Roma - Salvate il presepe, l’albero e le canzoni di Natale. A lanciare l’appello al rispetto della tradizione sono state a sorpresa le comunità islamiche, presenti nel nostro Paese. Le associazioni musulmane hanno espresso la loro contrarietà all’iniziativa di alcune scuole italiane che, per non mancare di rispetto ai bambini musulmani, hanno deciso di abolire alcuni simboli del periodo natalizio.
I musulmani della moschea di Colle Val D’Elsa hanno realizzato un albero di Natale nel cantiere, dove sorgerà la futura moschea senese, per poter celebrare le feste, scambiando gli auguri con i fedeli cristiani. Tra le lettere inviate dalle comunità musulmane, trova ampia diffusione quella scritta da alcune famiglie musulmane che vivono nella città di Sassuolo, in provincia di Modena, e inviata alla parrocchia locale. «Siamo un gruppo di famiglie musulmane che vivono e operano da anni nel Distretto della ceramica – si legge nella missiva -. La nostra comunità religiosa è vicina alla comunità cattolica per la festa grande che vivrà a giorni: il Natale di Gesù. Oggi tocca a noi fare gli auguri, essere vicini e pregare per l’evento che ricorda la nascita di un grandissimo profeta, Gesù, venerato da tutto l’Islam. Cogliamo questa occasione inoltre per fare chiarezza su come si stia strumentalizzando la questione della realizzazione del presepe nelle scuole o nei luoghi pubblici. Noi non siamo assolutamente contrari a queste tradizioni, anzi, riteniamo che fare memoria di un evento, non vergognarsi della propria identità abbia grande valenza educativa e aiuti a far crescere nelle nuove generazioni il rispetto per gli altri e per il credo che professano».
Messaggi di auguri in occasione del Natale sono stati inviati anche dalle comunità sciite italiane e da altre associazioni come quella dell’Alleanza islamica d’Italia e dell’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia (Ucoii). «La Vergine Madonna, il simbolo della donna scelta da Iddio Altissimo, non può essere se non l’esempio per tutti noi musulmani e cristiani – si legge in una missiva dell’Unione islamica -. Il suo parto miracoloso non può essere se non occasione di dialogo, incontro e di un cammino insieme».