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  1. #11
    Pasdar
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    Citazione Originariamente Scritto da Popolare Visualizza Messaggio
    Il papa ha detto una cosa precisa: no alla logica del profitto inteso come interesse personale, egoistico e non interessato al bene comune. Altro che Papa comunista, questo è un principio di giustizia sociale!
    Di Giustizia tout court.
    «Non ti fidar di me se il cuor ti manca».

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  2. #12
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    Citazione Originariamente Scritto da Odissea Visualizza Messaggio

    Benedè, cocco, la logica del profitto non è eliminabile non so se sei a conoscenza di ciò che è successo nel secolo scorso.
    ok ribadire la lotta alla povertà e agli eccessi della logica del profitto, ma dire "no alla logica del profitto" è una cavolata.
    mò siamo diventati moralmente libertari e economicamente comunisti, andiamo sempre meglio.
    il mondo non ha bisogno soprattutto di solidarietà, ha bisogno soprattutto di ORDINE E DISCIPLINA. Questo ovviamente non lo puoi dire sennò i fratelloni ebrei si inalberano.
    Odissea , figliolo, ma tu ti consideri Cattolico o CattoBVRZVMiano, giusto per sapere?
    La logica del profitto non implica che si debba lavorare aggratisse (anzi) bensì che pur rimanendo la necessità del giusto guadagno (che è far fruttare anche i doni del Signore) quest'ultimo non deve diventare il mezzo per imporre sperequazioni sociali o umane ne che altrettanto tutto debba essergli subordinato , ivi compresa l'etica o la morale in nome "del libero mercato" o dell'"autoregolamentazione capitalista", ovvero che questi non deve sfociare in grassazioni e usura.
    La dottrina sociale di Leone XIII , visto che cianci di novecento è l'atto più rivoluzionario in merito.

    Forse è il caso che ti informi un poco di più in merito, ben volentieri ti consiglio codesto link , è più attuale che mai.
    Rerum Novarum - Leone XIII - Enciclica
    Ultima modifica di Bernard Gui; 15-02-10 alle 01:24
    "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi " - Arnaud Amaury

  3. #13
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    Citazione Originariamente Scritto da Bernard Gui Visualizza Messaggio
    Odissea , figliolo, ma tu ti consideri Cattolico o CattoBVRZVMiano, giusto per sapere?
    La logica del profitto non implica che si debba lavorare aggratisse (anzi) bensì che pur rimanendo la necessità del giusto guadagno (che è far fruttare anche i doni del Signore) quest'ultimo non deve diventare il mezzo per imporre sperequazioni sociali o umane ne che altrettanto tutto debba essergli subordinato , ivi compresa l'etica o la morale in nome "del libero mercato" o dell'"autoregolamentazione capitalista", ovvero che questi non deve sfociare in grassazioni e usura.
    La dottrina sociale di Leone XIII , visto che cianci di novecento è l'atto più rivoluzionario in merito.

    Forse è il caso che ti informi un poco di più in merito, ben volentieri ti consiglio codesto link , è più attuale che mai.
    Rerum Novarum - Leone XIII - Enciclica
    guarda che tutto quello che dici tu è in netto contrasto con la frase "no alla logica del profitto".
    "no alla logica del profitto" significa dire no al mercato, ovvero all'economia capitalistica.
    non c'era scritto "no agli eccessi del profitto" e nemmeno "no alla sola logica del profitto" che appunto è il succo della dottrina sociale della Chiesa.
    oh voglio dire l'italiano è italiano eh. sennò allora parliamo a vanvera e poi assegnamo a quanto ascoltiamo il significato che più ci piace.
    se l'articolo avesse scritto le cose che hai scritto tu non avrei detto nulla infatti.
    Ultima modifica di Odissea; 15-02-10 alle 01:32

  4. #14
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    San Pio X

    Fin dalla prima ("Sillabo sociale")

    Motu Proprio


    Motu Proprio dell’AZIONE POPOLARE CRISTIANA

    Fin dalla prima Nostra Enciclica all’Episcopato dell’Orbe, facendo eco a quanto i Nostri gloriosi Predecessori ebbero stabilito intorno all’azione cattolica del Laicato, dichiarammo lodevolissima questa impresa, ed ancor necessaria nelle presenti condizioni della Chiesa e della civile società. E Noi non possiamo non encomiare altamente lo zelo di tanti illustri personaggi, che da lungo tempo si diedero a questo nobile compito, e l’ardore di tanta eletta gioventù, che alacre è corsa a prestare in ciò l’opera sua. Il XIX Congresso Cattolico, tenuto testé a Bologna, e da Noi promosso e incoraggiato, ha sufficientemente mostrato a tutti la vigoria delle forze cattoliche, e quello che possa ottenersi di utile e salutare in mezzo alle popolazioni credenti, ove questa azione sia ben retta e disciplinata, e regni unione di pensieri, di affetti e di opere in quanti vi concorrono.
    Ci reca però non lieve rammarico che qualche disparere sorto in mezzo ad essi, abbia suscitato delle polemiche pur troppo vive, le quali, se non represse opportunamente, potrebbero scindere le medesime forze e renderle meno efficaci. Noi, che raccomandammo sopra tutto l’unione e la concordia degli animi prima del Congresso, perché si potesse stabilire di comune accordo quanto si attiene alle norme pratiche dell’azione cattolica, non possiamo ora tacere. E poiché le divergenze di vedute nel campo pratico mettono capo assai facilmente in quello teoretico, ed anzi in questo necessariamente devono tenere il loro fulcro, è d’uopo rassodare i principii, onde tutta dev’essere informata l’azione cattolica.
    Leone XIII di s. m., Nostro insigne Predecessore, tracciò luminosamente le norme dell’azione popolare cristiana nelle preclare Encicliche Quod Apostolici muneris del 28 dicembre 1878, Rerum novarum del 15 maggio 1891, e Graves de communi del 18 gennaio 1901; e ancora in particolare Istruzione emanata per mezzo della Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari, il 27 gennaio 1902.
    E Noi, che non meno del Nostro Antecessore vediamo il grande bisogno che sia rettamente moderata e condotta l’azione popolare cristiana, vogliamo che quelle prudentissime norme siano esattamente osservate; e che nessuno quindi ardisca allontanarsene menomamente.
    E però, a tenerle più facilmente vive e presenti, abbiamo divisato di raccoglierle come in compendio nei seguenti articoli, quale Ordinamento fondamentale dell’azione popolare cristiana riportandole da quegli stessi Atti. Queste dovranno essere per tutti i cattolici la regola costante di loro condotta.

    ORDINAMENTO FONDAMENTALE

    I.
    La Società umana, quale Dio l’ha stabilita, è composta di elementi ineguali, come ineguali sono i membri del corpo umano: renderli tutti eguali è impossibile, e ne verrebbe la distruzione della medesima Società (Encycl. Quod Apostolici muneris).

    II.
    La eguaglianza dei vari membri sociali è solo in ciò che tutti gli uomini traggono origine da Dio Creatore; sono stati redenti da Gesù Cristo, e devono alla norma esatta dei loro meriti e demeriti essere da Dio giudicati, e premiati o puniti (Encycl. Quod Apostolici muneris).

    III.
    Di qui viene che, nella umana Società, è secondo la ordinazione di Dio che vi siano principi e sudditi, padroni e proletari, ricchi e poveri, dotti e ignoranti, nobili e plebei, i quali, uniti tutti in vincolo di amore, si aiutino a vicenda a conseguire il loro ultimo fine in Cielo; e qui, sulla terra, il loro benessere materiale e morale (Encycl. Quod Apostolici muneris).

    IV.
    L’uomo ha sui beni della terra non solo il semplice uso, come i bruti; ma sì ancora il diritto di proprietà stabile: né soltanto proprietà di quelle cose, che si consumano usandole; ma eziandio di quelle cui l’uso non consuma (Encycl. Rerum Novarum).

    V.
    E' diritto ineccepibile di natura la proprietà privata, frutto di lavoro o d’industria, ovvero di altrui cessione o donazione; e ciascuno può ragionevolmente disporne come a lui pare (Encycl. Rerum Novarum).

    VI.
    Per comporre il dissidio fra i ricchi ed i proletari fa mestieri distinguere la giustizia dalla carità. Non si ha diritto a rivendicazione, se non quando si sia lesa la giustizia (Encycl. Rerum Novarum).

    VII.
    Obblighi di giustizia, quanto al proletario ed ai padroni, sono questi: prestare interamente e fedelmente l’opera che liberamente e secondo equità fu pattuita; non recar danno alla roba, né offesa alla persona dei padroni; nella difesa stessa dei propri diritti astenersi da atti violenti né mai trasformarla in ammutinamenti (Encycl. Rerum Novarum).

    VIII.
    Obblighi di giustizia, quanto ai capitalisti ed ai padroni, sono questi: rendere la giusta mercede agli operai; non danneggiare i loro giusti risparmi, né con violenze, né con frodi, né con usure manifeste o palliate; dar loro libertà per compiere i doveri religiosi; non esporli a seduzioni corrompitrici ed a pericoli di scandali; non alienarli dallo spirito di famiglia e dall’amor del risparmio ; non imporre loro lavori sproporzionati alle forze, o mal confacenti coll’età o col sesso (Encycl. Rerum Novarum).

    IX.
    Obbligo di carità de’ ricchi e de’ possidenti, è quello di sovvenire ai poveri ed agl’indigenti, secondo il precetto Evangelico. Il qual precetto obbliga sì gravemente, che nel dì del giudizio dell’adempimento di questo in modo speciale si chiederà conto, secondo disse Cristo medesimo (Matth. XXV) (Encycl. Rerum Novarum).

    X.
    I poveri poi non devono arrossire della loro indigenza, né sdegnare la carità dei ricchi, sopra tutto avendo in vista Gesù Redentore, che, potendo nascere fra le ricchezze, si fece povero per nobilitare la indigenza ed arricchirla di meriti incomparabili pel Cielo (Encycl. Rerum Novarum).

    XI.
    Allo scioglimento della quistione operaia possono contribuir molto i capitalisti e gli operai medesimi con istituzioni ordinate a porgere opportuni soccorsi ai bisognosi, e ad avvicinare ed unire le due classi fra loro. Tali sono le società di mutuo soccorso; le molteplici assicurazioni private; i patronati per i fanciulli, e sopra tutto le corporazioni di arti e mestieri (Encycl. Rerum Novarum).

    XII.
    A tal fine va diretta specialmente l’Azione Popolare Cristiana o Democratica Cristiana colle sue molte e svariate opere. Questa Democrazia Cristiana poi dev’essere intesa nel senso già autorevolmente dichiarato, il quale, lontanissimo da quello della Democrazia Sociale, ha per base i principi della fede e della morale cattolica, quello sopra tutto di non ledere in veruna guisa il diritto inviolabile della privata proprietà (Encycl. Graves de communi).

    XIII.
    Inoltre la Democrazia Cristiana non deve mai immischiarsi con la politica, né dovrà mai servire a partiti ed a finì politici; non è questo il suo campo: ma essa dev’essere benefica a favore del popolo, fondata sul diritto di natura e sui precetti del Vangelo (Encycl. Graves de communi) (Istruz, della S. C. degli AA. EE. SS.).
    I Democratici cristiani in Italia dovranno del tutto astenersi dal partecipare a qualsivoglia azione politica che nelle presenti circostanze, per ragioni di ordine altissimo, è interdetta ad ogni cattolico (Istruz, cit.).

    XIV.
    In compiere le sue parti, la Democrazia Cristiana ha obbligo strettissimo di dipendere dall’Autorità Ecclesiastica, prestando ai Vescovi ed a chi li rappresenta piena soggezione e obbedienza. Non è zelo meritorio, né pietà sincera intraprendere anche cose belle e buone in sé, quando non siano approvate dal proprio Pastore (Encycl. Graves de communi).

    XV.
    Perché tale azione democratico-cristiana abbia unità di indirizzo, in Italia, dovrà essere diretta dall’Opera de’ Congressi e de’ Comitati Cattolici; la quale Opera in tanti anni di lodevoli fatiche ha sì ben meritato della S. Chiesa, ed alla quale Pio IX e Leone XIII di s. m. affidarono l’incarico di dirigere il generale movimento cattolico, sempre sotto gli auspici e la guida dei Vescovi (Encycl. Graves de communi).

    XVI.
    Gli scrittori cattolici, per tutto che ciò tocca gl’interessi religiosi e l’azione della Chiesa nella Società, devono sottostare pienamente, d’intelletto e di volontà, come tutti gli altri fedeli, ai loro Vescovi, ed al Romano Pontefice. Devono guardarsi sopra tutto di prevenire, intorno a qualunque grave argomento, i giudizi della Sede Apostolica (Istruz. della S.C. degli AA. EE. SS.).

    XVII.
    Gli scrittori democratici-cristiani, come tutti gli scrittori devono sottomettere alla preventiva censura dell’Ordinario tutti gli scritti, che riguardano la religione, la morale cristiana e l’etica naturale, in forza della Costituzione Officiorum et munerum (art. 41). Gli ecclesiastici poi, a forma della medesima Costituzione (art. 42), anche pubblicando scritti di carattere meramente tecnico, debbono previamente ottenere il consenso dell’Ordinario (Istruz. della S.C. degli AA. EE. SS.).

    XVIII.
    Debbono fare inoltre ogni sforzo ed ogni sacrifizio perché regnino fra loro carità e concordia, evitando qualsivoglia ingiuria o rimprovero. Quando sorgono motivi di dissapori, anziché pubblicare cosa alcuna sui giornali, dovranno rivolgersi all’Autorità Ecclesiastica, la quale provvederà secondo giustizia. Ripresi poi dalla medesima, obbediscano prontamente senza tergiversazioni e senza menarne pubbliche lagnanze; salvo, nei debiti modi ed ove sia richiesto dal caso, il ricorso all’Autorità superiore (Istruz. della S.C. degli AA. EE. SS.).

    XIX.
    Finalmente gli scrittori cattolici, nel patrocinare la causa dei proletari e dei poveri, si guardino dall’adoperare un linguaggio che possa ispirare nel popolo avversione alle classi superiori della società. Non parlino di rivendicazioni e di giustizia, allorché trattasi di mera carità, come innanzi fu spiegato. Ricordino che Gesù Cristo volle unire tutti gli uomini col vincolo del reciproco amore, che è perfezione della giustizia, e che porta l’obbligo di adoperarsi al bene reciproco (Istruz. della S.C. degli AA. EE. SS.).


    Le predette norme fondamentali, Noi, di moto proprio e di certa scienza, colla Nostra Apostolica Autorità le rinnoviamo in ogni loro parte, ed ordiniamo che vengano trasmesse a tutti i Comitati, Circoli ed Unioni Cattoliche di qualsivoglia natura e forma. Tali società dovranno tenerle affisse nelle loro sedi, e rileggerle spesso nelle loro adunanze. Ordiniamo inoltre che i giornali cattolici le pubblichino integralmente e dichiarino di osservarle; e le osservino infatti religiosamente: altrimenti siano gravemente ammoniti, e se ammoniti non si emendassero, verranno dalla Autorità Ecclesiastica interdetti.
    Siccome poi a nulla valgono parole e vigoria d’azione, se non siano precedute, accompagnate e seguite costantemente dall’esempio; la necessaria caratteristica, che deve rifulgere in tutti i membri di qualunque Opera cattolica, è quella di manifestare apertamente la fede colla santità della vita, colla illibatezza del costume e colla scrupolosa osservanza delle leggi di Dio e della Chiesa. E questo perché è il dovere di ogni cristiano, e poi anche perché chi ci sta di contro, abbia rossore, non avendo nulla, onde dir male di noi (Tit. II, 8).
    Di queste Nostre sollecitudini pel bene comune della azione cattolica, specialmente in Italia, speriamo colla divina benedizione, copiosi e felici frutti.

    Dato in Roma presso S. Pietro il 18 decembre 1903, anno primo del Nostro Pontificato.

    san Pio X - Fin dalla prima ("Sillabo sociale")

  5. #15
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    Il Papa avrebbe dovuto dire che la logica del profitto deve essere subordinata alla carità cristiana, tutto qui.
    sono due logiche che devono andare insieme e una è subordinata all'altra.
    dire "no alla logica del profitto" invece è una frase che ha le conseguenze che ho scritto al messaggio precedente.

    ripeto, io mi sono basato sul titolo e sull'incipit della notizia. Se poi il Papa ha invece ha detto una cosa diversa ovvero se ha ribadito la dottrina sociale della Chiesa allora me ne rallegro. :giagia:

  6. #16
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    Citazione Originariamente Scritto da Odissea Visualizza Messaggio
    guarda che tutto quello che dici tu è in netto contrasto con la frase "no alla logica del profitto".
    "no alla logica del profitto" significa dire no al mercato, ovvero all'economia capitalistica.
    non c'era scritto "no agli eccessi del profitto" e nemmeno "no alla sola logica del profitto" che appunto è il succo della dottrina sociale della Chiesa.
    oh voglio dire l'italiano è italiano eh. sennò allora parliamo a vanvera e poi assegnamo a quanto ascoltiamo il significato che più ci piace.
    se l'articolo avesse scritto le cose che hai scritto tu non avrei detto nulla infatti.
    Figliolo,
    per una questione che non è solo semantica ma che è ben conosciuta da chi ha un'infarinatura d'economia, la logica del profitto se non stemperata da altri elementi (autorità morale, legislazione , struttura sociale) è ipso facto un moloch che ha bisogno di divorare in continuazione per crescere. Il capitalismo puro, cioè, prevede d'essere elemento autosufficiente ed omnidivorante , ha bisogno di crescere in continuazione come uno schema ponzi per intenderci per sostenersi.
    Ed è ovvio che per crescere , il capitalismo puro, se ne frega ampiamente di concetti come "dignità dell'uomo" , "giustizia sociale" e simili.
    Il concetto stesso di "logica del profitto" è questo quindi l'applicazione totale e totalizzante del concetto di capitalismo come suesposto.
    Non è quindi comunismo opporsi alla logica del profitto (anzi) bensì ricordarci in primis che è l'economia al servizio dell'uomo e non l'uomo al servizio dell'economia.
    Se poi , in virtù di una stringata lettura di una notiza ANSA, pensi di aver interpretato il pensiero e riguardo il significato intrinseco del termine "capitalismo" , e come questo cozzi con la dottrina della Chiesa degli ultimi 150 anni e come la Chiesa stessa, eterna ancora di salvezza dell'uomo pellegrino sulla terra, abbia proposto modelli alternativi (e funzionanti) di sviluppo economico a misura d'uomo, beh , devo farti i complimenti per la modestia...
    Non è capire le parole, ma capire i significati che essi esprimono, in virtù e della storia e del modello di riferimento socioculturale (in questo caso la dottrina della Chiesa Cattolica) di chi le pronuncia.
    Figliolo, io ti ho già fatto presente un concetto simile, ma credo ti dovresti anche applicare un po'...
    Ultima modifica di codino; 15-02-10 alle 12:01
    "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi " - Arnaud Amaury

  7. #17
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    Citazione Originariamente Scritto da Odissea Visualizza Messaggio
    Il Papa avrebbe dovuto dire che la logica del profitto deve essere subordinata alla carità cristiana, tutto qui.
    sono due logiche che devono andare insieme e una è subordinata all'altra.
    dire "no alla logica del profitto" invece è una frase che ha le conseguenze che ho scritto al messaggio precedente.

    ripeto, io mi sono basato sul titolo e sull'incipit della notizia. Se poi il Papa ha invece ha detto una cosa diversa ovvero se ha ribadito la dottrina sociale della Chiesa allora me ne rallegro. :giagia:
    E' questo il problema.
    Scusa se ti prendo come esempio per cose in cui non centri ma rappresenti il prototipo del triste modello de "il cattolico secondo me" colui che si sente autorizzato ad interpretare tutto e tutto e fornire ogni volta un'opinione (e a volte moniti dogmatici) su argomenti che non conosce e che soprattutto non intende nemmeno approfondire.
    Ultima modifica di codino; 15-02-10 alle 12:01
    "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi " - Arnaud Amaury

  8. #18
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    Predefinito Rif: Benedetto XVI "comunista": no alla logica del profitto

    buonanotte Ber! iaociao:

 

 
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