Sabato 16 all’hotel Parco dei Principi di Roma, quello del famoso convegno sull’infiltrazione comunista nelle forze armate, davanti a quattrocento persone circa si è tenuta la commemorazione anticipata dei sessant’anni del Msi.
Organizzatori: l’editrice “La Destra” e la componente storaciana “DiDestra”.
All’infaticabile organizzatore, senatore Rositani, che probabilmente spera(va) in ben altre prospettive ha fatto seguito una sequela di nulla, fatta salva una sola eccezione.
Ha iniziato Donna Assunta, che, per l’assenza sia di senso che di sintassi riscontrabile in ogni frase pronunciata, ha fatto chiedere un po’ a tutti dove si trovasse mai quando parlava il marito. Chi non la conoscesse avrà pensato trattarsi della consorte di Di Pietro, piuttosto che della vedova di Almirante.
Lo “storico” Adalberto Baldoni, tanto per sottolineare il tema che era, niente-popò-di-meno-che “Il contributo della destra alla democrazia” si è chiesto scandalizzato come mai nel dopoguerra “accusassero” (avete letto bene) i missini di essere neofascisti!
Ci ha poi spiegato che il Msi fu autenticamente democratico e che fu colpevole solo la base giovanile che rispondendo ai massacri della sinistra si lasciò prendere da tentazioni antidemocratiche. Lo “storico” ha anche liquidato la strage di Bologna come effetto di quella di Acca Larentia. Ovvero ha accusato, neanche troppo implicitamente, i Nar della strage, di quella medesima strage che Rositani, invece aveva citato in senso innocentista.
A “sorpresa” è poi intervenuto Rauti. L’assassino, si sa, torna sempre sul luogo del delitto.
Anziché parlarci delle “mani rosse sulle forze armate”, stavolta il vecchio medio del neofascismo si è vantato di aver previsto per tempo il dramma dell’immigrazione. Il che, gli va dato atto, è vero, come l’altro suo vanto, e cioè di aver portato in Italia per primo il tema dell’ecologia.
Un intervento, il suo, da amarcord di circoli universitari.
Prima della conclusione di Storace un solo oratore ha rotto l’atmosfera di senile sconfitta: Giano Accame.
Debuttava così: “Cari amici e – se ne fosse rimasto ancora qualcuno – cari camerati”.
Nello scroscio di applausi, che Accame è stato l’unico a suscitare, il suocero di Peppe Dimitri ha voluto segnalare che il Msi non va ricordato per il solo anticomunismo. “Se all’epoca era impossibile, per garantirsi la sopravvivenza fisica, non scegliere il campo anticomunista, noi vedevamo però il comunismo e il liberalismo come due facce di un’unica medaglia”.
In quanto alla democraticità, Accame ha sparigliato le carte dicendo che democrazia, nel senso di libertà di parola e di associazione, ancora oggi i Italia non c’è e che se ai resistenti, che hanno resistito al massimo 18 mesi, è stato riconosciuto il titolo di “combattenti per la libertà”, allora “come dovremmo essere chiamati noi che resistiamo da sessant’anni per la libertà ancora negata?”.
Anche sugli Anni di Piombo Accame ha voluto puntualizzare. “Noi ce la prendiamo con i comunisti ma dimentichiamo che la Democrazia Cristiana e gli apparati statali furono più responsabili degli stessi comunisti”.
Applausi prolungati e sentiti per Accame, più volte interrotto dalle ovazioni.
Il tanto atteso Storace, in chiusura di serata non ha potuto sciogliere le riserve sulle sue intenzioni. Cosa farà non lo può ancora sapere. Prima deve decidere Berlusconi cosa vorrà far fare a Fini e ad AN (farla confluire in un partito unitario e poi in un secondo tempo nel PP o farla confluire subito nel PP?) Poi Fini dovrà accordarsi con Buttiglione sulle basi della nuova identità alleanzina, infine tutti costoro dovranno stabilire con la Lega la composizione delle alleanze e i termini della nuova proposta di legge elettorale.
A quel punto, e solo a quel punto, verrà allora favorita una Rifondazione di ruota di scorta.
Rifondazione alla quale, in questo caso, parteciperanno diversi onorevoli di AN (fra onorevoli e senatori ieri ce n’erano una quindicina, ma alcuni resteranno nel PP) e, almeno nel disegno dei piccoli architetti dell’universo, altre componenti obbligate convergenti da Fiamma e AS.
Che la “Rifondazione”, se ci sarà, sarà rigorosamente alleanzina, lo ha chiarito senza ombra di dubbi Storace che ha rivendicato al clausola di AN sull’antifascismo ed ha accusato AN solo per la sua mancanza di democrazia.
Ma ci sarà questa “Rifondazione”? Un dato importante, oltre al dimagrimento di Storace che attesta la volontà di giocare un ruolo mediatico nel breve, è la presenza in sala del grande vecchio Gustavo Selva.
Nell’attesa che quella riserva venga sciolta resta l’immagine fornita dal convegno: uno sventolio di bandiere bianche interrotte da qualche caparbio ma isolato sogno di libertà e di dignità.
tratto da noreporter.org