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  1. #11
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    Il fatto è che Lukašenko ha mantenuto in Bielorussia uno stato sociale, ha impedito la rapina dei beni e delle risorse del paese da parte degli occidentali d'accordo con le oligarchie mafiose locali che è avvenuto in tutto il resto del mondo ex-socialista, ha insomma fatto sì che il suo paese passasse attraverso gli anni '90 senza la crisi e lo sfascio che si sono visti altrove e mantenendo invece una dignità e un'autonomia alla Bielorussia. Questo negli stessi anni in cui El'cin svedeva la Russia agli occidentali e agli speculatori locali stracorrotti e la portava al disastro sociale, economico e militare, da cui solo da qualche anno Putin la sta lentamente tirando fuori.
    In un certo senso quindi è Putin che ha seguito, anni dopo, le orme di Lukašenko, sia pure in forme più moderate, perché chi governa uno stato che è un continente deve per forza di cose fare compromessi e attuare una politica più pragmatica.
    Ma ora, giustamente, Lukašenko - e lo stesso popolo bielorusso - non si fida. E non ha tutti i torti, percé malgrado tutto ancora oggi in Russia ci sono grosse disparità sociali e gli oligarchi, quelli fedeli a Putin, continuano ad arricchirsi, mentre in Bielorussia continua ad esserci una società abbastanza egualitaria, lo stato difende e sovvenziona l'agricoltura, garantisce un certo ordine e un benessere diffuso.
    Lukašenko, come la maggioranza dei bielorussi, non è mai stato contrario all'unione con la Russia per princpio. Anzi, di fronte a un'indipendenza artificiale e alle pressioni internazionali che volevano la diffusione dell'uso del bielorusso e la creazione di un'identità nazionale che lo stesso popolo non sentiva, Lukašenko ha difeso l'identità slava orientale del paese, la sua appartenenza alla Grande Rus', la sua identità ortodossa legata al patriarcato di Mosca (in contrapposizione al materialismo marxista) e ha ridato centralità all'uso del russo, di fatto ripristinandolo come lingua principale, pur rimanendo formalmente affiancato al bielorusso come lingua ufficiale, finanziando fra l'altro le scuole in lingua russa a scapito di quelle che insegnavano in bielorusso.
    Io capisco che Putin non possa accettare che Lukašenko, presidente comunque di un piccolo paese, comandi in casa sua o pretenda di scavalcarlo, questo è ovvio. Ma non si può nemmeno dire da un giorno all'altro a questo signore: "adesso non servi più, te ne devi andare", perché per più di dieci anni ha fatto il bene della Bielorussia circondato dall'ostilità del mondo intero e guadagnandosi la stima e l'appoggio del suo popolo.
    E tra l'altro non è un caso il fatto che Lukašenko sia popolarissimo anche fra gli stessi russi e mentre la politica di palazzo crea fratture fra Mosca e Minsk l'opinione pubblica russa continua invece a vedere il presidente bielorusso come un validissimo statista e un esempio da seguire.
    In questo senso l'atteggiamento vagamente imperialista di Mosca mi pare fuori luogo e dovrebbe essere diretto verso altri obiettivi.

  2. #12
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    In realtà io non dipingerei Lukashenko in maniera così positiva. Non c'è stata la crisi economica in Bielorussia? Non destruente come quella russa, ma comunque la Bielorussia ha sofferto l'effetto di un'inflazione stellare che ha, di fatto, impoverito il paese. L'attuale boom economico che la Bielorussia sta vivendo è legato alle parziali aperture economiche, mancano comunque le aperture politiche. La salvaguardia del potenziale industriale bielorusso(davvero notevole per un paese di 10.6 milioni di persone) è un punto a favore di Lukashenko, come anche il mantenimento di un solido stato sociale. Questo non permette di dimenticare le restrizioni politiche e la presenza della pena di morte(unico stato in Europa). Si tratta di un ritratto che è delle luci, ma anche parecchie ombre.

    Lorenzo
    Miles Insulae

  3. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da Lorenzo Visualizza Messaggio
    In realtà io non dipingerei Lukashenko in maniera così positiva. Non c'è stata la crisi economica in Bielorussia? Non destruente come quella russa, ma comunque la Bielorussia ha sofferto l'effetto di un'inflazione stellare che ha, di fatto, impoverito il paese. L'attuale boom economico che la Bielorussia sta vivendo è legato alle parziali aperture economiche, mancano comunque le aperture politiche. La salvaguardia del potenziale industriale bielorusso(davvero notevole per un paese di 10.6 milioni di persone) è un punto a favore di Lukashenko, come anche il mantenimento di un solido stato sociale. Questo non permette di dimenticare le restrizioni politiche e la presenza della pena di morte(unico stato in Europa). Si tratta di un ritratto che è delle luci, ma anche parecchie ombre.

    Lorenzo
    Miles Insulae

    Se quelle restrizioni sono servite a non trasformare la russia bianca in un luna park a luci rosse da carne d' esportazione, come tutti gli ex paesi oltrecortina, ben vengano allora.Se lo spauracchio della pena di morte è servito a tenere alla larga o a bada qualche oligarca russo o ashkenazita, approvo in quel caso.Non siamo neanche ai livelli di corruzione di un Karimov o della cricca di finanzieri che ha scatenato la pagliacciata arancione in ukraina.E tipico da parte di media e Ong filo occidentali e filo nato, dipingere come un mostro chi rifiuta di piegarsi a certe regole non solo impopolari, ma favorevoli agli interessi di pochi.E la potenza industriale Bielorussa Lukashenko è riuscita a preservarla per tutti gli anni 90.Altro suo punto a favore sono le politiche sociali (l'unico aspetto positivo del vecchio sistema sovietico) inalterate, che non ha subito i traumi delle nefandezze del corvo bianco in russia.Un accordo di sicuro lo troveranno (di certo Putin di sicuro non si scaglierebbe mai contro un personaggio che ha preservato quell'area dalle ingerenze della Ue ne contro il libero mercato cinese).

  4. #14
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    Citazione Originariamente Scritto da Lorenzo Visualizza Messaggio
    Io direi che in Bielorussia è giunto il momento di direi addio a Lukashenko e di muoversi verso l'unificazione, prima economica e poi militare.

    Miles Insulae
    il prossimo passo sarà l'invasione dell'europa....a meno di un massiccio intervento militare usa sul nostro suolo.
    Addio Tomàs
    siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i 5 stelle

  5. #15
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    era un disussione seria ed interresante prima dell'arrivo del non sano di mente, e il meno competente in matria, oltre che a essere un provvocatore di prima categoria.

  6. #16
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    Citazione Originariamente Scritto da Lorenzo Visualizza Messaggio
    In realtà io non dipingerei Lukashenko in maniera così positiva. Non c'è stata la crisi economica in Bielorussia? Non destruente come quella russa, ma comunque la Bielorussia ha sofferto l'effetto di un'inflazione stellare che ha, di fatto, impoverito il paese. L'attuale boom economico che la Bielorussia sta vivendo è legato alle parziali aperture economiche, mancano comunque le aperture politiche. La salvaguardia del potenziale industriale bielorusso(davvero notevole per un paese di 10.6 milioni di persone) è un punto a favore di Lukashenko, come anche il mantenimento di un solido stato sociale. Questo non permette di dimenticare le restrizioni politiche e la presenza della pena di morte(unico stato in Europa). Si tratta di un ritratto che è delle luci, ma anche parecchie ombre.

    Lorenzo
    Miles Insulae

    Non per fare il cinico a tutti i costi, però, al di là dei valori in cui ognuno personalmente può legittimamente riconoscersi, le restrizioni politiche e la pena di morte (che, non dimentichiamolo mai, c'è anche negli Stati Uniti e viene applicata largamente, e se non ricordo male esiste formalmente anche in Russia ma non è applicata; non so come si ponga la Bielorussia in merito, se davvero ci siano esecuzioni) sono più fattori influenti sul piano della facciata, della presentabilità diplomatica e politica, che non elementi che influenzino davvero lo sviluppo economico, sociale e militare di un paese, ammenoché tali forme di repressione non siano di un'entità tale da impedire ogni forma di vita civile associata: se creo campi di concentramento in cui rinchiudo grandissima parte della popolazione, uccio tutti gli intellettuali, gli ingegneri ecc., faccio vivere nel terrore il resto delle persone e impedisco la diffusione di un tenore di vita accettabile facendo vivere la gente nell'indigenza, disarticolo talmente le strutture fondamentali della società da impedire qualsiasi forma di sviluppo e da determinare solo una decadenza che può rasentare l'autoannientamento.
    Ma un tipo di regime come quello di Lukašenko, che esercita un controllo abbastanza stretto sulla stampa e reprime, neanche in modo particolarmente brutale (si ricordino gli oppositori scesi in piazza dopo la rielezione, arrestati e condannati a pene detentive di pochi giorni; in Europa occidentale c'è gente in galera da anni per aver scritto saggi storici parzialmente negazionisti sull'Olocausto) il dissenso politico quando è troppo aperto e manifesto, che si caratterizza per uno stato molto accentrato nelle mani del presidente, che comunque viene eletto, un regime siffatto, dicevo, ha l'unica pecca di non aderire agli standrad occidentali, spesso un po' ipocriti, di democrazia rappresentativa e liberale.
    Ma a parte che mi chiedo se la democrazia tribale, ipercorrotta, che si regge di fatto su milizie private che attuano forme di repressione e di vendetta politica ferocissima, con torture, uccisioni, fosse comuni ecc., che prevede formalmente la pena di morte e altre amenità e le applica, introdotta dagli americani in Iraq e salutata dalla comunità internazionale, dall'ONU e dai paesi europei come unica entità statuale irachena legittima, sia più corrispondente a tali standard di quanto non lo sia il regime di Lukašenko, a me pare in ogni caso che, realisticamente, quando un regime in un paese che viene da settant'anni di comunismo, riesce a garantire uno stato sociale funzionante e una relativa tenuta e stabilità sociale, economica e politica, pur con delle inevitabili crisi, attuando delle forme blande di restrizione delle libertà politiche e civili, è un regime che funziona e che si può lodare.
    D'altronde sarebbe sufficiente chiedere a un bielorusso e, per esempio, a un polacco (non a un intellettuale d'élite o a un dissidente, ma a un uomo comune, che faccia parte della maggioranza della popolazione, a un operaio, a un contadino), quale dei due vive meglio ed è più contento della situazione del suo paese.
    Poi tutto è perfettibile, ma ci vuole realismo. E comunque, secondo me non va mai dimenticato che il pane è molto più importante di qualunque libertà di stampa, perché non esiste intellettuale al mondo o democratico estremista che, sceglierebbe di essere libero e morire di fame, anziché di avere da mangiare e non poter esprimere la sua opinione in certe sedi pubbliche.

  7. #17
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    Lukaschenko è uno strano dittatore che è a capo di un governo di coalizione con comunisti e agrari(il Partito filocomunista dei Kholkoz).

  8. #18
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    L'inflazione ora è abbastanza bassa in Bielorussia

    Risultati di sviluppo socioeconomico della Bielorussia nel primo semestre 2006



    23/08/2006



    I risultati del funzionamento dell’economia nazionale bielorussa nel primo semestre del 2006 evidenziano il suo forte sviluppo e confermano l’efficienza del modello socioeconomico scelto.


    Rispetto allo stesso periodo dell’anno 2005:
    - il prodotto interno lordo è aumentato del 10,1%;
    - la produzione industriale è accresciuta del 12,6%;
    - la produzione agricola è incrementata del 6,9% (che è il tasso più alto tra quelli registrati nei paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI));
    - la produzione dei beni di largo consumo è aumentata dell’11%;
    - la crescita degli investimenti fissi ha raggiunto il 136,9%, di cui nelle strutture produttive – il 144,2%;
    - l’ammontare del commercio estero di beni e servizi è cresciuto del 31,7%, di cui le esportazioni del 23,5%;
    - il tasso della disoccupazione (alla fine di giugno 2006) è stato pari all’1,5% della popolazione economicamente attiva – il livello più basso tra i Paesi della CSI e dei paesi dell’Est Europeo.
    Secondo molti indicatori socioeconomici la Repubblica di Belarus si differenzia in modo assai vantaggioso da altri paesi della CSI ed i paesi in transizione in generale.
    Secondo i dati del Comitato statistico della CSI la Bielorussia tra gli stati che fanno parte della CSI:
    - ha uno dei più bassi tassi di inflazione (2,5% nel gennaio-aprile del 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso). Questo indicatore ha raggiunto il 2,3% in Ucraina, 5,4% in Russia, 3,7% in Kazakhstan, 3,6% in Kyrgyzstan, 5,9% in Moldova, 6,2% in Tajikistan, 5,3% in Azerbaijan, 3,3% in Georgia, 3,1% in Armenia;
    - insieme all’Ucraina ha i tassi più bassi della crescita mensile dei prezzi al consumo (0,6% nel gennaio-aprile 2006 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso);
    - ha la più alta percentuale di collocamento al lavoro e la più bassa tensione al mercato di lavoro: nei mesi di gennaio - aprile 2006 in Bielorussia sono stati collocati al lavoro il 63% del totale dei disoccupati. In Kazakhstan questo indice è stato pari al 57,5%, in Ucraina – 55,6%, in Azerbaijan – 40,4%, in Kyrgyzstan – 38,4%, in Moldova – 31,2%, in Russia – 28,5%, in Armenia – 25,4%, in Tajikistan – 15,8%, in Georgia – 12%;
    - all’esito dei primi quattro mesi dell’anno in corso la Bielorussia ha un tasso di crescita di investimenti fissi (137,2 %) tra i più elevati;



    Secondo il rapporto dell’Ufficio regionale dell’ONU per i paesi dell’Europa e della CSI “Gli obiettivi nazionali di sviluppo del Millennio: piattaforma per l’azione” (giugno 2006), la Bielorussia:
    - insieme alla Romania e l’Estonia ha raddoppiato, a partire dagli anni Novanta del Novecento, la spesa nella sanità, mentre per la quota di tale spesa nel pil tra tutti i paesi dell’Europa centro-orientale e della CSI viene dietro solo alla Repubblica Ceca, Slovacchia e Croazia;
    - è l’unica tra i paesi della CSI ad assicurare al 100 % della popolazione l’accesso alle fonti d’acqua di qualita superiore;
    - insieme a tali paesi dell’Europa centro-orientale come la Slovacchia, l’Ungheria e la Polonia viene caratterizzata come un paese in cui viene assicurato il più basso livello di disuguaglianza nei guadagni della popolazione;
    - ha il più basso livello di povertà tra i paesi della CSI;
    - fa parte dei paesi in cui praticamente tutti i bambini arrivano alla quinta nelle scuole medie (la caratteristiche analoghe secondo questo indicatore tra i paesi della CSI le ha solo la Russia);
    - tra i paesi della CSI solo in Bielorussia ed in Russia ci sono più donne che uomini tra gli studenti universitari;
    - ha la percentuale più alta delle donne alle posizioni dirigenziali tra i paesi della CSI (insieme all’Armenia).



    Secondo i dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) nella Bielorussia viene registrato il più basso tasso della mortalità infantile tra i bambini di età inferiore a 1 anno nei paesi della CSI (13 per ogni 1000 neonati). Per l’Ucraina questo indice è pari a 15, Russia – 16, Azerbaijan – 75. Un analogo indicatore per i bambini di età superiore ad 1 anno è pari a 17 per ogni 1000 neonati nel nostro paese, mentre in Ucraina – 20, in Russia – 21, in Azerbaijan – 91.



    Secondo il rapporto dell’ONU “World Drug Trends 2006”, le attivita svolte dalle forze dell’ordine bielorusse allo scopo di contrastare gli abusi e traffici illeciti delle sostanze stupefacenti e psicotrope sarebbe valutata come efficace e coerente. Il nostro paese fa continuamente parte del gruppo dei paesi che assicurano i più elevati livelli di sequestro di stupefacenti. Negli anni 1999 – 2004 la Bielorussia è stata un leader nella confisca di canapa, paglia di papavero ed eroina tra la maggior parte dei paesi della CSI e molti paesi europei, inclusi Austria, Islanda, Norvegia, Malta, Lettonia ecc.



    Secondo i dati del rapporto annuale del Dipartimento di Stato degli USA (nella sezione dedicata alla tratta di persone nel periodo tra aprile 2005 e marzo 2006), la Bielorussia avrebbe raggiunto un progresso nella lotta con questo male. Viene particolarmente ribadito un approccio responsabile a questo problema da parte dei vertici del nostro paese e menzionata l’adozione, con un Decreto del Presidente della Repubblica, dei provvedimenti volti alla prevenzione di questo fenomeno.

    In una rispettiva sezione dello stesso rapporto viene riconosciuta l’assenza dei problemi nell’are di lavoro minorile nella Bielorussia. Nel senso positivo viene rievocata l’adozione delle leggio e realizzazione pratica della politica del Governo per la protezione dei bambini dallo sfruttamento al posto di lavoro, incluso il divieto di lavoro forzato o obbligatorio.

    Da Ambasciata della Repubblica di Belarus in Italia

  9. #19
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    Sui rapporti con il Trattato di Shanghai a cui accennavo

    La Bielorussia è interessata ad una più stretta cooperazione
    con l’Organizzazione di Shanghai
    http://www.belta.by/en/news/president?id=110315

    13 settembre 2006

    Aleksander Lukashenko si è pronunciato per una più stretta collaborazione tra l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Il trattato militare tra i paesi della CSI). “Penso che rappresenterebbe un nuovo elemento nelle relazioni internazionali”, ha affermato il presidente bielorusso.

    Belarus valuta positivamente il ruolo della Cina nell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Lo ha affermato sempre il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko durante il suo incontro con il ministro della difesa nazionale cinese, vicepresidente della Commissione Militare, il consigliere di Stato Cao Gangchuan.

    “Abbiamo esaminato con attenzione il lavoro di questa organizzazione e siamo interessati ad una più stretta cooperazione con essa”, ha sottolineato il capo di Stato.

  10. #20
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    Due pesi e due misure. Sempre la solita solfa
    da GlobalResearch 19Aprile 2006
    http://www.globalresearch.ca/www.globalresearch.ca
    http://www.globalresearch.ca/index.p...articleId=2207

    Perché in Bielorussia gli elettori hanno rifiutato la "Rivoluzione in denim"?

    del Gruppo Britannico dei Diritti Umani di Helsinki (BHHRG), 31 marzo 2006

    Nell'elezione presidenziale tenutasi in Bielorussia il 19 marzo 2006, il beneficiario Alexander Lukashenko ha vinto con un convincente 82%. Questo risultato era stato ampiamente predetto così come la risposta ostile della comunità internazionale- nelle settimane che hanno portato all'elezione la principale missione di osservatori, l'OSCE, ha pregiudicato sia lo svolgimento sia l’esito dello scrutinio, presupponendolo né libero né giusto prima che alcuna scheda fosse votata.

    A prima vista, le proporzioni della vittoria di Lukashenko sembrano appena meno grottesche degli stratosferici trionfi elettorali dei favoriti dell'Ovest. Nel corso degli ultimi 15 anni, le missioni degli osservatori dell’OSCE, controllate dall’Occidente, hanno accettato senza esitazione una vittoria del 97% del “rivoluzionario delle rose” Mikhail Saakashvili in Georgia nel 2004 o un modesto 89% del “rivoluzionario dei tulipani ” Kurmanbek Bakiev del Kyrgyzstan, o il 92% di Eduard Shevardnadze, della Georgia, fin dal 1992, quando lui ancora era il riformatore favorito di Washington, o anche, nel 1993, il 93% di Heydar Aliev in Azerbaijan. Sempre la medesima squadra- che non ha alzato nemmeno un sopracciglio su elezioni nelle quali un membro del regime è stato accreditato come il successore di un predecessore del quale l'Ovest si era stancato- ora non può concepire che l’82% di bielorussi abbia votato per Alexander Lukashenko.

    L'Ovest, l'EU in particolare, ha gettato il suo peso sulla candidatura di Alezander Milinkevich, un oscuro ex-accademico di estrazione polacca, invitandolo a Bruxelles nel periodo pre- elettorale per essere ufficialmente sostenuto. Mentre altri due candidati di opposizione sono stati ignorati da questo augusto corpo. Ma qualsiasi candidato che si ritrovasse sul programma della consueta riforma occidentale di privatizzazione dell’industria e dei servizi pubblici, avrebbe incontrato un’ardua lotta in Bielorussia dove, nel decennio passato sotto la conduzione del governo di Lukashenko, la vita è migliorata. Un possibile modello socialdemocratico- del tipo una volta preferito dell'EU- ora fiorisce in Bielorussia, dove tutti sono ben consapevoli dei costi dell'agenda delle ‘riforme’ che ha devastato le altre repubbliche post-sovietiche.

    Il BHHRG ha visitato la Bielorussia nel periodo pre-elettorale ed è ritornato tre settimane più tardi per osservare la condotta dello scrutinio. Il Gruppo ha monitorizzato regolarmente le elezioni nel paese fin dal 1994, quando Lukashenko andò al governo. Durante i 12 anni passati i suoi regolari controlli hanno testimoniato i grandi miglioramenti che hanno avuto luogo nell'economia e nello standard di vita della repubblica, così come gli stimoli di una genuina crescita nazionale della società civile. Politici e giornalisti occidentali continuano ancora a riferirsi al paese come ad un avamposto stalinista e ad un fiasco economico. Ma la sconfitta in Iraq ed il crollo ignominioso della “rivoluzione arancione” dell'Ucraina nel 2005 hanno indotto alcuni a cominciare a mettere in dubbio la buona fede di queste persone al momento di costruire la nazione. C’è da sperare che il popolo bielorusso possa essere lasciato a scegliere da solo riguardo i propri problemi, senza ulteriori intromissioni di politici e giornalisti screditati per lo loro interferenza goffa e fallimentare negli affari degli altri.

 

 
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