“Lo Stato che il presidente iraniano Ahmadinejad vorrebbe "estirpare dalla Terra come un cancro", un "albero marcio e morente" che sarà distrutto da una "tempesta", fornisce invece alla Repubblica degli ayatollah sementi per l'agricoltura, apprezzate macchine agricole e grandi sistemi di dissalazione dell'acqua. Perché nonostante le violente accuse e le minacce, Israele e Iran mantengono rapporti commerciali segreti e il livello dello scambio commerciale lo scorso anno ha raggiunto la quota di diverse decine di milioni di dollari. Ma non solo, nelle scorse settimane, un team di tre ingegneri è stato in visita in Iran - nei giorni di massima tensione per la crisi dovuta all'annuncio dell'arricchimento dell'uranio da parte iraniana - per contibuire alla ricostruzione di alcune infrastrutture danneggiate dal terremoto a Busher, dove è attivo uno dei siti nucleari "sospetti" degli ayatollah.
"Siamo stati accolti molto calorosamente da alcuni esponenti del governo, nessuna ostilità da parte dei nostri ospiti", ha raccontato ieri al quotidiano Yedioth Ahronot il capo missione, alla sua quinta visita in Iran. I tecnici, di cui il giornale non ha rivelato i nomi, sono entrati in Iran con speciali documenti di viaggio emessi a favore di una compagnia olandese.
"Siamo rimasti stupiti anche noi del divario che c'è fra lo scontro fra Israele e Iran e invece i rapporti economici fra i due Stati, che potremmo valutare in decine e decine di milioni di dollari l'anno", racconta sempre uno dei tecnici israeliani.
Stando alle stime del giornale negli ultimi anni i rapporti commerciali bilaterali "hanno conosciuto una vera e propria fioritura". Nella gran parte dei casi si tratta di prodotti agricoli, comprati attraverso Paesi terzi. L'Iran acquista sementi per le coltivazioni di pomodori, peperoni e cetrioli. Ma sono molto richiesti anche i macchinari per la lavorazione dei cotone e i sistemi di dissalazione dell'acqua.
Ma le sorprese nel racconto del capo-missione israeliano non finiscono qui. "Appena arrivati a Teheran", racconta, "siamo stati accolti da un funzionario del governo, che ci ha accompagnato in un lussuoso hotel poco distante dal quartiere ebraico della città. Naturalmente siamo stati scortati dagli uomini della sicurezza iraniana per tutto il soggiorno". Non sono mancate situazioni paradossali. Lo scopo della missione era esaminare i danni provocati ad alcune infrastrutture nella zona di Busher, dove c'è un sito nucleare "sospetto", costruite da una società edile israeliana ai tempi dello Shah. "Uno dei nostri accompagnatori, che parlava bene inglese, quando siamo arrivati nella zona ci ha detto: "C'è anche qualcos'altro qui a Busher, ma questo non dovrebbe essere certo una sorpresa per voi".
Della vita di tutti i giorni a Teheran gli israeliani hano ricavato un'immagine ben diversa da quella che arriva attraverso le tv. "La sera uscivamo e nonostante l'impostazione islamica integralista dei suoi leader, la vita notturna nella capitale è simile a quella delle città occidentali. Ci sono un sacco di ragazzi giovani fuori dei disco-pub, dentro le ragazze si tolgono il velo e ballano in blue-jeans". La delegazione si è poi trovata a viaggiare in Iran durante le celebrazioni della Pesach, la Pasqua ebraica che è stata festeggiata - raccontano sempre gli ingegneri - con la comunità ebraica di Teheran, che comprende circa 26 mila persone. "Loro sapevano che venivamo da Israele, ma l'argomento non è mai stato toccato. Abbiamo mangiato insieme i cibi tradizionali ebraici, bevuto buon vino; c'era tutto quel che serve per una vera Pesach. Gli ebrei di Teheran vivono normalmente, sono impegnati nel commercio, hanno le loro sinagoghe. Certo, da quando c'è il nuovo presidente l'atmosfera è più tesa e le autorità hanno messo sotto controllo le sinagoghe"”.
(Fabio Scuto, Israele e Iran, dietro le minacce anche affari e cooperazione, La Repubblica, 24 aprile 2006, pag.12), La Repubblica, 24 aprile 2006, pag.12)