| Giovedì 4 Gennaio 2007 - 20:49 | Christian Bouchet |

L’esecuzione è cominciata verso le 6 e 10. Ho letto la sentenza di morte. Allora, Saddam ha dichiarato: “Dio è il più grande, lunga vita ai mudjahidin, andremo in paradiso e i nostri nemici all’inferno. Lunga vita all’Iraq”. Quindi, è montato sul patibolo senza dire nulla, con calma. Era risoluto e coraggioso. Ad un certo momento, ha girato la sua testa verso me come per dirmi “non aver timore”, era una sensazione molto strana. Saddam ha rifiutato che gli mettessero un sacco sulla testa. C’è stata una breve discussione; alla fine il boia ha ceduto, lasciando il suo viso scoperto. La scena era terrificante. È restato padrone di sé stesso fino alla fine. Il suo viso è diventato pallido soltanto all’ultimo momento. Qualcuno gli ha chiesto: “Hai paura?” “Non ho mai avuto timore di nessuno in tutta la mia vita. Ho vissuto come un mudjahidin, in attesa della morte in qualsiasi momento”, gli ha risposto Saddam.
Mounir Haddad,
testimone dell’esecuzione
del Raïs Saddam Hussein al-Tikriti

Si sa quasi tutto dell'assassinio ‘legale’ del rais Saddam Hussein per avere visto le immagini abiette e rivoltanti tanto sulle grandi reti televisive che su internet.
Ci sono poche cose da dire poiché tutto è già stato detto, anche da parte di personalità che non possono essere sospettate di aver avuto delle simpatie per il presidente iracheno. Così, per restare in Francia, Ségolène Royal, certamente per essere in linea con l'opinione della maggioranza dei cittadini francesi, ha espresso “una sensazione indefinibile di disgusto”. Sensazione che condivide ogni essere civilizzato.
Detto ciò, occorre vedere più lontano di questa messa tragica a morte e comprendere il senso di questa esecuzione. Si può fare l'analisi seguente: innanzitutto, come con il provvidenziale decesso di Slobadan Milosevic, l’esecuzione di Saddam permette di chiudere “al meglio” un processo imbarazzante per l'Impero del male, in seguito invia un messaggio a tutti i dirigenti politici del mondo che potrebbero essere tentati di dare prova della stessa indipendenza di Saddam, infine è strumentale alla messa in atto della strategia del “caos costruttivo” difesa da alcuni gerarchi di Washington.