Originariamente Scritto da
tolomeo
Biagi, la legge dalle uova d’oro
Lo straordinario caso dell’Italia, dove l’occupazione cresce più del pil
Ci vorrà qualche tempo per studiare le modalità più recenti di un fenomeno, che sta diventando sempre più straordinario, quello della crescita dell’occupazione in Italia, a un ritmo sistematicamente superiore a quello del tasso di crescita del prodotto nazionale, con un andamento assoluto e percentuale in contro tendenza rispetto al resto dell’economia europea. La dinamica del terzo trimestre del 2006 ha superato ogni previsione: rispetto al terzo trimestre del 2005 vi sono stati 459 mila occupati in più, vale a dire il 2 per cento. E ciò mentre il tasso di crescita del pil, era nel terzo trimestre di quest’anno attorno all’1,7. La maggiore crescita dell’occupazione si è registrata fra le donne, gli anziani, gli stranieri, ossia le fasce più deboli e marginali. E ha riguardato soprattutto i contratti atipici, ossia quelli che sono stati resi possibili dalla riforma Treu del 1997 e dalla legge Biagi della scorsa legislatura, che hanno reso più flessibile il mercato del lavoro. La riduzione della disoccupazione che questo grandioso afflusso di lavoratori marginali ha generato è stata molto minore, proprio perché si è trattato di forza lavoro marginale,che non faceva parte del mercato del lavoro non sperando di trovare occupazione. L’offerta di lavoro infatti è aumentata di 200 mila unità, rispetto allo stesso periodo del 2005. E la disoccupazione, destagionalizzata, è scesa solo dello 0,1 al 6,8 per cento contro il 6,9 del secondo trimestre. Ma il tasso di occupazione della popolazione fra i 15 e i 64 anni è passato dal 57,4 per cento al 58,8 per cento. Inoltre si registra anche un aumento dell’occupazione “tipica” a tempo indeterminato, trainata dalla atipica. La linea della Cgil, di Rifondazione e dei Comunisti italiani di avversione al cosiddetto precariato cioè all’occupazione atipica, nella sua apparente socialità danneggia le fasce più deboli della forza lavoro e non dà alcun vantaggio a quelle più forti, mentre è certamente dannosa all’economia. Infatti se il pil del 2006 ha potuto rimbalzare da una crescita di zero allo 1,7-8 e l’export ha potuto fruire subito dei mercati favorevoli, ciò si deve anche al lavoro flessibile. Il governo deve stare bene attento a non strangolare la gallina dalle uova d’oro.