scienze

Il polonio? Si compra su internet.
Maurizio Blondet
03/12/2006
Il Polonio 210 in vendita sul sito United Nuclear con tanto di valigetta metallica Pssst….interessa del Polonio 210?
No, non occorre contattare agenti traditori dell’ex-KGB, contrabbandieri ucraini di bombe atomiche, terroristi di Al Qaeda, scienziati criminali che possono trafugare la sostanza dal laboratorio dove lavorano.
Tutto è più semplice: basta andare su internet al sito giusto.
E riceverete il vostro Polonio direttamente dagli stati Uniti.
In elegante scatoletta cilindrica gialla, a 69 dollari più spese postali.
Fate la prova.
Andate su Google e battete «United Nuclear».
E’ una ditta di Sandia Park, New Mexico, che vende per corrispondenza «scientific equipments and supplies», ossia attrezzature e componenti da laboratorio chimico, fisico o nucleare.
C’è proprio tutto.
Dai «vetri e provette da laboratorio» ai «marcatori invisibili ultravioletti», dai «magneti» alla «trinitite» (il minerale che resta dopo un’esplosione atomica), dai «database pirotecnici» ai più vari «reattivi chimici», fino ai poster colorati con la tavola periodica degli elementi di Mendeleyef: tutto ciò che può attrarre un aspirante piccolo chimico o un grande terrorista tecnologico.
Ma resistete alla tentazione, e andate dritti alla sezione «nuclear & radiation».
Lì, tra le varie golose offerte tipo «minerale d’uranio» (offerto a vari gradi di radioattività, prezzo minimo dollari 30), «contatori Geiger», «Componenti per raggi X», «Pillole anti-radiazioni» e «Vestiario protettivo», cliccate su «Isotopi radiattivi».
Si apre una pagina che festosamente annuncia: «Se cercate fonti di radiazione pulite, accurate e certificate, eccole qui. Non è richiesta licenza della National Regulatory Commission. Tutti i nostri isotopi sono in libera vendita al pubblico».
Potete scegliere tra quelli che emettono solo raggi Gamma (Cadmio 1109, Cobalto 57, Manganese 54), le fonti di raggi Beta (il terribile Stronzio 90 e il Tallio 204), gli «emittenti di radiazioni multiple» (raccomandato il Cesio 137 a vari gradi di potenza).
Ma se volete il vostro Polonio preferito, cercate tra quelli che emettono solo radiazioni Alfa: eccolo lì in vendita, con elencate le sue caratteristiche nucleari: emi-vita di 138 giorni, energia 3504.5 KeV, qualunque cosa voglia dire.



Potete comprarlo anche subito, a fianco c’è persino l’icona del tipo «aggiungi al carrello», come usa in tutti i supermercati elettronici, da Amazon o Ebay.
Anzi no: «Scusate, non spediamo isotopi all’estero», dice un annuncio.
E c’è anche una «informazione speciale sul Polonio 210» che recita così: «A seguito delle recenti notizie sull’uso del Polonio come veleno, è importante correggere le molte informazioni errate che i media hanno fornito al pubblico. Le quantità di Polonio 210 e di ogni altri isotopo che vendiamo sono in dosi ‘quantità esente’. Ossia quantità non pericolose, ed è questo il motivo per cui la NRC, Nuclear Regulatory Commission, ne consente la vendita senza alcuna licenza.
Per dotarvi di una quantità tossica, dovreste acquistare 15 mila delle nostre confezioni di Polonio 210, al costo di circa un milione di dollari. Esistono decine di materiali più velenosi, come la Ricina e l’Abrin, che sono facili da produrre e non lasciano tracce né radiazioni. Benchè il Polonio come veleno funzioni (è 100 milioni di volte più tossico del cianuro), non è la scelta migliore per avvelenatori».
Seguono altre interessanti informazioni.
Caso mai qualche terrorista o spia pensasse di andare a svaligiare il magazzino della ditta per trafugare grandi quantità del veleno, la United Nuclear avverte: «Come ogni altri distributore di isotopi, non teniamo gli isotopi nei magazzini. Tutti vengono fatti su ordinazione da un reattore autorizzato di Oak Ridge, Tennessee. Tutti i nostri isotopi sono prodotti freschi, e spediti rapidamente al cliente per garantire la più lunga emi-vita possibile».
Già, perchè gli isotopi sono come la frutta e lo yoghurt: vanno usati freschi.
Ciò vale specialmente per il Polonio 210, che ha una emivita di 138 giorni soltanto, ossia che in 138 giorni dimezza la sua radioattività, e metà della sua massa di trasforma in un materiale inerte: il bismuto da cui è stato ottenuto per bombardamento nucleare.
In confronto, spiega il sito americano, «Americio 241 è tossico come il Polonio, emette radiazioni Alfa allo stesso modo, ed ha una emivita di 450 anni. E se ne trova in abbondanza in ogni rilevatore di fumo nel vostro ufficio».
Già, perché nei rilevatori anti-incendio che costellano i soffitti degli uffici americani la sostanza-chiave è l’Americium.
Che dire?



In questi giorni, tutti i media ci hanno spiegato che Alexander Litvinenko, l’ex spia dell’FSB avvelenata a Londra, non può essere stato ucciso che per ordine di Putin, perché solo i russi possono disporre del Polonio.
Le Monde è giunto a scrivere che in Russia se ne producono 100 grammi l’anno, ed è probabilmente vero: i russi usano questo isotopo come «riscaldatore» nelle loro navicelle e satelliti spaziali esposti al gelo interplanetario; perché oltretutto il Polonio 210 emette spontaneamente calore, e quando arriva a 55 gradi comincia ad evaporare.
Sono tutte caratteristiche che rendono il Polonio assai sconsigliabile per servizi segreti con licenza d’uccidere, tanto più che lascia tracce radioattive un po’ dappertutto: è come lasciare le impronte digitali sul luogo del delitto.
Ma ogni altro Paese che abbia qualche laboratorio di tipo nucleare può produrlo.
Anzi secondo Evgheni Adamov, ex ministro russo dell’energia atomica intervistato da Novosti, «Può produrlo qualunque persona senza specifica competenza chimica».
E come?
Senza bisogno di bombardare con particelle nucleari il bismuto?
«La produzione è così facile che è meglio non parlarne sui media», taglia corto Adamov, «equivarrebbe a fornire i metodi di produzione a terroristi e malintenzionati».
In ogni caso, come abbiamo visto, negli Stati Uniti il Polonio, in quantità permesse, lo vende la United Nuclear.
«Una o due dosi ogni tre mesi», dice il titolare della ditta, Bob Lazar.
Un personaggio singolare a suo modo: migliaia di ufologhi e cacciatori di dischi volanti in tutto il mondo conoscono il suo nome.
Anni fa, Bob Lazar sostenne di aver lavorato nella celebre «Area 51» del deserto del Nevada e di aver visto lì una navicella spaziale aliena in un hangar, e scienziati americani che cercavano di capire come funzionasse.
Ma questo è tutt’un altro mistero.
In ogni caso, il passato ufologico di Lazar migliora le vendite della sua ditta.
Ultima delle sue offerte speciali: «La tazza da caffè al Polonio», una normale tazzona da caffè americano con la scritta: «Pericolo, contiene Polonio 210 in sospensione liquida».
Oggetto che dovete assolutamente avere, dice l’annuncio, «se possedete un senso distorto dell’umorismo».
Al prezzo di dollari 10, più spese postali.
Cliccare per credere al seguente indirizzo http://www.unitednuclear.com/mugs.htm.

Post scriptum
Dopo la pubblicazione dell’articolo qui sopra su La Padania del 2 dicembre, ho appreso altre curiose nozioni sul Polonio.
Questo isotopo è soggetto a speciale sorveglianza della IAEA, l’agenzia ONU che vigila sulla proliferazione delle armi atomiche, e la sua produzione è vietata in forza dei trattati NPT.
Ciò perché un composto di Polonio-Berillo come emittente di raggi Alfa è stato usato dai sovietici come «iniziatore» della reazione nelle bombe al plutonio.
L’ambasciatore USA all’ONU, l’ebreo John Bolton, ha ripetutamente accusato l’Iran di produrre Polonio; la IAEA non ha mai trovato traccia di questo materiale nelle sue ispezioni in Iran, benchè - come ha insegnato il caso Litvinenko - sia una sostanza che lascia tracce radioattive vistosissime. Ma come «iniziatore», dato il suo breve tempo di dimezzamento (138 giorni), il Polonio deve essere prodotto «fresco» ogni pochi mesi e sostituito nella testata con quello vecchio.
Pochi Paesi perciò si ritiene usino ancora il Polonio a scopi militari.
I reattori russi del resto sono, almeno per la maggior parte, soggetti alle ispezioni IAEA.
Nessuna centrale atomica israeliana è invece ispezionata: Israele non ha aderito ai NPT e non consente nessuna vigilanza sui suoi impianti.
Un lettore ha avanzato un’ipotesi: che quel materiale a Londra servisse per costruire una bomba «sporca» (esplosivo convenzionale arricchito di materiale fortemente radioattivo) in un attentato false flag da attribuire al terrorismo islamico, allo scopo di rinfrescare l’allarmismo tipo 11 settembre necessario per proseguire la guerra infinita.
Ma che qualcosa sia andato storto, provocando la contaminazione degli agenti e degli individui che stavano preparando l’ordigno.
E’ una tesi per cui non c’è, e forse non ci sarà mai, una prova.
Ma penso sia degna di essere presa in considerazione.

Maurizio Blondet




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