Si intende per monarchia quel sistema di governo della cosa pubblica che si incardina stabilmente su una singola persona fornita di poteri appunto monarchici. Ovviamente non è sufficiente il governo monocratico per aversi la monarchia, può aversi anche governo monopersonale non monarchico (il capo di un governo repubblicano a regime “presidenziale” ) e di contro governo monarchico pure se sfornito della effettività dei poteri di governo (monarchia “costituzionale”).
Con monarchia si intende così – nella complessa formazione storica dell’istituto – un regime sostanzialmente, ma non esclusivamente monopersonale, basato sul consenso, generalmente costituito su base ereditaria e fornito di quelle attribuzioni che la dottrina definisce col termine sovranità. Una somma di caratteristiche di derivazione storica e tradizionale modellano l’istituto monarchico nei diversi tempi e nelle diverse esperienze locali e territoriali. La semplicità e l’effettiva efficacia storica dell’istituto spiegano il suo straordinario successo nel tempo e fanno sì che le esperienze statuali europee abbiano praticamente avuto tutte a loro fondamentale matrice la monarchia, e che laddove ha potuto identificarsi in una monarchia nazionale ha compiuto sostanzialmente opera fin qui definitiva. In Italia è merito fondamentale della Dinastia sabauda aver realizzato l’unità nazionale nella sua dimensione territoriale e istituzionale, coronando in tal modo la propria vocazione italiana, risalente a mezzo millennio fa, con le gesta di Emanuele Filiberto.
Per aversi un regime monarchico occorre l’esistenza di una persona stabilmente al vertice dell’organizzazione statuale con caratteri di perpetuità e di irrevocabilità: il monarca è tale dal momento della sua elevazione al trono alla sua morte, salvo il caso della volontaria abdicazione. Nella prevalente e più matura tradizione monarchica europea ( ma anche extraeuropea) il re deriva il suo potere originariamente, per diritto di nascita, l’elevazione al trono avviene per successione e quindi scaturisce da un attributo personalissimo del soggetto o, allargando il cerchio, della sua famiglia.
Il re è colui che è generato da un altro re o designato per linea collaterale dalla famiglia che detiene il potere monarchico. L’accessione alla monarchia per successione è la forma più recente dell’istituto: in età romano-barbarica e feudale era sistematico il ricorso al metodo dell’elezione, che tuttavia tendeva a concentrarsi sistematicamente sui membri di una o di poche famiglie. L’irresistibile tendenza della monarchia nell’identificarsi con un determinato nucleo familiare appare dunque operante fin dai primissimi anni del medioevo.
Questo perché la monarchia si basa normalmente sul consenso; consenso ben meritato dal sovrano da parte del suo popolo, che tende naturalmente a consolidarsi nei figli e nei discendenti, e che si esprime non solo in termini fideistici, ma anche in termini di mantenimento e di continuità dello stesso popolo. Consenso che, essendo la base delle fortune della monarchia, è stato anche la base del processo formativo ed unificatore dello Stato. In Italia l'impresa del popolo e l’azione di Casa Savoia coincisero e si intrecciarono inestricabilmente, dando titolo di legittimità storica alla monarchia sabauda, ed è questo il titolo che ne sancisce la superiorità civile e politica rispetto alle altre dinastie ed autorità presenti nella penisola durante la fase che anticipa, prepara e sviluppa il Risorgimento. Ed è un titolo che da solo basta a superare, compensare e controbilanciare ogni eventuale fatto negativo, qualunque colpa, errore, persino delitto che si possa attribuire a Casa Savoia.
(continua)