La comunità cristiana manifesta nella Beka’a per l’unità tra i libanesi.
Padre Tabet: “Tendiamo la mano ai fratelli sciiti, fedeli alla chiamata di Cristo verso il prossimo”
di Dagoberto Husayn Bellucci - direttore responsabile Agenzia di Stampa "Islam Italia"
HARET HREIK - La comunità cristiana di Ba'albak, Beka'a Orientale, il santuario storico del movimento sciita di Hizb'Allah ha celebrato domenica 19 novembre una marcia per la pace.
Brandendo gagliardetti e portando in processione una statua della Vergine i cristiani della cittadina capoluogo della regione montagnosa che confina con la Siria si sono radunati per richiedere l'intercessione della Madonna per una pacificazione del Libano e del Vicino Oriente.
Organizzata dalla comunità cristiana della Beka'a e in collaborazione con l'Associazione della Casa della Provvidenza e la Voce della Carità questa manifestazione voleva soprattutto sottolineare la presenza cristiana nella regione e ribadire l'impegno dei cristiani del Libano per la pace, l'amore e l'unità nazionale.
Hanno preso parte alla cerimonia, che ha visto migliaia di cristiani accorrere da tutti i villaggi della Beka'a e del nord del Libano Padre Marwan Maalouf - rappresentante della Chiesa greco-ortodossa di Ba'albak - , Elias Maroun Gharios, parroco della locale Chiesa di Nostra Signora del Soccorso, Georges Salibi e Fadi Tabet, direttore della "Voce della Carità".
Durante il suo discorso il padre Gharios ha insistito specialmente sul "senso dell'unità e della pace tra i Libanesi delle diverse confessioni religiose, che siano cristiani o musulmani".
Da parte sua il padre Tabet ha ricordato che "la coesistenza" dev'essere radicata di giorno in giorno e sviluppata nei cuori degli esseri umani. Nel suo intervento padre Tabet ha lanciato un appello alla solidarietà tra libanesi dichiarando che "noi siamo venuti a Ba'albak oggi per tendere la mano ai nostri fratelli sciiti e per dire loro che noi li amiamo. Noi siamo qui perché il Cristo ce l'ha domandato. Ha voluto fare di noi degli Apostoli di Carità e noi abbiamo risposto alla sua chiamata" sottolineando come "il Cristianesimo sia essenzialmente una chiamata verso il prossimo".
DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI