Consigliere Pd: «Voto Zaia». L’ira del partito: «Vattene»
Fa parte dell’amministrazione di Vicenza guidata da Variati. Per lui si annunciano provvedimenti. Balzi: «Bortolussi è una copia, preferisco l’originale»
Consigliere Pd: «Voto Zaia» L’ira del partito: «Vattene» - Corriere del Veneto
VICENZA — Applausi dal centrodestra, previsioni di espulsione dal centrosinistra. Vive così il suo momento di popolarità Luca Balzi, consigliere comunale di Vicenza appartenente al Partito Democratico, ma in questi giorni «reo confesso» di voler votare il candidato leghista Luca Zaia alle prossime elezioni regionali. «Nessuno nel partito si è dannato per essere candidato, come invece è accaduto altrove - ha spiegato Balzi in un’intervista al Giornale di Vicenza -. La realtà è che non c’è alcuna possibilità di vincere. E allora avanti con un esponente della società civile. Ma c’è di più. Le idee di Bortolussi (il candidato scelto dal centrosinistra, ndr) sono quelle del gruppo regionale Pd uscente? No. Basti pensare che Bortolussi si è detto d’accordo con lo scudo fiscale di Tremonti, generando il panico generale nel partito. Poteva essere anche un candidato del centrodestra? Sì, solo che è già candidato Luca Zaia, leghista». E ancora: « Abbiamo scelto una figura esterna come Bortolussi che ha idee di centrodestra - prosegue Balzi -. Il fatto è che il cittadino comune, tra la copia e l’originale, sceglierà l’originale. Anche i nostri elettori. Peraltro penso che sceglierò l’originale anch’io, quindi Luca Zaia, pur restando fedele al sindaco Variati fino al 2013».
Parole che hanno provocato il terremoto a tutti i livelli del Partito Democratico. «Le tue affermazioni sono in grave contrasto con la linea politica che il Pd ha assunto democraticamente e nelle regole di democrazia interna - gli scrive il coordinatore comunale, Claudio Veltroni, in una lettera spedita anche ai vertici regionali e resa pubblica giovedì -. Con queste dichiarazioni arrechi un grave danno all’immagine del partito, alla sua credibilità e al suo consenso. Questo non è consentito a un dirigente ed amministratore eletto in lista col Pd». Veltroni ricorda al «ribelle» le regole elettive, l’impegno programmatico e la lealtà nei rapporti. Si annunciano, dunque, «gli opportuni provvedimenti».
Provvedimenti che abbozza il coordinatore provinciale, Federico Ginato, che annuncia una riunione urgente dei vertici: «Vedremo se ci sono gli estremi per un deferimento ai probiviri - spiega Ginato -. Mi dispiace, questa uscita Balzi non la doveva fare, ci ha arrecato un danno grossissimo, credo che non se ne renda conto nemmeno lui. Certo, noi abbiamo sempre favorito la libertà di pensiero e pure il dissenso in ambito amministrativo, ma dissociarsi così dal nostro progetto politico è davvero improprio. Ora dovrà accettare le conseguenze di ciò che ha fatto». La segretaria regionale del partito, Rosanna Filippin, condividendo la reazione dei vertici vicentini del Pd, preferisce esprimersi entrando direttamente nel merito della questione: «Caso mai è Zaia a essere una copia di Bortolussi, visto che tante battaglie come quelle per le Pmi o sull’equità fiscale lui le fa da decenni, da quando Zaia doveva ancora affacciarsi alla politica». Chi plaude al gesto del consigliere vicentino del Pd è, manco a dirlo, la Lega Nord: «Balzi ha detto ciò che molti nel Pd pensano e faranno - spiega il senatore e coordinatore provinciale del Carroccio di Vicenza, Paolo Franco -. L’abbraccio con Di Pietro mostra la debolezza e la mancanza di idee, che in Veneto cozza contro la forza politica e le capacità dimostrate come ministro da Zaia. Si può fare una battaglia politica anche sapendo di perdere elettoralmente, come il Pd nel Veneto, ma non a costo di perdere la propria identità politica. Bortolussi, Pd e Idv insieme hanno intrapreso proprio questa via, dalla quale, con grande coraggio e onestà, si è dissociato Balzi». Per quest’ultimo, dunque, all’orizzonte si potrebbe profilare a breve un’espulsione dal partito, a cui il diretto interessato risponde così: «Sono pronto a farmi carico di tutte le conseguenze di ciò che ho detto e fatto. Dimettermi anche da consigliere comunale? Assolutamente no, mi hanno eletto i cittadini e farò il mio lavoro fino a fine mandato». Probabilmente, a questo punto, fuori dal gruppo del Pd.
Silvia Maria Dubois
12 febbraio 2010
Consigliere Pd: «Voto Zaia» L’ira del partito: «Vattene» - Corriere del Veneto