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    Predefinito Quelle cinque leggi da cancellare

    Quelle cinque leggi da cancellare
    di Marco Travaglio

    In attesa di conoscere i piani di battaglia unionisti e riformisti sulla "fase 2", o "1 bis" che dir si voglia, ci permettiamo di rammentare, in vista del conclave di Caserta, le promesse che la maggioranza si era impegnata a mantenere subito, cioè nella "fase 1": abrogare le leggi vergogna sulla giustizia che Romano Prodi, il 17 marzo 2006, annunciò di voler «cancellare, anzi buttare completamente perché non sono giuste proprio in toto». Fra le tante varate nel quinquennio berlusconiano, le più devastanti sono cinque: falso in bilancio, Cirami, ex Cirielli, Pecorella e ordinamento giudiziario Castelli.
    Leggi che qualcuno definisce ad personam, ma che continuano a miracolare migliaia di "personas", perlopiù colpevoli, con danni incalcolabili per la Giustizia, lo Stato, le vittime dei reati, oltre all'etica pubblica e all'immagine internazionale dell'Italia.

    FALSO IN BILANCIO. La prima legge vergogna viene varata in tutta fretta tra il settembre 2001 (legge delega) e il febbraio 2002 (decreti delegati).Relatori i forzisti Giorgio La Malfa (pregiudicato) e l'on. avv. Gaetano Pecorella (difensore del premier imputato di falso in bilancio e presidente della commissione Giustizia). L'altro on. avv., Niccolò Ghedini, dà una mano. In poche settimane viene riscritto l'articolo 2621 del Codice civile sui reati societari, garantendo l'impunità a chi li commette. Per l'Economist è "una legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una repubblica delle banane". Tre le novità:
    a) Il falso in bilancio, da reato "di pericolo" (per i soci, ma soprattutto per il mercato, i creditori, i fornitori, gli investitori e i concorrenti), diventa un reato "di danno" (se non lede i soci o i creditori, non è più reato: ma chi falsifica i bilanci per pagare tangenti lo fa per avvantaggiarli, i soci, conquistando illegalmente nuove fette di mercato). E le pene massime, già lievi, scendono ancora: per le società quotate, da 5 a 4 anni, e per le non quotate addirittura a 3. Niente più intercettazioni né custodia cautelare. Prescrizione ancor più rapida di prima ( da 15 a 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate).
    b) Per le società non quotate il falso in bilancio sarà perseguibile solo a querela di parte (azionisti o creditori). Per le quotate, invece, anche d'ufficio. Così paradossalmente, se il reato danneggia i soci (ipotesi più grave), sarà perseguibile soltanto se qualcuno lo denuncia (il che non avviene mai); se invece non cagiona danni (ipotesi meno grave), la magistratura se ne potrà occupare sempre, anche se nessuno l'ha investita (sia pur con pene irrisorie e prescrizione fulminea). In ogni caso, fra sconti e attenuanti varie, ogni pena detentiva sarà sostituibile con una piccola multa. "Stabilire la perseguibilità del falso in bilancio a querela dell'azionista - ironizza Davigo - è come stabilire la perseguibilità del furto a querela del ladro".
    c) Il falso non è più punibile se non supera certe "soglie quantitative". Chi occulta fino al 5% del risultato d'esercizio (calcolato sull'utile prima delle imposte), al 10% delle valutazioni e all'1% del patrimonio netto non rischia più nulla. Così, per dire, l'Enel potrà stornare ogni anno 191 milioni di euro, Pirelli 241, Eni 408, San Paolo-Imi 105, Fiat 79, Fininvest 41, senza render conto a nessuno.
    «È la modica quantità di falso - scherza il pm Francesco Greco - per uso personale, come per la droga…».
    Grazie alla riforma che porta il suo nome, Berlusconi ottiene la prescrizione nel processo per i fondi neri nel passaggio di Lentini al Milan (10 miliardi di lire versati in nero al Torino) e in quello per la maximazzetta di 23 miliardi a Craxi. In fumo anche il dibattimento per il falso bilancio consolidato Fininvest, mentre presto potrebbe fare la stessa fine anche quello sui diritti Mediaset. Quanto al processo All Iberian-2, per 1500 miliardi di lire di fondi neri accantonati all'estero, il Cavaliere viene assolto "perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato": cioè perché l'imputato lo ha, nel frattempo, depenalizzato. Anche le condanne definitive già pronunciate vengono annullate: come quella di Romiti per i fondi neri Fiat e quella patteggiata da De Benedetti per un piccolo falso in bilancio Olivetti. Altri big della finanza vengono miracolati fra i tanti, l'ex finanziere rampante Giancarlo Parretti, l'ex presidente della Popolare di Milano Piero Schlesinger, il re delle carni Luigi Cremonini. Il risultato è che da quattro anni procure e tribunali, per il falso in bilancio, non fanno che archiviare le denunce per prescrizione ancor prima di chiudere indagini e processi. L'Italia è l'unico paese occidentale dove i trucchi contabili (puniti negli Usa fino a 25 anni di carcere) sono prassi comune, con le gravi conseguenze per la credibilità dell'economia italiana e per i mancati investimenti stranieri che un grande economista come Paolo Sylos Labini denunciò fino all'ultimo giorno di vita. Inascoltato.

    LEGGE CIRAMI. Fallite le ricusazioni dei loro giudici nei processi Imi-Sir/Mondadori e Sme-Ariosto, nel 2002 Berlusconi e Previti chiedono di traslocare a Brescia perchè, a Milano, tutte 400 i magistrati sarebbero prevenuti. Per agevolare la rimessione dei processi, l'apposito senatore Melchiorre Cirami (Udc) presenta un ddl che reintroduce la formula vaghissima del "legittimo sospetto", che dopo un'estate di girotondi viene approvato definitivamente il 5 novembre. Ma il 29 gennaio 2003 la Cassazione stabilisce che a Milano il clima è sereno e i giudici sono imparziali: i processi a Berlusconi & C. non traslocano. Intanto però la Cirami continua a far danni incalcolabili in centinaia di processi: basta infatti che si alzi un imputato a chiedere la rimessione ad altra sede, perché il dibattimento si blocchi fino a quando (mesi dopo) la Cassazione non avrà esaminato il ricorso. Finora, su decine di casi, nessuna istanza è mai stata accolta: ma è l'ennesimo marchingegno per allungare i tempi, agevolando la prescrizione. Fra gl'imputati che si sono appellati alla Cirami oltre a decine di mafiosi, camorristi, 'ndranghetisti, omicidi, e a un narcotrafficante internazionale convinto di essere perseguitato dai giudici di Palermo perché "troppo veloci", ci sono i 26 no global alla sbarra a Genova per le devastazioni e i saccheggi del G8; la commercialista milanese Goccini accusata di avere sottratto 70 miliardi; il serial killer Donato Bilancia; e, last but not least, Annamaria Franzoni, che alla vigilia della sentenza d'appello a Torino per il delitto di Cogne ha scoperto di preferire i giudici di Milano, amati anche dal suo avvocato Taormina. Processo sospeso in attesa della Suprema Corte. O di una riforma che blocchi questi trucchetti da Azzeccagarbugli.

    LEGGE EX CIRIELLI. Sistemati, almeno per sé, i processi "toghe sporche", Berlusconi deve accontentare Previti. E, per giunta, gli tocca pure badare a un altro processo che lo riguarda personalmente: quello sui diritti tv acquistati da Mediaset col contorno - secondo l'accusa - di fondi neri (falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale, corruzione in atti giudiziari del testimone David Mills). A risolvere questi intoppi provvede la legge taglia-prescrizione, detta prima Cirielli e poi ex Cirielli perché sconfessata dal suo stesso proponente di An, e approvata il 29 novembre 2005. Nata in origine per inasprire le pene contro i recidivi, la legge è stata stravolta da Forza Italia per falcidiare i termini di prescrizione agli incensurati e mandare così in fumo le condanne di Previti alla vigilia delle sentenze definitive. In extremis è stata emendata su richiesta dell'Udc (e del Quirinale) per evitarne gli effetti più devastanti: la Cassazione prevede la morte dell'81% dei processi per corruzione, del 73% di quelli per truffe all'Ue, del 68% di quelli per il falso e calunnia, del 64% di quelli per usura. Così la prescrizione abbreviata viene limitata ai processi non ancora giunti al dibattimento. Compresa dunque l'inchiesta sui diritti Mediaset. Ma esclusi i processi Imi-Sir e Sme-Ariosto (che vedono Previti & C. condannati due volte in appello). Previti se ne giova in un altro processo per corruzione giudiziaria, aperto Roma per una presunta mazzetta a un perito del Tribunale: tutto prescritto prim'ancora di entrare in aula. Sempre grazie all'ex Cirielli, Previti eviterà il carcere (dopo soli 5 giorni a Rebibbia) per la condanna definitiva di Imi-Sir: un codicillo concede gli arresti domiciliari agli ultrasettantenni. E Cesare, guarda un po', ha appena compiuto 70 anni. Un bel regalo di compleanno.
    L'emendamento "migliorativo" non basta a evitare l'"amnistia mascherata", come la definisce il presidente della Cassazione Nicola Marvulli. Lo stesso ministro Castelli è costretto ad ammettere nel gennaio 2006, dopo che è stata approvata, che essa manderà in prescrizione 35 mila procedimenti in più dei 100 mila del 2005. Non può ancora sapere che, un anno dopo, la Corte costituzionale, con una sentenza molto controversa votata a maggioranza, estenderà la prescrizione-lampo ai processi di primo grado, aprendo il varco a ulteriori ricorsi per allargarla a quelli in appello e in Cassazione. Intanto gli effetti dell'ennesimo salvaladri si fanno subito sentire. Sia per i destinatari principali (Berlusconi ha visto cadere per prescrizione, al processo Mediaset, gran parte delle appropriazioni indebite, delle frodi fiscali e dei falsi in bilancio contestati; e il nuovo processo a Previti e Squillante per l'affaire Sme-Ariosto, disposto dalla Cassazione a Perugia dopo l'annullamento delle condanne a 5 anni per la presunta "incompetenza" milanese, nasce morto). Sia per migliaia di altri imputati. Fra gli altri: 37 esattori della Cassa di Risparmio di Bologna, accusati di falsi verbali di irreperibilità di pignoramento; 8 islamici, tra cui l'imam di viale Jenner a Milano Abu Imad, sospettati di associazione per delinquere per attività terroristiche; un palermitano indiziato per atti di libidine violenta sulla figlia di 10 anni; i responsabili del crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia (27 bambini e una maestra morti); 50 fra imprenditori, funzionari e dirigenti di Asl e circoscrizioni del Lazio accusati di tangenti in cambio di licenze; una decina di presunti complici di Sergio Cragnotti nello scandalo Cirio; un carabiniere del Ros accusato di traffico di droga a Milano; il presidente della Lazio Claudio Lotito e un'altra ventina tra imprenditori, amministratori di società e commercialisti imputati a Roma di associazione a delinquere e false fatture; l'ex segretario di Totò Cuffaro, accusato a Palermo di corruzione; alcuni medici e fornitori di ospedali torinesi coinvolti nello scandalo della valvole cardiache difettose; 56 imputati nel processo Napoletano per centinaia di pensioni di invalidità a persone sane; l'ex ministro Girolamo Sirchia per alcune delle accuse contestategli a Milano; 21 politici e funzionari imputati di tangenti alla Regione Sicilia per l'acquisto di apparecchiature fotovoltaiche per l'agricoltura; 37 protagonisti della truffa riminese da 83 miliardi ai danni di centinaia di risparmiatori, fra cui vip come Baggio e Costacurta, con azioni di una fantomatica miniera di marmo in Perù; gli accusati di tangenti da 40 miliardi ai vertici dell'autostrada Messina-Catania; molti dei 56 sospettati a Palermo di una mega-truffa alle assicurazioni. Ma la bomba a orologeria della prescrizione-lampo sta decimando anche le denunce per usura (meno 40% l'anno) e per le violenze sessuali subìte da migliaia di donne da bambine: troppo brevi i termini di prescrizione per sperare che i colpevoli vengano puniti.

    LEGGE PECORELLA. Salvatosi in primo grado, grazie alla prescrizione, dall'accusa di aver corrotto il giudice Squillante, Berlusconi deve affrontare il giudizio di appello: lì i giudici potrebbero accogliere il ricorso dei pm, negandogli le attenuanti generiche e condannandolo. Per scongiurare il pericolo, scende di nuovo in campo l'on. avv. Pecorella con una legge semplice semplice: l'appello, in caso di assoluzione o prescrizione in primo grado, è abolito. Il pm non potrà più ricorrere contro le sentenze di proscioglimento. Potranno invece continuare a farlo gli avvocati difensori contro le condanne. Con tanti saluti al principio di parità delle parti (art. 111 della Costituzione) e ai diritti delle parti lese. Senza contare che la Cassazione si trasforma da giudice di legittimità a giudice di merito. La legge è approvata il 12 gennaio 2006, a venti giorni dallo scioglimento delle Camere. Ma Ciampi la respinge perchè incostituzionale. Allora Berlusconi proroga legislatura di quel tanto che basta a ripresentare la legge del suo avvocato pressoché identica, così il capo dello Stato non la può più bocciare. Marvulli parla di "legge devastante che distrugge la funzione della Cassazione". L'Anm prevede "effetti sconvolgenti" sul giudizio di Cassazione, con un aumento dei ricorsi "strumentali e dilatori" che "inciderà sulla durata dei procedimenti". Primo risultato della legge: l'appello Sme a carico del premier evapora. Così come un'infinità di altri processi di secondo grado, nati dai ricorsi delle Procure o delle parti civili contro assoluzioni o prescrizioni ritenute ingiuste. Si salvano così da possibili sorprese negative, fra gli altri: Marcello Dell'Utri, assolto in primo grado nel processo palermitano per calunnia ai danni di alcuni pentiti (per prendere tempo in attesa della Pecorella, Dell'Utri aveva anche profittato della Cirami chiedendo la rimessione del processo lontano da Palermo); Calogero Mannino dell'Udc, imputato di mafia a Palermo; 3 ex dirigenti della Breda imputati a Firenze di omicidio colposo per la morte di 17 lavoratori esposti all'amianto; 5 islamici accusati a Milano di terrorismo internazionale; 4 agenti penitenziari imputati per aver picchiato un detenuto; 39 fra controllori di volo e altri dipendenti dell'aeroporto di Linate accusati di truffa perché facevano shopping o giocavano a pallone nelle ore di servizio; 25 dirigenti della Bipop Carire coinvolti nel crac della banca e imputati a Brescia; 17 politici e imprenditori coinvolti nella Tangentopoli di Varese, due brigatisti rossi coinvolti nel delitto D'Antona; Roberto Formigoni nel processo sulla discarica di Cerro; 36 albanesi sospettati a Genova di sfruttamento della prostituzione e tentato omicidio; un tunisino arrestato per legami con Al Qaeda; e così via.

    ORDINAMENTO GIUDIZIARIO. Nel dicembre 2004 il presidente Ciampi rinvia alle Camere, perché "palesemente incostituzionale" in quattro punti, la riforma dell'ordinamento giudiziario voluta dalla Cdl e firmata dal ministro Castelli. Le norme, ripresentate con qualche ritocco, vengono riapprovate definitivamente nel luglio 2005. La Castelli rispolvera vecchie ricette degli anni più bui della giustizia italiana: una piramide giudiziaria egemonizzata dalla Cassazione che domina la selezione dei magistrati; carriera selettiva che imbriglia i giudici in un'intricata rete di concorsi formalistici; svilimento delle competenze del Csm,garante per Costituzione dell'indipendenza della magistratura; ristrutturazione verticistica e gerarchica delle Procure con il capo dominus assoluto dell'azione penale e il "potere diffuso" dei sostituti ridotto al nulla; separazione surrettizia delle carriere di pm e giudici ed "esami psico-attitudinali" per i neomagistrati, come da "Piano di rinascita democratica" della P2; divieto per i pm di spiegare le loro inchieste alla stampa; obbligatorietà dell'azione disciplinare su qualunque esposto, anche il più infondato. Trattandosi di una legge delega, i cui decreti attuativi entrano in vigore dal luglio 2006, l'Unione ha tutto il tempo di smantellarla, come aveva promesso prima del voto. Invece il ministro Mastella, previa trattativa con la Cdl, si accorda per qualche ritocco qua e là, poi la maggioranza approva 9 dei 10 decreti delegati (senza i voti del centrodestra che, dopo aver imposto condizioni giugulatorie, alla fine si tira indietro). Il decimo - separazione delle carriere - è sospeso e rinviato al luglio 2007. Prodi s'era pure impegnato a cancellare il famigerato emendamento Bobbio del 2005 che, per impedire a Gian Carlo Caselli di concorrere alla Procura nazionale antimafia, vieta ai magistrati con più di 66 anni di candidarsi a un incarico direttivo. Così 600 toghe esperte, comprese fra i 66 e i 75 anni (l'età da pensione), non possono più avanzare in carriera. Una follia che diventa beffa, se si pensa che un'altra legge ad personam consente a Corrado Carnevale, a 76 anni, di recuperare gli anni perduti durante il processo per mafia, e lo reintegra in Cassazione fino a 83 anni. Un capolavoro.

  2. #2
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  3. #3
    i' marchese del grullo
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    mi sa che se ci metti che l'arti'olo l'è di travaglio un ti si caca nessuno manco se li tiri pe la giacchetta ......

  4. #4
    FuoriTempo
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    il governo è troppo impegnato ad aumentare la tasse e spartirsi la torta per pensare ad altro....

  5. #5
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    il governo è troppo impegnato ad aumentare la tasse e spartirsi la torta per pensare ad altro....

  6. #6
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    Citazione Originariamente Scritto da cicciburicci Visualizza Messaggio
    Quelle cinque leggi da cancellare
    di Marco Travaglio

    In attesa di conoscere i piani di battaglia unionisti e riformisti sulla "fase 2", o "1 bis" che dir si voglia, ci permettiamo di rammentare, in vista del conclave di Caserta, le promesse che la maggioranza si era impegnata a mantenere subito, cioè nella "fase 1": abrogare le leggi vergogna sulla giustizia che Romano Prodi, il 17 marzo 2006, annunciò di voler «cancellare, anzi buttare completamente perché non sono giuste proprio in toto». Fra le tante varate nel quinquennio berlusconiano, le più devastanti sono cinque: falso in bilancio, Cirami, ex Cirielli, Pecorella e ordinamento giudiziario Castelli.
    Leggi che qualcuno definisce ad personam, ma che continuano a miracolare migliaia di "personas", perlopiù colpevoli, con danni incalcolabili per la Giustizia, lo Stato, le vittime dei reati, oltre all'etica pubblica e all'immagine internazionale dell'Italia.

    FALSO IN BILANCIO. La prima legge vergogna viene varata in tutta fretta tra il settembre 2001 (legge delega) e il febbraio 2002 (decreti delegati).Relatori i forzisti Giorgio La Malfa (pregiudicato) e l'on. avv. Gaetano Pecorella (difensore del premier imputato di falso in bilancio e presidente della commissione Giustizia). L'altro on. avv., Niccolò Ghedini, dà una mano. In poche settimane viene riscritto l'articolo 2621 del Codice civile sui reati societari, garantendo l'impunità a chi li commette. Per l'Economist è "una legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una repubblica delle banane". Tre le novità:
    a) Il falso in bilancio, da reato "di pericolo" (per i soci, ma soprattutto per il mercato, i creditori, i fornitori, gli investitori e i concorrenti), diventa un reato "di danno" (se non lede i soci o i creditori, non è più reato: ma chi falsifica i bilanci per pagare tangenti lo fa per avvantaggiarli, i soci, conquistando illegalmente nuove fette di mercato). E le pene massime, già lievi, scendono ancora: per le società quotate, da 5 a 4 anni, e per le non quotate addirittura a 3. Niente più intercettazioni né custodia cautelare. Prescrizione ancor più rapida di prima ( da 15 a 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate).
    b) Per le società non quotate il falso in bilancio sarà perseguibile solo a querela di parte (azionisti o creditori). Per le quotate, invece, anche d'ufficio. Così paradossalmente, se il reato danneggia i soci (ipotesi più grave), sarà perseguibile soltanto se qualcuno lo denuncia (il che non avviene mai); se invece non cagiona danni (ipotesi meno grave), la magistratura se ne potrà occupare sempre, anche se nessuno l'ha investita (sia pur con pene irrisorie e prescrizione fulminea). In ogni caso, fra sconti e attenuanti varie, ogni pena detentiva sarà sostituibile con una piccola multa. "Stabilire la perseguibilità del falso in bilancio a querela dell'azionista - ironizza Davigo - è come stabilire la perseguibilità del furto a querela del ladro".
    c) Il falso non è più punibile se non supera certe "soglie quantitative". Chi occulta fino al 5% del risultato d'esercizio (calcolato sull'utile prima delle imposte), al 10% delle valutazioni e all'1% del patrimonio netto non rischia più nulla. Così, per dire, l'Enel potrà stornare ogni anno 191 milioni di euro, Pirelli 241, Eni 408, San Paolo-Imi 105, Fiat 79, Fininvest 41, senza render conto a nessuno.
    «È la modica quantità di falso - scherza il pm Francesco Greco - per uso personale, come per la droga…».
    Grazie alla riforma che porta il suo nome, Berlusconi ottiene la prescrizione nel processo per i fondi neri nel passaggio di Lentini al Milan (10 miliardi di lire versati in nero al Torino) e in quello per la maximazzetta di 23 miliardi a Craxi. In fumo anche il dibattimento per il falso bilancio consolidato Fininvest, mentre presto potrebbe fare la stessa fine anche quello sui diritti Mediaset. Quanto al processo All Iberian-2, per 1500 miliardi di lire di fondi neri accantonati all'estero, il Cavaliere viene assolto "perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato": cioè perché l'imputato lo ha, nel frattempo, depenalizzato. Anche le condanne definitive già pronunciate vengono annullate: come quella di Romiti per i fondi neri Fiat e quella patteggiata da De Benedetti per un piccolo falso in bilancio Olivetti. Altri big della finanza vengono miracolati fra i tanti, l'ex finanziere rampante Giancarlo Parretti, l'ex presidente della Popolare di Milano Piero Schlesinger, il re delle carni Luigi Cremonini. Il risultato è che da quattro anni procure e tribunali, per il falso in bilancio, non fanno che archiviare le denunce per prescrizione ancor prima di chiudere indagini e processi. L'Italia è l'unico paese occidentale dove i trucchi contabili (puniti negli Usa fino a 25 anni di carcere) sono prassi comune, con le gravi conseguenze per la credibilità dell'economia italiana e per i mancati investimenti stranieri che un grande economista come Paolo Sylos Labini denunciò fino all'ultimo giorno di vita. Inascoltato.

    LEGGE CIRAMI. Fallite le ricusazioni dei loro giudici nei processi Imi-Sir/Mondadori e Sme-Ariosto, nel 2002 Berlusconi e Previti chiedono di traslocare a Brescia perchè, a Milano, tutte 400 i magistrati sarebbero prevenuti. Per agevolare la rimessione dei processi, l'apposito senatore Melchiorre Cirami (Udc) presenta un ddl che reintroduce la formula vaghissima del "legittimo sospetto", che dopo un'estate di girotondi viene approvato definitivamente il 5 novembre. Ma il 29 gennaio 2003 la Cassazione stabilisce che a Milano il clima è sereno e i giudici sono imparziali: i processi a Berlusconi & C. non traslocano. Intanto però la Cirami continua a far danni incalcolabili in centinaia di processi: basta infatti che si alzi un imputato a chiedere la rimessione ad altra sede, perché il dibattimento si blocchi fino a quando (mesi dopo) la Cassazione non avrà esaminato il ricorso. Finora, su decine di casi, nessuna istanza è mai stata accolta: ma è l'ennesimo marchingegno per allungare i tempi, agevolando la prescrizione. Fra gl'imputati che si sono appellati alla Cirami oltre a decine di mafiosi, camorristi, 'ndranghetisti, omicidi, e a un narcotrafficante internazionale convinto di essere perseguitato dai giudici di Palermo perché "troppo veloci", ci sono i 26 no global alla sbarra a Genova per le devastazioni e i saccheggi del G8; la commercialista milanese Goccini accusata di avere sottratto 70 miliardi; il serial killer Donato Bilancia; e, last but not least, Annamaria Franzoni, che alla vigilia della sentenza d'appello a Torino per il delitto di Cogne ha scoperto di preferire i giudici di Milano, amati anche dal suo avvocato Taormina. Processo sospeso in attesa della Suprema Corte. O di una riforma che blocchi questi trucchetti da Azzeccagarbugli.

    LEGGE EX CIRIELLI. Sistemati, almeno per sé, i processi "toghe sporche", Berlusconi deve accontentare Previti. E, per giunta, gli tocca pure badare a un altro processo che lo riguarda personalmente: quello sui diritti tv acquistati da Mediaset col contorno - secondo l'accusa - di fondi neri (falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale, corruzione in atti giudiziari del testimone David Mills). A risolvere questi intoppi provvede la legge taglia-prescrizione, detta prima Cirielli e poi ex Cirielli perché sconfessata dal suo stesso proponente di An, e approvata il 29 novembre 2005. Nata in origine per inasprire le pene contro i recidivi, la legge è stata stravolta da Forza Italia per falcidiare i termini di prescrizione agli incensurati e mandare così in fumo le condanne di Previti alla vigilia delle sentenze definitive. In extremis è stata emendata su richiesta dell'Udc (e del Quirinale) per evitarne gli effetti più devastanti: la Cassazione prevede la morte dell'81% dei processi per corruzione, del 73% di quelli per truffe all'Ue, del 68% di quelli per il falso e calunnia, del 64% di quelli per usura. Così la prescrizione abbreviata viene limitata ai processi non ancora giunti al dibattimento. Compresa dunque l'inchiesta sui diritti Mediaset. Ma esclusi i processi Imi-Sir e Sme-Ariosto (che vedono Previti & C. condannati due volte in appello). Previti se ne giova in un altro processo per corruzione giudiziaria, aperto Roma per una presunta mazzetta a un perito del Tribunale: tutto prescritto prim'ancora di entrare in aula. Sempre grazie all'ex Cirielli, Previti eviterà il carcere (dopo soli 5 giorni a Rebibbia) per la condanna definitiva di Imi-Sir: un codicillo concede gli arresti domiciliari agli ultrasettantenni. E Cesare, guarda un po', ha appena compiuto 70 anni. Un bel regalo di compleanno.
    L'emendamento "migliorativo" non basta a evitare l'"amnistia mascherata", come la definisce il presidente della Cassazione Nicola Marvulli. Lo stesso ministro Castelli è costretto ad ammettere nel gennaio 2006, dopo che è stata approvata, che essa manderà in prescrizione 35 mila procedimenti in più dei 100 mila del 2005. Non può ancora sapere che, un anno dopo, la Corte costituzionale, con una sentenza molto controversa votata a maggioranza, estenderà la prescrizione-lampo ai processi di primo grado, aprendo il varco a ulteriori ricorsi per allargarla a quelli in appello e in Cassazione. Intanto gli effetti dell'ennesimo salvaladri si fanno subito sentire. Sia per i destinatari principali (Berlusconi ha visto cadere per prescrizione, al processo Mediaset, gran parte delle appropriazioni indebite, delle frodi fiscali e dei falsi in bilancio contestati; e il nuovo processo a Previti e Squillante per l'affaire Sme-Ariosto, disposto dalla Cassazione a Perugia dopo l'annullamento delle condanne a 5 anni per la presunta "incompetenza" milanese, nasce morto). Sia per migliaia di altri imputati. Fra gli altri: 37 esattori della Cassa di Risparmio di Bologna, accusati di falsi verbali di irreperibilità di pignoramento; 8 islamici, tra cui l'imam di viale Jenner a Milano Abu Imad, sospettati di associazione per delinquere per attività terroristiche; un palermitano indiziato per atti di libidine violenta sulla figlia di 10 anni; i responsabili del crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia (27 bambini e una maestra morti); 50 fra imprenditori, funzionari e dirigenti di Asl e circoscrizioni del Lazio accusati di tangenti in cambio di licenze; una decina di presunti complici di Sergio Cragnotti nello scandalo Cirio; un carabiniere del Ros accusato di traffico di droga a Milano; il presidente della Lazio Claudio Lotito e un'altra ventina tra imprenditori, amministratori di società e commercialisti imputati a Roma di associazione a delinquere e false fatture; l'ex segretario di Totò Cuffaro, accusato a Palermo di corruzione; alcuni medici e fornitori di ospedali torinesi coinvolti nello scandalo della valvole cardiache difettose; 56 imputati nel processo Napoletano per centinaia di pensioni di invalidità a persone sane; l'ex ministro Girolamo Sirchia per alcune delle accuse contestategli a Milano; 21 politici e funzionari imputati di tangenti alla Regione Sicilia per l'acquisto di apparecchiature fotovoltaiche per l'agricoltura; 37 protagonisti della truffa riminese da 83 miliardi ai danni di centinaia di risparmiatori, fra cui vip come Baggio e Costacurta, con azioni di una fantomatica miniera di marmo in Perù; gli accusati di tangenti da 40 miliardi ai vertici dell'autostrada Messina-Catania; molti dei 56 sospettati a Palermo di una mega-truffa alle assicurazioni. Ma la bomba a orologeria della prescrizione-lampo sta decimando anche le denunce per usura (meno 40% l'anno) e per le violenze sessuali subìte da migliaia di donne da bambine: troppo brevi i termini di prescrizione per sperare che i colpevoli vengano puniti.

    LEGGE PECORELLA. Salvatosi in primo grado, grazie alla prescrizione, dall'accusa di aver corrotto il giudice Squillante, Berlusconi deve affrontare il giudizio di appello: lì i giudici potrebbero accogliere il ricorso dei pm, negandogli le attenuanti generiche e condannandolo. Per scongiurare il pericolo, scende di nuovo in campo l'on. avv. Pecorella con una legge semplice semplice: l'appello, in caso di assoluzione o prescrizione in primo grado, è abolito. Il pm non potrà più ricorrere contro le sentenze di proscioglimento. Potranno invece continuare a farlo gli avvocati difensori contro le condanne. Con tanti saluti al principio di parità delle parti (art. 111 della Costituzione) e ai diritti delle parti lese. Senza contare che la Cassazione si trasforma da giudice di legittimità a giudice di merito. La legge è approvata il 12 gennaio 2006, a venti giorni dallo scioglimento delle Camere. Ma Ciampi la respinge perchè incostituzionale. Allora Berlusconi proroga legislatura di quel tanto che basta a ripresentare la legge del suo avvocato pressoché identica, così il capo dello Stato non la può più bocciare. Marvulli parla di "legge devastante che distrugge la funzione della Cassazione". L'Anm prevede "effetti sconvolgenti" sul giudizio di Cassazione, con un aumento dei ricorsi "strumentali e dilatori" che "inciderà sulla durata dei procedimenti". Primo risultato della legge: l'appello Sme a carico del premier evapora. Così come un'infinità di altri processi di secondo grado, nati dai ricorsi delle Procure o delle parti civili contro assoluzioni o prescrizioni ritenute ingiuste. Si salvano così da possibili sorprese negative, fra gli altri: Marcello Dell'Utri, assolto in primo grado nel processo palermitano per calunnia ai danni di alcuni pentiti (per prendere tempo in attesa della Pecorella, Dell'Utri aveva anche profittato della Cirami chiedendo la rimessione del processo lontano da Palermo); Calogero Mannino dell'Udc, imputato di mafia a Palermo; 3 ex dirigenti della Breda imputati a Firenze di omicidio colposo per la morte di 17 lavoratori esposti all'amianto; 5 islamici accusati a Milano di terrorismo internazionale; 4 agenti penitenziari imputati per aver picchiato un detenuto; 39 fra controllori di volo e altri dipendenti dell'aeroporto di Linate accusati di truffa perché facevano shopping o giocavano a pallone nelle ore di servizio; 25 dirigenti della Bipop Carire coinvolti nel crac della banca e imputati a Brescia; 17 politici e imprenditori coinvolti nella Tangentopoli di Varese, due brigatisti rossi coinvolti nel delitto D'Antona; Roberto Formigoni nel processo sulla discarica di Cerro; 36 albanesi sospettati a Genova di sfruttamento della prostituzione e tentato omicidio; un tunisino arrestato per legami con Al Qaeda; e così via.

    ORDINAMENTO GIUDIZIARIO. Nel dicembre 2004 il presidente Ciampi rinvia alle Camere, perché "palesemente incostituzionale" in quattro punti, la riforma dell'ordinamento giudiziario voluta dalla Cdl e firmata dal ministro Castelli. Le norme, ripresentate con qualche ritocco, vengono riapprovate definitivamente nel luglio 2005. La Castelli rispolvera vecchie ricette degli anni più bui della giustizia italiana: una piramide giudiziaria egemonizzata dalla Cassazione che domina la selezione dei magistrati; carriera selettiva che imbriglia i giudici in un'intricata rete di concorsi formalistici; svilimento delle competenze del Csm,garante per Costituzione dell'indipendenza della magistratura; ristrutturazione verticistica e gerarchica delle Procure con il capo dominus assoluto dell'azione penale e il "potere diffuso" dei sostituti ridotto al nulla; separazione surrettizia delle carriere di pm e giudici ed "esami psico-attitudinali" per i neomagistrati, come da "Piano di rinascita democratica" della P2; divieto per i pm di spiegare le loro inchieste alla stampa; obbligatorietà dell'azione disciplinare su qualunque esposto, anche il più infondato. Trattandosi di una legge delega, i cui decreti attuativi entrano in vigore dal luglio 2006, l'Unione ha tutto il tempo di smantellarla, come aveva promesso prima del voto. Invece il ministro Mastella, previa trattativa con la Cdl, si accorda per qualche ritocco qua e là, poi la maggioranza approva 9 dei 10 decreti delegati (senza i voti del centrodestra che, dopo aver imposto condizioni giugulatorie, alla fine si tira indietro). Il decimo - separazione delle carriere - è sospeso e rinviato al luglio 2007. Prodi s'era pure impegnato a cancellare il famigerato emendamento Bobbio del 2005 che, per impedire a Gian Carlo Caselli di concorrere alla Procura nazionale antimafia, vieta ai magistrati con più di 66 anni di candidarsi a un incarico direttivo. Così 600 toghe esperte, comprese fra i 66 e i 75 anni (l'età da pensione), non possono più avanzare in carriera. Una follia che diventa beffa, se si pensa che un'altra legge ad personam consente a Corrado Carnevale, a 76 anni, di recuperare gli anni perduti durante il processo per mafia, e lo reintegra in Cassazione fino a 83 anni. Un capolavoro.


    Di queste cinque leggi, quattro sono da cassare interamente (falso in bilancio, Cirami, Pecorella, ordinamento giudiziario); la Ex-Cirielli, invece, avrebbe da essere corretta nella parte relativa alla prescrizione per gli incensurati e alle disposizioni sugli arresti domiciliari per gli ultrasettantenni (che, prevede la norma, non siano stati riconosciuti delinquenti abituali).



    Col senno di poi di tutte le oscenità messe in atto in soli otto mesi (Mastella alla Giustizia, indulto, decreto sulle intercettazioni, comma salvaladri in Finanziaria, etc.) è purtroppo di facile previsione che nessuno di questi provvedimenti berlusconiani verrà toccato - anzi, l'unica censura che lorsignori della sinistra, in tutta probabilità, porranno in essere è proprio ai danni della parte migliore - sacrosanta, aggiungo - della Ex-Cirielli (quella che inasprisce le condanne per mafiosi, usurai e criminali recidivi), la quale, avendo come principio la severità della pena, non potrà certo sopravvivere a lungo.

  7. #7
    Hanno assassinato Calipari
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    i bananas sono incredibili.

  8. #8
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    Mastella ha ribadito più volte che la parte sulle prescrizioni brevi della 251/2005 va cambiata(anche se poi si è "smentito" eolgiando il comme Fuda...),per me quella è la priorità.Visto che l'Indulto non si può cambiarlo...

  9. #9
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    Sottoscrivo interamente il contenuto dell'articolo e aspetto con impazienza che questo governo adempia l'obbligo assunto nel programma e imposto dalla decenza di cancellarle, e ponga fine al vergognoso ritardo con cui sinora ne ha procrastinato la abolizione. Altrimenti si rendera colpevolmente responsabile della loro vigenza. E ricordo che queste urgenti abrogazioni sono a costo zero e la loro elusione è una mancanza inescusabile.
    Il liberalismo è la suprema generosità.

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da NIHIL Visualizza Messaggio
    Col senno di poi di tutte le oscenità messe in atto in soli otto mesi (Mastella alla Giustizia, indulto, decreto sulle intercettazioni, comma salvaladri in Finanziaria, etc.) è purtroppo di facile previsione che nessuno di questi provvedimenti berlusconiani verrà toccato - anzi, l'unica censura che lorsignori della sinistra, in tutta probabilità, porranno in essere è proprio ai danni della parte migliore - sacrosanta, aggiungo - della Ex-Cirielli (quella che inasprisce le condanne per mafiosi, usurai e criminali recidivi), la quale, avendo come principio la severità della pena, non potrà certo sopravvivere a lungo.
    L'inasprimento delle pene per i recidivi per i criminali recidivi è un palliativo. Serve ad accontentare il pubblico dei forcaioli. Preferisco pene giuste ma che vengano applicate sul serio e processi veloci più che pene enormi per improbabili recidivi.

    Un mafioso commette un omicidio a 30 anni, viene arrestato a 40 e arriva a sentenza definitiva a 60, gli danno 30 anni di galera, ne sconta 10 e poi esce per buona condotta e boiate varie. Quando esce ha già 70 anni! Se ha la forza di commettere un nuovo omicidio appena uscito e servono altri 20 anni di processo, fa tempo di morire di vecchiaia prima che si applichino le "pene più severe" per recidiva.

    Il problema è che il 70% dei colpevoli la farà franca e le vittime saranno beffate!

 

 
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