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  1. #1
    Vittima del kali yuga
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    Il desiderio, è come un fuoco insaziabile. Grazie alla barca della conoscenza certamente varcherai tutto l'oceano del male (b. gità)
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    Predefinito dal forum di destra radicale: la politica indiana

    http://www.politicaonline.net/forum/...ad.php?t=55956

    riporto alcuni messaggi:

    davide
    La svastica indiana

    4 gennaio 2003 la Stampa

    di Claudio Gorlier

    Si riaccende periodicamente il dibattito sui libri di storia per le scuole: se, cioè, siano talora di parte e vadano in certo senso purgati delle ricorrenti faziosità. Bene: in India stanno già provvedendo. Il National Council of Educational Research and Training, organismo governativo che fissa i programmi scolastici per le scuole medie inferiori e superiori, ha appena posto in circolazione nuovi libri di testo «revisionati».

    La ripulitura prevede innanzitutto l’eliminazione di episodi giudicati sgradevoli in un’ottica indù, per esempio il fatto che il Mahatma Gandhi sia stato ucciso da un fanatico indù nel 1948. Ma il punto centrale, sul quale si stanno scatenando le polemiche e le reazioni, ci riporta a categorie istituite dal razzismo europeo, specie nazista, soprattutto in funzione antisemitica, e s’incentra sulla storia di un popolo che invase l’India circa duemila anni prima di Cristo, gli Ariani.

    Nel predicare il mito della purezza razziale, il nazismo, grazie al suggerimento di antropologi compiacenti, ricorse al termine «ariano» per indicare la genuina razza bianca, derivata proprio dall’altipiano dell’India con i suoi caratteri ancestrali. Di fatto, gli Ariani provenivano dagli Urali e dalle steppe; invasero l’India settentrionale, e in un processo durato decine di secoli si fusero con le popolazioni locali. Le loro tradizioni religiose confluirono sorprendentemente con quelle native, e da un simile crogiuolo nacque il moderno induismo.

    C’è dell’altro. Gli Ariani, che ancora si servivano di armi di bronzo, non possedevano una cultura troppo raffinata ma in ogni caso conservavano un patrimonio di inni, i Veda, che fanno ormai parte indissolubile dell’induismo. Inoltre, si avvalevano di figurazioni simboliche, la più famosa delle quali, tuttora diffusa in India (ma di cui si trovano tracce nell’antico Egitto, nel mondo minoico e nella cultura celtica), molto verosimilmente uno strumento di misurazione solare, divenne nota con il suo nome sanscrito, swastika. La matrice indiana è confermata dal fatto che la svastica compare sul dorso delle prime edizioni inglesi delle opere di Kipling. Curiosamente la croce uncinata fu l’ultimo anello della pseudo-mitologia nazista.

    La più grossolana falsificazione dei nuovi libri di testo indiani consiste nel negare che gli Ariani fossero un popolo invasore, accreditandoli invece come «razza indigena», anzi, il nucleo della cultura indiana, onde per ariano si deve intendere l’indiano autentico, mentre gli «estranei» sono i cristiani e i musulmani.

    Il BJP (Bharatiya Janata Party), partito di maggioranza al governo, si affida ai nuovi testi, per non parlare dei fondamentalisti indù del RSS (Rashtriya Swayamsevak Sangh) e del VHP (Vishwa Hindu Parishad). Dopo la schiacciante vittoria a metà dicembre del BJP nelle elezioni amministrative del Gujarat, Stato dove in febbraio e marzo si sono avuti sanguinosi attacchi a musulmani, il radicalismo indù riprende slancio, e ambisce anche a una legittimazione storico-religiosa, di implicito sapore razziale. Non è detto che la spunterà: l’India è un Paese ricco di fermenti e conserva un profondo spirito critico.

  2. #2
    Vittima del kali yuga
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    peaucezio: A me però pare salubre questa nuova tendenza della politica indiana. Gli Indiani sono l'ultimo baluardo di politeismo indoeuropeo nel mondo e stanno finalmente combattendo una crociata per difendersi dall'islamizzazione dissolutrice, cioè dalla semitizzazione spirituale. Che poi sentano il bisogno di dire che la cultura aria è di origine locale, per sentirsi più identificati nella loro tradizione, poco male: ogni cultura, soprattutto nei momenti di più forte esaltazione dell'orgoglio nazionale, tende a rivendicare come autoctoni e locali i suoi prodotto più alti. E' un'operazione legittima sotto molti punti di vista.

  3. #3
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    vahagn: Attenzione, però!
    Queste nuove tendenze culturali (mi rifeisco soprattutto all'"Anti-A.I.T." = anti-Aryan Invasion Theory) che impazzano in India non sono basate sulla realtà dei fatti, ma su un etnocentrismo spostato tutto a favore delle razze autoctone pre-arie, dove tutti gli aspetti della grande civiltà indù non sarebbero affatto stati portati dagli invasori arii, ma al contrario i barbari ariani sarebbero stati inciviliti dal contatto con i non-arii autoctoni del subcontinente (quando non si nega tout court l'esistenza stessa degli indoeuropei).
    E questa tendenza si accompagna all'altrettanto odiosa tendenza dello smantellamento dell'ordinamento castale, sempre sulla linea della ribellione degli strati più bassi contro quelli più alti. La stessa ribellione impietosa, insomma, che si riscontra in tutto il mondo del kali yuga, dove l'ordine sociale viene ribaltato; e duole constatare che a portare avanti queste rivendicazioni sono gli stessi 'integralisti' indù del BJP e dell'RSS.
    In questo modo, questi la stanno smantellando la loro tradizione, non difendendola da islamisti e missionari.

  4. #4
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    peucezio: Capisco cosa intendi e mi rendo perfettamente conto che dal tuo punto di vista tutto ciò può essere catastrofico.
    Io non so molto su tali nuove tendenze culturali indiane e non escludo affatto che ciò che accade, possa accadere sull'onda di un egualitarismo moderno e dissolutore e, come tale, da rifiutare nettamente.
    Quando si tratta di abolire le caste in una società come quella indiana, c'è qualcosa di indubbiamente sospetto, che ricorda certe dottrine deviate di quel massone di Gandhi. Oltretutto la casta implica articolazione, differenza, molteplicità, complessità.
    E' anche vero però che, senza cadere nell'indifferenziato, le società più organiche e compatte, anche etnicamente e razzialmente, sono poco differenziate socialmente e, pur avendo delle distinzioni di funzioni, non hanno un vero e proprio sistema di caste. Un sistema a caste chiuse di diversa origine etnica dà luogo a una società razzialmente disomogenea, che ha una qualche affinità persino con le odierne degenerazioni anglosassoni, in cui ogni comunità razziale è una comunità chiusa, ha un diverso ruolo sociale, non si mescola, ma il risultato è una società tutt'altro che organica e omogenea.
    Se devo essere sincero, al di là degli svarioni storici (ma quando si tratta di costruire una mitologia, la storia documentata diventa poco importante), quest'idea dell'elemento autoctono che riemerge, dell'identità locale più ancestrale che rivendica le sue ragioni contro ogni immissione esterna recenziore, per quanto antica, non dispiace. Sarà perché io sono lontano da un credo basato sulla preminenza dei valori maschili guerrieri portati dall'uomo ario, tanto cara a tutta una corrente dottrinaria che, per comprensibili ragioni, è per la nostra area un punto di riferimento molto forte.

  5. #5
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    vahagn: Credo che per l'India l'abolizione della casta sia esiziale.
    Non a caso, chi vuole sradicarli punta sempre lì. Da notare che le caste non coincidono tout court con l'elemento razza, sebbene questo abbia giocato un ruolo importante nella loro formazione. Bensì con l'elemento definito dal sanscrito guna, grossolanamente traducibile con 'qualità [interiore], predispozizione'.
    La funzione politica in mano al vaysha, p.es., non può che essere disastrosa. Ed è infatti uno degli elementi della degenerazione del kali yuga/tempi ultimi prevista da tutte le scritture. Che è poi quello che è successo da noi da quando il borghese ha preteso di comandare (fatto che ha dato poi la stura al plebeo - e non mi riferisco solo al socialismo, ma a tutta la politica massificante). E quando tutti scimmiottano le prerogative intellettuali del brahmana, altro tratto degenerativo.
    La casta è il 'miracolo' che ha permesso a diversissimi tipi umani (matriarcali, ctonii, ario-discesi, etc.) di convivere armonicamente, quasi in mondi separati, benché compresenti e intrecciati, mancando la superstruttura universalista che invece è venuta a crearsi tra i popoli dell'ovest.

  6. #6
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    vahagn: Va da sé che l’articolo postato dal muto “Davide” è da rigettare dal punto di vista politico: il taglio anti-nazionalista, progressistico, etc., si inserisce insomma nella ben avviata campagna delle sinistre internazionali per screditare l’attuale governo indù – e chi segue i media del Commonwealth lo sa.
    Lascia poi a desiderare la spiegazione del simbolo “della” swastika come “uno strumento di misurazione solare”. Gorlier evidentemente è uno di quelli che nello studiare le civiltà antiche disdegnano tutto ciò che non è “cultura materiale”.
    E’ poi falso scrivere che la vittoria locale del BJP abbia portato a “sanguinosi attacchi a musulmani”. Il nostro progressoide doveva perlomeno aggiungere che gli episodi di aggressione anti-islamica sono sempre avvenuti per rappresaglia o per autodifesa contro il trend islamista che da diversi decenni tenta di islamizzare con la forza le provincie dove c’è una minoranza o maggioranza islamica. Idemi dicasi per gli episodi di attacchi – peraltro non citati qui - contro missionari cristiani o di ‘riconquista’ di zone convertite in massa da protestanti o cattolici: essi sono sempre avvenuti dove la conversione era attuata con metodi subdoli o violenti, come quello di aizzare i tribali e i fuori casta contro le caste propriamente induiste. E la frase “il radicalismo indù riprende slancio, e ambisce anche a una legittimazione storico-religiosa, di implicito sapore razziale” vuole insinuare il tema olo-caustico, facendo coppia con la precedente menzione del “ razzismo europeo, specie nazista, soprattutto in funzione antisemitica”. Tra l’altro nessun testo o programma di BJP e RSS parla mai di “razza”, ma al massimo di nazione e di tradizione nazionale.
    E questo è già un concetto occidentale, instillato dagli inglesi : per il mondo tradizionale pre-moderno non c’è la ‘nazione’, c’è una terra sottoposta al dharma, per gli indù (una regione particolare, definita dall’etnonimo Bharata), e la Ummah sottoposta alla sharya, per gli islamici (tendente all’universalità). Come pure il concetto stesso di partito politico è una scopiazzatura degli occidentali moderni. Per questo mi lamentavo del fatto che gli induisti ‘integralisti’ di BJP , VHP, RSS avessero assimilato concetti non tradizionali. Ma probabilmente gli avversari donano transitivamente sempre un po’ della loro stimmung, e anche i poveri bramini e kshatrya sono costretti a giudeoccidentalizzarsi un po’, nel compito di arginare l’allogenizzazione galoppante.

  7. #7
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    peucezio: Caro Vahagn, tu sei molto più preparato di me circa l'India, il brahmanesimo, la tradizione vedica. Indubbiamente ciò che dici è perfettamente coerente con le dottrine a cui ti rifai, le quali a loro volta tanto debbono alla stessa filosofia e mitologia indù.
    Sulla questione indiana non sono in grado ancora di esprimere un'opinione definitiva e comunque le tue preoccupazioni mi paiono tutt'altro che insensate.
    Sulla questione della borghesia e del proletariato in occidente, credo che lo schema evoliano, che coglie molti aspetti di verità, sia perfettibile: gli elementi dissolutori non sono a mio avviso elementi inferiori sorti dal seno stesso dell'etnia locale, ma hanno origini esterne, o in senso biologico o spirituale. Prima di tutto, com'è ovvio, ci sono gli Ebrei, insieme a tutte le immissioni camitosemitiche e di varie provenienze dell'antichità, poi l'aristocrazia di origine germanica, poi la borghesia, quella giacobina moderna s'intende, che essenzialmente è una contaminazione culturale nordeuropea, e nel Nordeuropa è il risultato di una semitizzazione della società. Infine arriva il marxismo, cioè i propagandisti ebrei, che seducono e corrompono le classi povere. Tra l'altro secondo Evola il potere del proletariato chiudeva il ciclo, egli non poteva sapere che alla fine il modello borghese, borghesizzando il proletariato stesso, sarebbe tornato in auge più di prima, sempre grazie agli ebrei. Tra l'altro ormai il comunismo e la sinistra sono diventati (ma io credo che in fondo lo sono sempre stati) l'ideologia dell'élite: degli intellettuali, dei ceti legati alle professioni liberali, alla cultura, all'insegnamento, insomma degli uomini più lontani dalla produzione dei beni.

  8. #8
    ulfenor
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    Beh e chiaro che gli attacchi effetuati dagli hindu contro i musulmani ed i cristiani hanno una valenza prettamente difensiva e non offensiva cosi facendo difendono la loro società castale dagli attacchi degli abramiti....

  9. #9
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    esatto

  10. #10
    Dasanudas Das
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    Francamente a me piace pensare all'arya non come ad una razza, ma come una forma di dignità.
    L'indiano è Ariano come io sono Indoeuropeo per il fatto che i nostri antenati nelle loro ondate migratorie occuparono il suolo europeo megalitico, tale come gli ariani (fosse vero) invasero l'India e si fusero con le popolazioni indigene.
    A me basta leggere il Mahabharata e trovare Arjuna e Yudhistira che parlano di se stessi come Arya.
    Un onore e un dignità forte a difendersi dal morbo desertico dei Mleccha.

 

 
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