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  1. #1
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    Predefinito L' intellettuale di destra da Santoro

    c'e' veneziani da santoro. uno che legge i libri.

    l' incipit della trasmissione e' veramente bello.
    dice quanto e' una schifezza la classe dirigente di napoli.

  2. #2
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    Citazione Originariamente Scritto da robert jordan Visualizza Messaggio
    c'e' veneziani da santoro.
    Per un momento avevo pensato che con "intellettuale di destra" ti riferissi a Buttiglione.

  3. #3
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    Chi, quello che a sentire la stampa asservita dovrebbe essere il miglior intellettuale di destra? Bella roba.... figuriamoci il resto

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da robert jordan Visualizza Messaggio
    c'e' veneziani da santoro. uno che legge i libri.

    l' incipit della trasmissione e' veramente bello.
    dice quanto e' una schifezza la classe dirigente di napoli.

    Indipendentemente da chi lo afferma....ma perchè? Non è forse vero?
    Schifosa poi è un complimento

  5. #5
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    Il termine “destra” nasce il 28 agosto 1789, durante la Rivoluzione francese, allorchè i deputati dell’Assemblea nazionale costituente, favorevoli a concedere al Re il diritto di veto sui lavori della stessa Assemblea, si collocano a destra della presidenza e quelli contrari si collocano a sinistra.
    Ogni opera diretta ad indagare l’essenza della destra, normalmente, prende le mosse da quest’evento storico.
    Ma coniare un termine non significa dare i natali ad un’idea. Infatti, ciò che oggi noi definiamo come destra è qualcosa di preesistente alla Rivoluzione francese, si tratta di un’idea antica quanto il mondo, di una visione che da sempre sovrintende allo svolgimento della vita sociale.
    Il 1789 non è l’anno di fondazione della destra. Al più è l’anno in cui una visione del mondo si è politicizzata.
    Con la Rivoluzione francese, infatti, ogni cosa è stata messa in discussione: i principi, un tempo unanimemente accettati e praticati, che sino ad allora avevano retto le sorti del mondo, sono stati contestati; tutto – dalla idea di Stato, alla attribuzione della sovranità, alla stessa religione – è stato fatto oggetto di scelta.
    Nel momento in cui la politica ha assunto la pretesa di determinare ogni aspetto dell’esistenza, la destra è stata costretta a qualificarsi come soggetto politico, ad abbassarsi, da concezione universalmente accettata, al livello di proposta politica alternativa a quella dei rivoluzionari.
    La destra si è svelata, ma non è nata con la rivoluzione di Francia. La destra metafisica, si è fatta anche destra politica, ma non per questo si è spogliata dell’organicità ed universalità della sua posizione.
    Quelle che, a partire dalla Rivoluzione, sono chiamate destra e sinistra altro non sono che due visioni del mondo. Le posizioni che esprimono le troviamo già nella filosofia greca: Platone, con il suo organicismo, e Democrito, con la sua filosofia atomistica, rappresentano l’esistenza di posizioni inconciliabili ben prima dell’avvento della Rivoluzione.
    La Rivoluzione francese rompe l’omogeneità culturale che sino ad allora, anche se con alti e bassi, caratterizzava il mondo.
    Prima dell’89 non poteva certo parlarsi di omologazione, tuttavia esisteva un corpus di valori e principi indiscussi: la religione, la forma di Stato, la strutturazione sociale, il costume, non erano oggetto di dibattito. Ogni popolo aveva dei valori che condivideva, un patrimonio che accettava, preservava e custodiva gelosamente. Con la Rivoluzione l’uomo si è arrogato il diritto di compiere una scelta sui valori e suoi principi. Quello che un tempo era accettato a priori, dopo l’89 andava ridiscusso e, preferibilmente, rifiutato.
    La politica, da scienza di governo ed amministrazione quale era considerata, è divenuta momento fondante dello Stato e della Società. Ha smesso di regolare i processi di vita ed ha preso a regolare la nascita, la costituzione genetica e la struttura degli organismi sociali.
    Quelle che prima erano idee generalmente diffuse, approvate e condivise, sono divenute – nel mondo disegnato dalle rivoluzioni – posizioni di una parte.
    L’idea metafisica dell’uomo, della società e della trascendenza, per affermarsi si è dovuta trasformare in proposta politica. La destra ha così iniziato a lottare secondo le regole dei rivoluzionari, si è fatta partito, si è strutturata, ha approfondito, definito e puntualizzato le proprie posizioni, ma non ha mai smesso di volere un mondo diverso.
    La destra oggi è una parte politica.
    Attenzione però, si differenzia dalle altre fazioni politiche perchè essa non è la semplice portatrice di un qualsiasi interesse sociale, ovvero la propugnatrice di una qualche ideologia rivoluzionaria; la destra non esprime interessi e ideologie, rappresenta valori e principi, esprime una visione del mondo.
    Utilizzare gli strumenti politici della modernità per affermare idee universali, e perciò ultra-moderne (ovvero idee che prescindono dal concetto di modernità), non significa negare, attraverso una scelta operativa, il presupposto delle proprie azioni. Diversamente, significa combattere realisticamente per un idea con i mezzi che si hanno a disposizione.
    Insomma, l’azione politica della destra non è una contraddizione, è una necessità.
    La destra metafisica, oggi, agisce attraverso la destra politica. Un partito politico che sia autenticamente di destra non è nient’altro che la longa manus della tradizione, lo strumento mediante il quale potrà realizzarsi una nuova omogeneità sociale fondata su valori e principi che oggi sono negati.
    La necessità di affermare la visione tradizionale del mondo stando seduti al tavolo del panpoliticismo rivoluzionario produce, certamente, dell’imbarazzo. Infatti, è la sinistra ad aver voluto una politica omnicomprensiva capace di decidere su tutto e, perciò, a sinistra l’azione politica è un momento di realizzazione, quasi un agire per agire, un movimento fine a se stesso.
    Differentemente, per la destra, l’azione politica costituisce qualcosa di strettamente necessario, di strumentale: il politico di destra utilizza strumenti che non ritiene giusto utilizzare ed assume decisioni che ritiene di non poter assumere, tuttavia lo fa – eccezionalmente – in nome della tradizione. Quando questa sarà ristabilita, quando i valori ed i principi saranno riaffermati e l’ordine sociale riconquistato, la politica tornerà ad essere amministrazione dello Stato, e l’uomo di destra potrà praticarla senza imbarazzi.
    L’azione politica della destra, tende, in ultima analisi, ad affermare un corpus di valori e principi espressione di una visione tradizionale del mondo.
    Questi costituiscono il paradigma, o meglio il metaparadigma[1], della visione del mondo della destra, la quale si fonda su due pilastri, realismo e trascendenza, il secondo dei quali la qualifica come concezione metafisica oltre che politica.
    L’impresa che si propone il presente lavoro è di intraprendere capitoli l’esposizione di questa visione del mondo, del paradigma tradizionale che sta alla base del pensiero di destra, nelle sue implicazioni politiche, sociali e trascendentali.
    Verranno perciò esplorati, di volta in volta, i pilastri del realismo e della trascendenza, partendo dal primo al fine di dimostrare che la trascendenza non è un mero accessorio, ma costituisce la necessaria conseguenza, ed al tempo stesso il presupposto, dell’impostazione realista. Quella che altrove è stata definita come la dimensione della verticalità o opzione sacrale[2] costituisce, infatti, un elemento essenziale del pensiero di destra.
    Pertanto, va tenuto sempre presente che anche quando la destra agisce su un piano esclusivamente politico la sua azione è, comunque, la conseguenza di un impostazione metafisica.
    In definitiva, destra metafisica e destra politica sono coincidenti: la seconda è espressione della prima e la prima è fondamento della seconda.
    2. L’uomo: un animale necessariamente (naturalmente) sociale.
    In prevalenza, gli storici del pensiero politico ritengono che la rottura operata dalla Rivoluzione francese abbia avuto ad oggetto il concetto di sovranità: i rivoluzionari hanno imposto il concetto di sovranità popolare, invece i controrivoluzionari, non riuscendo ad accettare un sovrano diverso dal Re[3], avrebbero rifiutato tale concetto.
    Nulla di più sbagliato.
    Infatti, la rottura si era verificata ben prima della decapitazione del Re di Francia: la divergenza in ordine alla concezione della sovranità è, soltanto, una delle tante conseguenze generate dalle congetture su uno stato di natura a-storico, le quali, a partire da Hobbes, hanno determinato la nascita delle ideologie politiche rivoluzionarie.
    Per la destra, una distinzione tra lo stato di società ed uno stato di natura, che gli sarebbe preesistito, è impensabile. Si tratta di un’astrazione del pensiero che, non solo, non trova riscontri nella realtà storica, ma non è, neppure, supportata da giustificazioni logiche.
    Immaginare l’esistenza dello stato di natura così come hanno fatto i vari Hobbes, Locke, Rousseau, dimostra come, sin dai propri albori, il pensiero ideologico presenti un’innegabile tendenza a prescindere dal reale: dall’immaginare uno stato di natura che non è mai esistito, a disegnare un mondo a tavolino – come hanno fatto le ideologie totalitarie del ‘900 – il passo è, terribilmente, breve!
    Diversamente, la destra sottolinea come l’uomo sia un animale necessariamente sociale: è la stessa natura a fissare questa innegabile regola. Infatti, sarebbe impossibile immaginare un mondo nel quale non esistano delle famiglie. E cos’è la famiglia se non l’aggregazione sociale più elementare!
    Dunque è l’analisi del dato reale, delle leggi naturali ad impedire alla destra di accettare le elucubrazioni sull’esistenza, o anche solo sulla configurabilità, di uno stato di natura differente dallo stato di società.
    L’uomo non è mai stato isolato. Il selvaggio, buono o cattivo che fosse, fuori della società non sarebbe potuto esistere. Lo stato di società è lo stato naturale dell’uomo, ed ogni teoria che sostenga il contrario non solo è falsa ma è, oltre modo, pericolosa.
    Questi astratti stati di natura costituiscono, peraltro, la giustificazione del riconoscimento dei diritti inviolabili dell’uomo, delle teorie contrattualiste e, in ultima analisi, dell’individualismo. Insomma sono all’origine degli elementi che hanno prodotto, sul piano politico la Rivoluzione francese.
    Dunque la rottura, nell’età moderna, si è avuta a livello teorico già con Hobbes: l’esigenza di giustificare un Leviatano la cui brama di crescita porterà in breve all’assolutismo, ha prodotto conseguenze disastrose.
    3. Il pessimismo antropologico.
    Le teorie sullo stato di natura non si limitavano a descrivere un uomo isolato, ma pretendevano anche di rappresentarne le caratteristiche.
    Così in Hobbes troviamo uno stato di natura caratterizzato dalla regola homo, homini, lupus, dove il contratto di fondazione dello Stato era il rimedio per sedare la ferocia primordiale. Diversamente, in Rousseau troviamo la descrizione di un buon selvaggio, un essere pacifico e libero che perderebbe queste sue buone qualità durante il passaggio nello stato di società.
    In entrambi i casi ricorre una astrazione le cui conseguenze determinano esiti comunque inaccettabili.
    Hobbes correttamente riconosce la natura cattiva dell’uomo ma, immaginandolo nello stato di natura, gli attribuisce il potere di fondare uno Stato. Questo concetto astratto, peraltro, legittimerà lo Stato, - non a caso paragonato al mostro biblico Leviatano – ad avere una giurisdizione incontrollata, limitato soltanto da un atto fondativo che nella realtà non si è mai avuto e, perciò, in definitiva illimitato.
    Hobbes fornisce, pertanto, la legittimazione teorica alla nascita degli Stati moderni, estranei, e tendenzialmente prevaricatori della realtà sociale. Lo Stato moderno è, infatti, il primo artefice del crollo della società tradizionale. Una comunità, quest’utima, che coincideva con lo Stato anzichè differirne.
    Rousseau fa peggio di Hobbes. Egli sbaglia tre volte.
    La prima nel congetturare uno stato di natura che non è mai esistito. La seconda nel descriverne gli abitanti come buoni e liberi. La terza nel supporre che bontà e libertà vengano meno con l’ingresso nello stato di società.
    Il Contratto sociale si apre con l’affermazione che “l’uomo è nato libero ma dovunque egli è in catene”.
    Pertanto, secondo il ginevrino, sarebbe giusto soltanto quell’ordinamento sociale che riconoscesse la bontà della natura umana e, conseguentemente, rendesse all’uomo tutte le libertà che merita. Ma così non è: l’uomo è più cattivo che buono, tende a prevaricare più che a sacrificarsi, cerca il miglior risultato col minor profitto, e – normalmente – dovendo scegliere tra il bene per se stesso oppure per gli altri – opta per la prima alternativa.
    A Rosseau rispondeva, senza mezzi termini, il capofila del tradizionalismo francese, il conte Joseph de Maistre, affermando che “l’uomo in generale, abbandonato a sè stesso, è troppo cattivo per essere libero”.
    L’essenza della natura umana non è l’altruismo. Un ordinamento sociale che neghi quest’evidenza esaltando, al contrario, la libertà dell’uomo non solo genererebbe infelicità ed ingiustizie diffuse, ma produrrebbe una realtà dove “il più forte finirà con l’arrostire il più debole[4].
    Dunque, compito fondamentale degli organismi sociali è quello di assicurare la pacifica ed ordinata convivenza tra gli uomini: se la società non esistesse gli uomini si scannerebbero. Ma di tale circostanza gli architetti degli stati di natura ed i propugnatori della sacralità della libertà astratta non si curano.
    Francesco Marascio






    [1] Sul concetto di metaparadigma si veda D Fisichella, “De Maistre”, Laterza, Roma-Bari 1993, pp. 12 e ss.
    [2] Marcello Veneziani ritiene che destra e sinistra vadano distinte proprio in base all’opzione sacrale che è connaturata alla prima ed estranea alla seconda. Cfr.: M. Veneziani, “Sinistra e destra”, Vallecchi, Firenze 1995, pp. 47 e ss.
    [3] Un esempio per tutti, anche il liberale Galli della Loggia ritiene che la rottura sia stata sulla sovranità: “La destra nasce dalla Rivoluzione francese, dalla rottura ideologica che essa determina e che influenzerà tutto il seguito della politica europea fino ai nostri giorni. La sostanza di questa rottura ideologica, molto specifica, verte sulla sovranità”. Cfr.: E. Galli della Loggia, “Intervista sulla destra”(a cura di L. Caracciolo), Laterza, Roma-Bari, 1994, p.3.
    [4] J de Maistre, estratto de “Le serate di Pietroburgo”, in “Breviario della tradizione” (a cura di A. Cattabiani), Il Cerchio, Rimini, 2000, p. 57.

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da Pancho_Villa Visualizza Messaggio
    Chi, quello che a sentire la stampa asservita dovrebbe essere il miglior intellettuale di destra? Bella roba.... figuriamoci il resto
    ma perche'? è per caso preferibile gente spocchiosa come tanti "intellettuali" di sinistra che in tutta la vita hanno SOLO letto libri e non hanno fatto un cazzo d'altro?

  7. #7
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    Citazione Originariamente Scritto da Uroboro Visualizza Messaggio
    ma perche'? è per caso preferibile gente spocchiosa come tanti "intellettuali" di sinistra che in tutta la vita hanno SOLO letto libri e non hanno fatto un cazzo d'altro?
    Che delitto eh, aver letto libri tutta la vita...


  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da Cobalto Visualizza Messaggio
    Che delitto eh, aver letto libri tutta la vita...

    beh tu saresti senza dubbio assolto per non aver commesso il fatto.....



  9. #9
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    Veneziani è un'ottimo giornalista ed un eccellente pensatore. Ha detto anche lui le sue castronerie, ma spesso cose molto giuste (soprattutto quando si è lamentato di essere praticamente il solo a destra a leggere e pensare).
    _______________________
    Gli zeri, per valere qualcosa,
    devono stare a destra.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da marcejap Visualizza Messaggio
    Veneziani è un'ottimo giornalista ed un eccellente pensatore. Ha detto anche lui le sue castronerie, ma spesso cose molto giuste (soprattutto quando si è lamentato di essere praticamente il solo a destra a leggere e pensare).


    quoto

 

 
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