Città fuori le mura/188
Gli strappi di Torpignattara
Strade che mutano in altre strade, come un gomitolo di fili che cambia colore: per arrivarci giro in via Cencelli e il pensiero vola al manuale, Un volantino del Comitato di quartiere annuncia una riunione nella Sala del Consiglio di piazza Marranella. Rovine, cabaret e mattoni nel quartiere icona del 'popolo romano'
di Laura Pugno
Mi metto in strada per Torpignattara un sabato mattina che affiora come una giornata di sole. Ho guardato bene sullo stradario: all' altezza della Casilina, via dell' Acqua Bullicante diventa via di Torpignattara, per poi cambiare pelle un' altra volta, in direzione della Tuscolana all' altezza di Largo Nicolò Licata, in via di Porta Furba. Strade che mutano in altre strade e ancora in altre, come un gomitolo di fili che cambia colore. Da via Casilina via di Torpignattara è senso unico; per arrivarci giro per via Amedeo Cencelli, e anche se la connessione è gratuita, puramente onomastica, il pensiero vola a quel «manuale Cencelli» che Wikipedia, a uso dei lettori più giovani, definisce «una formula algebrico-deterministica per regolare la spartizione delle cariche pubbliche in base al peso elettorale di ogni singolo partito o corrente politica. E' attribuito a Massimiliano Cencelli, un funzionario della Democrazia cristiana» negli anni Sessanta. Su via Cencelli, mi viene incontro un personaggio surreale: un signore tanto anziano da sembrare antico più che vecchio, col viso coperto di fuliggine (fuliggine?) che pedala su qualcosa che più che una bicicletta viene da definire velocipede. Va nel senso opposto di marcia come un' epifania, un' apparizione: un attimo è lì, l' attimo dopo non c' è più. Però, ancora buoni polmoni e buone gambe il ragazzo, penso alzando al massimo il riscaldamento della macchina. Che sia lo spirito dei luoghi, il lare dell' Acquedotto Alessandrino che la strada mi fa ritrovare contro, prima di offrirmi un insperabilmente facile parcheggio? Beh, comunque grazie (per il parcheggio).
Nel sole della mattina l' Acquedotto è circondato da un fazzoletto di verde con tronchi squadrati a panchina e cipressi, non c' è ancora nessuno, merito della mattina presto, solo due signore sulla sessantina passano in tuta, con in spalla identiche sacche blu con il logo e la scritta di una palestra. Se ne escono così, le rovine romane, a cielo aperto, alla bell' e meglio e allo stesso tempo con una certa improntitudine, cime a dire, sono ancora qui, sono proprio io, e allora? Non c' è l' aspettativa dei Fori - sai che ci sono, che sono proprio lì, sei psicologicamente preparato - non c' è la traslazione magica di un' Appia Antica, di una strada che passa in un altro tempo, siamo nel presente, nell' adesso-adesso, nel qui e ora. E l' acquedotto se ne sta lì, se ne starà lì, si capisce, ancora per un bel pezzo, mentre noi ci chiediamo se l' Italia diventerà davvero un deserto tra cent' anni o se qualcuno si deciderà a fare qualcosa per il riscaldamento globale, se e quando i tg smetteranno di confondere un aumento di sei gradi con un aumento del 6%, o di propinarci la scusa rassicurante che gli esperti sono in disaccordo quando ormai è chiaro a chiunque abbia occhi per vedere, e piumini ritirati in tintoria ad agosto e ancora incellofanati nell' armadio, tanto basta il cappotto, che non lo sono.
Se ne sta lì, l' acquedotto, nel sole giallo di questa mattina di sabato e intanto altre chiazze dorate mi colpiscono gli occhi: giallo di una busta di limoni sparpagliati per la strada in un posto auto libero, qualcuno già spiaccicato, altri miracolosamente intatti; giallo e blu della giacca di una giovane postina che passa spingendo uno quei carrellini che le vicine di mia nonna usavano per portare a casa la spesa negli anni Settanta, solo che questo, immagino, è pieno zeppo di raccomandate. Al 132 di via Torpignattara, quei gialli si fanno eco nel giallo di un volantino del Comitato di quartiere, che annuncia una riunione nella Sala del Consiglio di Piazza Marranella. «Un grammo di partecipazione vale più di una tonnellata di parole», recita nero su giallo. Su via di Torpignattara, la sezione di Alleanza Nazionale e quella dei Democratici di sinistra sono a pochi numeri civici di distanza; davanti a quest' ultima, due lapidi. Una ricorda «Ciro Principessa, di anni 23, militante comunista ucciso da mano fascista, il 20 aprile del '79; l' altra è alla memoria di Valerio Fiorentini, torturato nel carcere di via Tasso alla fine della Seconda guerra mondiale e poi trucidato alle Fosse Ardeatine. Poco più avanti, una pescheria sui cui gradini un distinto signore dall' aria orientale - un giapponese che compra il pesce per il sushi? - parla al cellulare, un «Abbacchi polli e cacciagione» trasformato in phone point, un ragazzo con il parka con il collo di pelliccia e l' aria da agente immobiliare che passa portandosi dietro, quasi a braccetto, due ragazzi dall' aspetto indiano, o pakistano. Un brandello di conversazione resta nell' aria: "Sono due camere e cameretta, serve sempre la cameretta. no?".