda sul "cosa ha fatto",alcune leggi sociali emanate dal Fascismo(lamaggior parte sono in vigore ancora oggi, in forma originale o aggiornata; altre le stanno smantellando - vedi inps)
Tutela lavoro donne e fanciulli - (Regio Decreto n° 653 26/04/1923)
Maternità e infanzia - (Regio Decreto n° 2277 10/12/1923)
Assistenza ospedaliera per i poveri - (Regio Decreto n° 2841 30/12/1923)
Assicurazione contro la disoccupazione - (Regio Decreto n° 3158 30/12/1923)
Assicurazione invalidità e vecchiaia - (Regio Decreto n°3184 30/12/1923)
Riforma “Gentile” della scuola - (Regio decreto n°2123 31/12/1923)
Assistenza illegittimi e abbandonati - (Regio Decreto n° 798 08/05/1927)
Assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi - (Regio Decreto n° 2055 27/10/1927).
Esenzioni tributarie famiglie numerose - (Regio Decreto n° 1312 14/06/1928)
Assicurazione obbligatoria contro malattie professionali - (Regio Decreto n° 928 13/05/1929)
Opera nazionale orfani di guerra - (Regio Decreto n° 1397 26/07/1929)
Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro I.N.A.I.L. - (Regio Decreto n° 264 23/03/1933)
Istituzione libretto di lavoro - (Regio Decreto n°112 10/01/1935)
Istituto nazionale per la previdenza sociale I.N.P.S. - (Regio Decreto n°1827 14/10/1935)
Riduzione settimana lavorativa a 40 ore - (Regio Decreto n° 1768 29/05/1937)
Ente comunale di assistenza E.C.A. - (Regio Decreto n° 847 03/06/1937)
Assegni familiari - (Regio Decreto n° 1048 17/06/1937)
Casse rurali ed artigiane - (Regio Decreto n° 1706 26/08/1937)
Tessera sanitaria per addetti servizi domestici - (Regio Decreto n° 1239 13/06/1939)
Istituto nazionale per le assicurazioni contro le malattie I.N.A.M. - (Regio Decreto n° 318 11/01/1943)
quando riuscite a fare le stesse cose tornate a parlare.
....non ci siete riuscti per 70 anni......è il caso che cominciate a chiedervi comemai
Squadrismo e violenza politica
Fra le attività «qualificanti» del fascismo del primo periodo vi è il sistematico ricorso alla violenza contro gli avversari politici, le loro sedi e le loro organizzazioni, da parte di bravacci legati ai ras locali. Torture, olio di ricino, umiliazioni, manganellate. Non di rado, tuttavia, gli oppositori perdevano la vita a seguito delle violenze. Un calcolo approssimativo induce a calcolare in circa 500 i morti causati dalle spedizioni punitive fasciste fra il 1919 e il 1922. Il parroco di Argenta, don Giovanni Minzoni, fu assassinato in un agguato da due uomini di Balbo, nell’agosto del 1923. Ma anche quando il fenomeno della violenza squadrista sembrò perdere le proprie caratteristiche originarie, e gli uomini legati ai ras locali vennero convogliati in organizzazioni ufficiali come la Milizia volontaria, forme di violenza politica sostanzialmente analoghe allo squadrismo non cessarono di costellare la vicenda del fascismo al potere. Per tutti, tre casi notissimi: nel giugno 1924 Giacomo Matteotti venne rapito e assassinato con metodo squadrista, e il gesto sarebbe stato esplicitamente rivendicato da Mussolini nel gennaio dell’anno successivo; Piero Gobetti, minato dall’aggressione subita nel settembre 1924, morì due anni dopo, in esilio; Giovanni Amendola spirò per le ferite riportate in un’aggressione fascista subita nel luglio 1925.
La repressione: dagli omicidi al Tribunale speciale per la difesa dello Stato
Assunto il potere Mussolini si poté giovare dell’apparato di repressione dello Stato. Che venne rafforzato e riorganizzato. Con la nascita dell’OVRA (l’Organizzazione per la Vigilanza e la Repressione dell’Antifascismo) venne razionalizzata la persecuzione degli antifascisti, con tutti i mezzi, legali e illegali. Anche l’omicidio politico in paese straniero. Arturo Bocchini, capo della polizia, venne incaricato dallo stesso Duce e dal ministro degli Esteri Galeazzo Ciano di eliminare fisicamente Carlo Rosselli che allora risiedeva a Parigi. Il 9 giugno 1937, a Bagnoles-de-l’Orne dove Carlo Rosselli e il fratello Nello si erano recati per trascorrere il fine settimana, un commando di cagoulards (gli avanguardisti francesi) compì la missione: bloccata l’auto sulla quale viaggiavano i due fratelli, Carlo e Nello furono prima pestati, poi, accoltellati a morte. Lo strumento ufficiale della repressione fascista fu invece il Tribunale speciale per la difesa dello Stato. L’attentato di Anteo Zamboni a Mussolini, il 31 ottobre 1926, offrì l’occasione di una serie di misure repressive. Tra queste la «legge per la difesa dello Stato», n. 2008 del 25 novembre 1926, che stabilì, tra l’altro, la pena di morte per chi anche solo ipotizzava un attentato alla vita del re o del capo del governo. A giudicare i reati in essa previsti, la nuova normativa istituì il Tribunale speciale, via via prorogato fino al luglio 1943, quindi ricostituito nel gennaio 1944, nella Rsi. Nel corso della sua attività, emise 5619 sentenze e 4596 condanne. Tra i condannati anche 122 donne e 697 minori. Le condanne a morte furono 42, delle quali 31 furono eseguite mentre furono 27.735 gli anni di carcere. Tra i suoi ‘beneficati’, ci furono Antonio Gramsci, che morì in carcere nel 1938, il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini e Michele Schirru, fucilato nel 1931 solo per avere espresso «l’intenzione di uccidere il capo del governo».
Il confino
Il confino di polizia in zone disagiate della Penisola, fu una misura usata con straordinaria larghezza. Il regio decreto 6 novembre 1926 n.1848 stabilì che fosse applicabile a chiunque fosse ritenuto pericoloso per l’ordine statale o per l’ordine pubblico. A un mese dall’entrata in vigore della legge le persone confinati erano già 600, a fine 1926, oltre 900, tutti in isolette del Mediterraneo o in sperduti villaggi dell’Italia meridionale. A finire al confino furono importanti nomi della futura classe dirigente: da Pavese a Gramsci, da Parri a Di Vittorio, a Spinelli. Gli inviati al confino furono, complessivamente, oltre 15.000. Ben 177 antifascisti morirono durante il soggiorno coatto.