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  1. #21
    Hanno assassinato Calipari
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    "Il programma YURI il programma"
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    Nel 2006, la spesa corrente delle pubbliche amministrazioni, al netto delle uscite per pagare gli interessi sul debito pubblico, arriva al punto più alto della storia dell´Italia repubblicana: il 40,2 percento del Pil.
    ---

    http://www.politicaonline.net/forum/...d.php?t=313947

    Altro che clientelismi.

  2. #22
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    Conti, il merito è delle imprese

    Il Legno Storto di Francesco Giavazzi

    Il merito dei buoni risultati sui conti pubblici non è né di Prodi né di Berlusconi ma degli imprenditori e dei lavoratori delle aziende private. I conti vanno bene perché c'è stato un boom inaspettato nelle entrate fiscali, ma le entrate crescono solo se le aziende vendono, guadagnano, assumono nuovi lavoratori e fanno fare più ore a quelli che già impiegavano. Se l'economia non cresce lo Stato può alzare le aliquote quanto vuole, ma il gettito non aumenterà. Anche l'evasione scende quando le aziende guadagnano, perché rischiare un accertamento diventa inutilmente pericoloso.

    (In verità i conti del 2006 sono andati bene anche perché la spesa — tranne gli stipendi dei pubblici dipendenti, che hanno continuato a correre più di quelli dei privati — è cresciuta meno di quanto si temesse. Questo è merito di un'intelligente intuizione di Giulio Tremonti. Dallo scorso anno le amministrazioni pubbliche possono spendere, ogni mese, fino a un dodicesimo del loro budget annuale. Ma se spendono di meno — qui è la novità — i fondi risparmiati non sono più spendibili. In passato la lentezza, e anche la pigrizia, delle amministrazioni lasciava che i fondi si accumulassero, per poi spenderli, spesso in modo dissennato, alla fine dell'anno).

    Il clima nelle imprese è mutato perché nei 6-7 anni passati (da quando c'è l'euro) gli imprenditori hanno radicalmente trasformato l'organizzazione delle loro aziende, e non solo Fiat, che pure è parte importante della nostra ripresa. Due anni fa, quando l'euro salì fino a 1,34 dollari, incontravo molti imprenditori che dicevano di essere vicini al punto di resistenza: oltre 1,35 non avrebbero più esportato e avrebbero cominciato a chiudere alcuni impianti. Oggi, con un cambio tornato vicino a quel livello, sono meno inquieti: il punto di resistenza si è spostato ben oltre 1,40. Sono anche meno preoccupati dalla concorrenza cinese. Mi diceva un imprenditore vicentino: nella mia azienda il lavoro è ormai meno del 15% dei costi totali. I miei operai — a parte che sono bravissimi — possono costare anche dieci volte più degli operai cinesi, non è per questo che smetterò di vendere.

    All'inizio le aziende si sono ristrutturate spostando le produzioni a minor valore aggiunto in Paesi con costi del lavoro più bassi: Romania, Slovenia, Repubblica Ceca, molti anche in India e in Cina. Che ciò avvenisse lo si vedeva nei dati sugli investimenti: le imprese acquistavano e costruivano fabbriche all'estero, mentre in Italia gli investimenti rimanevano sostanzialmente fermi. È accaduto anche in Germania: lì addirittura, mentre i bilanci delle aziende facevano faville, gli investimenti interni cadevano del 2% l'anno.

    Oggi il ciclo della delocalizzazione si è chiuso e le aziende hanno ricominciato a investire in casa. Nel 2006 gli investimenti tedeschi sono saltati da -2% a +4,5% e in Italia a +3,3%. (E ciò è avvenuto in un periodo durante il quale la Banca centrale europea ha alzato i tassi ben sette volte, segno che la convenienza a investire è particolarmente forte). Con gli investimenti sono riprese anche le assunzioni, e con i posti di lavoro hanno ricominciato a crescere i consumi.
    Poiché io non credo nelle proprietà taumaturgiche della «politica industriale», ciò che il governo dovrebbe soprattutto fare è cercare di non fare danni. La vicenda Abertis-Autostrade ha fatto più danni alla possibilità di attrarre nuovi investimenti dall'estero di 10 cortei di operai in sciopero, che peraltro non si vedono. Né aiuta proteggere le aziende pubbliche locali, i cui prezzi volano in Borsa almeno tanto quanto i prezzi dell'energia che esse vendono alle imprese.

  3. #23
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    Manovra finanziaria: con Berlusconi il latte per il pupo c’era!

    di Lupo Solitario da Il Legno Storto


    La notizia è questa: il fabbisogno è sceso in un anno del 41% grazie alle misure del precedente governo le cui iniziative, come ricorderete, erano mirate al controllo della spesa pubblica con la manovra di bilancio di fine 2005. Inutile forse ripetere per l’ennesima volta che del buco di bilancio lasciato da Berlusconi non c’è traccia, che la ossessiva campagna della sinistra che sosteneva che “non c’era latte per il pupo l’ultima settimana…” e che eravamo ormai dentro al precipizio della bancarotta, è stata una volgare bugia. Non lo dico io: lo sostiene Padoa Schioppa, sia pure con altri intenti.
    Ma perché questa manovra di disinformazione politica che ha incrinato la già debole immagine dell’Italia in campo internazionale e che per mesi ha messo in apprensione la parte meno avvertita della popolazione (circa la metà…) arrecando un danno consistente alla nostra economia? Perché mettere a repentaglio la stabilità di un Paese con una campagna fatta solo di odio politico così devastante? Perché?
    Se lo chiedete ad uno dei tanti luminari che imperversano in ogni trasmissione televisiva, li vedrete inspirare profondamente, espirare lentamente ed iniziare con la tipica prosopopea di chi viene mandato lì dal partito, quasi sempre di sinistra, con uno scopo preciso: confondere le idee. Infatti l’inizio è invariabilmente “La cosa è un po’ complicata per essere spiegata nel corso di una trasmissione televisiva, tuttavia…” il resto lo avete sentito tante volte che è inutile qui ripeterlo.
    Ma è davvero così? Vogliamo provare a darci una spiegazione semplice, ma non necessariamente semplicistica? Proviamoci.
    Al primo punto del perché di una campagna che ha danneggiato l’Italia in campo internazionale c’è una risposta precisa: la sinistra lo fa sin dalla sua variegata costituzione in partiti, partitelli, cespugli, cespuglietti. Fa parte della ideologia di sinistra, residuo del nocciolo rivoluzionario che ora fa sorridere: il fine giustifica i mezzi. Niente di nuovo, intendiamoci, il fanatismo è tipico delle ideologie sbagliate come comunismo e fascismo, che notoriamente non vanno per il sottile riguardo i destini dell’Italia.
    Più interessante è il versante economico della questione, visto con la lente dell’ideologia di sinistra. Alla base di questa ideologia, ormai vecchia e superata ma che tuttavia sopravvive in questa forma endemica solo in un Paese complessivamente arretrato come il nostro, ci sono alcuni punti chiave che sintetizzo.
    Un punto interessante è l’idea che si possano contenere e pagare i debiti con nuove tasse senza eliminare le spese e non viceversa come è nell’idea liberale. Che sia un’idea superata lo dimostra la recente dichiarazione di Padoa Schioppa che ammette di fronte ad una evidenza ormai non più aggirabile “…decisivo il controllo della spesa pubblica del governo Berlusconi”.
    Un altro punto che merita di essere sottolineato con forza è la risposta alla domanda “Ma allora se era evidente che il crac non esisteva, perché questa stangata che indignato tutta l’Italia? Una stangata che impone grandi sacrifici e che ormai sappiamo essere inutile?”
    Inutile? Se questa è la vostra idea. forse non avete capito. Questa stangata è importantissima e utile. Non a voi: alla sinistra, intendo. Consente di dare quattrini agli statali che sono la parte meno produttiva del Paese, ma che votano; consente di mettere a capo dei Servizi uno che viene descritto proveniente da Nomisma; consente di avere fratelli alla Provincia di Bologna e poi al CNR; consente di avere ministri che grazie al loro 2 per cento bloccano i grandi lavori; permette di mettere a capo delle Camere due sindacalisti il cui curriculum lascio alla vostra immaginazione; ad avere a capo della Stato un vecchio veterocomunista, unico caso tra i Paesi avanzati; ad avere “ministri folcloristici” di estrema sinistra (definizione di Prodi ad un giornale austriaco, non mia…) che non contano nulla e potrei proseguire all’infinito. Io ho citato solo alcuni aspetti coloriti, il resto lo lascio immaginare a voi, non è difficile. Ed in ultimo una finanziaria demenziale con cui gli italiani cominciano a fare i conti già da oggi. Conti in tutti i sensi, a cominciare dai demenziali ticket sanitari, il cui incasso se ne va quasi tutto nel personale parassitario e che serve solo per… incassare!
    Qualcuno penserà che visto cosa sa fare la sinistra al potere, le cose alla prossima tornata elettorale, cambieranno. Non è così. Gli uomini della politica vanno, i coglioni restano e sono molti più di due e raramente cambiano opinione. Secondo Berlusconi sono grosso modo la metà degli italiani ed io sono d’accordo, per poco che possa contare la mia opinione.
    Mi spiace concludere così, proprio all’inizio dell’anno. Mi ricorda Woody Allen che affermò “Avrei voluto concludere questo mio intervento con una nota positiva. Fa lo stesso due negative?”. Uguale.

  4. #24
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    Il miracolo dei conti in ordine.

    di Il Legno Storto

    di Alessandro Corneli

    I conti sono in ordine. Soddisfatto, Romano Prodi ha dichiarato in modo formale che “i conti pubblici sono in ordine” per cui subito si darà il via alle riforme per la crescita e lo sviluppo.Il centrodestra è infuriato, ma questa è la politica.
    Infatti non c’è stato nessun miracolo da parte del centrosinistra al governo, il cui primo grande provvedimento, la Finanziaria, approvata a fine settembre, non può avere prodotto ancora effetti apprezzabili.
    Quindi è certificato che i conti sono in ordine rispetto al 2005 ed eventualmente con la coda dei primi mesi del 2006, cioè grazie al governo Berlusconi.
    Ma in politica ci si appropria dei risultati positivi degli altri senza battere ciglio.
    Tuttavia, sull’ottimismo di Prodi si allunga un’ombra: anche ieri l’Europa ha ricordato che “dopo il 2007 non ci sono dettagli sulla strategia di aggiustamento dei conti, e questo rappresenta un rischio per il raggiungimento degli obiettivi di bilancio e rende difficile fare una appropriata valutazione”. Secondo Bruxelles, il debito pubblico elevato e l'aumento della spesa previdenziale rendono necessario “attuare le riforme delle pensioni già adottate”.


  5. #25
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    mandiamoli a casa subitoe per sempre.

  6. #26
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    "Non ritengo che la pressione fiscale debba aumentare ulteriormente"

    Buone notizie sul fronte delle entrate: il gettito 2006 è risultato maggiore del 10,3%. In cifre, si tratta di 37,1 miliardi in più ma in realtà 33,7 mld erano già compresi nelle stime del governo fatte a settembre. La "sorpresa" positiva sono quei 3,4 mld che risultano ora in aggiunta rispetto a quelle previsioni. Dati che registrano, come ovvio, la soddisfazione del viceministro dell'Economia Vincenzo Visco il quale, però, non si sbilancia sull'ipotesi di tagliare le tasse e invita invece alla prudenza. «Appena è possibile, sono convinto che bisogna ridurre un po' le imposte», ha detto Visco.

    Ma non si può stabilire una data certa per questo processo: «Ora non ci sono soldi da spendere. Sarebbe molto pericoloso pensare che se il gettito va bene, possiamo dare soldi in giro», ha precisato Visco per il quale bisogna ora «fare di più sul lato della spesa, anche se è politicamente costoso». Va poi tenuto presente che le maggiori entrate per 14,7 miliardi sono, ha ricordato il vice ministro, dovute a un mutamento di atteggiamento da parte dei contribuenti - la cosiddetta tax compliance - e che «il recupero di evasione ora diventa più difficile perchè si tratta di cambiare i comportamenti più radicati».

    Sul fronte dei conti pubblici, le notizie positive non finiscono qui. Visco ha fatto sapere che il rapporto deficit/pil potrebbe già nel 2006 collocarsi sotto il 3% mentre, da Bruxelles, il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa ha mostrato ottimismo per l'andamento dell'economia.

    Nel 2006, il Pil «dovrebbe crescere oltre il previsto 1,6%, attestandosi su un 1,7-1,8%». La riunione dell'Ecofin è stata anche l'occasione per Padoa Schioppa di assicurare i colleghi europei che, sul fronte delle pensioni, «il governo non è in ritardo, il tempo certamente c'è e la base è il memorandum firmato con i sindacati che ha molto significato e molto valore». Nel memorandum, l'esecutivo si è impegnato entro il 31 marzo a mettere mano alla riforma previdenziale.

  7. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da Mantide Visualizza Messaggio
    "Non ritengo che la pressione fiscale debba aumentare ulteriormente"

    Buone notizie sul fronte delle entrate: il gettito 2006 è risultato maggiore del 10,3%. .


    Il tempo è stato galantuomo ed ha dimostrato che avev ragione io: TREMONTI LE TASSE LE AVEVA ALZATE, ALTRO CHE PALLE.




  8. #28
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    Irpef Comuni, 28 euro in piu'
    L'incremento medio sara' quest'anno del 33%
    (ANSA) - ROMA, 30 GEN - Un rincaro di 28 euro e' quello che gli italiani pagheranno in piu' nel 2007 per l'aumento della addizionale Irpef decisa da molti Comuni. L'incremento medio sara' del 33%. Lo ha calcolato la Uil. I romani di reddito medio (27 mila euro) dovranno sborsare 81 euro in piu', a Palermo 54. I milanesi e napoletani non subiranno invece aumenti. L'aggravio maggiore si registra a Trieste e a Siena dove l'aliquota sara' dello 0,8%.

  9. #29
    brescianofobo
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    28 euro l'anno sono una bazzeccola in confronto a quanto ha aumentato la destra.

    Qua in Lombardia sono anni che Formigoni ci sevizia con l'addizionale regionale più alta d'Italia, per foruna adesso non la puo' più aumentare.


    [IMG][/IMG]

  10. #30
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    Conti pubblici, quel ragioniere di Legnano che "marca" Visco

    di Il Legno Storto

    Quest'anno compie 72 anni, e' sposato, ha cinque figli e sei nipoti. Di professione ha fatto il ragioniere, "anche se adesso si usa chiamarlo commercialista". E, ora che e' in pensione, si puo' dedicare completamente al passatempo preferito: monitorare puntigliosamente i bilanci dello Stato. Divertendosi a segnalare, dati alla mano, quando i conti tornano e quando no. Si chiama Piergiorgio Picozzi da Legnano, in provincia di Milano, ed e' la "spina nel fianco" del governo. Da qualche tempo le sue puntuali osservazioni "macro-economiche" compaiono sulle pagine dei giornali, soprattutto su Italia Oggi. L'obiettivo, dichiarato, e' il viceministro dell'Economia Vincenzo Visco. Il perche' e' presto detto: "Nella conferenza stampa che ha tenuto l'altro ieri - spiega Picozzi al VELINO -, Visco ha fatto distribuire un malloppo di 30 pagine contenenti vari dati, riportati poi dai giornali. Nessuno, pero', si e' preoccupato di fare le pulci alle tabelle allegate". Se cosi' fosse stato, "ci si sarebbe accorti che i dati diffusi da Visco in cui si fa riferimento all'aumento delle entrate nel 2006 non risultano essere merito del governo attuale". Questo perche' gia' da maggio scorso, quando l'esecutivo ancora non entrava a regime, "il professore Francesco Forte aveva preannunciato la ripresa dell'economia valutando elementi sulla base dei consumi energetici, dell'aumento dell'occupazione comunicato dall'Inps e dell'aumento delle esportazioni, certificato dalle dogane". Insomma, la ripresa era iniziata prima dell'avvento di Visco e Padoa-Schioppa. Ma l'analisi di Picozzi non si ferma qui. Oltre a smascherare le "bugie" del viceministro, passa "al contrattacco", dimostrando che non solo l'aumento di entrate nelle casse dello Stato non dipende dalla politica del centrosinistra, ma che addirittura la gestione Prodi ha invertito la rotta.

    "Nei primi due mesi del 2006 - chiarisce Picozzi - il fabbisogno era andato in passivo. Dal mese di marzo, e per tutti i mesi successivi c'era stato un miglioramento, quindi c'era una maggior disponibilita' di cassa". Nel dettaglio, la progressione per ciascun trimestre e' stata: 14 miliardi nel primo trimestre, 24 miliardi nel secondo (+10), 30 miliardi nel terzo (+6). Mentre a fine anno si e' tornati a 26 miliardi (con un calo di 4 miliardi rispetto al trimestre precedente). "La punta massima delle entrate - assicura Picozzi - si raggiungeva a settembre. Mentre a partire da ottobre novembre e dicembre diminuiva". Che significa? "Che nel primo trimestre gli aumenti sono da attribuire chiaramente alla gestione del vecchio governo. Nel secondo anche, perche' il nuovo governo si e' formato a maggio e non era ancora entrato in funzione. A partire dal terzo trimestre ci possono essere dei dubbi. Pero' - obietta -, siccome le entrate che si sono attestate sono l'effetto del pagamento delle denunce dei redditi che si fanno tra giugno e luglio, si parla ancora di effetti della precedente politica di governo. A partire da ottobre, entrando in funzione il dl Bersani-Visco la situazione peggiora".

    Insomma, non solo i miglioramenti dell'economa non sono merito di Visco e Bersani, ma addirittura la loro legge avrebbe avuto, per il ragionier Picozzi, l'effetto contrario. "Ora vedo Visco che sia attribuisce il merito dei 37 miliardi incassati in piu' dopo che, secondo lui, gli evasori fiscali hanno cominciato a pagare intimoriti dalle sanzioni. No - assicura - gli evasori non pagano per niente di piu'". Infine, un "consiglio" al viceministro: "Perche' parla sempre di previsioni e non di entrate effettive? Mandi fuori le tabelle definitive. Non quelle formulate per ipotesi, perche' se poi i dati di previsione non sono uguali a quelli definitivi ti batti la zappa sui piedi".

 

 
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