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riporto alcuni messaggi:
davide
La svastica indiana
4 gennaio 2003 la Stampa
di Claudio Gorlier
Si riaccende periodicamente il dibattito sui libri di storia per le scuole: se, cioè, siano talora di parte e vadano in certo senso purgati delle ricorrenti faziosità. Bene: in India stanno già provvedendo. Il National Council of Educational Research and Training, organismo governativo che fissa i programmi scolastici per le scuole medie inferiori e superiori, ha appena posto in circolazione nuovi libri di testo «revisionati».
La ripulitura prevede innanzitutto l’eliminazione di episodi giudicati sgradevoli in un’ottica indù, per esempio il fatto che il Mahatma Gandhi sia stato ucciso da un fanatico indù nel 1948. Ma il punto centrale, sul quale si stanno scatenando le polemiche e le reazioni, ci riporta a categorie istituite dal razzismo europeo, specie nazista, soprattutto in funzione antisemitica, e s’incentra sulla storia di un popolo che invase l’India circa duemila anni prima di Cristo, gli Ariani.
Nel predicare il mito della purezza razziale, il nazismo, grazie al suggerimento di antropologi compiacenti, ricorse al termine «ariano» per indicare la genuina razza bianca, derivata proprio dall’altipiano dell’India con i suoi caratteri ancestrali. Di fatto, gli Ariani provenivano dagli Urali e dalle steppe; invasero l’India settentrionale, e in un processo durato decine di secoli si fusero con le popolazioni locali. Le loro tradizioni religiose confluirono sorprendentemente con quelle native, e da un simile crogiuolo nacque il moderno induismo.
C’è dell’altro. Gli Ariani, che ancora si servivano di armi di bronzo, non possedevano una cultura troppo raffinata ma in ogni caso conservavano un patrimonio di inni, i Veda, che fanno ormai parte indissolubile dell’induismo. Inoltre, si avvalevano di figurazioni simboliche, la più famosa delle quali, tuttora diffusa in India (ma di cui si trovano tracce nell’antico Egitto, nel mondo minoico e nella cultura celtica), molto verosimilmente uno strumento di misurazione solare, divenne nota con il suo nome sanscrito, swastika. La matrice indiana è confermata dal fatto che la svastica compare sul dorso delle prime edizioni inglesi delle opere di Kipling. Curiosamente la croce uncinata fu l’ultimo anello della pseudo-mitologia nazista.
La più grossolana falsificazione dei nuovi libri di testo indiani consiste nel negare che gli Ariani fossero un popolo invasore, accreditandoli invece come «razza indigena», anzi, il nucleo della cultura indiana, onde per ariano si deve intendere l’indiano autentico, mentre gli «estranei» sono i cristiani e i musulmani.
Il BJP (Bharatiya Janata Party), partito di maggioranza al governo, si affida ai nuovi testi, per non parlare dei fondamentalisti indù del RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh) e del VHP (Vishwa Hindu Parishad). Dopo la schiacciante vittoria a metà dicembre del BJP nelle elezioni amministrative del Gujarat, Stato dove in febbraio e marzo si sono avuti sanguinosi attacchi a musulmani, il radicalismo indù riprende slancio, e ambisce anche a una legittimazione storico-religiosa, di implicito sapore razziale. Non è detto che la spunterà: l’India è un Paese ricco di fermenti e conserva un profondo spirito critico.