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Risultati da 11 a 20 di 50

Discussione: Un nome per il Sud

  1. #11
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    DA TALATTA (Nicola Zitara):




    Ytalìa

    Forse qualcuno dei lettori de “la Riviera” ricorda che la scorsa settimana ho citato l’ing, Guiducci e il Piano di Sviluppo per la Calabria. Si tratta di un documento complesso e pertanto studiato da pochi. Peraltro nessuno ha mai potuto dire se il Piano fosse buono o cattivo, perché rimase inapplicato nonostante le decine di miliardi spese dallo Stato (al tempo non c’era ancora l’ente regione). Lo Stato si prese il Piano, lo pagò e lo buttò nel cestino. Ora, tutti sappiamo che lo Stato è un nome, e nient’altro. Esistono invece gli uomini di carne e ossa che lo governano, ed esistono anche i governati, i sudditi o cittadini, a seconda come si preferisca chiamarli, che formano l’elettorato e prima ancora l’opinione pubblica.
    Ma anche l’elettorato e l’opinione pubblica sono creazioni della mente, concetti astratti. Esistono, invece, e concretamente gli interessi di collettività facilmente identificabili: le classi, i ceti, i partiti, la popolazione di una città, di un paese, di una regione. Questi gruppi, lobby, ceti, classi, collettività regionali, orientano il risultato elettorale. Premono sull’elettore indistinto affinché si schieri a favore di un interesse di gruppo o contro un interesse di gruppo. E’ la cosiddetta democrazia. Nei sistemi nazionali democratici, gli elettori sono orientati dalla comunicazione, dai mass-media (compresa la scuola, che in Italia è il più infedele dei mass-media ed ha il compito di formare i giovani con idee tarate dalla retorica e spesso false, specialmente in materie come la storia, l’economia, il diritto). Per dirla in breve i gruppi capitalistici e l’opinione prevalente nelle regioni toscopadane bloccarono la pianificazione regionale calabrese e tutte le altre pianificazioni regionali, che non secondavano i loro interessi (già consolidati), ma avrebbero secondato gli interessi delle popolazioni. Si sa che ogni uomo ha degli interessi precisi, fra cui quello di non cedere ad altri una parte di quel che possiede e anche di quel che si ripromette d’avere; cosa per la quale sta lavorando. I mass-media al servizio dei capitalisti toscopadani ebbero buon gioco a propalare l’idea che i costi per sviluppare l’occupazione e la produzione al Sud sarebbero stati sopportati dalle altre popolazioni regionali.
    Lo Stato italiano, in astratto, potrebbe non essere contrario agli interessi dei meridionali. Anzi, in astratto, considera i meridionali come cittadini a pari titolo. Chi governa, però, deve tenere conto dell’opinione prevalente, che promana da chi dispone di mezzi adeguati per manipolarla; conseguentemente conforma la sua azione non agli interessi generali ma a quelli particolari.
    Lo Stato italiano è perciò un Metà Stato. In 150 anni di vita unitaria ha fatto dell’Italia un Metà grande paese. L’altra metà l’ha data in pascolo abusivo alle indomite fiere della Confindustria.
    Il nostro paese esiste e ha una storia a partire da alcuni millenni prima che gli Elleni arrivassero alle sue sponde con una nuova civiltà (la Magna Grecia). Le popolazioni che abitavano la Grecia prima degli Elleni lo chiamarono con molti nomi, di cui uno solo sopravvisse: Ytalìa. Questo nome, modificato dalla cadenza latina in Italia, oggi definisce l’intera penisola. Ma ciò è una circostanza accidentale e non un fatto consolidato dalla storia di lungo periodo. La condizione imprescindibile perché il Sud si sviluppi, perché dia lavoro alla sua gente, perché risorga dallo schifo a cui l’Italia unita l’ha portato, è che torni libero e indipendente. Riappropriamoci delle nostra vera storia militare, dai Sanniti ai Bruzzi, da Spartaco al Cardinale Ruffo, dai Vespri siciliani a quella lotta per la terra e la libertà dallo straniero velenosamente mistificata come Brigantaggio. E con il nostro grande passato militare, riappropriamoci anche del nostro grande passato civile (e socialista, o solidarista che dir si voglia), il quale va dall’istituto giuridico della colonia perpetua e dell’enfiteusi, come rimedio e superamento della rendita feudale, all’Opificio di San Leucio e all’Officina statale di Pietrarsa, come fattori di progresso civile, economico, occupazionale.
    Fora …Fora… Fora…


    L’albero di Natale e il peperoncino rosso

    Quando ero ragazzo - un tempo lontano, perduto ormai in ogni suo aspetto sociale, di cui sopravvive qualche residuo soltanto nella memoria di pochi e solo per poco tempo ancora – l’albero di Natale non c’era. Lo si vedeva, a volte, in un film americano, dentro un paesaggio di neve. Da noi c’era invece il presepe, anzi i presepi, e si faceva a gara a chi lo faceva più grande, più bello, più animato di pastori in viaggio, di casupole sparse fra valli di cartapesta, di specchi da borsetta a fingere acque fluenti e placidi laghetti, di pecorelle intente a brucare il muschio raschiato dai vecchi muri e steso sulla tavola, a fingere l’erba. A vincere era sempre Ciccio Frascà, che aveva più inventiva e garbo degli altri. Egli otteneva l’aiuto di scultori in erba, i quali, con l’argilla appena estratta dal greto di un torrente, ogni anno, fabbricavano nuovi pastori, ricalcandoli da fantasie bibliche e dalla lettura domenicale dei Vangeli in chiesa. Il presepio di Ciccio era a Santa Caterina. A Portosalvo, i pastori erano gelosamente custoditi in cassette di legno piene di paglia da un anno per l’altro, ciò da decenni se non da secoli. Erano grandi, invadenti, la loro statuarietà riempiva la scena. In compenso l’autore – ai miei tempi Vincenzino Firmano - aveva a disposizione un grande spazio, l’abside di una delle tre navate della Chiesa, e la possibilità di occuparlo con un’infinità di particolari, che ogni anno rinnovava.
    Fare il presepio era un gioco favoloso per noi ragazzi. Un gioco delle mani e della fantasia; quasi un’arte; una che è mancata e manca purtroppo a chi è venuto dopo. I ragazzi ricchi la esplicavano in spazi più grandi e con molti particolari, i ragazzi poveri la concentravano in poco spazio e in uno spettacolo sintetico a lungo maturato.
    Il presepio è stato soppiantato dall’albero di Natale. La merce ha battuto il lavoro, la cosa comprata ha sconfitto la cosa faticata. L’America ha convinto l’Italia, il Nord, con sue idee copiaticce, ha infettato il Sud. Sono vecchio, il passato per me è un ricordo, non una nostalgia. Non lo rimpiango, anche se qualche volta lo evoco. I presepi non mi attraggono ormai. Quel passato non deve tornare: mai più la fame, che dannava gli esseri umani e li portava a maledire il padre, la madre, la vita, il mondo, Dio. E state attenti. il capitalismo l’ha portata in tre quarti del mondo, in luoghi dove prima non c’era, insieme al disarmo morale, all’ADS e alla negazione dell’umana solidarietà. Cosicché questo attuale andare avanti senza bussola, senza una meta, senza un progetto, senza amore, senza orgoglio, senza consapevolezza di sé, solo per i soldi, alla mercé di un padronato politico paurosamente immorale e sostanzialmente nemico, potrebbe riportarla in scena e rinnovare antiche sofferenze. Ma anche a prescindere da tale infausto pensiero, da uomo maturato in tempi di idee forti, mi amareggia l’alienazione che la gente subisce senza rendersi conto della violenza - la perdita di sé, della sua storia, dei suoi costumi, della sua identità collettiva, della stessa ragione; quasi una prostituta che vende sé stessa non per bisogno ma per masochismo.
    Il dilagare di mafia, camorra, ‘ndranghita è qui a mostrarci a qual punto di dissoluzione, a quale immane disastro, lo stato italiano ha portato il nostro paese. Non sappiamo più difenderci, difendere i nostri figli, preparare un avvenire per loro. Tutto è in mano a una consorteria di malfattori che ci commercia e ingrassa sulla nostra beota idiozia. Eppure non siamo il popolo che ha come suoi unici trofei e penati il peperoncino rosso, le soppressate e il ragù di capra, secondo quel che si compiace di sostenere la sociologia accademica. Siamo stati un grande popolo, abbiamo una grande storia. Non c’era alcun bisogno che arrivasse Garibaldi per insegnarci la libertà, sapevamo difenderla per antiche virtù, l’avevamo difesa in cento passaggi della storia. Siamo stati grandi quanto gli altri, qualche volta più degli altri. Siamo stati civili quanto gli altri, qualche volta più degli altri. Il nostro passato non è lontano millenni, come si racconta, ma solo centocinquant’anni. E’ necessario che la coltre di bugie che circonda la nostra identità collettiva sia fugata. La consapevolezza del passato ci aprirà gli occhi e ci permetterà di guardare al futuro.
    Credo fermamente nella redenzione terrena degli uomini, nella loro vocazione alla libertà. So, però, che nessun uomo è libero se il popolo a cui appartiene non lo è. A Natale, il semestrale corso calante del giorno si esaurisce e comincia la stagione del giorno crescente. Cristo che nasce è la fede nella redenzione. Anche un ateo può aver fede in tale travolgente vocazione umana. Di suo, un socialista aggiunge l’azione concreta. O se vogliamo usare una vecchia parola, la lotta.

  2. #12
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    Mi rode solo che l'abbiano usato i giacobini e quella zoccola della pimentel fonseca, ma il nome ideale, proprio per rifarsi all'origine "mitica" e a sottolineare le radici "greche" e "pagane" è proprio Partenope.

  3. #13
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    Cristo si è fermato a Milazzo!

  4. #14
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    Per chiarezza invito Federico II° e Ichthys a chiudere la discussione, poi verrà riattivata.

    Chiedo scusa a tutti per il disagio provocato per i miei errori.

  5. #15
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    Mi rode solo che l'abbiano usato i giacobini e quella zoccola della pimentel fonseca, ma il nome ideale, proprio per rifarsi all'origine "mitica" e a sottolineare le radici "greche" e "pagane" è proprio Partenope.
    Guarda i giacobini chiamarono la lorp repubblica, repubblica MAI ricoosciuta dai veri padroni, li francisi, REPUBBLICA NAPOLETANA... la Repubblica Napoletana aveva sovranità da Posillipo a Porta Capuana!


    Poi parliamoci chiaro, sta repubblica napoletana è stata sopravvalutata, nell'arco della millenaria storia di Napoli non rappresenta che un aneddoto privo di rilevanza storica, se nn fosse stato così strumentalizzato dai traditori e dagli agrressori del 1860. E questo nn lo dico io ma Benedetto Croce.
    Dei traduttori tedeschi resero repubblica napoletana "repubblica partenopea", xkè forse a loro piaceva di + il termine partenopeo... da allora tutti la chiamano "repubblica partenopea".
    Ma se la repubblica napoletana non fu che uno stato fantoccio, che non controllava nemmeno la Capitale non riconosicuto nemmeno dai padroni (Hitler per lo meno riconosceva la RSI), un "aneddoto" per dirla con Croce, la repubblica partenopea non è mai esistita!

  6. #16
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    Guarda i giacobini chiamarono la lorp repubblica, repubblica MAI ricoosciuta dai veri padroni, li francisi, REPUBBLICA NAPOLETANA... la Repubblica Napoletana aveva sovranità da Posillipo a Porta Capuana!


    Poi parliamoci chiaro, sta repubblica napoletana è stata sopravvalutata, nell'arco della millenaria storia di Napoli non rappresenta che un aneddoto privo di rilevanza storica, se nn fosse stato così strumentalizzato dai traditori e dagli agrressori del 1860. E questo nn lo dico io ma Benedetto Croce.
    Dei traduttori tedeschi resero repubblica napoletana "repubblica partenopea", xkè forse a loro piaceva di + il termine partenopeo... da allora tutti la chiamano "repubblica partenopea".
    Ma se la repubblica napoletana non fu che uno stato fantoccio, che non controllava nemmeno la Capitale non riconosicuto nemmeno dai padroni (Hitler per lo meno riconosceva la RSI), un "aneddoto" per dirla con Croce, la repubblica partenopea non è mai esistita!
    La questione è più complessa e divide tutt'ora tradizionalisti di vari tendenze, riferendomi al fatto che gli illuministi e la loro espressione politica giacobina, abbiano utilizzato una simbologia presa direttamente dal pantheon classico, per allegorizzare le proprie idee (fascio littorio compreso).Capisco che ti riferisci giustamente a Croce, ma quell'episodio storico del tutto irrilevante è divenuto un evento da mitizzare e da commemorare dalle classi dirigenti post-colonizzatrici fino ai giorni nostri (ricorderai bene anche tu le patetiche manifestazioni per commerarne le gesta e i martiri, festa al san carlo con tanto dei fischi dei disoccupati inclusi..), con tanto di finanziamenti pubblici messi a disposizione per conferenze universitarie unitili o addirittura dove furono presenti solo i relatori (cosa che fu contestata a bassolino nel giorno della contromanifestazione e a cui seppe dare solo risposte vaghe).Fatto sta che ora il 799 viene ricordato come un tentativo di "modernizzare" e "civilizzare" una città governata da despoti e popolata da barbari....un'occasione persa dalle forze illuminate di attuare una precolonizzazione.E vedere associate a un episodio come tu giustamente dici "irrilevante" da parte di chi è consapevole che la storia del sud e della città di Napoli, è ben altra cosa e avuto ben altri fasti, simboli e divinità delle origini della città stessa, mi rattrista alquanto....nulla più.La mia terra la vedo legata ai miti precristiani che ne danno quel valore storico e leggendario, piuttosto che a diatribe socio-culturali o semplicemente legate a studi storici, che mai sono andate oltre a conferenze, sterili polemiche e rievocazioni folkloristiche.Il mito arcaico può catalizzare molte forze (vedi fascismo), la nostalgia monarchica è settaria, per cui rimane nell'ambito del semplice studio.

  7. #17
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    Citazione Originariamente Scritto da Princ.Citeriore Visualizza Messaggio
    Guarda i giacobini chiamarono la lorp repubblica, repubblica MAI ricoosciuta dai veri padroni, li francisi, REPUBBLICA NAPOLETANA... la Repubblica Napoletana aveva sovranità da Posillipo a Porta Capuana!


    Poi parliamoci chiaro, sta repubblica napoletana è stata sopravvalutata, nell'arco della millenaria storia di Napoli non rappresenta che un aneddoto privo di rilevanza storica, se nn fosse stato così strumentalizzato dai traditori e dagli agrressori del 1860. E questo nn lo dico io ma Benedetto Croce.
    Dei traduttori tedeschi resero repubblica napoletana "repubblica partenopea", xkè forse a loro piaceva di + il termine partenopeo... da allora tutti la chiamano "repubblica partenopea".
    Ma se la repubblica napoletana non fu che uno stato fantoccio, che non controllava nemmeno la Capitale non riconosicuto nemmeno dai padroni (Hitler per lo meno riconosceva la RSI), un "aneddoto" per dirla con Croce, la repubblica partenopea non è mai esistita!

    Però in così poco tempo della sua esistenza ebbe a scrivere la Costituzione!
    Chissà che non sarebbero stati i primi ad andare anche sulla LUNA!!!?


    <DIV class=Section1>COSTITUZIONE NAPOLETANA DEL 1799


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  8. #18
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    La questione è più complessa e divide tutt'ora tradizionalisti di vari tendenze, riferendomi al fatto che gli illuministi e la loro espressione politica giacobina, abbiano utilizzato una simbologia presa direttamente dal pantheon classico, per allegorizzare le proprie idee (fascio littorio compreso).Capisco che ti riferisci giustamente a Croce, ma quell'episodio storico del tutto irrilevante è divenuto un evento da mitizzare e da commemorare dalle classi dirigenti post-colonizzatrici fino ai giorni nostri (ricorderai bene anche tu le patetiche manifestazioni per commerarne le gesta e i martiri, festa al san carlo con tanto dei fischi dei disoccupati inclusi..), con tanto di finanziamenti pubblici messi a disposizione per conferenze universitarie unitili o addirittura dove furono presenti solo i relatori (cosa che fu contestata a bassolino nel giorno della contromanifestazione e a cui seppe dare solo risposte vaghe).Fatto sta che ora il 799 viene ricordato come un tentativo di "modernizzare" e "civilizzare" una città governata da despoti e popolata da barbari....un'occasione persa dalle forze illuminate di attuare una precolonizzazione.E vedere associate a un episodio come tu giustamente dici "irrilevante" da parte di chi è consapevole che la storia del sud e della città di Napoli, è ben altra cosa e avuto ben altri fasti, simboli e divinità delle origini della città stessa, mi rattrista alquanto....nulla più.La mia terra la vedo legata ai miti precristiani che ne danno quel valore storico e leggendario, piuttosto che a diatribe socio-culturali o semplicemente legate a studi storici, che mai sono andate oltre a conferenze, sterili polemiche e rievocazioni folkloristiche.Il mito arcaico può catalizzare molte forze (vedi fascismo), la nostalgia monarchica è settaria, per cui rimane nell'ambito del semplice studio.
    Non mi parlare delle commemorazioni del 1999, per fortuna all'epoca ero mlt giovane e pensavo a cose più futuli, ma x qnt 20enne ricordo delle celebrazioni filo-francesi nella mia città(Nocera che come tutte le città del Regno si oppose con ferocia all'invasore), che mi lasciavano allibito... Quei trombioni con il loro disprezzo per i nostri Avi mi spinsero a diventare un "becero borbonico".
    Per il resto "maledico" Nelson che li fece impiccare, perchè per colpa sua non ci libereremo mai di quei miserabili traditori, vd S.Elmo.
    Tejada parlando del tradizionalismo dice (luis crive negli anni '60) che l'unico tradizionalismo possibile si deve riallacciare alla Controriforma, essendo ormai troppo lontani i tempi precristiani. Poi i vari simboli utilizzati dai giacobini, sono simboli massonici.
    Concordo che avere delle nostalgie monarchiche è ai limiti del ridicolo. Ma come scrisse V. Hugo negli anni 30 di due secoli fa, se i Re sono scappati, la Patria resta. Noi abbiamo lobbligo di lottare fino alla fine dei nostri gironi, che si ottengano dei risultati o meno, per la rinascita morale, economica di questa terra sfortunata. Anche se stiamo messi malissimo, credo che abbiamo tutte le possibiltà per rinascere... se solo la nostra gente sapesse perchè esiste "la quistione meridionale", se solo metà della passione che i nostri giovani danno per tifare quel patetico sport(?) chiamato calcio, se si avesse metà della passione che si ha per il Napoli, il Bari, La Reggina etc etc per Napoli, Reggio, Aversa etc i nostri problemi si scioglierebbero come neve al sole.
    Penso pure che sia un errore chiudere le porte a chi da "giacobino" voglia dare il contributo alla rinascita nazionale, c'è bisogno di tutto, di ex comunisti e di ex-fascisti.

  9. #19
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    Non mi parlare delle commemorazioni del 1999, per fortuna all'epoca ero mlt giovane e pensavo a cose più futuli, ma x qnt 20enne ricordo delle celebrazioni filo-francesi nella mia città(Nocera che come tutte le città del Regno si oppose con ferocia all'invasore), che mi lasciavano allibito... Quei trombioni con il loro disprezzo per i nostri Avi mi spinsero a diventare un "becero borbonico".
    Per il resto "maledico" Nelson che li fece impiccare, perchè per colpa sua non ci libereremo mai di quei miserabili traditori, vd S.Elmo.
    Tejada parlando del tradizionalismo dice (luis crive negli anni '60) che l'unico tradizionalismo possibile si deve riallacciare alla Controriforma, essendo ormai troppo lontani i tempi precristiani. Poi i vari simboli utilizzati dai giacobini, sono simboli massonici.
    Concordo che avere delle nostalgie monarchiche è ai limiti del ridicolo. Ma come scrisse V. Hugo negli anni 30 di due secoli fa, se i Re sono scappati, la Patria resta. Noi abbiamo lobbligo di lottare fino alla fine dei nostri gironi, che si ottengano dei risultati o meno, per la rinascita morale, economica di questa terra sfortunata. Anche se stiamo messi malissimo, credo che abbiamo tutte le possibiltà per rinascere... se solo la nostra gente sapesse perchè esiste "la quistione meridionale", se solo metà della passione che i nostri giovani danno per tifare quel patetico sport(?) chiamato calcio, se si avesse metà della passione che si ha per il Napoli, il Bari, La Reggina etc etc per Napoli, Reggio, Aversa etc i nostri problemi si scioglierebbero come neve al sole.
    Penso pure che sia un errore chiudere le porte a chi da "giacobino" voglia dare il contributo alla rinascita nazionale, c'è bisogno di tutto, di ex comunisti e di ex-fascisti.
    Quoto con quel che mi dici...il mio sogno del resto è vedere che la questione meridionale diventasse una questione d'indipendenza vera e propria come per i baschi(con le dovute differenze del caso e del luogo ovviamente), fuori dagli schieramente ideologici e politici (ricordo che quando attaccavamo i manifesti per la contromanifestazione del 799, alla notte, trovammo tanta solidarietà da molti passanti per non dire dagli stessi "guardi" che ci fermarono)...per cui precludere l'ingresso ad un giacobino che non abbia lo snobbismo cinico di quell'ideologia, è ovvio che risulterebbe alquanto controproducente per una giusta causa....il problema di Tejada e di molti gruppi "meridionalisti"(mi riferisco a quelli nati dall'"Alfiere" in poi)si divide in due fasi : rifarsi ad una controriforma o richiamarsi a dei valori di parrocchia o messe in latino è già di per se anacronistico...la seconda fase di questa strategia errata, è chiudersi in gruppi di studio elitari o movimentini settari, cui unico contributo è quello di poter si stampare una notevole quantità di libri dal valore qualitativo "alto" e qualche manifesto, ma il cui risultato sembra solo rinchiudersi in un ghetto fatto di intellettualismi o di liti come quella sugli struffoli e il panettone, per non arrivare tra alcuni a sostenere addirittura che l'aver partecipato al famoso corteo anti-savoia, fosse stata un'azione antidemocratica.Non ci si modernizza su tante cose, questo è il problema...in pochi hanno messo in rilievo il problema bancario e le sue differenze tra il nord e il sud, che è fondamentale per capire appieno certe discriminazioni economiche o rievocazioni forti di miti precristiani, che attirerebbero molte più persone che semplici chirichetti (la lega in questo ci riuscì con l'invenzione del mito celta, basti vedere tutti quei gruppi satellite sorti nel nord italia).Le possibilità ci sono per rinascere, non ora, ma con il tempo un minimo riscatto e maggiore comprensione vi potrà essere riguardo certe questioni, e non solo perchè tempo fa uno storico del calibro di Giordano Bruno Guerri,riportò alla ribalta la questione del brigantaggio, come del resto anche Beppe Grillo ha fatto ora.Un'ultima cosa...considero anche una tara alquanto grave di matrice cattolica ovviamente (quando la religione non giova ad una causa...), l'ossessione per tutto ciò che è massonico.Che la massoneria da ordine iniziatico che fu, fino a tramutarsi ad organizzazione sovversiva, abbia adottato determinati simboli (tra cui anche quelli propriamente cristiani), non significa che si debbano demonizzare a tutti i costi...altrimenti anche il mito di partenope o i vari culti misterici praticati a napoli dovrebbero essere messi all'indice.Ti pare o no?

  10. #20
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    Citazione Originariamente Scritto da ulver81 Visualizza Messaggio
    Quoto con quel che mi dici...il mio sogno del resto è vedere che la questione meridionale diventasse una questione d'indipendenza vera e propria come per i baschi(con le dovute differenze del caso e del luogo ovviamente), fuori dagli schieramente ideologici e politici (ricordo che quando attaccavamo i manifesti per la contromanifestazione del 799, alla notte, trovammo tanta solidarietà da molti passanti per non dire dagli stessi "guardi" che ci fermarono)...per cui precludere l'ingresso ad un giacobino che non abbia lo snobbismo cinico di quell'ideologia, è ovvio che risulterebbe alquanto controproducente per una giusta causa....il problema di Tejada e di molti gruppi "meridionalisti"(mi riferisco a quelli nati dall'"Alfiere" in poi)si divide in due fasi : rifarsi ad una controriforma o richiamarsi a dei valori di parrocchia o messe in latino è già di per se anacronistico...la seconda fase di questa strategia errata, è chiudersi in gruppi di studio elitari o movimentini settari, cui unico contributo è quello di poter si stampare una notevole quantità di libri dal valore qualitativo "alto" e qualche manifesto, ma il cui risultato sembra solo rinchiudersi in un ghetto fatto di intellettualismi o di liti come quella sugli struffoli e il panettone, per non arrivare tra alcuni a sostenere addirittura che l'aver partecipato al famoso corteo anti-savoia, fosse stata un'azione antidemocratica.Non ci si modernizza su tante cose, questo è il problema...in pochi hanno messo in rilievo il problema bancario e le sue differenze tra il nord e il sud, che è fondamentale per capire appieno certe discriminazioni economiche o rievocazioni forti di miti precristiani, che attirerebbero molte più persone che semplici chirichetti (la lega in questo ci riuscì con l'invenzione del mito celta, basti vedere tutti quei gruppi satellite sorti nel nord italia).Le possibilità ci sono per rinascere, non ora, ma con il tempo un minimo riscatto e maggiore comprensione vi potrà essere riguardo certe questioni, e non solo perchè tempo fa uno storico del calibro di Giordano Bruno Guerri,riportò alla ribalta la questione del brigantaggio, come del resto anche Beppe Grillo ha fatto ora.Un'ultima cosa...considero anche una tara alquanto grave di matrice cattolica ovviamente (quando la religione non giova ad una causa...), l'ossessione per tutto ciò che è massonico.Che la massoneria da ordine iniziatico che fu, fino a tramutarsi ad organizzazione sovversiva, abbia adottato determinati simboli (tra cui anche quelli propriamente cristiani), non significa che si debbano demonizzare a tutti i costi...altrimenti anche il mito di partenope o i vari culti misterici praticati a napoli dovrebbero essere messi all'indice.Ti pare o no?
    Ieri ho telefonato per fare gli auguri a un personaggio molto importante del nsotro mondo e lui mi diceva quello che dici tu, solo che tu hai citato i Paesi Baschi, lui l'Irlanda. Ecco questi devono essere i nostri modelli, ma attenzione mia nessuna forma di violenza, altrimenti impediremo la rinascita nazionale per i secol.
    hai centrato perfettamente il punto BISOGNA USCIRE dal GHETTO.
    Ma probabilmente per cancellare 150 anni menzogne e dico 150 anni, ovvero mi riferisco alla famosa "negazione di dio"... di lord gladstone il quale anni dopo ammise di non essere mai stato in un carcere napoletano, ovvero alla fase preparatoria all'invasione garibaldesca, passando poi per lombroso giungendo a bocca, c'è bisogno di varie fasi... come dire loro hanno preparato il terreno. Noi dobbiamo costruire. Il revisionismo storico è indispensabile "un popolo senza passato, è un popolo senza futuro", ma dobbiamo tenere sempre presenti i problemi VERI, la disperazione della nostra gente, la nostra terra in balia dei nuovi barbari.
    In fondo e qui la disoccupazione non toccasse quote da 3° mondo, se la Sa-Rc fosse perfettamente funzionante etc, non credo che adesso noi staremmo a parlare del Regno di Napoli.
    Devo essere sincero, è chiaramente affscinante recuperare la nostra storia, tutta, dai tempi dela Megale Hellas e anche prima, ma per avere dei miti, non abbiamo bisogno di fare gli archeologi.
    Abbiamo delle figure straordinarie a noi vicine nel tempo: Fra Diavolo, il Cardinale Ruffo, Ferdinando II, G. De Sivo, Maria Sofia, Crocco e soprattutto circa 7 secoli d'indipendenza. Certo per due secoli siamo stati sotto la Corona di Madrdi, ma solo gli asini vomitati dalla squala italica non sanno che il Regno in quel periodo godeva di un'ampia autonomia amministrativa e politica.
    Abbiamo nelle nostre Biblioteche tanti libri dei legittmisti che nessuno conosce, molto spesso i loro autori hhanno difeso le Due Sicilie prima con la spada e poi con la penna appunto, libri che dovrebbero essere ristampati, invece ognuno di noi sogna di scrivere il proprio libro contro caribaldo.

 

 
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