Arrivati in Iran i missili russi
Il messaggio di Mosca a Bush: se attaccate Teheran interverremo
PAOLO MASTROLILLI
NEW YORK
Mentre la Comunità internazionale discute come fermare il programma nucleare iraniano, la Russia consegna a Teheran nuovi missili per la difesa aerea. La notizia non è segreta. A pubblicarla è stata la stessa agenzia Itar-Tass, e questo significa che Mosca intendeva lanciare un messaggio, mentre negli Stati Uniti si continua a parlare di un possibile intervento militare contro la Repubblica Islamica. Nel dicembre dell'anno scorso la Russia aveva firmato un contratto con l'Iran, per fornire 29 sistemi missilistici «Tor-M1» al prezzo di 700 milioni di dollari. Gli americani si erano lamentati, ma il ministro della Difesa Sergei Ivanov aveva risposto che l'affare era legittimo, perché le armi avevano carattere difensivo, erano convenzionali, e non violavano alcun trattato internazionale. Ora la Itar-Tass, citando una fonte anonima del governo di Mosca, ha scritto che le consegne sono cominciate nei giorni scorsi.
I «Tor-M1» sono i successori dei Sam, e servono ad abbattere aerei, missili teleguidati e altre armi ad alta precisione, fino ad un'altezza di 6000 metri. In sostanza sono il sistema di difesa ideale per proteggere le installazioni nucleari iraniane da eventuali raid americani o israeliani. Infatti la Itar-Tass si è preoccupata di specificare che verranno schierati intorno a queste strutture, a cominciare dal discusso reattore di Bushehr, che i tecnici di Mosca stanno costruendo da diversi anni. Ad agosto Washington aveva annunciato sanzioni bilaterali contro diverse compagnie che fornivano alla Repubblica Islamica alta tecnologia militare, inclusa la russa «Rosoboronexport ». Ma il Cremlino ha scrollato le spalle e continuato le sue operazioni con Teheran, dove si vocifera anche del possibile acquisto dei missili ancora più potenti «S-300».
Il messaggio non potrebbe essere più chiaro. Putin, in sostanza, sta dicendo a Bush che è pronto a difendere l'Iran, se la Casa Bianca o i suoi alleati decidessero di lanciare raid per distruggere il programma nucleare degli ayatollah. Una prospettiva che diventa ancora più pericolosa, se si considera l'offensiva in corso da parte di Teheran di allargare la sua sfera d'influenza su tutto il Medio Oriente, a cominciare dal nuovo governo sciita in Iraq. Nell'estate scorsa il Consiglio di Sicurezza dell'Onu aveva chiesto all'Iran di sospendere entro il 31 agosto i suoi programmi nucleari, sospettati di essere finalizzati alla costruzione di armi. La Repubblica Islamica non ha obbedito, e quindi Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti hanno proposto sanzioni per punirla. Russia e Cina però hanno frenato, perché considerano troppo duro il testo avanzato da Parigi e Londra col supporto di Washington. Finora, perciò, le sanzioni sono rimaste lettera morta.
La burocrazia Onu ha fatto il suo lavoro, nel senso che il 23 novembre l'Aiea ha bloccato la collaborazione al reattore di Arak, con cui Teheran potrebbe produrre plutonio per bombe. L'Iran ha offerto nuove informazioni sui siti di Natanz e Lavizan, dove sostiene di condurre progetti atomici pacifici, ma el Baradei ha risposto che serve molto di più per risolvere la crisi: «L'Iran deve spiegarci il suo programma da cima a fondo, e poi provare le proprie dichiarazioni».
Il problema è che i Paesi membri del Consiglio di Sicurezza non si accordano su come procedere, perché hanno interessi nazionali divergenti. L'11 dicembre, ad esempio, arriverà a Teheran Sergei Kiriyenko, capo dell'agenzia atomica russa Rosatom, per discutere la cooperazione economica tra i due Paesi col ministro degli Esteri Mottaki. Nel frattempo a Washington continua il dibattito sui possibili raid contro l'Iran, che il neocon Joshua Muravchik ha chiesto apertamente in un articolo scritto domenica sul Los Angeles Times. In risposta, Mosca ha iniziato a consegnare sistemi di difesa missilistica a Teheran.
Fonte: http://www.lastampa.it/redazione/cms...4647girata.asp