Segolène è antisemita. E Papà Natale, nazista
Maurizio Blondet
06/12/2006
Segolène RoyalE’ partito il «trattamento Putin» per Segolène Royal: una frenetica campagna di stampa internazionale per screditarla, dipingerla come inaffidabile, e soprattutto non abbastanza amica di Israele.
Tutti i giornali che contano nella «destra» europea la attaccano perché, nel suo recente viaggio in Medio Oriente, ha «parlato con Hezbollah», i «terroristi».
E' andata così: a Beirut, la candidata socialista incontra i membri della commissione esteri del parlamento libanese.
Tra essi arriva Ali Ammar, un deputato eletto e membro dell’ufficio politico di Hezbollah, che è appunto un partito fortemente rappresentato alla camera.
Il quale, parlando in arabo, paragona le azioni della «entità sionista» al «nazismo che ha occupato la Francia». (1)
Segolène, quando riprende la parola, esprime il suo disappunto per la parola «entità», e dice che si dovrebbe dire «Stato».
Ma tace sul paragone col Terzo Reich.
Apriti cielo: cattiva, cattiva, strillano i giornali che contano.
E subissano la peccatrice, perché si penta e faccia ammenda. Segolène ripete: «Non ho sentito questa frase», ed è possibile, visto che il colpevole parlava arabo e può darsi che il traduttore simultaneo abbia addolcito la proposizione.
Ma non basta ancora: pentiti, copriti il capo di cenere!
Alla fine Segolène si irrita e scandisce: «Nessuno mi impedirà di continuare a dialogare con dei rappresentanti eletti democraticamente».
Scandalo.
Orrore.
Stracciamento di vesti mediatico.
Dà il via all'attacco il Consiglio delle Istituzioni Ebraiche di Francia (CRIF), esprimendo «sdegno e condanna» per il fatto che Segolène semplicemente «parli con Hezbollah».
Immediatamente Dominique Voynet, leader dei verdi ecologisti francesi, «condanna e deplora». Condannano, deplorano, esprimono sdegno in TV e sui giornali moderati tutti, nessuno escluso, i capintesta delle formazioni gaulliste e moderate e di destra.
Ma fra tutte vale la pena di riportare per intero il comunicato del portavoce di Nicolas Sarkozy, il candidato ebreo della destra: «Accettare di parlare con un membro di Hezbollah, organizzazione che vuole la distruzione di Israele, che ha provocato e sferrato la guerra contro Israele entrando nel territorio israeliano e catturando ostaggi [si tratta dei soldati armati e in uniforme penetrati in realtà nel territorio libanese, ndr.] è stato già un errore», si legge: «Lasciare insultare senza reagire gli alleati e gli amici della Francia, come Stati Uniti e Israele, è un altro errore, e pesantissimo».
Una copia perfetta della propaganda sionista.
Fatto sta che, passata in Israele e a Gaza, Segolène (che ha sposato un ebreo, Francois Hollande) ha prudentemente evitato di incontrare rappresentanti di Hamas - benchè «democraticamente eletti» - ha incontrato solo Abbas, ha cenato con la ministra degli Esteri giudaica, ha visitato il memoriale della Shoah, insomma ha compiuto tutti i gesti prescritti dall’unica vera religione rimasta.
Ma non è bastato.
Ormai gliel’hanno giurata.
L’attacco alla Royal è cominciato in America.
Sul New York Times, uno dei tanti editorialisti ebrei del giornale (che ha solo editorialisti ebrei), John Vinocur (2), l’ha derisa come «grottesca» e «dilettante» per la sua tournée in MedioOriente; le ha rimproverato l’intenzione di «voler parlare con Hamas, che vuole distruggere Israele», e l’ha bocciata, preferendo evidentemente «il riformatore [sic] Nicolas Sarkozy».
Ha anche paragonato Segolène ad Hillary Clinton, la candidata presidenziale più probabile dei democratici – «due donne candidate, ma la somiglianza finisce lì», dice Vinocur.
E cita con grandi lodi la seguente proclamazione di Hillary: «L’America appoggerà sempre Israele nei suoi sforzi di mandare il messaggio ad Hamas, Hezbollah, ai siriani e agli iraniani, a tutti coloro che vogliono il dominio e la morte anziché la vita e la ragione: noi non permetteremo che questo accada, e faremo tutti i passi necessari».
Il che consente a Vinocur di dire che la Clinton mantiene «l’opzione militare americana verso Teheran».
Non come la Royal, che invece vuole il «dialogo» di cui vuole essere «la facilitatrice».
Qui risuona evidente la caratteristica mentalità ebraica: sono accettabili solo quei capi di stato e di governo esteri che mettono l’interesse d’Israele al disopra di quello del proprio Paese, e della propria dignità.
Segolène dunque ha contro la lobby, in quanto «antisemita».
La lobby europea del resto ha anche arrestato Babbo Natale come nazista.
L’incredibile è accaduto in Germania: una catena di supermercati, la Rossman, aveva messo in vendita statuette di Santa Claus con il braccio puntato in alto: col dito teso e la faccia barbuta rivolta al cielo, evidentemente come ad indicare la stella cometa.
Ma la comunità giudaica ha protestato, sostenendo che il Babbo Natale faceva il saluto hitleriano. La Rossman ha dovuto ritirare il pericoloso simbolo nazista da 1200 punti vendita, e assicurare che distruggerà tutte le statuette.
Salutare a braccio teso, in Germania, è un crimine che viene punito con il carcere.
Chi volesse giudicare da sé cosa fa il Babbo Natale tedesco, può vederlo al sito http://www.bild.t-online.de/BTO/news...azi-gruss.html.
Maurizio Blondet
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Note
1) Isabelle Mandraud, «Mme Royal critiquèe à Paris, bienvenue au Proche-Orient» , Le Monde, 5 dicembre 2006.
2) John Vinocur, «Two women candidates: the likeness ends there», New York Times, 5 dicembre 2006.
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