Ci si chiede il motivo di un accanimento tale al Presepe come quello di questi giorni pre-natalizi. È come se si volesse abbattere una tradizione che perdura dal XIII secolo (iniziata in Umbria da San Francesco d’Assisi e poi divulgatasi nei secoli anche nelle altre regioni peninsulari ed insulari, come quella napoletana e siciliana) e che, tra l’altro, ha dato vita a vere e proprie opere d’arte, dei modelli in miniatura di una miriade di stili di vita; il Presepe è diventato espressione di come l’uomo veda il mondo intorno a sé e di come percepisca il divino.

Il Presepe, però, è anche il simbolo ineccepibile della famiglia: una donna, un uomo, un bambino; la società che si rinnova; l’uomo che si evolve, che trasferisce sé stesso nel futuro del mondo e che vi inscrive indissolubilmente il proprio nome con il sangue e la carne della sua carne, non solo attraverso il proprio nome, come accade, ad esempio, per i grandi scopritori scientifici.

Sociologicamente parlando, la famiglia è senza dubbio la cellula della società. La società ha bisogno di rigenerarsi di continuo, proprio come un organismo vivente. Le parti di questo organismo che non si rigenerano, ma che muoiono come tutte le cellule, danno vita a dei vuoti, monito di sofferenza per l’organismo stesso che rischia di implodere.

Presupposto questo, come non notare la concomitanza tra l’accanimento ‘anti-Presepe’ odierno e la prossima probabile approvazione delle leggi sui PACS anche per gli omosessuali? Come non notare che l’immagine di una famiglia che possa crescere, che possa incrementare e sostenere la società, venga messa spudoratamente in ombra?

L’omosessualità, oggi, ci viene proposta in tutte le salse, come si trattasse di una moda in voga, come per un capo d’abbigliamento o un paio di scarpe (e credo debbano sentirsi offesi in primis proprio gli omosessuali, per questo)… Basti guardare le pubblicità in TV su profumi, orologi, liquori o capi d’abbigliamento stessi: l’omosessualità è ostentata, è ‘normalizzata’. Il rapporto tra due omosessuali è messo sullo stesso gradino di quello di una famiglia ‘normale’, se non addirittura più in alto… Con questa idea sviluppatasi dell’omosessualità, è perfettamente possibile intendere lo stesso come un fenomeno di scelta soggettiva (un po’ come si scelgono i gusti del gelato…), nonostante i gusti sessuali siano effettivamente orientati verso il sesso opposto. Spiego: la pubblicità induce il potenziale consumatore a consumare: non vi è una domanda da parte del potenziale consumatore che richieda quel dato prodotto; la pubblicità induce l’utente a credere di non poter vivere senza un determinato prodotto o stile di vita, anche se, effettivamente, non si ha un reale bisogno di acquisire quel dato bene o servizio. L’omosessualità così pubblicizzata sta, a modesto parere del sottoscritto, ‘commercializzandosi’ come un ‘nuovo’ stile di vita normalissimo, interessantissimo ed alternativo alla ormai scontata, noiosa, solita famiglia ‘tradizionale’, e ciò al di là del proprio e naturale gusto sessuale.

Come affermano diversi psicologi (tra cui il presidente della National Association of Research and Therapy, Joseph Nicolosi), “la condizione [dell’omosessualità] sembra svilupparsi come risultato delle relazioni familiari, delle vicissitudini della vita e, in alcuni casi, c'è una predisposizione genetica o un'influenza sullo sviluppo prenatale, che può distorcere la successiva identificazione sessuale della persona. Ma gli omosessuali non sono così dalla nascita, a dispetto della falsa impressione data dai mass-media con il sostegno degli attivisti gay. In realtà nessun eminente ricercatore sostiene che la biologia faccia di più che preparare la base per lo sviluppo dell'omosessualità. Natura e ambiente lavorano insieme”.

Purtroppo, chi si definisce amante della scienza, un ‘illuminato’, trascura o dà (paradossalmente) un’infima rilevanza alla scienza (psicologica, sociologica, ecc.), quando poco gli conviene, ed un problema fondamentalmente causato da un ambiente di vita viene ‘normalizzato’ ed, anzi, incoraggiato… Paradosso dell’umanità.