C'è spazio per una politica identitaria alternativa al Sistema?

[alfredoibba]

Ho votato "SI-PER VIE EXTRAPARLAMENTARI".Non credo nella via parlamentare, anzitutto perchè per entrare in parlamento devi rispettare determinati requisiti che impongono una assenza di volontà di cambiamento. Sono da aborrire come la peste gli accordi elettorali con le coalizioni del bipolarismo.La lotta potrà avvenire solo fuori dal parlamento, proponendo un nuovo modo di praticare la politica, proponendosi come persone normali di condizione socio-economica ma grandi come spirito, e andando negli spazi trascurati dai partiti parlamentari.Ci vuole per guadagnare consenso un tracollo del capitalismo che accentui i problemi e favorisca la messa in dubbio del sistema nelle menti di più persone.E nella vita quotidiana, noi possiamo contribuire ad accellerare il tracollo con una condotta disadattiva e fuori dagli schemi borghesi, condotta che deve scaturire da valori e orientamenti sentiti dentro il cuore, anche indipendentemente dall' obiettivo della distruzione del sistema.

[alfredoibba]

Un altra cosa: non dobbiamo pensare solo a distruggere ma anche a costruire ad a conservare il nuovo che si costruisce. Il nuovo ordine tradizional-rivoluzionario per sorreggersi ha bisogno che la gente abbia dei valori consoni, in particolare senso del dovere, responsabilità, onestà, accettazione del proprio posto. Col popolo italiano è oggi impossibile costruire qualcosa perchè quei valori, che se ci pensiamo bene non sono neanche niente di terribile, poichè non ti impediscono, ad esempio, se vuoi, di avere rapporti sessuali pre-matrimoniali, sono assenti o labili. Nei popoli venezuelano e boliviano sicuramente c'è un maggiore senso del dovere e meno individualismo, meno cupidigia e meno arrivismo, il che farà funzionare quegli stati rivoluzionari. Ma da noi siamo messi male.

[Peucezio (POL)]

Ho risposto di no. Non perché non sarebbe teoricamente possibile, ma a causa di un deficit di fondo di quei contesti e ambienti che dovrebbero o potrebbero farla.
Perché è vero da una parte che esistono molti soggetti che hanno delle consapevolezze e una visione della realtà chiara e lucida, come ve ne sono in tanti ambienti della destra radicale, ambienti regionalisti o etnonazionalisti come il vostro (di cui non condivido l'impostazione antiitaliana, ma di cui ritengo valide le posizioni e proposte rispetto ai problemi geopolitici mondiali e al rapporto coi valori e la tradizione), certi ambienti del cattolicesimo integrale, perfino alcune realtà marginali originariamente di sinistra, tipo Pasquinelli, Preve ecc.
Però tutti questi oggetti e contesti, che pure hanno una visione molto lucida della situazione, difettano quasi sempre di certe caratteristiche fondamentali per fare politica (mi ci metto io per prima, sia chiaro). Mancano cioè di pragmatismo, opportunismo, senso del compromesso, astuzia, elasticità e capacità di adattamento, una buona dose di cinismo e di freddezza oltreché un certo carisma, una buona psicologia e capacità di suggestione e di dissimulazione. Tutte caratteristiche che, se fini a sé stesse, non portano da nessuna parte e generano politici più o meno integrati e omologhi al sistema, ma se, anziché al vantaggio personale sono finalizzate alla causa, ne sono dei supporti non solo preziosi ma indispensabili. Mai, per esempio, il Führer sarebbe arrivato a guidare la Germania se non avesse avuto simili capacità.

Purtroppo i nostri ambienti identitari, che siano fascisti, "padani", cattolici integrali o altro, sono tutti accomunati da un forte settarismo, da un'insopprimibile tendenza al protagonismo individuale (soprattutto in ambito fascista), da una litigiosità interna endemica, spesso legata a irrilevanti sfumature di pensiero, che sono solo il pretesto per far emergere i dissapori personali, e di un'assenza assoluta di opportunismo e di cinismo, doti senza le quali la politica, anche la più nobile e alta, non è nemmeno concepibile. Non in questo mondo almeno.
Oguno in fondo cerca la gratificazione individuale che deriva dal sentirsi (non a torto) dalla parte del giusto e dall'essere impermeabile (e vivere fra gente impermeabile) ai condizionamenti culturali del conformismo dominante. Tenendo conto che si tratta di nuotare controcorrente, questo è già molto. ma non è politica. E' cultura, è consapevolezza personale, è un conforto per reggere di fronte allo sfacelo che ci circonda, ma non è politica.

Dunque non c'è speranza? A mio avviso la speranza c'è. Ma non viene dalla politica interna. E nemmeno dai circoli marginali come i nostri, che da soli e con questi limiti di fondo non sono in grado di far quasi niente. Viene dall'evoluzione geopolitica internazionale. Dall'opposizione sempre crescente, in tante parti del mondo, da parte di nazioni anche forti, allo strapotere ebraico-americano. Dalle contraddizioni interne del potere mondialista. Insomma, da una serie di fattori internazionali che potrebbero rovesciare tutti gli assetti. A quel punto le nostre consapevolezze ci saranno utili, perché saremo più attrezzati per gestire una trasformazione a cui per il resto il mondo occidentale è del tutto impreparato. Ma fino ad allora sul piano dell'azione politica temo non si possa se non stare a guardare. E accontentarci di fare cultura, per conservare quello che c'è e per testimoniare l'esistenza di valori totalmente altri a quelli della modernità illuminista e materialista.

[greenlucifer]

Ho risposto di no. Non perché non sarebbe teoricamente possibile, ma..............................

Trovo la tua analisi per molti aspetti ineccepibile e realista, anche se l' estrema complessita' del probblema non puo' essere risolta in cosi' poche righe.
A parer mio pero', bisogna mettere da parte le logiche troppo ferree ed i sofismi.
Esiste un ideale per il quale studiare e combattere; esso rappresenta la nostra stessa esistenza come entita' etniche. La domanda principale nelle nostre teste non dovrebbe essere: "se tutto cio' sia possibile o no", ma "se saremo degni di poterlo portare a compimento". quando i dubbi assalgono l' ideale, non si va da nessuna parte, a volte una ceca convinzione "smuove le montagne".

[Eridano]

N° 3.
Niente fretta...