no, mi ero preso la discussione in parlamento mentre ero in macchina... i comunisti si son tirati indietro perche poi avrebbero cominciato a pagare molto di più anche i loro vari circoli cosidetti senza scopo di lucro...era qualcosa del genere il problema, aspetta uno che ne capisce più di me che ti enuncia meglio il problema
Rifondazione Comunista e il voto sull’Ici
Con una Ultimissima del 19 novembre abbiamo dato conto del voto contrario di Rifondazione Comunista all’emendamento presentato da Maurizio Turco, deputato di Radicali Italiani, per ripristinare l’ICI sui beni ecclesiastici destinati a uso commerciale. Una nostra socia ha contattato per chiarimenti alcuni parlamentari del PRC, i quali hanno fatto avere la dichiarazione di voto pronunciata in aula dal deputato Andrea Ricci, che riportiamo integralmente.
Signor Presidente, innanzitutto vorrei ricordare che su questo tema il Parlamento è già intervenuto in occasione della discussione del decreto-legge n. 223 del 2006, il cosiddetto decreto Bersani-Visco. In quella occasione il Parlamento ripristinò la normativa precedente alla riforma introdotta nella scorsa legislatura, che esentava dal pagamento dell’ICI le attività commerciali a fini di lucro svolte degli istituti religiosi. Quindi, nella situazione attuale, abbiamo pienamente ripristinato la normativa precedentemente in vigore, eliminando un ingiustificato privilegio che il Governo precedente aveva introdotto su questo tipo di attività commerciali a fine di lucro che, pur se svolte da soggetti assistenziali o religiosi, non hanno alcun diritto di godere di tale privilegio. Ricordo, altresì, che il comune, già oggi, può esentare dall’imposizione comunale sugli immobili altre strutture di carattere non religioso che svolgano attività commerciali non a scopo di lucro. L’emendamento in oggetto riguarda l’applicazione dell’ICI alle attività svolte da soggetti istituzionali di carattere non commerciale non a fini di lucro. Dunque, si vuole far pagare l’ICI anche ai soggetti istituzionali che non svolgono attività commerciali in via principale e che non rivolgono la loro attività a fini di lucro. Naturalmente ciò incide sugli istituti religiosi, ma non solo; incide anche su altre categorie laiche di soggetti, associazioni, organizzazioni non governative di origine ed orientamento laico e non attinenti agli istituti religiosi. Mi sembra che quanto abbiamo realizzato attraverso il decreto-legge Bersani-Visco rappresenti un punto di equilibrio (ad oggi, credo sia quello effettivamente possibile), in attesa di una riflessione complessiva su tale materia, sulle esenzioni possibili dall’ICI. Riteniamo, dunque, che l’emendamento in esame non debba essere accolto. Se si vuole arrivare a definire con maggiore chiarezza la delimitazione delle esenzioni dall’ICI per attività non rivolte a fini di lucro, ma di tipo assistenziale e caritatevole, questo merita di essere fatto attraverso un approfondimento normativo ben più specifico di quanto non sia consentito dall’approvazione di un emendamento come questo, i cui effetti oggi non siamo in grado di valutare pienamente.
qua non lo dice esplicitamente, ma se cominciava a pagare la chiesa, avrebbero cominciato a pagare anche i vari circoli legati alla sinistra radicale...
Panettone amaro
Appare precaria la serenità di Prodi dopo la Finanziaria
La Finanziaria è legge dello Stato. Ha terminato il suo iter: la protesta e le critiche che hanno coinvolto l'intero Paese e i principali centri di analisi italiani ed esteri, le sono passate sopra. Non è stato ascoltato nemmeno il Capo dello Stato che ha preso giustamente le distanze da una manovra abnorme che ha mortificato lo stesso ruolo del Parlamento. Se tutto ciò non bastasse, si è assistito allo spettacolo disarmante dei principali partiti della maggioranza che hanno bocciato la manovra nel loro dibattito interno, per poi smentirsi all'esterno, sostenendola. Una citazione particolare merita a proposito l'onorevole Fassino che, in fatto di doppiezza, batte Togliatti. Non ci si stupisca poi se gli elementi principali della manovra - tasse escluse, ovviamente, e stendiamo un velo pietoso - che resteranno nell'agenda dei prossimi mesi sono due.
(Panettone amaro)
Il primo si ricava dall'ammissione del ministro dell'Economia che la Finanziaria appena varata non serve per la crescita. Con una sola frase Padoa-Schioppa ha dato ragione a tutti i suoi critici, e non si comprendono dunque tante virulente polemiche da parte sua, quella con Confindustria la più recente.
Il secondo, più emblematico e paradossale, è il fatto che prima ancora che la Finanziaria entri in vigore, già si sa che deve essere corretta. E questo per via del cosiddetto emendamento "salvaladri" che ha indignato il Capo dello Stato e anche alcuni ambienti del governo. Solo alcuni ambienti, perché altri sono direttamente padri putativi di detto emendamento e presto si identificheranno chiaramente.
Questi due aspetti irrisolti rendono piuttosto amaro il panettone di Prodi e di Padoa-Schioppa. Perché, ammettendo che la Finanziaria non dà la crescita, il governo dovrà domani preoccuparsene, provocando la diatriba sul riformismo che finora è rimasta in sordina nella maggioranza. Sarà un po' come agitare un nido di vespe giganti.
Non andrà meglio con la "salvaladri", vista la spessa patina di moralità con cui si è presentata al Paese la nuova maggioranza. Ecco bello e pronto un colpo di spugna sui reati di bilancio che fa impallidire. E si impallidisce di più se si sostiene che è stato impiantato per errore nella Finanziaria. Beato chi ci crede, e ce ne accorgeremo quando si tratterà di cancellarlo.
Può darsi che le feste e gli scioperi dell'informazione diano un po' di serenità al governo nei prossimi giorni. Ma su queste basi, appena si riprende con la normalità, Prodi e Padoa-Schioppa torneranno in affanno. Buone feste.
Roma, 22 dicembre 2006
tratto da http://www.nuvolarossa.org/modules/n...p?storyid=3196