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Discussione: Biagi e mamma Rai

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    Predefinito Biagi e mamma Rai

    Gianluca Roselli per “Libero”

    Un milione di euro per due anni. Ovvero 500 mila euro l’anno. Questo il compenso che Enzo Biagi percepirà dalla Rai per il suo ritorno alla tv pubblica. Dopo l’annuncio dato in diretta durante la trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, si conoscono anche i dettagli economici del nuovo rapporto tra il decano dei giornalisti italiani e viale Mazzini. Il via ad aprile, in prima serata con una puntata alla settimana di cinquanta minuti il lunedì su Raitre («la rete che sento più vicina», ha detto Biagi a Fazio). In totale, dovrebbe trattarsi di quattro cicli di prime serate con una durata di due mesi per ogni ciclo.

    Quindi, alla fine dei due anni di contratto, le puntate saranno una trentina circa. Il nome della trasmissione non è ancora stato deciso. Quello che trapela è che sarà un programma di stretta attualità che però pescherà anche nella vasta memoria storica e giornalistica dell’anziano cronista, con annesso l’uso di immagini di repertorio e di vecchie interviste realizzate in tanti anni di carriera. A Biagi è stato fatto un contratto di collaborazione e potrà avvalersi delle strutture giornalistiche della rete, a cominciare dai professionisti del Tg3. Il budget per puntata non è stato ancora deciso, ma verrà stabilito dal direttore di rete Paolo Ruffini.
    Insomma, Biagi pare accettare oggi quello che gli era stato offerto dalla Rai nel 2002, anno della sua cosiddetta epurazione. Nei primi mesi del 2002, infatti, di fronte ai risultati negativi de “Il fatto”, la trasmissione di sei minuti condotta da Biagi nel prime time di Raiuno, che sistematicamente veniva sconfitta da Striscia la notizia, viale Mazzini propose al giornalista di spostarsi su Raitre con un programma biennale di dieci speciali in prima serata, più un’altra ventina di puntate storiche in seconda serata. Compenso pattuito: tre miliardi di vecchie lire. Il giornalista sembrava d’accordo, tanto che l’11 aprile 2002 in una conferenza stampa dichiarò, non senza un pizzico di ironia: «Non ho problemi di orario, posso fare un programma anche a mezzanotte, magari mettendoci anche un piccola nota di pornografia...».
    Poi, però, il 18 aprile arriva il cosiddetto “editto di Sofia”, con il premier Silvio Berlusconi che dalla Bulgaria si scagliò contro «l’uso criminoso della tv pubblica pagata con i soldi di tutti da parte di Santoro, Biagi e Luttazzi». Polemiche a non finire, ma Biagi condusse tranquillamente in porto la stagione delle sua trasmissione, che si concluse il 31 maggio, come da contratto. Nel frattempo, però, il cronista cambiò idea, decidendo di non accettare più lo spostamento su Raitre per l’anno successivo. Nel novembre del 2002 i vertici di viale Mazzini gli offrirono di riprendere la conduzione de “Il fatto”, sulla terza rete, ma Biagi prima rifiutò per «motivi personali», poi perché non era soddisfatto della fascia oraria, alle 19.53, prima dell’inizio del Tg3 della sera. Inoltre, l’offerta economica era inferiore rispetto ai due miliardi di vecchie lire annui che il giornalista percepiva quando il programma andava in onda sulla rete ammiraglia della tv di Stato.
    Nel 2003 il divorzio ufficiale: al giornalista la Rai concesse una buonuscita di 1,5 milioni di euro netti, circa 3 miliardi di vecchie lire, oltre 5 miliardi lordi. Il divorzio venne pienamente accettato da Biagi, che in una lettera si è detto «soddisfatto». «Non sono stato buttato fuori, al contrario ho raggiunto di mia iniziativa un accordo pienamente soddisfacente che gratifica sotto tutti i profili, morali e materiali, i miei 41 anni dedicati alla Rai», si legge nella lettera del popolare giornalista. Negli anni successivi Biagi viene considerato però una vittima dell’epurazione berlusconiana, insieme a Santoro e Luttazzi. Ora il suo ritorno in tv. Mentre nelle librerie è appena approdato il suo nuovo libro. Titolo: “Quello che non si doveva dire”.

  2. #2
    I sa smentés mai...
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    Predefinito

    Parlando di Biagi non si può non pensare alla saggezza popolare alla quale il "buon" (?) Enzo, da gran giornalista qual è (?) sa ricorrere spesso.
    Per esempio, adesso mi viene in mente la storiella del ladro di polli che per un furto di poco conto si fa degli anni di galera...e?
    Ecco: non mi ricordo com'è la seconda parte.
    Forse ce la spiegherà il moralizzatore Biagi in una delle sue future lezioni direttamente dagli schermi di Rai 3.

 

 

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