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Risultati da 1 a 10 di 119
  1. #1
    WHY SO SERIOUS?
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    ASCOLI PICENO. CERTI UOMINI NON CERCANO QUALCOSA DI LOGICO, COME I SOLDI. NON SI POSSONO NE' COMPRARE NE' DOMINARE. NON CI SI RAGIONA E NON CI SI TRATTA. CERTI UOMINI VOGLIONO SOLO VEDER BRUCIARE IL MONDO.
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    Predefinito Battaglie nella Storia.

    Qual'è stata secondo voi la più storica battaglia?
    Noi siamo i padroni.
    Noi siamo gli schiavi.
    Siamo ovunque
    e da nessuna parte.
    Regniamo sui fiumi di porpora.

  2. #2
    NonNobisDomine
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    manca el alamein

  3. #3
    Cattolico Tradizionalista
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    Provincia di Lecce - Il mondialismo è una statua di cera, Lady U$A non mi farò mai ammagliare dalla tua bandiera
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    beh...indicare una sola preferenza è veramente riduttivo...
    Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui.

  4. #4
    Wir bleiben Braun!
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    Pistolero, bounty killer...un brutto cliente-vi farete le donne che sono state mie vi prenderete anche tutte le mie malattie-MICHAEL REGENER LIBERO!-
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    Ho votato per la battaglia di Berlino, tragica, epica e disperata.

  5. #5
    NonNobisDomine
    Ospite

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    cmq ne ho votata una....

    chissa quale ?!?!?

  6. #6
    NonNobisDomine
    Ospite

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    bisognava farlo pubblico....era + divertente!

  7. #7
    WHY SO SERIOUS?
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    Predefinito Battaglia di Kadesh

    Data: 1286 a.C. (circa)
    Luogo: Kadesh (città Hittita)
    Eserciti contro: EGIZI e HITTITI
    Contesto: Lotta di predominio
    Protagonisti: faraone RAMSES II e re degli Hittiti MUTWALLI


    ANTEFATTO DELLA BATTAGLIA.

    Mutwalli , re degli Hittiti cercava di espandere la sua influenza sulla Siria in contrasto con quella egizia. In questo quadro uno dei principi vassalli degli Egizi, Amurru, passò agli Hittiti. Il Faraone Ramses II allora, organizzò un grande esercito e mosse contro gli Hittiti per recuperare il suo predominio.

    IL CARRO DI GUERRA.

    Gli eserciti erano composti, per la grande maggioranza, da fanti ma l'arma vincente erano i carri di battaglia che dominarono la storia militare per tutto il secondo millennio a.C.: trainato da un cavallo (o anche da due) portava due uomini, uno alla guida e uno combattente. I carri operavano in formazioni numerose e sfondavano e scompaginavano le file nemiche. La loro funzione è stata paragonata a quella dei carri armati nella Seconda Guerra Mondiale

    DESCRIZIONE DELLA BATTAGLIA.

    Il faraone aveva devastato tutte le città che erano alleate degli Hittiti. Fra i molti prigionieri alcuni riferirono che Kadesh era scarsamente difesa. Ramses quindi pensò di prendere facilmente quella città e vi si diresse con una parte delle truppe e la sua guardia personale. Avanzò incautamente lasciando per di più la maggior parte dei carri nelle retrovie : all'improvviso fu assalito e circondato da forze preponderanti: infatti gli Hittiti avevano nascosto tutto il loro esercito dietro la città e presero di sorpresa gli avanzanti Egizi. Una formidabile onda urto di 2.500 carri di guerra si abbatté sulle file egizie. La guardia del faraone, costituita naturalmente dai migliori combattenti , si strinse intorno al sovrano e resistette eroicamente, decisi a morire tutti ma non a permettere che il Faraone, il dio vivente, cadesse di fronte ai suoi nemici. Anche il resto delle truppe si batté impavido. Malgrado la preponderanza delle forze, gli Hittiti non riuscirono a superare la disperata resistenza degli Egizi. Alla fine arrivarono precipitosamente altre forze egizie: a questo punto gli Hittiti preferirono ritirarsi e non rischiare una battaglia dall'incerto esito.

    INTERPRETAZIONE EGIZIA.

    Ramses commise molti errori ed espose il suo esercito al rischio di una sconfitta disastrosa. Credette infatti ai disertori Hittiti, quasi certamente manovrati ad arte che davano per poco difesa Kadesh mentre invece c'era l'intero esercito Hittita in agguato, si lanciò in modo avventato alla sua conquista probabilmente per sete di prestigio personale e, cosa ancora più grave, frazionò il suo esercito che fu così colto di sorpresa dagli Hittiti. I combattenti egizi invece mostrarono grande valore e coraggio riuscendo a capovolgere la situazione e ad uscire sostanzialmente indenni dalla trappola in cui il suo avventato capo lo aveva cacciato. In analoghe circostanze molto condottieri sono stati esautorati, qualcuno anche giustiziato.

    Ma la propaganda governativa fu tanto abile da dare una interpretazione, che pur sostanzialmente rispettosa dei fatti, tuttavia ne capovolgeva il senso. Il Faraone infatti si attribuì tutto il merito: da solo, in quanto figlio e fratello di Dei, egli stesso Dio, aveva affrontato il nemico, senza i suoi fanti e i suoi carri ed aveva riportato la vittoria. Così il responsabile di tutti gli errori diveniva l'eroe della giornata.

    Niente di meschino: si badi in Egitto il Faraone era il Dio vivente: senza la sua autorità l'Egitto sarebbe caduto nel disordine, nell'anarchia, nella rovina: il Faraone non può sbagliare, e se può sembrare che ha sbagliato è stato solo per mostrare la sua divinità a sudditi e nemici.

    Gli antichi Egizi avevano poco da invidiare ai nostri esperti di mass-media.

    CONSEGUENZE DELLA BATTAGLIA.

    Kadesh non può considerarsi una di quelle battaglie che hanno deciso la storia dell'umanità e i suoi effetti furono relativamente modesti. Hittiti ed Egizi arrivarono a un accordo che riconosceva lo status quo ed in seguito suggellarono un patto di pace e alleanza anche con vincoli matrimoniali fra le due case regnanti. Questo accordo fu dovuto anche e soprattutto al timore dell'espansione della potenza degli Assiri che minacciava ambedue i regni.

    Nel complesso, l'esito della guerra fu favorevole agli Hittiti: la grande spedizione egizia infatti non aveva raggiunto alcun risultato concreto e anche Amurru restò alleato agli Hittiti.

    Va notato che, poco dopo, intorno al 1200 a.C., la civiltà degli Hittiti fu travolta dall'invasione dei "popoli del mare" e sparì dalla storia per mai più risorgere e se ne perse perfino il ricordo. A stento gli Egizi riuscirono a salvarsi a loro volta da questa invasione.

    CENNO SUGLI HITTITI.

    La fama della civiltà egizia (come di quella assiro- babilonese) è stata sempre grande. Molto meno noti invece sono gli Hittiti: ci pare quindi opportuno darne qualche cenno.

    Di stirpe indoeuropea, si stabilirono nell'Anatolia meridionale agli inizi deI secondo millennio a.C. e costituirono uno stato a carattere feudale: il re era il primo guerriero e non il figlio di Dio. I caratteri della loro civiltà, (ad esempio il tipo di scrittura) furono sostanzialmente una rielaborazione originale della cultura babilonese.

    La loro potenza arrivò al culmine dell'espansione all'epoca della battaglia di Kadesh ma, come abbiamo altrove accennato, la loro civiltà fu travolta intorno al 1200 a.C. dall'invasioni dei "popoli del mare".Gli Hittiti caddero nell'oblio per circa 3.000 anni; di essi infatti non ebbero conoscenze i Greci e Romani e pertanto nemmeno il mondo europeo. Solo in epoca recente gli studiosi ne hanno ritrovato le tracce rinnovando il ricordo di un popolo che per 700 anni costituì una delle più importante civiltà antiche.

    SCENA EGIZIA RAPPRESENTANTE LA BATTAGLIA DI KADESH.



    A sinistra in alto la città di Kadesh circondata dal fiume Oronte . Da sinistra gli Hittiti che attaccano con fanteria e carri, a destra gli Egizi e, in grande, la figura del Faraone che domina tutta la scena.


    TESTO EGIZIO DESCRIVENTE LA BATTAGLIA.

    Si inizia con la vittoria del re Usernare Setepnere Ramses II, che ha la sua vita per sempre.che è arrivato nella terra di Kheta, e Nahartin, nella terra di Arvad, in Pedes, nel Darden, nella terra di Mesa,nella terra di Kelekesh, Carchemish, Kode,nella terra di Kadesh,nella terra di Ekereth, e Mesheneth.

    Si scorge.

    "Sua Maestà, preparò la sua fanteria e i suoi carri,ascoltò i prigionieri di sua maestà presi nelle vittorie della sua spada ,essi consegnarono il piano di battaglia".

    "Sua Maestà procedette verso nord e la sua fanteria e i suoi carri venivano dietro di lui. Egli cominciò una grande marcia. Nel quinto anno, nel secondo mese nella terza stagione , nel nono giorno, sua Maestà oltrepassò le fortezze di Tharu, di Montu e andò avanti".

    "Ogni paese tremava davanti a lui, la paura era nei loro cuori, tutti i ribelli si piegavano con paura davanti alla fama di Sua Maestà quando il suo esercito si trovò su una stretta strada. Ed era come se si trovasse su una grande strada".

    Si scorge.

    "Ora dopo molti giorni dopo di questo , Sua maestà fu in Usermare-Meriamon, la città dei cedri".

    "Sua Maestà procedette verso nord e arrivò allora all'altopiano di Kadesh".

    "Allora sua maestà andò avanti, come suo fratello Montu,(dio della guerra) signore di Tebe e attraversò il fiume Oronte ed era con lui la prima divisione di Ammone chiamata "Vittoria del re Usermare-Setepnere"

    "Quando Sua Maestà raggiunse la città , vedendo che il re di Kheta, l'ignobile, lo sconfitto era venuto, raccolse insieme tutti i paesi dalle estremità fino al mare, la terra di Kheta Naharin e Arvad, Mesa, Keshkesh, Kelekesh, Luka, Kezweden, Carchemish, Ekereth, Kode, la intera terra di Nuges, Mesheneth, e Kades"

    "Egli non lasciò alcuna contrada che non portasse con sè con i suoi capi e ciascun uomo portava il suo carro e avanzava una moltitudine senza pari. Essi coprivano le montagne e le valli, era come le cavallette per la loro moltitudine. Egli non lasciò né oro né argento nelle loro mani, ma tolse loro tutti i possessi e portò ogni paese alla battaglia".

    Si scorge.

    "Il re di Kheta, l'ìgnobile, il vinto, con numerosi popoli alleati era fermo in ordine di battaglia , concentrato a nord-ovest della città di Kadesh quando Sua Maestà rimase solo con la sua guardia personale , e la divisione di Ammone marciava dietro di lui. La divisione di Ra attraversò il letto dell'Oronte a sud della città di Shabtuna alla distanza di un cammino dalla divisione di Ammone ,la divisione di Path era a sud della città di Aramanir e la divisione di Sutech marciava per la strada".

    Si scorge.

    "il re di Kheta, l'ignobile, il vinto rimase in mezzo alla fanteria che era con lui e non usci alla battaglia per paura di Sua Maestà".

    "Egli fece andare i soldati dei carri, una moltitudine numerosa come i granelli di sabbia, e c'erano tre uomini per ogni spanna".

    "Allora vi erano ogni tre giovani un uomo del re di Kheta, lo sconfitto, equipaggiato con tutte le armi di battaglia....."

    "Sua Maestà brillò come suo fratello Montu quando egli prese i suoi ornamenti di guerra: quando indossò la sua cotta di maglia era come Baal nel suo giorno".

    "Sua Maestà si fermò nella ritirata, allora caricò contro il nemico, il re di Kheta, lo sconfitto e rimase solo e nessuno era con lui. Quando Sua Maestà venne a vedere dietro di lui egli trovò 2.500 carri che lo circondavano e tutti gli uomini del re di ketha, lo sconfitto con i suoi innumerevoli alleati di Arvad, Mesa, Pedes, fKeshkesh, fErwenet, Kezweden, Aleppo, Eketeri, Kadesh, e Luka, essendo stretti tre uomini in una spanna".

    "L'anno quinto, il terzo mese,del terzo periodo, sotto la maestà di Horus, il potente toro, amato dalla verità, re del basso e dell'alto Egitto Usermare-Setepnere figlio di Ra Ramses Merianon, che ha la vita per sempre".

    "Io assalii tutte le genti mentre ero solo, la mia fanteria e miei carri mi avevano abbandonato. Nessuno stava intorno a me. Io lo giuro, come Ra mi ama, come mio fratello Aton mi favorisce, come in ogni cosa che Sua Maestà ha detto, io lo feci, in verità , in presenza della fanteria e dei miei carri".
    Noi siamo i padroni.
    Noi siamo gli schiavi.
    Siamo ovunque
    e da nessuna parte.
    Regniamo sui fiumi di porpora.

  8. #8
    Lo Stratega
    Ospite

    Predefinito

    Guagamela. La manovra della cavalleria di Alessandro è un atto divino.

  9. #9
    WHY SO SERIOUS?
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    Predefinito Battaglia di Maratona.

    Data: 10 AGOSTO 490 a.C.
    Luogo: MARATONA (villaggio greco a circa 40 km da Atene)
    Eserciti contro: ATENIESE e PERSIANO
    Contesto: 1a GUERRA PERSIANA
    Protagonisti:
    CALLIMACO (comandante supremo dell'esercito ateniese)
    MILZIADE (generale ateniese)
    ARISTIDE (generale ateniese)
    ARTAFERNE (comandante in capo persiano)
    DATI (generale persiano)
    IPPIA (ex tiranno ateniese, alleato dei persiani).

    LA BATTAGLIA.

    Maratona è oggi un piccolo centro della Grecia, situato nella pianura dell'Attica, a circa 40 km a nord-est di Atene. Al tempo della famosa battaglia era un piccolo villaggio, con poche casupole, al centro di una grande pianura.

    Nell'estate del 490 a.C. una flotta persiana, al comando dei generali Artaferne e Dati, approda nella baia di Maratona. Questo corpo di spedizione era stato inviato dal re di Persia Dario I per punire le città greche di Atene ed Eretria, colpevoli, una decina d'anni prima, di aver aiutato la città di Mileto che si era ribellata al dominio persiano.

    Dopo aver saccheggiato e distrutto la città di Eretria, l'esercito persiano, composto verosimilmente da circa 30 mila soldati, si apprestava a marciare su Atene.

    Al fianco degli invasori c'è Ippia, ex tiranno di Atene che, dopo essere stato mandato in esilio dai suoi compatrioti, dà il suo appoggio al nemico (sua l'idea di approdare a Maratona) per poter riprendersi il potere della città greca.

    Gli ateniesi, visto il pericolo imminente, chiedono aiuto alle città di Sparta e Platea. Mentre la prima indugia, la seconda invia un contingente di circa mille soldati. Atene, rimasta praticamente quasi isolata, potrà contrapporre solamente poco più di 10 mila uomini, un terzo rispetto ai persiani.

    Il comandante supremo dell'esercito ateniese è Callimaco, il quale affiderà il compito di guidare le truppe nella battaglia decisiva per Atene, al geniale generale Milziade. Questi, per la prima volta nella storia, introdurrà nella lotta un principio di tattica e strategia: parole sconosciute negli scontri di quell'epoca.

    Il 10 Agosto del 490 a.C., dopo alcuni giorni di attesa, Milziade decide di dare battaglia. Schiera il suo esercito su un ampio fronte, per evitare eventuali accerchiamenti, con al centro gli opliti, la fanteria pesante ateniese, schierati su tre file, mentre aveva disposto le due ali su sei file di soldati.

    L'attacco ateniese è impetuoso e irruento e, nonostante l'inferiorità numerica, riesce a penetrare nello schieramento avversario provocando uno sbandamento generale nello schieramento persiano.

    Nello stesso tempo lo stratega ateniese lancia all'attacco le ali destra e sinistra nella manovra di accerchiamento del nemico, impegnato nella lotta al centro. Quando i persiani, impreparati e all'oscuro a questo tipo di lotta, si accorgono della tenaglia ateniese che sta per chiudersi alle loro spalle, capiscono d'aver perso la battaglia.

    In tutta fretta si danno alla fuga e, inseguiti dagli ateniesi, attraversano di corsa tutta la pianura di Maratona raggiungendo le loro navi. La maggior parte di loro riuscirà a sfuggire all'inseguimento dei soldati di Milziade e a riparare in patria.

    I persiani lasciarono sul terreno più di 6 mila soldati morti, mentre tra le fila ateniesi i morti furono solamente poco meno di 200, tra cui anche il comandante supremo dell'esercito Callimaco.

    Molziade, dopo la vittoria, scelse un messaggero di nome Fidippide per portare la notizia ad Atene. La distanza tra Maratona ed Atene era esattamente di Km 42, 195. Fidippide li fece tutti di corsa e, arrivato ad Atene, riuscì a gridare che Milziade aveva vinto per poi crollare di schianto al suolo morto. Probabilmente fu colto da un infarto.

    Ecco come lo storico greco Erodoto descrive il momento cruciale della battaglia di Maratona nel "Libro VI delle Storie":

    "...La battaglia di Maratona durò a lungo: al centro dello schieramento furono vincitori i barbari, là dove erano schierati gli stessi persiani e i saci; in questa parte dunque vinsero i barbari e operato lo sfondamento inseguirono i nemici verso l'interno; a entrambi le ali invece ebbero il sopravvento gli ateniesi e i plateesi. Pur riuscendo vincitori, lasciarono fuggire quei barbari che s'erano volti in fuga, e unite le ali combatterono invece contro quelli che avevano sfondato il centro del loro schieramento e li sconfissero. Poi si dettero a inseguire i persiani che fuggivano trucidandoli, finchè, giunti al mare, ricorsero al fuoco e tentarono di impadronirsi delle navi ".

    Curiosità: questa è l'origine della gara della maratona alle Olimpiadi, disputata per la prima volta ad Atene nel 1896; che è appunto di km 42 e 195 metri.
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  10. #10
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    Predefinito Battaglia delle Termopili

    Data: 480 a.C. 19 agosto (*)
    Luogo: il Passo delle Termopili.
    Eserciti: l’esercito persiano contro gli alleati greci.
    Contesto: Guerra persiana.
    Protagonisti:
    LEONIDA re di Sparta e generale dei greci
    MARDONIO generale delle armate persiane
    SERSE re dei re di Persia
    IDARNE comandante degli Immortali.

    LA BATTAGLIA.

    Dopo la sconfitta a Maratona i persiani non persero le loro mire espansionistiche, e le speranze di pace dei greci furono presto infrante dalle dimostrazioni di ostilità di Serse figlio di Dario re dei re di Persia. Questi organizzò un esercito enorme formato da tutti i popoli a lui sottomessi, stimabile intorno ai due milioni di uomini (secondo lo storico Erodoto), seguito, via mare da una flotta di milleduecento navi; l’esercito più grande che il mondo avesse visto fino a quel momento.

    Gli alleati greci decisero che il punto migliore per opporsi all’invasore “barbaro”, fosse il passo delle Termpoli, l’unica via agevole per giungere alla Grecia vera e propria dalla Tessaglia. Le forze alleate erano veramente esigue, Sparta fu la prima città a mandare i suoi uomini al passo comandati Leonida formidabile guerriero ultra sessantenne dalla mente sveglia e acuta, dietro l’esempio di Sparta arrivarono i rinforzi dalle altre città greche Tegea, Mantinea, Orcomeno, Corinto, Fliunte, Micene, Tebe, e dalle altre città dell’Arcadia e della Beozia per un totale di 3900 opliti seguiti dai rispettivi scudieri che fungevano da fanteria leggera.

    Per prima cosa gli spartani e i loro alleati ricostruirono il vecchio muro di difesa al passo, caduto in rovina, e attesero l’arrivo dell’esercito persiano. Quando gli esploratori riferirono a Serse il numero dei greci che presidiavano il passo, il re scoppiò a ridere e piuttosto perplesso si chiese cosa stessero aspettando, non aveva capito che i greci si preparavano alla morte per dare tempo alle altre città di prepararsi.
    Serse attese quattro giorni convinto che il solo numero sarebbe bastato a far fuggire gli alleati. Allo stesso momento anche la sua flotta non riusciva ad avanzare bloccata dalle veloci navi ateniesi al cui comando si trovava il brillante Temistocle. Al quinto giorno Serse spazientito ordinò l’attacco sicuro che il numero stesso sarebbe bastato ad annientare i greci. Quando alcuni disertori dell’esercito persiano (perlopiù greci arruolati con la forza) avevano dichiarato che i Medi erano così tanti da oscurare il sole con le loro frecce, gli spartani risposero -bene almeno combatteremo all’ombra-.

    E non si sbagliarono di molto, per tutto il giorno combatterono ferocemente e nello stretto passo dove il numero non aveva significato, fecero strage di persiani che con le loro armature leggere e le lance corte non potevano nulla contro il pesante equipaggiamento oplita. Il giorno successivo Serse schierò in campo le sue truppe d’èlite i diecimila Immortali comandati da Idarne che non ebbero maggior fortuna. I greci combattevano a turno concedendosi un pò di riposo da quel massacro, si accasciavano a terra sudati e sporchi di sangue per poi rialzarsi e tornare a combattere.

    Ma il terzo giorno a causa di un tradimento i persiani fecero passare gli immortali di Idarne attraverso un sentiero che aggirava il passo. Leonida venuto a conoscenza del tradimento fece tornare a casa gli alleati per risparmiarli in prospettiva delle future battaglie. Lui e i suoi spartani sarebbero rimasti per coprire la ritirata e morire sul posto perché le leggi di Sparta non contemplavano la ritirata. Rimasero anche 700 tespiesi che piuttosto di abbandonare Leonida preferirono morire. Quando i persiani chiesero di consegnare le armi Leonida gridò -venite a prenderle!-

    Gli spartani combatterono con assoluto disprezzo della vita con le aste delle lance ormai spezzate e con le spade, poi con i pugni e i calci lasciando sul campo più di ventimila persiani compresi due fratelli di Serse, alla fine si rifugiarono sul colle che sovrastava le Termopili per proteggere il corpo del loro re caduto. Serse ordinò che fossero finiti con gli archi per non perdere altri uomini.

    Il sacrificio dei trecento spartani permise agli ateniesi di prepararsi allo scontro navale di Salamina e agli altri greci di rimandare il confronto con i persiani un anno dopo a Platea.

    Ancora oggi sul posto si trova una lapide rivolta a tutti i greci:

    "Va’ o viandante,
    narra a Sparta
    che noi qui morimmo
    in obbedienza alle sue leggi"


    Dopo la vittoria alle Termopili l'esercito persiano giunge poi in Attica, devasta Atene abbandonata dalla popolazione rifugiatasi nell'isola di Salamina. Intanto la flotta greca, in cui prevalgono le navi ateniesi, dopo aver impegnato quella persiana al capo Artemisio, si ritira nel golfo di Saronico: a Salamina il 23 settembre si svolge lo scontro definitivo tra le due flotte, che termina con la completa sconfitta dei Persiani. L'esercito di Serse è così costretto ad abbandonare l'Attica ed a rifugiarsi nell'amica Beozia.
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