L’intervento di Rodolfo Marchini: “Allora Berlusconi è odiato da chi rifiuta l’impegno, la competizione, il mercato, il sacrificio (il calvario della libertà). I circoli della Libertà e il Partito Popolare Europeo”.
Considero Berlusconi il miglior sano “populista” in circolazione, nel senso che, come lui, nessuno sa interpretare le sane aspirazioni popolari al benessere, e ha il coraggio di dirlo, ben consapevole dello “scandalo” che possono suscitare talune sue uscite.
Emblematico è, in questo senso, l’epiteto “coglioni”, usato nella recente campagna elettorale per indicare chi si accingeva a votare contro il suo interesse. Ma Berlusconi con quell’espressione, scandalosa per il politically correct, seppe far capire al popolo molto più di quanto avrebbero potuto tante dotte e corrette dissertazioni socio-economiche. Così alla gente di popolo, interessata al benessere, giunse diretto il messaggio che in lui, in Berlusconi, aveva uno strenuo paladino.
La finanziaria è lì a dimostrare la verità dei fatti.
Su Libero, il quotidiano più populista e berlusconiano che ci sia, e a noi perciò molto caro, si può vedere tutta la bellezza di Berlusconi: sia quando viene ritratto in veste salottiera e scanzonata e sembra voler uscire di scena, sia quando rilascia dichiarazioni ufficiali e dimostra di voler stare ben saldo in campo. Vi appare cioè un Berlusconi a tutto tondo, uomo desideroso di riposo, ma nel contempo responsabilmente rispettoso degli impegni assunti col suo popolo.
E Libero, in quel contesto, dà spazio alla penna del lucidissimo G.F. Morra che bene scrive, a mio parere, sulla centralità della leadership di Berlusconi. Amato oppure odiato, è lui al centro della scena, a segnare il confine tra il “bene e il male” politico. Tutta la sua fatica è impiegata, infatti, a dimostrare che, se il bene è la libertà, lui è da questa parte. Se il merito è un frutto di libertà, lui è lì. Se la competizione libera non soffoca la libertà di riscattarsi dal bisogno, lui è sempre lì. Ecco allora la sua scelta per l’economia sociale di mercato. Ecco il nodo delle tasse, della necessità della loro riduzione, nodo centrale di una società libera e virtuosa. Oggi dire meno tasse è un bene sacrosanto, perché contemporaneamente significa dover porre mano ai tagli sugli sprechi. E tutti vedono che gli sprechi restano una voragine.
Sostenere il bipolarismo, oggi, significa dire che o si sta da questa parte, per risanare il Paese, o si sta per lo sfascio.
Allora Berlusconi è odiato da chi rifiuta a priori l’impegno, la competizione, il mercato, il sacrificio (il calvario della libertà); ma da coloro che condividono tutto questo come parametro di società virtuosa, dovrebbe almeno essere benvoluto, se non amato.
E qui non ci sono più le inerti e sterili parole di destra e sinistra, qui c’è solo la frontiera della libertà. Una frontiera alla quale, da sempre, è stato fedele Bossi e a cui, progressivamente, e a passi lunghi, si sta avvicinando G.F. Fini. E al popolo che si riconosce sotto questa bandiera Berlusconi propone di fare il Partito della Libertà. E’ un invito rivolto anche a chi, per affinità storiche e tradizioni, il nome Libertas lo portava e lo porta ancora inciso sul suo scudo, ma ora non ne sembra più affascinato.
Sempre G.F. Morra vede nel centrismo dell’Udc, e nella “Terra di mezzo”, una linea politica che tende non solo a tagliare le ali estreme, ma anche a unire nel mezzo, nel centro, posizioni inconciliabili. Ovvero posizioni che, nel nome del moderatismo, dovrebbero allearsi rinunciando alle loro specificità: da un lato rinunciare al primato della persona e dall’altro a quello dello Stato. Il primato della persona, cioè della libertà di scelta della persona umana, non può conciliarsi col primato dello Stato. Allora dispiace che l’Udc dichiari chiusa la Cdl, senza suggerire nessuna soluzione alternativa profittevolmente praticabile, dando piuttosto l’idea di voler uscire dall’alleanza della libertà.
Berlusconi, invece, lavora per portare l’alleanza della libertà verso il Partito della libertà, e su questo altare è disposto a sacrificare, quando sarà il momento, anche la sua creatura prediletta, l’amata Forza Italia, benché viaggi al 28% dei consensi. Ma quando sarà il momento!
Per ora ha lanciato perciò l’iniziativa dei Circoli della Libertà. Che non sono un Partito, ma sono propedeutici al Partito, cioè devono prepararne il terreno, ne sono il luogo di coltura e di cultura politica, per amalgamare quel popolo della libertà che può essere ben più ampio del numero degli elettori della Cdl. L’appuntamento d’approdo sono le elezioni europee del 2009, quando il Partito della Libertà, cristiano e riformista, nell’alveo del PPE, potrà rappresentare il meglio del popolo italiano.
Quel popolo compatto, formato da produttori di beni e di valori, che è il solo capace di creare ricchezza morale e materiale, per il benessere del corpo e dello spirito.
Ad esaltare il primato liberale della persona umana.
Rodolfo Marchini