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  1. #21
    Omia Patria si bella e perduta
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    Citazione Originariamente Scritto da chenap
    Bè nel Sud Italia non fu proprio un eroe, ma un occupante...

    Deluse le aspettative dei contadini che si aspettavano la riforma agraria e diede il via a repressioni antipopolari...

    Cmq purtroppo per l'Italia ha prevalso la linea liberalmoderata di Cavour e Vittorio Emanuele e non quella più radicale dei vari Mazzini, Garibaldi, ecc...

    Linea che ha portato a risultati disastroso soprattutto per il Meridione che è stato sottoposto ad un lungo periodo di spietata occupazione militare con la scusa della repressione del brigantaggio....

    Caro Chenap ti rispondo con vero piacere anche perché ho l’occasione di esporre la mia prospettiva e, quindi, chiarirla ai miei occhi.


    Io sono interessato a Garibaldi principalmente come simbolo e solo secondariamente come uomo nella storia.
    Da un punto di vista storico, e lo dico senza far polemica, hai torto. Garibaldi tenne la dittatura del Regno del Sud solo per pochi mesi e, in questo lasso di tempo, si occupò principalmente di problemi militari e di evitare un’esplosione di guerra civile tra i vari gruppi sociali e partiti. La gestione e il governo fu data ad altri, più imposti che scelti, che puntarono tutto sull’annessione al Piemonte e nella costruzione dell’alleanza di classe che fu base del nuovo stato unitario.
    Inoltre dimentichi che Garibaldi sbarcò a Marsala non per creare un repubblica o fare riforme sociali radicali (cioè per dividere gli italiani), ma per abbattere il Regno delle Due Sicilie (cioè per unire gli italiani). Nel contesto storico dell’epoca non penso che si potesse fare di più, anche se nell’impresa dei Mille c’è anche Nino Bixio che spara sui contadini siciliani ecc.

    Ma a me interessa soprattutto il Garibaldi simbolo e questa è un po’ una mia fissazione personale.
    Vedi io sono, in un certo senso, l’aderente di un movimento comunista personale di cui sono l’unico iscritto. Come per i movimenti politici con milioni di iscritti ho bisogno di una teoria per analizzare il mondo, una prospettiva strategico-ideologica e simboli in cui riconoscermi.
    Negli ultimi 2-3 anni ho profondamente cambiato le mie idee. Prima ero un veterocomunista che utilizzava come teoria di riferimento un marxismo influenzato da Gramsci e Marcuse, pensava la prospettiva socialista attraverso le nazionalizzazioni e la centralità del partito e utilizzava i simboli classici del movimento comunista. Oggi analizzo il mondo con un misto tra la teoria sociale di La Grassa e dell’Harvey di La crisi della modernità, ho come prospettiva strategico-ideologica il socialismo comunitario e l’autogestione della società, ma non ho ancora trovato simboli soddisfacenti per la mia nuova prospettiva.
    Quelli classici del comunismo non mi vanno più bene perché non credo alle capacità rivoluzionarie dei proletari,quindi niente falce martello, e neanche alla centralità del partito, quindi niente stella a 5 punto (che è poco egemonica perché l’italiano medio la associa alle BR).
    Mi convince Garibaldi riletto come eroe nazionalitario e come simbolo del Risorgimento. Dato lo stato di degrado morale, sottomissione servile agli USA e declino economico dell’Italia, penso che il nostro paese abbia bisogno di un Nuovo Risorgimento (ovviamente del tutto diverso dall’altro) morale, politico ed economico.
    Per questo Garibaldi mi piace e penso che possa essere un simbolo egemonico…..molto più di falce martello e stella. Da lombardo non avevo pensato a come un meridionale poteva vedere il Nizzardo e ti ringrazio per avermi segnalato il limite.

    Viva il Socialismo!
    Viva l'Italia!

  2. #22
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    Sandokan capisco molto la tua obiezione.

    Anche io, in un clima di fervente servilismo nei confronti dell'americanismo dominante (per americanismo intendo posizioni filo USA e non certamente panamericane e bolivariane) sono molto favorevole al riemergere di una forte identità nazionale anche in Italia.

    E sono contento che si prenda come simbolo uno degli uomini chiave del Risorgimento, che ha coinciso nella storia moderna al più alto momento del patriottismo italiano.

    E sono ancora più contento che all'interno del filone Risorgimentale si prenda come punto di riferimento un uomo come Garibaldi che con Mazzini (e pochi altri) ha rappresentato l'ala più "avanzata" del movimento e quindi più legata a concezione perlomeno più liberal-progressiste e "repubblicane" (potremmo dire azzardando di "sinistra") piuttosto che altri personaggi legati alla storia del liberalismo temperato facente capo al potere sabaudo e cavouriano.

    Del resto Garibaldi è stato anche il simbolo del fronte popolare in Italia...

    bisogna però anche guardare a ciò che alla fin fine ha significato l'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno sabaudo.
    Quelle che prometteva di essere una liberazione è finita per diventare una spietata repressione militare, ma anche politica e culturale di una parte della Nazione nei confronti dell'altra.

    L'Italia unita non ha fatto altro che favorire il sorgere di un'alleanza tra l'alta borghesia nordica e i grandi proprietari terrieri meridionali. Alleanza che ha sancito una sorta di colonialismo interno il cui unico risultato è stato una mortificazione continua delle capacità di sviluppo del Meridione. Mortificazione che si è portata avanti fino ad oggi nella totale indifferenza della politica, ma anche del mondo culturale e della "società civile".

    Per questo in posti dove abito io è difficile parlare di unità patriottica italiana quando lo Stato viene visto come qualcosa di estraneo, come un nemico da combattere tutti i giorni sfidando quel po di legalità che ogni tanto le nostre "istituzioni" fingono di voler mantenere in vigore.

    Certamente non esiste una coscienza diffusa circa le dinamiche del colonialismo interno, ma è molto diffusa questa sensazione di estraneità dello Stato italiano e dei suoi valori. Estraneità che non riesco a spiegarmi in altro modo se non in una consapevolezza inconscia del fatto che lo Stato è rimasto (dal 1860) un sostanziale nemico imposto alle nostre popolazioni da un altro popolo invasore che ha voluto cancellare la nostra identità presa in giro ogni giorno dalla cultura ufficiale.

    E questo senso di alienazione, di sfiducia e di ripulsa nei confronti dello Stato italiano lo interpreto come una forma embrionale (e molto bassa) di resistenza alla cultura dominante e di ricerca di un'identità locale difesa tenacemente contro l'avanzare del progresso globale uniformante.

    Per questo secondo me una buona strategia per creare un senso di identità nazionale nel Mezzogiorno (o cmq nel napoletano, dal momento che questa è la realtà con cui mi confronto tutti i giorni e su cui mi sento il dovere di dire la mia per esperienza quotidiana) non può prescinderà dalla valorizzazione di una cultura locale, una cultura partenopea che è qualcosa d'altro rispetto alla generica cultura italiana che non sarebbe compresa da gran parte del popolo di riferimento.
    E per questo scopo si può puntare molto su quel senso di appartenenza alla città, al meridione, alla nostra storia, alla nostra cultura, alle nostre tradizioni, ecc... Senso di appartenenza ancora molto radicato in vasti strati della popolazione e che viene ogni giorno sminuito e ridicolizzato dalla cultura ufficiale che lo ritiene plebeo e volgare.

    Mi rendo conto che sono andato troppo in là con il ragionamento e per questo credo sia meglio bloccare qui il mio intervento con un solo auspicio:

    Spero che nel parlare di identità nazionale italiana voi altri "nazionalitaristi del nord" teniate sempre ben presente che esiste una grande realtà che vede la cultura "italiana" come qualcosa di altro, come un imposizione.
    Una gran parte della popolazione sarebbe maggiormente propensa ad accettare un discorso identitario che muovesse da una realtà culturale più vicina.
    Un discorso identitario che valorizzi la storia del Mezzogiorno, la sua cultura, le sue tradizioni e la sua lingua locale (e non dialetto, preciso poiché non credo si possa parlare del napoletano come dialetto e l'italiano come lingua) facendo in modo che il "napoletano" non si debba vergognare di essere tale, ma che debba camminare a testa alta per la consapevolezza di essere l'erede di un grande popolo capace di sviluppare un percorso di indipendenza culturale, politica ed economica comunque legato ad un contesto di solidarietà inter-nazionale italiano, euro-mediterraneo e mondiale.
    A pugno kiuso!

  3. #23
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    Caro Chenap,
    Risponderti non è facile anche perché chiami in causa problemi molto complessi come le origini del nostro stato unitario, il problema della nostra identità oggi e la condizione dei meridionali.
    Per cominciare, io penso che il Risorgimento sia un periodo storico sostanzialmente positivo perché pose le basi per la modernizzazione del nostro paese, per il suo decollo industriale e fu un momento di grande mobilitazione di energie intellettuali.
    Detto ciò, l’unificazione fatta attraverso l’annessione al Piemonte fu certamente una delle opzioni peggiori e non a caso suscitò forti resistenze in Lombardia, Toscana e nel Meridione. Molto meglio l’Italia democratica repubblicana e federalista di Carlo Cattaneo, ma purtroppo le circostanze storiche portarono ad altro.
    Quali le conseguenze per il Meridione? Senza dubbio la perdita di un governo che doveva affrontare solo i problemi del Sud, con un’interessante politica economica e una tassazione molto leggera. Ma c’è anche il rovescio della medaglia. I Borboni rappresentavano gli interessi della nobiltà meridionale ed erano contrari alla modernizzazione del paese che governavano in modo assoluto ed anacronistico. La Sicilia all’epoca era di fatto una colonia economica degli inglesi e le poche industrie esistenti erano debolissime. Inoltre ,se lo stato chiedeva poco ai sudditi, non investiva neanche. Diciamoci la verità, lo stato unitario costruì le ferrovie, gli acquedotti ecc.. certo investendo meno di quello che sarebbe stato necessario, ma sicuramente più di quello che avrebbero fatto i Borboni.
    Insomma, l’unificazione fu un passaggio indispensabile per la modernizzazione del Meridione, anche se non fu certamente tutto rose e fiori. Non mi sembra che i cittadini del sud furono discriminati dopo le imprese di Garibaldi….. intellettuali come Croce, Gentile e Gramsci brillarono a livello nazionale; scrittori come Verga e Sciascia conobbero ampia notorietà e uomini politici come Crispi e Moro raggiunsero le massime responsabilità.
    Non dimentichiamo che tra i dipendenti pubblici i meridionali sono la maggioranza anche al Nord. Certo questo non nasconde il fatto che lo sviluppo italiano è ancora oggi duale e si cresce (quando si cresce) solo a partire dal Nord. Parimenti nessuno fece mai una buona riforma agraria nel Meridione per non mettere in crisi l’alleanza tra proprietari terrieri e industriali del Nord, ma la avrebbero fatta i Borboni?
    Per concludere è vero che chi vive nella Bassa Italia, oggi come ieri, si sente abbandonato dallo stato, più povero, dispone di servizi pubblici di scarsa qualità ecc. Ma vorrei far notare che anche al Nord ci sono problemi simili: in Lombardia i manifesti leghisti su Roma ladrona fanno parte dell’arredo urbano, il Veneto ha il record italiano di evasione fiscale e ci sono zone di Torino o Milano in cui avrei paura di andare anche in pieno giorno.
    Con ciò voglio dire che molti problemi del Sud (non tutti) sono in realtà questioni nazionali, ovviamente più gravi che al Nord. Penso all’inefficienza della pubblica amministrazione, al degrado dei servizi pubblici, la disoccupazione e il declino economico.
    Appunto per questo ci vuole una risposta ** a livello nazionale perché penso che sia venuto il momento di rifare l’Italia e per ciò è necessario più patriottismo un Nuovo Risorgimento civile, politico ed economico.
    Il problema è mettere in pratica il Nuovo Risorgimento…. quali ideologie utilizzare, queli soggetti sociali bisogna interessare, quali i mezzi politici più opportuni?


    ** Una risposta a livello italiano che certamente non può trascurare le identità comunitarie regionali che si riflettono nella cucina, nelle tradizioni popolari e nelle parlate dialettali. La sfida è però riuscire a fare una sintesi di tutte queste identità e utilizzarle come uno dei piedistalli di una politica di rilancio nazionale.

  4. #24
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    La tua risposta è molto interessante, anche perché entra nel merito del problema o dei problemi.

    Mi dispiace solo che è tardi e non ho il tempo di rispondere come vorrei alle tue argomentazioni.

    Mi limito solo ad indicare alcune linee generali.

    1) La tassazione nel Meridione era molto più bassa che nel Settentrione e nonostante ciò il regno del Piemonte aveva un debito enorme, mentre le casse del Regno delle Due Sicilie erano decisamente messe meglio. E S.M. Vittorio Emanuele finì per approfittarne della fusione delle finanze per colmare in parte il debito. E per questo scopo furono molto utili in seguito le rimesse degli emigrati meridionali dall'estero.

    2) Ciò che dici sulle infrastutture mi sembrano poco corrette. Gli investimenti in infrastrutture nel Meridione post-unitario non furono certamente maggiori del periodo borbonico (consideriamo ovviamente il gap tecnologico tra i due periodi).
    A titolo d'esempio la prima linea ferroviaria fu costruita proprio durante il Regno borbonico (la Napoli-Portici). E' vero che tale linea non aveva un utilizzo molto intenso, ma è cmq sinonimo del fatto che non stessimo poi così rovinato in infrastrutture rispetto al Nord

    3) Se al sud c'era assolutismo il Nord non era da meno.
    La monarchia temperata fu raggiunta solo una dozzina di anni prima l'Unità e al non certo per chissà quale voglia di democrazia dei sabaudi.
    E del resto lo Statuto Albertino seguì la Costituzione napoletana del 1848 (che era anche più avanzata) adottata un paio di mesi prima. La differenza stava nella diversa situazione di politica internazionale che costrinse il Regno del Sud a soccombere all'Ordine della Restaurazione.

    4) Sulla Sicilia forse hai ragione.
    Io nel parlare mi riferisco al Regno continentale. Aldilà del faro la situazione era diversa. Diciamo che lì si poteva parlare di Regno delle DUe Sicilie solo a parole. Contava solo l'aristocrazia locale.

    5) E' vero che la monarchia si basava sulla nobiltà partenopea, ma la borghesia urbana stava andando ad acquisire nuovi spazi politici.
    E dopo l'Unità l'aristocrazia tramite la lontananza dello Stato centrale e le pratiche di clientelismo e notabilato finì per aumentare i propri margini di manovra.

    6) La politica economica italiana fu fatta senza tener conto delle esigenze meridionale (pensiamo ad esempio al protezionismo) e la nascente industria meridionale fu stroncata sul nascere per favorire quella delle zone settentrionali (Genova, Torino, ecc...).

    7) Con il Regno delle Due Sicilie si poteva contare su un discreto decentramento ed autonomia locale.
    Tutto ciò sparì con il dominio sabaudo basato su uno stato accentratore.

    8) Il meridione fu tenuto sotto stato d'assedio per anni e anche dopo le conquiste civili e democratiche del nuovo stato unitario erano pezzi di carta al di sotto del Lazio

    9) Il problema attuale oltre all'assenza di servizi pubblici è la disoccupazione (più che doppia rispetto al nord), i redditi (quelli del nord sono più del 50% maggiori), la completa assenza di senso della legalità (dall'imprenditore che assume solo a nero allo scugnizzo che fa gli scippi) oltre ai normali problemi in comune col resto d'Italia
    In generale vedo il problema come un fortissimo senso di sfiducia non solo contro le istituzioni, ma in genere ormai nei confrotni del vivere associato e di qualsiasi cosa vada oltre il familismo amorale.
    Sembra che ormai è stata distrutta la nostra cultura di base (diciamo popolana, mistica, latina, ecc..), senza però sostituirla con un altra cultura simile a quella del Nord (laica, liberale, razionale, ecc...). Siamo quindi in mezzo al guado.. nell'assenza più completa di qualunque spirito civico.

    10) Anche se apprezzo la tua parte finale basata sul riconoscimento di culture regionali, mi sembra che tu voglia relegare il discorso ad un ambito folkloristico-pulcinellesco (ad esempio parlando di cucina locale e dialetto).
    Secondo me interpreti il mezzogiorno come una semplice realtà regionale come il veneto sta all'emilia.
    Secondo me invece il Mezzogiorno costituisce una PROPRIA realtà sociologica con le sue basi storiche (abbiamo un storia diversa dal resto d'Italia - la presunta unità ritrovata mi sembra non corrispondere perfettamente alla realtà dal momento che non siamo nati uniti), linguistiche (il napoletano non è come il veneto, l'emiliano, ecc... è una lingua a se stante e ciò lo ammettono molti esperti linguisti nonché la resistenza della lingua nonostante decenni di italiano forzato nelle scuole e nella cultura ufficiale), simboliche, culturali, ecc....

    Mi rendo conto che alla fine ho cmq portato molto a lungo il discorso senza rendermene conto e per questo mi fermo qua.
    Solo una cosa ci tengo a ribadire:
    Non faccio parte della schiera dei neoborbonici, del "si stava meglio quando si stava peggio", dei nostalgici dei tempi andati.
    Di certo non voglio il ritorno di quei zozzi dei Borboni, ma non mi sta neanche bene lodare le lodi degli eroi Risorgimentali legati alla casa Sabauda (che di certo non ha meno demeriti dei Borboni) sminuendo il Meridione visto come la terra dei trogloditi civilizzata dal Nord (e poi questa logica mi ricorda altri terrificanti scenari di presunta "civilizzazione" portati avanti di questi tempi).
    E poi se parliamo di realtà identitario non posso fare a meno che far notare agli altri compagni comunitaristi come nel Sud Italia (o almeno in una sua parte) esiste un forte senso identitario che non si riconosce tanto nello Stato Nazionale italiano quanto in realtà viste come più corrispondenti alla cultura locale.

    Nb. Briganti se more!
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  5. #25
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    Giuseppe Garibaldi



    "Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio"
    Lettera ad Adelaide Cairoli, 1868

    ps
    Povera Italia che consideri un eroe un vile servo della massoneria inglese!
    Onore ai Soldati Napoletani che difesero la Patria, il Re e l'Onore dalla orde garibaldesche !

  6. #26
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    Citazione Originariamente Scritto da chenap Visualizza Messaggio
    Di certo non voglio il ritorno di quei zozzi dei Borboni, ma non mi sta neanche bene lodare le lodi degli eroi Risorgimentali legati alla casa Sabauda (che di certo non ha meno demeriti dei Borboni) sminuendo il Meridione visto come la terra dei trogloditi civilizzata dal Nord (e poi questa logica mi ricorda altri terrificanti scenari di presunta "civilizzazione" portati avanti di questi tempi).
    E poi se parliamo di realtà identitario non posso fare a meno che far notare agli altri compagni comunitaristi come nel Sud Italia (o almeno in una sua parte) esiste un forte senso identitario che non si riconosce tanto nello Stato Nazionale italiano quanto in realtà viste come più corrispondenti alla cultura locale.

    Nb. Briganti se more!
    Sai il fatto e che con quei zozzi dei Borbone (perchè zozzi poi? era vittorio che se la faceva con Rosina, non Ferdinando) avevamo uno stato NOSTRO che poteva avere tutti i difetti possibili e immaginabili, ma era NOSTRO.
    Ovvero faceva gli interessi di Napoli, di Bari, della Calabria etc etc
    Dal caribalto in poi abbiamo avuto sempre dei governi ostili, che ci trattano come una colonia: carne di cannone in guerre a cui gli "zozzi" mai e poi ci avrebbero portato, proltariato esterno per le loro industrie, drenaggio fiscale nei primi anni dell'occupazione, mercato di consumo per i prodotti del triangolo industriale.
    Allora i Borbone diventano un simbolo, la speranza che un girno ci possa essere di nuovo un governo che faccia gli interessi dei meridionali, come è stato da Ruggiero il Normanno fino a Francesco II. Ma anche durante il breve regno di Murat, che per quanto straniero era mlt meglio dei saBoia e di caribalto, anch'essi stranieri a Napoli, perchè Gioacchino rispettava Napol, gli "eroi" del 1860 NO !
    Purtroppo, non mi faccio illusioni, so che mai e poi mai l'talia filo saboiarda e garibaldesca in cui viviamo considererà uguali noi "beduini, affricani" ai nipotini delle camicie rosse e dei bersaglieri.

  7. #27
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    Citazione Originariamente Scritto da Sandokan80 Visualizza Messaggio

    Ma a me interessa soprattutto il Garibaldi simbolo e questa è un po’ una mia fissazione personale.
    Vedi io sono, in un certo senso, l’aderente di un movimento comunista personale di cui sono l’unico iscritto. Come per i movimenti politici con milioni di iscritti ho bisogno di una teoria per analizzare il mondo, una prospettiva strategico-ideologica e simboli in cui riconoscermi.
    Negli ultimi 2-3 anni ho profondamente cambiato le mie idee. Prima ero un veterocomunista che utilizzava come teoria di riferimento un marxismo influenzato da Gramsci e Marcuse, pensava la prospettiva socialista attraverso le nazionalizzazioni e la centralità del partito e utilizzava i simboli classici del movimento comunista. Oggi analizzo il mondo con un misto tra la teoria sociale di La Grassa e dell’Harvey di La crisi della modernità, ho come prospettiva strategico-ideologica il socialismo comunitario e l’autogestione della società, ma non ho ancora trovato simboli soddisfacenti per la mia nuova prospettiva.
    Quelli classici del comunismo non mi vanno più bene perché non credo alle capacità rivoluzionarie dei proletari,quindi niente falce martello, e neanche alla centralità del partito, quindi niente stella a 5 punto (che è poco egemonica perché l’italiano medio la associa alle BR).
    Mi convince Garibaldi riletto come eroe nazionalitario e come simbolo del Risorgimento. Dato lo stato di degrado morale, sottomissione servile agli USA e declino economico dell’Italia, penso che il nostro paese abbia bisogno di un Nuovo Risorgimento (ovviamente del tutto diverso dall’altro) morale, politico ed economico.
    Per questo Garibaldi mi piace e penso che possa essere un simbolo egemonico…..molto più di falce martello e stella. Da lombardo non avevo pensato a come un meridionale poteva vedere il Nizzardo e ti ringrazio per avermi segnalato il limite.

    Viva il Socialismo!
    Viva l'Italia!
    Sandonkan era solo l'utile idiota di personaggi molto più potenti di lui. Se adesso il burattinaio e alla Casa Bianca, il suo burattinaio era a Londra. Lasciaolo riposare in pace !
    caribalto è un personaggio grottesco, da avanspettacolo, il degno fondatore di questo stato tragicomico... il vero rivoluzionario è MAO ZEDONG che ha conquistato la CINA, TUTTA la CINA, liberandola dall'infulenza degli stranieri che avrebbero voluto balcanizzarla!
    Col passare degli anni noi meridionali "odieremo" sempre di più colui che ha fondato la questione meridionale. Molto meglio la bandiera rossa, con la falce ed il martello, almeno così non perderete i voti di chi (da sinistra) conosce la storia, la vera storia del Sud... e guarda che questa minoranza è in continua ascesa!

  8. #28
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    Citazione Originariamente Scritto da Princ.Citeriore Visualizza Messaggio
    Sai il fatto e che con quei zozzi dei Borbone (perchè zozzi poi? era vittorio che se la faceva con Rosina, non Ferdinando) avevamo uno stato NOSTRO che poteva avere tutti i difetti possibili e immaginabili, ma era NOSTRO.
    Capisco il discorso.
    Anche io sono convinto che l'Italia unitaria sia stata fatta per gli interessi della borghesia settentrionale e a tutto svantaggio del meridione.

    Per zozzi non intendevo persone che commettono atti impuri. L'ho detto scherzosamente per indicare come loro non siano il mio modello di stato meridionale che vorrei ora. La monarchia fa parte del passato....

    La soluzione, ieri come ora, è quella di una repubblica meridionale federata con la (o le) repubblica del Nord.
    Ovviamente la repubblica meglio se socialista...
    Se tutto ciò non è possibile bisogna almeno propendere verso una soluzione che dia spazio alle autonomie regionali e locali ovviamente non con il modello di federalismo leghista sfruttatore, ma un federalismo solidale e socialista.
    A pugno kiuso!

  9. #29
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    Citazione Originariamente Scritto da chenap Visualizza Messaggio
    Capisco il discorso.
    Anche io sono convinto che l'Italia unitaria sia stata fatta per gli interessi della borghesia settentrionale e a tutto svantaggio del meridione.

    Per zozzi non intendevo persone che commettono atti impuri. L'ho detto scherzosamente per indicare come loro non siano il mio modello di stato meridionale che vorrei ora. La monarchia fa parte del passato....

    La soluzione, ieri come ora, è quella di una repubblica meridionale federata con la (o le) repubblica del Nord.
    Ovviamente la repubblica meglio se socialista...
    Se tutto ciò non è possibile bisogna almeno propendere verso una soluzione che dia spazio alle autonomie regionali e locali ovviamente non con il modello di federalismo leghista sfruttatore, ma un federalismo solidale e socialista.
    Concordo con te, nel 1860 sarei stato dalla parte del re di Napoli, ma oggi 2007 sono ovviamente per la Repubblica. Come protefizzava V. Hugo nel 1830 l'epoca dei r eè finita. ma la Patria resta e noi abbiamo il bisogno di rialzare la Patria Napoletana.
    Certo l'ideale sarebbe una repubblica "meridionale" che ricalchi i confini secolari del Regno di Napoli, lasciamo perdere le regioni attuali, la maggioranza delle quali non ha alcun fondamento storico (come la ns Campania) e altre sono state allargate dal "duce" vd il Lazio che ha ricevuto in dono Gaeta (che è Terra di Lavoro, ovvero "napoletana" fino al midollo) e Viterbo, che apprtiene alla Toscana.
    Lasciamo perdere le regioni attuali pure xkè consentono a troppi personaggi inutili di campare alle spalle del Popolo !

  10. #30
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    Giuseppe Garibaldi



    "Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio"
    Lettera ad Adelaide Cairoli, 1868

    ps
    Povera Italia che consideri un eroe un vile servo della massoneria inglese!
    Onore ai Soldati Napoletani che difesero la Patria, il Re e l'Onore dalla orde garibaldesche !
    Già, onore ai servi del Papato e dell'Austria!

 

 
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