Scovate da un collezionista le prime due canzoni di Totò
di Paolo Giordano

Incise nel 1940 per «San Giovanni decollato». Sul 78 giri una strofa diversa dal film



Intanto proviamo a immaginarcelo, appena quarantenne, mentre con cuffia e microfono incide la Mazurka dei vent’anni e la Quadriglia di famiglia, due canzoni che già nel titolo trattengono la scintilla della sua ironia. E poi facciamo i complimenti a Corrado Vitelli, che ha scovato chissà dove questo primo 78 giri di Totò e ora obbliga tutti (compreso Vincenzo Mollica, totologo laureato) a rivedere la discografia del più eccellente comico italiano che, tra tutti, sarà forse il più divertito di questa continua caccia al tesoro nel suo repertorio. Spiega il trentaduenne Vitelli: «Da anni colleziono per puro piacere materiale d’epoca di Totò». E quindi chissà che soddisfazione nel ritrovarsi tra le mani il padellone d vinile nero a 78 giri, così raro e così dimenticato, pubblicato nel 1940 nientepopodimeno che dalla Columbia, una delle più famose etichette discografiche del Novecento. Lato A e lato B, come si faceva una volta.
Totò ha registrato quelle due canzoni, scritte dalla coppia Fragna-Cherubini, a sostegno del film San Giovanni decollato, che è il terzo del suo curriculum e, come al solito, non si appoggia a un bel copione ma solo a un grande attore. Nella pellicola di Amleto Palermi (trasmessa a ripetizione in tv, tra l’altro la sceneggiatura è di Cesare Zavattini), Totò è un portinaio squattrinato che per tirare a campare meglio risuola le scarpe dei vicini di casa. Però si peggiora l’esistenza perché ritrovandosi soffocato dalle pressioni della moglie Titina De Filippo, che sogna per la figlia il bel pivello Giorgio, e del guappo di quartiere Don Peppino che vorrebbe imporre come genero a Totò lo squinternato lampionaio Orazio. Unica via di fuga: votarsi al San Giovanni che, come spesso accade nella vecchia Napoli, campeggia in bella evidenza nel cortile. Sarà il santo che alla fede votò anche la testa ad ascoltare da lontano la Mazurka dei vent’anni (che nel disco ha una divertente strofa aggiuntiva) e pure la Quadriglia di famiglia, che ha un ritmo frenetico, spigliato e, secondo Vitelli, «ricorda gli sketch del Bel Ciccillo», il cicisbeo impomatato che il comico recitava nel suo strepitoso avanspettacolo.
Dunque da oggi il Totò cantante torna indietro di un paio d’anni rispetto ai due brani, sempre editi da Columbia, che Mollica presentò come gli unici registrati su disco dall’artista, che compose sempre strofe e melodie per le sue riviste, ma dal 1951 scrisse quasi quaranta canzoni a partire da quella Malafemmena che ormai è addirittura diventata una melodia di uso comune. «Io ho avuto in mano la partitura della Quadriglia - ricorda Mollica - ma mai il 78 giri».
E ora? «Il disco - annuncia Vitelli - è a disposizione della famiglia De Curtis, che su Totò ha già allestito una mostra itinerante e vorrebbe istituire un museo nel palazzo dello Spagnolo nel rione Sanità di Napoli, quello dove nacque l’artista. Magari il 78 giri potrebbe essere esposto ed ascoltato lì». D’altronde la figlia Liliana spiega che «noi non sapevamo nulla di questo disco. Mio padre era sempre impegnato a produrre qualcosa, e spesso lo faceva in assoluto silenzio». Ben sapendo che il fragore, cioè la vera gloria, è quella che arriva solo dopo, quando la vita si è ormai spenta.