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    Post La precarietà nei call center si può (ab)battere!

    Nonostante l’arroganza aziendale, nonostante la circolare Damiano,
    nonostante Cgil, Cisl,Uil e nonostante Confindustria…
    La precarietà nei call center si può (ab)battere!

    Il 12 dicembre 2006 è una data che, senza presunzione, si può definire significativa. È sicuramente così per le lavoratrici di Team Promotion, azienda operante in outsourcing per conto di Elitel, che ha sua volta lavora per il Gruppo Telecom. Queste lavoratrici, da più di un anno hanno iniziato una lotta contro il loro licenziamento e contro la precarietà della loro assunzione e del loro lavoro, in quanto Co.Co.Pro. Ebbene, nella giornata di oggi la prima vertenza intentata da una delle lavoratrici in lotta ha visto la giudice (dott.ssa Porcelli), conosciuta nell’”ambiente” per non avere idee di sinistra, ha dato torto all’azienda, dichiarando illegittimo il contratto a progetto, che invece, sempre a detta della magistrata, deve essere considerato a tutti gli effetti un contratto a tempo indeterminato. Per avere un quadro chiaro della complessività del dispositivo della sentenza e capire sia tutte le conseguenze pratiche per la lavoratrice, sia il valore d’so che se ne potrà avere in prospettiva dovremo aspettare sia l’emissione scritta della sentenza (tra circa 2-3 gg.), sia le motivazioni della stessa, che non saranno disponibili prima di un mese. Tuttavia è evidente la portata dirompente di questa sentenza, per più motivi e su vari piani:
    Sul piano specifico, questa sentenza scardina l’impianto organizzativo di aziende come Team Promotion, o la stessa Elitel, che fanno ricorso – come hanno candidamente ammesso in sede processuale gli stessi dirigenti e avvocati delle imprese citate – completamente o in gran parte a collaborazioni a progetto, obbligandoli ad utilizzare rapporti di lavoro subordinato normati da contrattazione collettiva nazionale (almeno fino a quando non tenteranno di mettere anch’essa fuori gioco). Ciò anche alla luce delle altre vertenze in piedi promosse dalle altre lavoratrici di Team Promotion che, sulla base di questo precedente, potrebbero ulteriormente peggiorare la situazione aziendale, i cui dirigenti hanno già sussurrato minacce di chiusura del call center (dovranno andare a spiegarlo a tutte le lavoratrici che lasceranno eventualmente a casa…);
    Sul piano più generale, essa rappresenta un precedente di somma importanza nella battaglia che i lavoratori e le lavoratrici precari/e dei call center stanno conducendo per migliorare le proprie condizioni, perché avviene qualche mese dopo la circolare Damiano (che aveva relegato tutti gli operatori “outbound”, come le lavoratrici di Team Promotion, nell’inferno del lavoro a progetto, con il benestare dei sindacati confederali e di Confindustria), mettendola praticamente già fuori gioco. In questo senso la valenza politica di questa sentenza, supera in qualità l’esito stesso dell’ispezione INPS in Atesia, peraltro già disinnescata dal TAR negli scorsi giorni, rafforza però le ragioni dei lavoratori stessi di Atesia;
    Infine, sul piano nazionale, pensiamo che la socializzazione dell’esperienza di questa lotta, che non si è basata solo sull’aspetto meramente giuridico, ma che è partita e si è sviluppata con iniziative di lotta, presidi, volantinaggi, fermate di protesta ecc., possa rappresentare un insegnamento utile per tutta la classe lavoratrice che lotta contro tutte le manifestazioni della precarietà e dello sfruttamento che padroni e istituzioni applicano nei luoghi di lavoro.
    Senza facili entusiasmi (abbiamo vinto solo la prima partita)e coscienti che la strada è lunga, vogliamo però socializzare questa prima grande vittoria, non scontata. Non sappiamo le cause che hanno portato la giudice ad emettere questa sentenza (anche se una analoga era già stata emessa qualche mese in un altro settore lavorativo) e tutto sommato neanche ci interessa più di tanto. Vogliamo però pensare a questa prima vittoria come il risultato innanzitutto della tenacia, della determinazione e della compattezza delle lavoratrici che hanno iniziato la lotta, e anche della solidarietà e del sostegno che altri lavoratori hanno manifestato in questi mesi. A dimostrazione che, nonostante tutto e tutti,
    SOLO LA LOTTA PAGA !

    Le lavoratrici in lotta di Team Promotion

  2. #2
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    Ottimo, ottimo! Di fronte alla oramai sempre più consisente evanescenza dei diritti minimi nel campo del lavoro precarizzato, di fronte all'abbandono sostanziale della classe politica del precariato (che ne parla solo come arma per spostare l'elettorato), difronte alla continua calata di braghe dei sindacati solamente l'unità nella lotta diretta e non mediata dei lavoratori può pagare.
    Dovremmo far pervenire a questi lavoratori il manualetto che postai tempo fa qui dentro di lotta anarcosindacale diretta dell'IWW.
    Dovremmo forse cominciare a parlare oltre che di democrazia diretta in senso strettamente politico anche di possibilità di democrazia diretta sindacale perchè a quanto pare i lavoratori si stanno organizzando da soli senza più attendere alcun deus ex machina.

    A luta continua

  3. #3
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    Il fatto di essere "consiliaristi", secondo il mio modesto parere, significa andare oltre l'enunciato "democrazia diretta", che attiene più alla dimensione politica statale. Portando ati la tesi consiliarista, potremmo ragionare anche sul discorso che fai tu e che sta facendo Esmor nell'altro 3d che ho aperto ieri, sulle lotte dei lavoratori, nella gestione autonoma dell'industria...

    Viva i Consigli di Fabbrica!

    Viva i Consigli Municipali!

 

 

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