Meshaal intervistato:
Israele è una «realtà» e «lì rimarrà uno Stato chiamato Israele, questo è un dato di fatto». Una dichiarazione che potrebbe sembrare lapalissiana e invece è la prima "bomba buona" che da anni si è mai vista in Medioriente. Sì, perché a pronunciarla è stato, in una intervista all´agenzia britannica Reuters nientemeno che Khaled Meshaal, il capo politico di Hamas, colui che ha preso di fattom il posto dello sceicco Yassin, l´uomo che gli israeliani hanno tentato più volte di uccidere e che, scampato agli agguati, vive ora rifugiato a Damasco, in Siria. E proprio Meshaal si è finora rifiutato di riconoscere il diritto di esistere dello stato ebraico, imponendo questa linea anche ai più moderati di Hamas, come il capo del governo Ismail Haniyeh.
Nell´intervista alla Reuters, che ha provocato molto clamore in Israele, Meshaal ha detto che «il problema non è che c'è una entità chiamata Israele», ma la mancata creazione di uno Stato per i palestinesi. Anche se ha aggiunto che un riconoscimento formale di Israele, potrebbe essere considerato dal movimento solo dopo la nascita di uno Stato palestinese, l´apertura è netta.
Meshaal ha detto anche che Hamas sfiderà le condizioni degli occidentali - Ue e Usa - che hanno tolto i fondi ad Hamas per questo mancato riconoscimento dello Stato di Israele. Ma poi ha elencato le richieste, come chi sa di aver fatto delle concessioni: Hamas reclama uno Stato palestinese che comprenda Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme est. E per sottolineare quest'ultima richiesta - la più onerosa per Israele - si è fatto ritrarre durante l'intervsiat con alle spalle una gigantografia della moschea di Al Aqsa, simbolo della rivendicazione di Gerusalemme per i palestinesi. «In quanto palestinese oggi parlo di una richiesta palestinese e araba di uno Stato nei confini del 1967 - ha proseguito il leader di Hamas -. È vero che nella realtà ci sarà un'entità statale chiamata Israele sul resto della terra palestinese», ha detto ancora Meshaal.«Questa è una realtà ma non ne tratto in termini di riconoscimento e ammissione».
I dirigenti di Hamas hanno sempre nei fatti considerato come un dato l´esistenza di Israele, continuando a rivendicare la restituzione dei territori occupati nel 1967 e non tutto il suolo dell´antica Palestina. Quindi da un certo punto di vista la svolta è più nelle sfumature e nella forma, plateale, di queste dichiarazioni. Ma mai è stato detto niente di così chiaro dal capo supremo e in tanta pompa magna.
Ora poi Meshaal interviene sulla questione del preteso diritto dei palestinesi a cacciare gli israeliani dal "sacro suolo" dei loro avi: un precetto incluso nello statuto fondativo di Hamas. Meshal ha fatto chiarezza su questo che era per gli israeliani il fondamento del "diritto al terrorismo" da cui discendeva l'ostracismo internaszionale del governo uscito dalle elezioni di un anno fa. Meshal ha spostato definitivamente questa prospettiva in un orizzonte escatologico, come "sol dell´avvenire". «Il lontano futuro avrà sue proprie circostanze e si potranno allora determinare le posizioni», ha precisato il leader dei "duri".
Certo, i più maliziosi tra gli analisti di cose mediorientali vedono in questo passaggio storico la longa manus ancora una volta della Siria, buona ospite di Meshaal e in questa fase interessata ad avere un ruolo di primo piano nei prossimi equilibri mediorientali, a cominciare dall'Iraq. E la Siria, insieme all'Iran, nonostante le pressioni della diplomazia europea - e italiana - finora non è riuscita ad accreditarsi come interlocutore perchè permane contro di lei un atteggiamento di ostilità esplicita da parte di Israele.
l'unita',10.01.07