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    Predefinito Litanie del Santissimo Nome di Gesù

    Gesù,
    Figlio del Dio vivo
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Splendore dei Padre
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    vera luce eterna
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Re di gloria
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Sole di giustizia
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Figlio della Maria Vergine
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    amabile
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    ammirabile
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Dio forte
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Padre del secolo futuro
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Angelo del gran consiglio
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    potentissimo
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    pazientissimo
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    obbedientissimo
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    mite ed umile di cuore
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    amante della castità
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    che tanto ci ami
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Dio della pace
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    autore della vita
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    esempio di ogni virtù
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    che vuoi la nostra salvezza
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    nostro Dio
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    nostro rifugio
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Padre di ogni povero
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    tesoro di ogni credente
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    buon Pastore
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    vera luce
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    eterna sapienza
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    infinita bontà
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    nostra via e nostra vita
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    gioia degli angeli
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Re dei patriarchi
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    Maestro degli apostoli
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    luce degli evangelisti
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    fortezza dei martiri
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    sostegno dei confessori
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    purezza delle vergini
    abbi pietà di noi

    Gesù,
    corona di tutti i Santi
    abbi pietà di noi

    Sii a noi propizio
    perdonaci, Gesù

    Sii a noi propizio
    ascoltaci, Gesù

    Da ogni peccato
    liberaci, Gesù
    Dalla tua giustizia
    liberaci, Gesù
    Dalle insidie del maligno
    liberaci, Gesù
    Dallo spirito impuro
    liberaci, Gesù
    Dalla morte eterna
    liberaci, Gesù
    Dalla resistenza alle tue ispirazioni
    liberaci, Gesù

    Per il mistero della tua santa incarnazione
    liberaci, Gesù

    Per la tua nascita
    liberaci, Gesù
    Per la tua infanzia
    liberaci, Gesù
    Per la tua vita divina
    liberaci, Gesù
    Per il tuo lavoro
    liberaci, Gesù
    Per la tua agonia e per la tua passione
    liberaci, Gesù
    Per la tua croce e il tuo abbandono
    liberaci, Gesù
    Per le tue sofferenze
    liberaci, Gesù
    Per la tua morte e sepoltura
    liberaci, Gesù
    Per la tua risurrezione
    liberaci, Gesù
    Per la tua ascensione
    liberaci, Gesù
    Per averci dato la Santissima Eucaristia
    liberaci, Gesù

    Per le tue gioie
    liberaci, Gesù

    Per la tua gloria
    liberaci, Gesù

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
    perdonaci, o Signore

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
    esaudiscici, o Signore

    Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo,
    abbi pietà di noi.

  2. #12
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    Predefinito Dai "Discorsi" di san Bernardino da Siena, sacerdote.

    Serm. 49 de nom. Iesu:; Opera omnia 4, 505-506

    Il nome di Gesù è la luce dei predicatori, perché illumini di splendore l'annunzio e l'ascolto della sue parole. Donde credi si sia diffuse in tutto il mondo una luce di fede così grande, repentina e ardente, se non perché fu predicato Gesù? Non ci ha Dio "chiamati alla sue ammirabile luce" (1 Pt 2, 9) con la luce e il sapore di questo nome? Ha ragione l'Apostolo di dire a coloro che sono stati illuminati e in questa luce vedono la luce: "Se un tempo eravate tenebra, ore siete luce nel Signore: comportatevi perciò come figli della luce" (Ef 5, 8). Perciò si deve annunziare questo nome perché risplenda, non tenerlo nascosto. E tuttavia nella predicazione non lo si deve proclamare con un cuore vile o con una bocca profanata, ma lo si deve custodire e diffondere come da un vaso prezioso. Per questo il Signore dice dell'Apostolo: Egli è per me un vaso eletto per portare il mio nome davanti ai popoli, ai re e ai figli di Israele (cfr. At 9,15). Un vaso eletto, dice dove si espone un dolcissimo liquore da vendere, perché rosseggiando e splendendo in vasi preziosi, inviti a bere; per portare, soggiunge, il mio nome. Infatti,come per ripulire i campi si distruggono con il fuoco le spine e i rovi secchi e inutili e come al sorgere del sole, mentre le tenebre vengono respinte, i ladri e i nottambuli e gli scassinatori si dileguano: così quando la bocca di Paolo predicava ai popoli, come per il fragore di un gran tuono, o per l'avvampare irruente di un incendio o per il sorgere luminoso del sole, l'infedeltà era distrutta, la falsità periva, la verità splendeva, come cera liquefatta dalle fiamme di un fuoco veemente. L'Apostolo portava dovunque il nome di Gesù con le parole, con le lettere, con i miracoli e con gli esempi. Infatti lodava sempre il nome di Gesù e gli cantava inni con riconoscenza (cfr. Sir 51, 12; Ef 5, 19-20). E di più, san Paolo presentava questo nome, come una luce, "davanti ai re, ai popoli e ai figli di Israele" (At 9,15) e illuminava le nazioni e proclamava dovunque: "La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente come in pieno giorno" (Rm 13,12). E mostrava a tutti la lampada ardente e splendente sul candelabro, annunziando in ogni luogo "Gesù, e questo crocifisso" (1 Cor 2, 2).
    Perciò la Chiesa, sposa di Cristo, sempre appoggiata alla sue testimonianza, giubila con il Profeta, dicendo: "Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza, e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi" (Sal 70,17), cioè sempre. E anche il profeta esorta a questo, dicendo: "Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza" (Sal 95,2) cioè Gesù salvatore.

  3. #13
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    Predefinito

    GIOVANNI PAOLO II

    VISITA PASTORALE ALLA DIOCESI DI L'AQUILA

    DISCORSO AI GIOVANI NEL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DELLA CROCE


    Monte Roio (L'Aquila), 30 agosto 1980

    Carissimi giovani dell’Aquila, degli Abruzzi e del Molise!

    1. Vi dico anzitutto la mia grande gioia nell’incontrarmi con voi, presso questo celebre santuario dedicato a Maria santissima!

    Vi siete preparati alla visita del Papa percorrendo stamane la “via mariana”, monumento di fede e di pietà fatto qui costruire dal Cardinale Carlo Confalonieri, quando era Arcivescovo dell’Aquila, e, fermandovi alle rispettive quindici edicole, avete meditato i misteri del rosario.

    Vi ringrazio di cuore per questa iniziativa spirituale, come per la vostra presenza così devota, lieta e numerosa; vi saluto tutti con particolare affetto. Intendo pure, in questo momento, porgere il mio riconoscente e fraterno saluto al Cardinale decano, al Cardinale Corrado Bafile, figlio di questa città, e a tutti i Vescovi della conferenza episcopale abruzzese, che hanno voluto essere presenti con voi a questo significativo incontro.

    Sono venuto nella vostra terra per onorare in modo speciale san Bernardino da Siena, nel VI centenario della nascita. Sono venuto per vedere anche voi, cari giovani, per parlarvi, per sentirvi, per stringere con voi un’amicizia più cordiale e concreta, per guardarvi negli occhi, come faceva Gesù, per lasciarvi un messaggio che sia per voi un forte ricordo e un impegno programmatico.

    E voi siete venuti incontro al Papa con la vostra gioia, la vostra bontà, la vostra vivacità e anche con le vostre ansie, i vostri interrogativi: siete venuti per ascoltare la sua voce e per pregare con lui! Ancora vi ringrazio per questa vostra gentilezza e disponibilità.

    2. Riflettendo ora un momento con voi sulla figura di san Bernardino, desidero proporvi alcune indicazioni che vi possano servire come programma di vita, seguendo le orme del grande santo.

    Imparate prima di tutto da san Bernardino il valore essenziale e determinante della conoscenza di Gesù.

    Voi conoscete la vita di san Bernardino: rimasto orfano fin dalla sua tenera età, fu educato a Siena in una profonda e illuminata fede cristiana, cosicché egli, giunto alla giovinezza, desiderò consacrarsi totalmente a Gesù nella vita religiosa e sacerdotale per dedicarsi in modo essenziale a far conoscere al più gran numero di fratelli il Cristo amico e redentore.

    Diventato sacerdote nell’ordine di san Francesco, per ben dodici anni volle ancora studiare e raccogliere materiale biblico, teologico, morale, ascetico, mistico per essere ben preparato a svolgere in modo degno e soddisfacente la sua missione di predicatore. Nel 1417, incominciando da Genova, partì per la sua vasta ed intensa opera, percorrendo il nord e il centro dell’Italia, annunziando a tutti con ardore e con passione l’amore di Cristo e diffondendo dovunque la devozione al nome di Gesù, specialmente sotto il simbolo “IHS”: “Iesus Hominum Salvator”. San Bernardino fu un grande innamorato di Gesù e spese tutta la sua vita per far conoscere e amare il divin Salvatore, come dimostrano i suoi ancora attuali sermoni in latino e in volgare.

    Carissimi! Come il giovane Bernardino, cercate di conoscere Gesù in modo autentico e globale!

    Approfondite la sua conoscenza per entrare nella sua amicizia! È la conoscenza di Gesù che, sola, vi può dare la vera gioia, non quella egoistica e superficiale; è la conoscenza di Gesù che rompe la solitudine, supera le tristezze e le incertezze, dà il vero significato alla vita, frena le passioni, sublima gli ideali, espande le energie nella carità, illumina nelle scelte decisive. Così si legge nell’“Imitazione di Cristo”: “Quando è presente Gesù, tutto è buono e nulla sembra difficile; quando è assente Gesù, tutto diventa gravoso. Quando Gesù non parla interiormente, la consolazione non vale nulla; se invece Gesù dice anche una sola parola, si prova una grande consolazione... Che cosa ti può dare il mondo senza Gesù? Essere senza Gesù è un insopportabile inferno, ed essere con Gesù è un dolce paradiso. Se Gesù sarà con te non c’è nemico alcuno che ti possa recar danno” (L’Imitazione di Cristo, l. II, VIII,1-2).

    Anche a voi ripeto ciò che dissi ai giovani di Parigi: “Gesù non è soltanto un fratello per noi, un amico, un uomo di Dio. Noi riconosciamo in lui il Figlio unigenito di Dio, colui che è una cosa sola con Dio Padre e che il Padre ha donato al mondo... Lasciate che Cristo sia per voi la via, la verità, la vita. Lasciate che sia la vostra salvezza e la vostra felicità. Lasciate che afferri la vostra vita tutta intera affinché essa raggiunga con lui tutte le sue dimensioni, cosicché tutte le vostre relazioni, attività, sentimenti, pensieri siano integrati in lui, si potrebbe dire “cristificati”” (Giovanni Paolo II, Allocutio Lutetiae Parisiorum ad iuvenes habita, die 1 iun. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III,1 [1980] 1617ss).

    Come desiderava san Bernardino, il nome di Gesù sia iscritto nei vostri pensieri, diventi un palpito del vostro cuore, sgorghi onorato e benedetto dalle vostre labbra: Gesù è l’amico che non tradisce, che vi ama e vuole il vostro amore! Sia vostro fermo proposito conoscerlo sempre meglio mediante la lettura del Vangelo, lo studio di opere appropriate, la riflessione sulle biografie dei santi e sulle esperienze dei convertiti.

    Imparate poi da san Bernardino a vivere con coerenza la vostra fede cristiana. Infatti non basta la conoscenza di Gesù; bisogna essere coerenti nella vita con le idee professate.

    Quel santo si trovò a vivere in un’epoca difficile e perfino sconcertante: l’Italia era allora certamente cristiana, ma purtroppo in pratica si viveva poco cristianamente. Erano tempi torbidi, tumultuosi, densi di inquietudine e di contestazioni nella vita civile ed anche all’interno della Chiesa.

    Soprattutto vigeva una penosa situazione di ingiustizia sociale, di odio e di inimicizie tra famiglia e famiglia, tra città e città. San Bernardino non si spaventò né dei tempi né degli uomini: spirito intelligente e saggio, comprese subito che bisognava vincere il male seminando il bene, ed impostò la sua predicazione e il suo ministero come lotta acerrima e continua al peccato, richiamando i cristiani, laici e sacerdoti, umili e potenti, padroni e lavoratori, alla coerenza di vita. La sua eloquenza era vivace e festosa, ma anche tagliente e inesorabile, e con intrepido coraggio affrontò il male in ogni luogo, fustigando vizi e difetti, senza risparmiare nessuno, esortando alla conversione e alla penitenza, invitando al perdono e alla pace. Sapeva essere umorista ed ironico all’occorrenza, e nei suoi sermoni ci lasciò dei gustosi e trasparenti bozzetti della vita del tempo.

    L’umanista Maffeo Vegio, suo contemporaneo, narra che i fedeli si accostavano in così gran numero ai sacramenti, che talvolta non si trovavano sacerdoti suffficienti per confessare e amministrare l’eucaristia.

    Ecco, cari giovani, la seconda pressante esortazione: siate coerenti! La fede cristiana, la nostra stessa dignità e l’attesa del mondo attuale esigono essenzialmente questo impegno di coerenza. E la prima fondamentale espressione di coerenza è la lotta al peccato, e cioè lo sforzo costante ed anche eroico di vivere in grazia. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui il peccato è addirittura divenuto una industria, che produce denaro, movimenta piani economici, dona benessere. Tale situazione è certamente impressionante e terribile. Eppure, non bisogna lasciarsi né spaventare né opprimere: qualunque epoca esige dal cristiano la “coerenza”. E perciò, anche nella società attuale, avvolta da una atmosfera laica e permissiva, che può tentare e allettare, voi, giovani, mantenetevi coerenti al messaggio e all’amicizia di Gesù; vivete in grazia, rimanete nel suo amore, mettendo in pratica tutta la legge morale, nutrendo la vostra anima col corpo di Cristo, usufruendo periodicamente e seriamente del sacramento della penitenza.

    Infine, imparate da san Bernardino il coraggio della testimonianza. Infatti egli fu un deciso e intrepido testimone di Cristo. Anzi, prima ancora, al tempo della sua adolescenza, era stato di esempio tra i giovani di Siena e nel 1400, quando scoppiò la terribile peste, con dodici altri suoi amici non ebbe paura di dedicarsi ad aiutare i poveri infermi, a rischio della propria vita.

    Siate coraggiosi anche voi! Il mondo ha bisogno di testimoni, convinti e intrepidi. Non basta discutere, bisogna agire! La vostra coerenza si trasformi in testimonianza, e la prima forma di tale impegno sia la “disponibilità”. Sentitevi, come il buon samaritano, sempre disponibili ad amare, a soccorrere, ad aiutare, in famiglia, sul lavoro, nel divertimento, con i vicini e con i lontani. Aiutate anche i vostri sacerdoti nelle varie attività parrocchiali; aiutate i vostri Vescovi! Riflettete anche, con serietà e generosità, se il Signore non chiami pure qualcuno di voi alla vita sacerdotale, religiosa e missionaria. Il vostro seminario ogni anno attende con ansia e con fiducia che qualcuno entri per iniziare la specifica formazione al sacerdozio. Nel mondo di oggi, affamato di Cristo e del suo Vangelo, c’è bisogno della vostra testimonianza!

    3. Concludo affidandovi alla Vergine Maria, di cui san Bernardino fu devotissimo e che si può dire ogni giorno egli andò annunziando per l’Italia. Rimasto orfano della mamma, volle scegliere come madre la Madonna e a lei sempre rivolse il suo affetto, in lei sempre confidò totalmente. Egli, si può affermare, divenne il cantore della bellezza di Maria e predicando con ispirato amore la sua mediazione, non ebbe timore di affermare: “Ogni grazia che viene data agli uomini, procede da una triplice ordinata causa: da Dio passa a Cristo, da Cristo passa alla Vergine, dalla Vergine viene data a noi” (S. Bernardino da Siena, Sermo VI, in festis B.V.M. de Annun., a.1, can. 2).

    Rivolgetevi ogni giorno con fiducia e con amore a lei, e chiedetele la grazla della bellezza della vostra anima e della vostra vita, di ciò che unicamente vi può rendere felici.

    Con questi voti, invocando l’intercessione di san Bernardino, vi imparto la benedizione apostolica, che sempre vi accompagni come segno del mio intenso affetto.

  4. #14
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    Predefinito

    GIOVANNI PAOLO II

    PELLEGRINAGGIO IN ABRUZZO

    OMELIA


    L'Aquila, 30 agosto 1980

    Carissimi fratelli e sorelle d’Abruzzo e del Molise!

    1. È una gioia per me trovarmi con voi in questo scenario stupendo, dove la Basilica di Collemaggio sembra essere stata costruita dalla mano dell’uomo per esprimere in una magnifica sintesi di arte e di preghiera ciò che la contemplazione delle vostre montagne suscita nel cuore: il senso dell’infinito, il verticalismo della vita, lo splendore di Dio, riflesso nel creato.

    Forse anche san Bernardino da Siena, venuto qui per dare inizio alla sua predicazione nel regno di Napoli di allora, e da questa città chiamato a salire a un altro regno, contemplò e godette lo splendore di queste creature di Dio, che, come il poverello di Assisi, avrà salutato, chissà, col dolce appellativo di “sorelle”.

    Siamo qui riuniti nell’assemblea eucaristica per celebrare, in questa forma liturgica, il VI centenario di san Bernardino degli Albizzeschi, nato in terra toscana nel 1380, ma che per un misterioso disegno della provvidenza diventò, con la sua morte, cittadino anche de L’Aquila.

    Ed io voglio salutare voi tutti, cari fedeli aquilani; voi tutti cari pellegrini d’Abruzzo e del Molise e di altre regioni vicine e lontane; come tutti i figli di queste regioni che sono emigrati oltre i monti, oltre i mari e gli oceani, ma che spesso ritornano alla loro terra indimenticabile, e forse molti oggi si trovano qui con noi.

    Voglio salutare i Vescovi qui presenti, le autorità dello Stato, della regione e dei comuni, e quelle militari, e tutti ringraziare, assieme ai loro collaboratori, che hanno prestato la loro opera per preparare questa celebrazione e per accogliere in questa città e regione, nella mia umile persona, il vicario di Cristo, il Vescovo di Roma. Saluto altresì, con particolare affetto, gli ammalati raccolti all’interno della Basilica, che ho potuto già prima della messa avvicinare personalmente. A tutti dico: il Signore sia con voi!

    A questo punto dell’assemblea, dopo la liturgia della Parola, voglio anche offrirvi qualche spunto di riflessione sulle pagine del libro sacro che abbiamo udito.

    2. La prima lettura ci ha ricordato alcuni ammonimenti del Siracide, questo sapiente scrittore dell’Antico Testamento, che difende il patrimonio religioso e culturale dei padri e raccomanda la modestia, l’umiltà, la fedeltà alla legge di Dio, come via della salvezza che fa trovare grazia dinanzi al Signore (Sir 3,19-21.30-31).

    Il Vangelo di Luca (Lc 14,1.7-14), ricorda l’insegnamento di Gesù in casa di uno dei farisei che lo aveva invitato a pranzo, dinanzi alla gente che stava ad osservarlo (Lc 14,1.7-14): vedendo che gli invitati sceglievano i primi posti, Gesù insegna il galateo dell’umiltà, non solo a tavola, ma in tutta la vita cristiana, ammonendo: “Chiunque si esalta, sarà umiliato, e chi si umilierà sarà esaltato”. Poi aggiunge la lezione del disinteresse, raccomandando al suo ospite di non invitare a pranzo i parenti e gli amici ricchi per averne il contraccambio. Infine gli segnala che la vera ricompensa del bene, che si fa agli indigenti, si trova in Dio, al quale si diventa più simili con la carità, fino alla piena gioia nella “risurrezione dei giusti”.

    3. Non vi sembra, carissimi fratelli e sorelle, che questi testi biblici costituiscano il piedistallo sul quale possiamo vedere elevato nella gloria dei “giusti” san Bernardino?

    Rimasto orfano di padre e di madre all’età di sei anni, il piccolo figlio degli Albizzeschi crebbe nel silenzio e nella virtù, tanto intento agli studi umanistici e giuridici, che però troncò a vent’anni per dedicarsi al servizio degli appestati nell’ospedale della Scala della sua città. Poi sentì il bisogno di nascondersi ancora di più, di scegliere l’“ultimo posto” tra i seguaci di san Francesco, pur riprendendo in mano i libri - che amava moltissimo - per approfondire il sapere, farsi una buona cultura teologica e prepararsi così all’apostolato della predicazione. E diventò predicatore pellegrinante di grande successo, cominciando il suo cammino apostolico a Genova, nel 1417, e passando poi in innumerevoli città e paesi dell’Italia settentrionale e centrale dove attirava folle strabocchevoli, e, ciò che più conta, operava conversioni, rappacificazioni, riforme, perché la gente si sentiva toccata dalla sua parola come da un soffio della grazia di Dio.

    Ma più cresceva la sua popolarità, più egli si faceva piccolo. Non aspirava a grandi cose, ai “primi posti”; anzi, se essere nominato Vescovo poteva allora apparire come un passare ai “primi posti”, per ben tre volte rifiutò di accettare, sentendo che la sua missione e il suo carisma erano quelli dell’umile fraticello che, di paese in paese, riaccende nella gente umile e viva, il senso cristiano della vita, la riscoperta del valore della semplicità e della povertà, e quello che con linguaggio moderno, che anch’io ho usato nel mio discorso all’Unesco (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio ad Unesco, 17, die 2 iun. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III,1 [1980] 1650), si può chiamare il “primato dell’essere sull’avere”.

    4. Era il significato più profondo della lezione di Siracide e più ancora di quella di Gesù sull’umiltà; a cui san Bernardino aggiungeva il richiamo al disinteresse, alla carità, e anzi alla giustizia, in un tempo nel quale il nuovo sviluppo dei commerci e degli scambi portava a un’espansione della finanza, nella quale il prestito ad usura diventava spesso il capestro dei poveri, mentre si ingrandivano i dislivelli sociali. Nella predicazione del santo si sente sempre fremere lo spirito di un uomo buono con i poveri, indulgente con i deboli, spesso portato all’umorismo dinanzi alla realtà della vita, ma forte, deciso e fermo contro il vizio e nel propugnare la giustizia e la carità. San Bernardino fu il propugnatore della legge di Dio e l’apostolo dei ceti popolari, come il suo padre san Francesco, come gli apostoli, come lo stesso Gesù.

    5. Ma c’è nella vita e nella predicazione del santo qualcosa che ce lo fa apparire come colui che si immedesimò a livello di profondità con i bisogni spirituali del suo tempo e diventò l’araldo del divino messaggio, il Vangelo, e anzi del mistero che riempie il Vangelo e che fra Bernardino sintetizzava nel nome di Gesù Cristo.

    Egli fu l’inventore e il propagatore del telegramma “IHS” (Ihesus), che fece dipingere in oro su delle tavolette, con tutt’attorno dei raggi, ai quali attribuiva particolari significati simbolici. Con questo mezzo fra Bernardino diffuse ovunque passava la devozione al santissimo Nome di Gesù, già praticata in monasteri e conventi da secoli, ma che ora diventava un bene comune del popolo cristiano.

    Anche oggi sulle porte di molte chiese e di molte case, come anche di antichi palazzi pubblici, in molte città d’Italia, si vedono scolpiti quegli stemmi col Nome di Gesù.

    Come vorrei che la celebrazione del centenario bernardiniano contribuisse anche, e anzi soprattutto, a questo: a far tornare il Nome di Gesù, come segno della fede e della vita cristiana delle famiglie, sulla porta di casa, all’interno, in Italia e negli altri paesi. Lo chiedo ai padri e alle madri di famiglia, ma anche ai giovani che stimo e amo, e specialmente alle nuove coppie: riportate il Nome di Gesù nelle vostre case. Ve lo ripeto con le parole stesse di san Bernardino: “El nome di Gesù mettetelo nelle vostre case, nelle vostre camere e tenetelo nel cuore” (S. Bernardino da Siena, Quaresimale di Firenze, 1425, in “Le prediche volgari”, Firenze 1940, II, pp. 190ss).

    6. San Bernardino, nel suo tempo, ebbe l’intuizione che il mistero di Gesù, “via, verità, vita” (Gv 14,6), racchiuso nel suo nome, che significava “salvezza”, era l’annuncio di cui avevano bisogno gli uomini di allora, come quelli di sempre, e perciò si dedicò alla predicazione del Vangelo sotto quel santo segno: “Rifugio dei penitenti, vessillo dei combattenti, medicina dei languenti, conforto dei sofferenti, onore dei credenti, splendore degli evangelizzanti, merito degli operanti, aiuto degli incostanti, sospiro dei meditabondi, esaudimento degli oranti, gusto dei contemplanti, gloria dei trionfanti”.È la spiegazione data da fra Bernardino ai dodici raggi aurei che sulle sue tavolette circondano il telegramma “IHS” (cf. S. Bernardini da Siena, De glorioso nomine Jesu Christi, Sermo 49, “Opera”, II, n. 293-302), suddivisi secondo la triplice classifica tradizionale degli imperfetti, dei proficienti, dei perfetti nella vita spirituale. Ma quel segno simbolico traduceva la sua scoperta di un Cristo che porta a tutti gli uomini, in tutti i tempi e in tutte le condizioni di vita, un messaggio salvifico di valore universale.

    Così il Nome di Gesù divento un soggetto vivo e vivificante nella sua predicazione per gli uomini del quattrocento, ed era una fiamma accesa anche su tutta la raggiera dei precetti di ordine morale, ai quali il santo richiamava gli individui, le famiglie, la società.

    La stessa morale cristiana trovava una nuova forza persuasiva e plasmatrice, perché diventava l’espressione e l’irradiazione di Cristo, maestro di vita.

    Anche per noi si tratta di ricevere da san Bernardino il messaggio sul Cristo della nuova ed eterna alleanza, rinnovatore di tutte le cose (cf. Ap 21,5), vivificatore dell’uomo in tutte le dimensioni della sua esistenza.

    7. È lo stesso messaggio che la Chiesa ci ha fatto ascoltare nel Concilio, del quale vi ricorderò soltanto una pagina della costituzione “Gaudium et Spes”, dove si legge che “la Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dà all’uomo, mediante il suo Spirito, la luce e la forza perché l’uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione; né è dato in terra un altro nome agli uomini in cui possano salvarsi. Crede ugualmente la Chiesa di trovare nel suo Signore e maestro la chiave, il centro e il fine di tutta la storia umana. Inoltre la Chiesa afferma che al di sotto di tutti i mutamenti ci sono molte cose che non cambiano; esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli” (Gaudium et Spes, 10).

    Anche il mio predecessore Paolo VI, nella sua esortazione apostolica “Evangelii Nuntiandi”, ha affermato che “l’evangelizzazione conterrà sempre - come base, centro e insieme vertice del suo dinamismo - una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta a ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia di Dio stesso” (Paolo VI, Evangeli Nuntiandi, 27). Ed io stesso l’ho ripetuto nell’esortazione apostolica “Catechesi Tradendae”: “L’oggetto essenziale e primordiale della catechesi è... il “mistero di Cristo”. Lo scopo definitivo della catechesi è di mettere qualcuno, non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo: egli solo può condurre all’amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della santa Trinità” (Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 5).

    Carissimi fratelli e sorelle, quante volte ho proclamato questa certezza e questo impegno della Chiesa, sia nella mia enciclica “Redemptor Hominis”, sia nei miei discorsi e nei miei incontri con gente di ogni età, categoria, nazionalità. Ed oggi voglio ripetere alla luce di san Bernardino, predicatore del Nome di Gesù, che finché il Signore mi darà vita e forze, io non mancherò di annunciare questa verità, di “gridarla sui tetti”, come vuole il Maestro (cf. Mt 10,27), a Roma e dovunque potrò arrivare con i miei viaggi missionari: Gesù Cristo è il nostro redentore, nel suo nome è la nostra salvezza, nel suo Vangelo si trova la via, la verità, la vita, di cui hanno bisogno gli uomini di oggi, non meno di quelli ai quali si rivolgeva san Bernardino.

    8. Nel concludere la mia omelia, io voglio auspicare e chiedere a nostro Signore Gesù Cristo, per intercessione di san Bernardino, di mandare alla Chiesa e al mondo molti missionari del Vangelo che portino dappertutto il messaggio della salvezza, perché ogni uomo è chiamato ad essere soggetto della missione del divin Salvatore, che si prolunga e realizza continuamente nella comunità della Chiesa. C’è bisogno di vocazioni sacerdotali e religiose come quella di Bernardino degli Albizzeschi; c’è bisogno di laici che sentano che anche a loro appartiene la missione salvifica della Chiesa e che si impegnino a parteciparvi nei modi loro propri, a somiglianza di quei più fedeli che sostenevano fra Bernardino nelle sue imprese apostoliche, o addirittura ne raccoglievano e trasmettevano le prediche.

    Anche il laico deve essere una predica vivente. Deve essere un annuncio vivente del Vangelo.

    Perché Il Vangelo è vivo e, come ha permeato la società italiana nei tempi perigliosi di san Bernardino, così deve oggi lievitare dal di dentro il mondo in cui viviamo, per mezzo dei cristiani.

    Non di rado i valori del Vangelo sono, in questo tempo, contraddetti: occorre che i laici diano aperta, chiara, convinta testimonianza che soltanto in Cristo si trova la salvezza dell’uomo.

    Soprattutto nella famiglia, che il Vaticano II ha stupendamente definito “il santuario domestico della Chiesa” (Apostolicam Actuositatem, 11), è necessario far argine contro i pericoli che minacciano di profanare questo santuario, di devastarne le sacre strutture: voglio dire l’edonismo che porta alla mancanza di amore tra i coniugi e verso i figli, all’infedeltà coniugale, al divorzio e all’aborto.

    Soprattutto su quest’ultimo punto sento il grave dovere di invitarvi, come credenti, a porre tutta la vostra attenzione: non si può sopprimere la vita, non si può rifiutare la vita, dono di Dio; giungono notizie terribili sul triste primato che, in questo campo, si è raggiunto. San Bernardino ha avuto parole di fuoco contro tal male (S. Bernardino da Siena, Quaresimale di Firenze, 1425; “Prediche al Campo di Siena”, 1427, Pred. XXXIX). E io, come vicario di colui che è la vita del mondo, alzo alta la mia umile voce in difesa di chi non ha avuto né mai avrà voce: Non si può sopprimere la vita nel seno della madre! I laici cattolici italiani ricordano certamente l’invito dei loro Vescovi, a “operare per un superamento della legge attuale, moralmente inaccettabile, con norme totalmente rispettose del diritto alla vita” (Istruzione pastorale del Consiglio Permanente della Cei, die 8 dec. 1978).

    Nell’imminenza del Sinodo dei Vescovi, che farà proprie le ansie, le preoccupazioni, i problemi della famiglia, è necessario, da parte di tutti, una presa di coscienza, ferma e generosa, perché Dio continui a benedire tutte le famiglie cristiane, e le renda fari di luce e focolari di amore.

    Il sacrificio della nuova alleanza, che ora ci accingiamo a celebrare, operi in noi con tutta la sua virtù onnipotente per renderci partecipi tutti della salvezza che viene da Cristo, e susciti in mezzo al Popolo di Dio nuovi apostoli religiosi e laici che sappiano annunciare e far amare, come san Bernardino, l’unico nostro salvatore Gesù Cristo: è la mia preghiera, a cui vi chiedo di associarvi; è la mia speranza, che vorrei accendere anche nei vostri cuori.

  5. #15
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    El Greco, Adorazione del nome di Gesù, 1578-79, Casa Capitolare, Monasterio de San Lorenzo, El Escorial

    El Greco, Adorazione del nome di Gesù, 1578-80, National Gallery, Londra

    Juan de las Roelas, Adorazione del nome di Gesù, 1604-05, cappella dell'Università, Siviglia

    Mattia Preti, S. Bernardino da Siena risana gli infermi col Nome di Gesù, 1647-53, Museo Civico "Il Correggio", Correggio

  6. #16
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    Holy Name of Jesus

    We give honour to the Name of Jesus, not because we believe that there is any intrinsic power hidden in the letters composing it, but because the Name of Jesus reminds us of all the blessings we receive through our Holy Redeemer. To give thanks for these blessings we revere the Holy Name, as we honour the Passion of Christ by honouring His Cross (Colvenerius, "De festo SS. Nominis", ix). At the Holy Name of Jesus we uncover our heads, and we bend our knees; it is at the head of all our undertakings, as the Emperor Justinian says in his law-book: "In the Name of Our Lord Jesus we begin all our consultations". The Name of Jesus invoked with confidence
    • brings help in bodily needs, according to the promise of Christ: "In my name They shall take up serpents; and if they shall drink any deadly thing, it shall not hurt them: they shall lay their hands upon the sick, and they shall recover". (Mark 16:17-18) In the Name of Jesus the Apostles gave strength to the lame (Acts 3:6; 9:34) and life to the dead (Acts 9:40).
    • It gives consolation in spiritual trials. The Name of Jesus reminds the sinner of the prodigal son's father and of the Good Samaritan; it recalls to the just the suffering and death of the innocent Lamb of God.
    • It protects us against Satan and his wiles, for the Devil fears the Name of Jesus, who has conquered him on the Cross.
    • In the Name of Jesus we obtain every blessing and grace for time and eternity, for Christ has said: "If you ask the Father anything in my name he will give it you." (John 16:23) Therefore the Church concludes all her prayers by the words: "Through Our Lord Jesus Christ", etc.

    So the word of St. Paul is fulfilled: "That in the name of Jesus every knee should bow, of those that are in heaven, on earth, and under the earth" (Phil., ii, 10).
    A special lover of the Holy Name was St. Bernard, who speaks of it in most glowing terms in many of his sermons. But the greatest promoters of this devotion were St. Bernardine of Siena and St. John Capistran. They carried with them on their missions in the turbulent cities of Italy a copy of the monogram of the Holy Name, surrounded by rays, painted on a wooden tablet, wherewith they blessed the sick and wrought great miracles. At the close of their sermons they exhibited this emblem to the faithful and asked them to prostrate themselves, to adore the Redeemer of mankind. They recommended their hearers to have the monogram of Jesus placed over the gates of their cities and above the doors of their dwelling (cf. Seeberger, "Key to the Spiritual Treasures", 1897, 102). Because the manner in which St. Bernardine preached this devotion was new, he was accused by his enemies, and brought before the tribunal of Pope Martin V. But St. John Capistran defended his master so successfully that the pope not only permitted the worship of the Holy Name, but also assisted at a procession in which the holy monogram was carried. The tablet used by St. Bernardine is venerated at Santa Maria in Ara Coeli at Rome.

    The emblem or monogram representing the Holy Name of Jesus consists of the three letters: IHS. In the Middle Ages the Name of Jesus was written: IHESUS; the monogram contains the first and last letter of the Holy Name. It is first found on a gold coin of the eight century: DN IHS CHS REX REGNANTIUM (The Lord Jesus Christ, King of Kings). Some erroneously say that the three letters are the initials of: "Jesus Hominum Salvator" (Jesus Saviour of Men). The Jesuits made this monogram the emblem of their Society, adding a cross over the H and three nails under it. Consequently a new explanation of the emblem was invented, pretending that the nails originally were a "V", and that the monogram stands for "In Hoc Signo Vinces" (In This Sign you shall Conquer), the words which, according to a legendary account, Constantine saw in the heavens under the Sign of the Cross before the battle at the Milvian bridge (312).

    Urban IV and John XXII are said to have granted an indulgence of thirty days to those who would add the name of Jesus to the Hail Mary or would bend their knees, or at least bow their heads when hearing the Name of Jesus (Alanus, "Psal. Christi et Mariae", i, 13, and iv, 25, 33; Michael ab Insulis, "Quodlibet", v; Colvenerius, "De festo SS. Nominis", x). This statement may be true; yet it was only by the efforts of St. Bernardine that the custom of adding the Name of Jesus to the Ave Maria was spread in Italy, and from there to the Universal Church. But up to the sixteenth century it was still unknown in Belgium (Colven., op. Cit., x), whilst in Bavaria and Austria the faithful still affix to the Ave Maria the words: "Jesus Christus" (ventris tui, Jesus Christus). Sixtus V (2 July, 1587) granted an indulgence of fifty days to the ejaculation: "Praise be to Jesus Christ!" with the answer: "For evermore", or "Amen". In the South of Germany the peasants salute each other with this pious formula. Sixtus V and Benedict XIII granted an indulgence of fifty days to all as often as they pronounce the Name of Jesus reverently, and a plenary indulgence in the hour of death. These two indulgences were confirmed by Clement XIII, 5 Sept., 1759. As often as we invoke the Name of Jesus and Mary ("Jesu!", "Maria!") we may gain an indulgence of 300 days, by decree of Pius X, 10 Oct., 1904. It is also necessary, to gain the papal indulgence in the hour of death, to pronounce at least in mind the Name of Jesus.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910

  7. #17
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    Origin of the Name of Jesus Christ

    In this article, we shall consider the two words which compose the Sacred Name.

    JESUS

    The word Jesus is the Latin form of the Greek Iesous, which in turn is the transliteration of the Hebrew Jeshua, or Joshua, or again Jehoshua, meaning "Jehovah is salvation." Though the name in one form or another occurs frequently in the Old Testament, it was not borne by a person of prominence between the time of Josue, the son of Nun and Josue, the high priest in the days of Zorobabel. It was also the name of the author of Ecclesiaticus, of one of Christ's ancestors mentioned in the genealogy, found in the Third Gospel (Luke 3:29), and one of the St. Paul's companions (Colossians 4:11). During the Hellenizing period, Jason, a purely Greek analogon of Jesus, appears to have been adopted by many (1 Maccabees 8:17; 12:16; 14:22; 2 Maccabees 1:7; 2:24; 4:7-26; 5:5-10; Acts 17:5-9; Romans 16:21). The Greek name is connected with verb iasthai, to heal; it is therefore, not surprising that some of the Greek Fathers allied the word Jesus with same root (Eusebius, "Dem. Ev.", IV; cf. Acts 9:34; 10:38). Though about the time of Christ the name Jesus appears to have been fairly common (Josephus, "Ant.", XV, ix, 2; XVII, xiii, 1; XX, ix, 1; "Bel. Jud.", III, ix, 7; IV, iii, 9; VI, v, 5; "Vit.", 22) it was imposed on our Lord by God's express order (Luke 1:31; Matthew 1:21), to foreshow that the Child was destined to "save his people from their sins." Philo ("De Mutt. Nom.", 21) is therefore, right when he explains Iesous as meaning soteria kyrion; Eusebius (Dem., Ev., IV, ad fin.; P.G., XXII, 333) gives the meaning Theou soterion; while St. Cyril of Jerusalem interprets the word as equivalent to soter (Cat., x, 13; P.G., XXXIII, 677). This last writer, however, appears to agree with Clement of Alexandria in considering the word Iesous as of Greek origin (Paedag., III, xii; P.G., VIII, 677); St. Chrysostom emphasizes again the Hebrew derivation of the word and its meaning soter (Hom., ii, 2), thus agreeing with the exegesis of the angel speaking to St. Joseph (Matthew 1:21).

    CHRIST

    The word Christ, Christos, the Greek equivalent of the Hebrew Messias, means "anointed." According to the Old Law, priests (Exodus 29:29; Leviticus 4:3), kings (1 Samuel 10:1; 24:7), and prophets (Isaiah 61:1) were supposed to be anointed for their respective offices; now, the Christ, or the Messias, combined this threefold dignity in His Person. It is not surprising, therefore, that for centuries the Jews had referred to their expected Deliverer as "the Anointed"; perhaps this designation alludes to Isaias 61:1, and Daniel 9:24-26, or even to Psalms 2:2; 19:7; 44:8. Thus the term Christ or Messias was a title rather than a proper name: "Non proprium nomen est, sed nuncupatio potestatis et regni", says Lactantius (Inst. Div., IV, vii). The Evangelists recognize the same truth; excepting Matthew 1:1, 1:18; Mark 1:1; John 1:17; 17:3; 9:22; Mark 9:40; Luke 2:11; 22:2, the word Christ is always preceded by the article.

    Only after the Resurrection did the title gradually pass into a proper name, and the expression Jesus Christ or Christ Jesus became only one designation. But at this stage the Greeks and Romans understood little or nothing about the import of the word anointed; to them it did not convey any sacred conception. Hence they substituted Chrestus, or "excellent", for Christus or "anointed", and Chrestians instead of "Christians." There may be an allusion to this practice in 1 Peter 2:3; hoti chrestos ho kyrios, which is rendered "that the Lord is sweet." Justin Martyr (Apol., I, 4), Clement of Alexandria (Strom., II, iv, 18), Tertullian (Adv. Gentes, II), and Lactantius (Int. Div., IV, vii, 5), as well as St. Jerome (In Gal., V, 22), are acquainted with the pagan substitution of Chrestes for Christus, and are careful to explain the new term in a favourable sense. The pagans made little or no effort to learn anything accurate about Christ and the Christians; Suetonius, for instance, ascribes the expulsion of the Jews from Rome under Claudius to the constant instigation of sedition by Chrestus, whom he conceives as acting in Rome the part of a leader of insurgents.

    The use of the definite article before the word Christ and its gradual development into a proper name show the Christians identified the bearer with the promised Messias of the Jews. He combined in His person the offices of prophet (John 6:14; Matthew 13:57; Luke 13:33; 24:19) of king (Luke 23:2; Acts 17:7; 1 Corinthians 15:24; Apocalypse 15:3), and of priest (Hebrews 2:17; etc.); he fulfilled all the Messianic predictions in a fuller and a higher sense than had been given them by the teachers of the Synagogue.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VIII, New York, 1910

  8. #18
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    Feast of the Holy Name

    This feast is celebrated on the second Sunday after Epiphany (double of the second class). It is the central feast of all the mysteries of Christ the Redeemer; it unites all the other feasts of the Lord, as a burning glass focuses the rays of the sun in one point, to show what Jesus is to us, what He has done, is doing, and will do for mankind. It originated towards the end of the fifteenth century, and was instituted by the private authority of some bishops in Germany, Scotland, England, Spain, and Belgium. The Office and the Mass composed by Bernardine dei Busti (d. 1500) were approved by Sixtus IV. The feast was officially granted to the Franciscans 25 February, 1530, and spread over a great part of the Church. The Franciscans, Carmelites, and Augustinians kept it on 14 Jan.; the Dominicans 15 Jan. At Salisbury, York, and Durham in England, and at Aberdeen in Scotland it was celebrated 7 Aug., at Liège, 31 Jan., at Compostela and Cambrai, 8 Jan. (Grotefend, "Zeitrechnung", II, 2. 89). The Carthusians obtained it for the second Sunday after Epiphany about 1643; for that Sunday it was also extended to Spain, and later, 20 Dec., 1721, to the Universal Church. The Office used at present is nearly identical with the Office of Bernardine dei Busti. The hymns "Jesu dulcis memoria", "Jesu Rex admirabilis", "Jesu decus angelicum", usually ascribed to St. Bernard, are fragments of a very extensive "jubilus" or "cursus de aeterna sapientia" of some unknown author in the thirteenth century. For the beautiful sequence "Dulcis Jesus Nazarenus" (Morel, "Hymnen des Mittelalters", 67) of Bernardine dei Busti the Franciscans substituted a prose sequence of modern origin: "Lauda Sion Salvatoris"; they still celebrate the feast on 14 January.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910

  9. #19
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    Litany of the Holy Name

    An old and popular form of prayer in honour of the Name of Jesus. The author is not known. Probably Binterim (Denkwürdigkeiten, IV, I, 597) is correct in ascribing it to the celebrated preachers of the Holy Name, Saints Bernardine of Siena and John Capistran, at the beginning of the fifteenth century. At the request of the Carmelites, Pope Sixtus V (1585-90) granted an indulgence of 300 days for its recitation (Samson, "Die Allerheiligen Litanei", Paderborn, 1894, 14). Though this was an implied recognition of the litany, requests made in 1640, 1642, and 1662, for formal approval were rejected. In 1862 Pius IX approved one of the formularies in use, and attached an indulgence of 300 days for the faithful of the dioceses whose bishops had made special application. Leo XIII (16 Jan., 1886) extended the privilege to the entire world (Beringer, "Die Ablässe", Paderborn, 1900, 142).

    This litany is arranged on the plan of the Litany of Loreto, and begins with the invocation of the Holy Trinity. The first part enumerates a list of praises referring to Jesus as God and as man. Remembering the blessing bestowed on Peter's confession (Matthew 16:16), we call Jesus, "Son of the Living God", "Splendour of the Father", and "Brightness of Eternal Light" (the true light, which enlighteneth every man that cometh into this world -- John 1:9). He is the "King of Glory" (Ps. xxiii, 10), the "Sun of Justice, rising for them that fear the name of the Lord" (Malachi 4:2). But, lest this splendour and glory make us fear, we turn to Jesus in His humanity, and appeal to him as "Son of the Virgin Mary", and, as such, "amiable" and "admirable"; and, though annihilating Himself in taking the form of a servant (Phil., ii, 7), He is still the "mighty God", "Father of the world to come", "Angel of the great counsel" (Isaiah 9:6). Again, though "most powerful", he has become for us "most patient" (led as a sheep to the slaughter -- Acts 82), "most obedient" (even to the death of the cross -- Phil., ii, 8), "meek and humble of heart" (Matthew 11:29). He is the "Lover of chastity" and "Lover of us", blessing the clean of heart (Matthew 5:8), and proving His love for us by giving His life to procure that peace which the angels announced (Luke 2:14) and life everlasting, whence He is "God of peace" and "Author of life". During His sojourn on earth He was, and is today, "Model of virtues" and "zealous for souls", "our God" and "our refuge"; He is "Father of the poor" and "Treasure of the faithful", the "Good Shepherd" Who lays down His life for His sheep (John 10:11); He is the "True Light", "Eternal Wisdom", "Infinite Goodness", "our Way and our Life" (John 14:6); He is the "Joy of Angels" and "King of Patriarchs". Through Him all have obtained the knowledge and strength to accomplish God's designs, for He is "Master of Apostles", "Teacher of Evangelists", "Strength of Martyrs", "Light of Confessors", "Purity of Virgins", and "Crown of all Saints". After again calling for mercy and the granting of our prayers, we, in the second part of the litany, beg Jesus to deliver us from all evil that would keep us from the attainment of our last end, from sin and the wrath of God, the snares of the devil and the spirit of uncleanness, from eternal death and the neglect of His inspirations. We adjure Him by the mystery of His holy Incarnation, His nativity and infancy, His most Divine life and labours, His agony and Passion, His Cross and dereliction, His languor, His Death and burial, His Resurrection and Ascension, His joys and Glory. (Where sanctioned by the bishop, the invocation "Through Thine institution of the most holy Eucharist" may be added after "Through Thine Ascension" -- S.R.C., 8 Feb., 1905). The litany closes with the triple invocation of the Lamb of God, the petition, "Jesus hear us", "Jesus graciously hear us", and two prayers.

    Bibliography

    See under LITANY; also Theol. prakt. Quartalschrift (1893), 97; (1902), 300, 521.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. IX, New York, 1910

  10. #20
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    IHS

    A monogram of the name of Jesus Christ. From the third century the names of our Saviour are sometimes shortened, particularly in Christian inscriptions (IH and XP, for Jesus and Christus). In the next century the "sigla" (chi-rho) occurs not only as an abbreviation but also as a symbol. From the beginning, however, in Christian inscriptions the nomina sacra, or names of Jesus Christ, were shortened by contraction, thus IC and XC or IHS and XPS for Iesous Christos. These Greek monograms continued to be used in Latin during the Middle Ages. Eventually the right meaning was lost, and erroneous interpretation of IHS led to the faulty orthography "Jhesus". In Latin the learned abbreviation IHC rarely occurs after the Carlovingian era. The mongram became more popular after the twelfth century when St. Bernard insisted much on devotion to the Holy Name of Jesus, and the fourteenth, when the founder of the Jesuati, Blessed John Colombini (d. 1367), usually wore it on his breast. Towards the close of the Middle Ages IHS became a symbol, quite like the chi-rho in the Constantinian period. Sometimes above the H appears a cross and underneath three nails, while the whole figure is surrounded by rays. IHS became the accepted iconographical characteristic of St. Vincent Ferrer (d. 1419) and of St. Bernardine of Siena (d. 1444). The latter holy missionary, at the end of his sermons, was wont to exhibit this monogram devoutly to his audience, for which some blamed him; he was even called before Martin V. St. Ignatius of Loyola adopted the monogram in his seal as general of the Society of Jesus (1541), and thus it became the emblem of his institute. IHS was sometimes wrongly understood as "Jesus Hominum (or Hierosolymae) Salvator", i.e. Jesus, the Saviour of men (or of Jerusalem=Hierosolyma).

    Bibliography

    TRAUBE, Vorlesungen und Abhandlungen, I (Munich, 1907), 145 seq.; HAUCK, Realencyclopadie, XIII (Leipzig, 1903), 370 seq.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. VII, New York, 1910

 

 
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