«Assolutamente no. Ho fatto molti viaggi con lui negli Stati Uniti,
nell’America centrale, nell’America del Sud, in Africa. Ho avuto modo
di conoscere molta gente ma mai, in nessuna occasione, sono stata felice
come oggi. Anche Victor, del resto, si trova in questa situazione e non ha
difficoltà ad ammetterlo.»
Da quando frequenta Marina Doria, Vittorio Emanuele ha cambiato anche
carattere. Certe spigolosità si sono smussate, certe irruenze si sono
moderate. Domandiamo al principe quali intenzioni ha nei riguardi di
questa ragazza, se ne ha mai parlato ai genitori, se ha mai pensato, prima
o dopo averla conosciuta, a sposare una principessa.
«Entro il 1963 prenderemo una decisione: o romperemo tutto o ci sposeremo.
Ormai ho ventisei anni e negli ultimi tempi ho riflettuto bene. Ancora
qualche mese e ne parlerò a mio padre. Finora non gli ho detto nulla
di Marina né dei sentimenti che nutro per lei, ma sono sicuro che il giorno
che lo farò la sua risposta sarà questa: «Se è per la tua felicità, fallo
pure.»
«Mia madre già sa. Abito con lei e quindi mi è più facile parlarle dei
miei problemi, tenerla al corrente dei miei progetti. Inoltre, spesso Marina
è nostra ospite a Merlinge, fa colazione con noi, è buona amica delle
mie sorelle. La mamma conosce Marina e in linea di massima è
d’accordo. Non è contraria: sono convinto anzi che è favorevole.
«Del resto, penso proprio di poter dire che la decisione ultima dipenderà
solo da me stesso. Ho sempre ascoltato e continuerò ad ascoltare i consigli
di mio padre, ma la decisione di sposarsi è una di quelle che occorre
prendere da soli, per la felicità di tutti.
«Quanto alla possibilità di sposare una principessa, è una questione che
non mi sono mai posto. Ne ho conosciute parecchie e non ne ho trovata
nessuna che mi abbia incantato. In confidenza devo dire che le veramente
belle sono poche. Scherzo, quello che penso davvero è che nel tempo
in cui viviamo sarebbe assurdo, per me come per chiunque altro, sposare
una donna solo perché è una principessa.»
Domandiamo a Vittorio Emanuele se estende questa concezione “progressista”
dei matrimoni principeschi anche alle sorelle. Sono note le polemiche
sorte a questo proposito; in particolare Maria Gabriella è stata
spesso “accusata” di nutrire idee simili a quelle di Vittorio.
«Le mie sorelle faranno bene a sposare l’uomo di cui saranno innamorate,
principe o no che sia.»
«Già che siamo in argomento ci tolga una curiosità, principe: che cosa ci
fu di vero, a suo tempo, sulla proposta di matrimonio fatta dallo Scià di
Persia a Maria Gabriella?»
«Non so nulla. In ogni modo penso che la diversità di religione sia stata
la causa principale del no al matrimonio.»
Chiediamo al principe di raccontarci la verità, una volta per tutte, sul famoso
incidente del 1962, quando per poco non perse la vita, insieme con
Marina, nell’automobile andata a schiantarsi contro un albero alla periferia
di Losanna.
«Innanzi tutto vorrei precisare, non per scagionarmi ma per la chiarezza,
che quella sera non ero ubriaco, come qualcuno ha detto. Avevo bevuto
mezzo whisky e dovetti recarmi da Ginevra a Losanna con Marina. Avevamo
appuntamento con alcuni amici che si preparavano a lasciare la
Svizzera per sempre. Poco prima di arrivare a Losanna, il fondo stradale
non era in perfette condizioni, pioveva e la mia automobile sbandò, finendo
contro un albero. Andavo a 70, forse 80 chilometri all’ora, non di
più.
«Quanto alle conseguenze dell’incidente, furono piuttosto gravi. Io, dopo
la degenza a Losanna, dovetti subire a Parigi una delicata operazione a
un ginocchio, che riuscì perfettamente. Anche Marina, dopo le difficoltà
dei primi tempi, fortunatamente si ristabilì in pieno. Ora sta bene, cammina
quasi normalmente, e molto presto, forse questa estate stessa, potrà
tornare a sciare sull’acqua.»
Decidiamo di chiarire, già che ne abbiamo l’occasione, altre due “voci”
sgradevoli corse sul conto di Vittorio Emanuele. «Che cosa ci fu di vero
», domandiamo, «nel suo flirt con la giovanissima americana Nicole
Le Vien, da lei conosciuta nel ’59 sulla Costa Azzurra e rivista in America
alla fine del 1960? E come andò la faccenda del tentato suicidio di
Antea Nocera, che per amor suo (almeno così fu scritto a suo tempo) si
buttò dalla finestra?»
«Il flirt con Nicole Le Vien non esistette mai. Fu una montatura
pubblicitaria organizzata dagli americani. Il giorno in cui partii per
l’Italia trovai all’aeroporto un sacco di fotoreporters, convocati non so
bene da chi. Nicole e suo padre mi accompagnavano; ci fotografarono
tutti e tre insieme e il giorno dopo lessi sui giornali che ero inanmorato
della giovane Le Vien mentre Dominique Claudel soffriva a Ginevra.
T«Qututea nftaon taads iAe.n tea Nocera, tengo a far sapere che non ci fu assolutamente
nulla di vero nella storia del suo “suicidio” per me. L’avevo conosciuta a
Ginevra e l’avevo rivista una sola volta. Quando avvenne l’incidente mi
trovavo a Cannes con Marina da due settimane. Non riesco ancora a capire
se fu Antea a dichiarare di essersi buttata dalla finestra per me, o se
fu qualcun altro ad inventarlo. In ogni caso il mio nome venne fatto a
sproposito.»