Per un primo breve commento alla prossime votazioni cantonali, lasciando perdere il partito bidone che è l’attuale Udc, è giusto partire proprio da un commento-stampa. L’informazione opportunamente deformata è infatti il fattore centrale del successo o dell’insucesso elettorale nelle democrazie formali in tutto il cosiddetto occidente, e il Canton Ticino certo non sfugge, al contrario.

Due sono i quotididiani del Cantone, La Regione e il Corriere del Ticino. Ce n’è anche un terzo ma a parte marginali questioni di etica più o meno religiosa non fa né testo né opinione: li definiremmo cristiano-sionisti, il che con le cantonali c’entra poco.

Cominciamo dunque dal Corriere del Ticino. Scrive il direttore Dillena.

Chi sosterrà questo giornale alle prossime elezioni cantonali? È una domanda la cui risposta non può essere trovata (a dispetto di quel che tenta di accreditare qualcuno), nel nome di un candidato, di una serie di candidati e nemmeno in quello di un partito. Perché il nostro sostegno andrà in primo luogo ad un indirizzo politico e quindi a coloro che in esso si riconoscono, pur non necessariamente dalla stessa angolazione. Perché questa è la vera scelta con cui deve confrontarsi l’elettore, al di là dell’esasperata personalizzazione che questa contesa tende ad assumere, a scapito dei determinanti contenuti politici.


Sosterremo chi propugna un Ticino aperto, dinamico, innovativo. Capace di raccogliere le sfide del nostro tempo in chiave attiva e positiva, a cominciare da quelle di un’economia globalizzata, in cui la carta della competitività è sempre più determinante. Un Ticino quindi che considera gli strumenti di cui dispone, a cominciare da quelli centrali della fiscalità e della formazione, dei mezzi per diventare più competitivo. In una dinamica di sviluppo economico, territoriale, culturale (quest’ultima «in primis» nel senso delle mentalità) fondata sulla capacità di guardare oltre i propri orizzonti, facendo tesoro delle proprie ma anche delle altrui esperienze e sapendo cogliere le opportunità che si presentano con intelligenza, tempestività e lungimiranza, trasformandole a loro volta in generatrici di ulteriori opportunità. Sosterremo chi guarda ai problemi sociali con sensibilità ma anche lucidità, nella ricerca di risposte graduate ed efficaci, che sappiano individuare le priorità e lì concentrare gli sforzi, valorizzando anche le risorse di solidarietà che provengono direttamente dalla società civile. Sosterremo chi persegue una convivenza tra mentalità, culture e credi diversi all’insegna della reciproca comprensione e accettazione, ma comunque fondata sul rispetto rigoroso di alcune imprescindibili regole che devono valere per tutti coloro che scelgono di vivere in questa terra.


Qualcuno si era davvero posto il quesito su chi sosterrà il Corriere? Qualcuno poteva pensare che questo manuale da chierichetti del politicamente corretto avrebbe potuto anche per sbaglio esprimere un’idea originale? Neanche sotto tortura. E non perché Dillena non sia un giornalista intelligente, in grado di sfornarne tante, di idee originali. Ma è vittima di quella ferrea autocensura che ormai rende troppo spesso la lettura dei giornali di una prevedibilità scontata e irritante.

Avete capito da quelle parole chi sosterrà il CdT? Parecchi politicanti in fotocopia.

E chi non sosterrà? Difficile da capire vero?! Per esempio: “ Non sosterremo, per contro, chi propugna un Ticino aggrappato agli steccati e ai precari equilibri ereditati da un passato che la realtà ha inesorabilmente superato.” E vai! Dillena fa ben attenzione a non far capire che “i precari equilibri che la realtà ha superato” non sono piovuti dal cielo ma sono stati imposti dalla partitocrazia. L’affondo riguarda ovviamente quelle forze politiche contrarie a quella “realtà” imposta, fatta di sovranità limitata, migrazioni incontrollate, lotta all’UE, all’ONU, alla NATO e a tutte quelle tentacolari sovrastrutture mondialiste la cui accettazione fa parte del DNA del Consiglio di fondazione. Purtroppo Dillena può dormire sonni tranquilli: a meno di un miracoloso risveglio della Lega, la destra nazionale è in coma. Non per mancanza di possibilità ma per il plateale tradimento ideale dei suoi attuali dirigenti. Un Wicht o un Martignoni sono tutto meno che uomini in grado di guidare un movimento popolare e nazionale. E neppure lo vogliono: quel che cercano è chiaro a tutti.

Nel suo annacquatissimo editoriale Dillena si guarda bene di svelare il mistero più intrigante: chi sosterrà il CdT tra Sadis e Masoni. Le simpatie dovrebbero andare alla Masoni, ma più che altro in odio alla Regione. Il Consiglio di fondazione è sempre stato tiepido verso i masoniani.

Se Dillena è prudente e vago sino all’esasperazione nella sua ricerca dell’ovvio, il rivale Caratti sulla Regione continua a lanciare il quotidiano dei radicali in una forsennata campagna anti masoniana.

Una campagna alla morte che va molto oltre all’eliminazione dell’odiata esponente liberale.

Se i radicali vincono abbattono anche Giudici, prendono il controllo del partito e del Sottoceneri: in alleanza con i socialisti gli ultimi moicani del PPD .

L’attacco continuo, costante e ingiurioso della Regione alla Masoni è incredibile se si pensa che quei personaggi si presentano come appartenenti allo stesso partito.

In effetti la Regione non attacca nessun altro avversario di altri partiti con lo stesso livore con cui attacca la Consigliera di Stato del PLRT! Piovono le accuse di incapacità, comportamento immorale ( caso Villalta) quasi correità nel caso Stinca, utilizzo illecito di soldi pubblici ( pubblicità stampa con i soldi dell’Ente Turismo) fino alla richiesta di dimissioni e, dulcis in fundo, all’insulto plateale: “faccia tosta”!

Che dire? Chi ha più faccia tosta, la Masoni che non si dimette o i radicali che hanno l’improntitudine di accettare ( e a questo punto per qualunque partito di scalzacani sarebbe inaccattabile, se le accuse fossero vere) nella lista per il Governo un ministro uscente trattato come un incapace quando non un farabutto? Ovviamente , cari lettori, queste considerazioni non le leggerete su nessun giornale, ma sono assolutamente evidenti. Basta leggere la Regione e neppure un sottoprodotto della politica come un Franco Celio ( anche lui assatanato contro la Masoni) può arrivare a negare che la Regione esprime il pensiero dell’ala radicale del partito. E allora?

Ci vuole un bel coraggio a chiedere agli elettori di votare la lista PLRT! Anzi, la Regione parla di una lista “forte”, (perché c’è la Sadis) senza rendersi neppure conto che, con le sue asserzioni, ne fa una lista marcia, un inganno per gli elettori.

La realtà cantonale, i problemi che fatalmente appariranno all’orizzonte in futuro e che ora sono nascosti da una congiuntura internazionale ancora apparentemente stabile ( ma non durerà ancora per molto) l’essere il Ticino in una morsa che si stringe lentamente anche i capitali affluiscono e si balla sul Titanic, i veri problemi, appaiono sfumati: Marina Masoni sembra il problema del Cantone.

Una vera idiozia.

Se almeno questo desse vita ad un vero dibattito. Se i liberali, che sono un gruppo coerente, molto più coerente dei giacobini del Sopraceneri e dei loro tirapiedi luganesi, sapessero a loro volta dire quattro verità ( e ce ne sarebbero almeno quaranta…) ai radicali , alla loro gestione della cosa pubblica (vedi RTSI) alla loro schizofrenia politica che li vede sempre con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra: insomma se Giudici e la Masoni non lasciassero il solo Righinetti in prima linea ad usare qualche volta il fioretto, ma tirassero fuori gli spadoni, allora la campagna elettorale potrebbe davvero diventare interessante.

Ma non lo faranno e questo è il grande limite dei liberali. Come il loro giornale, il Corriere del Ticino, sono talmente moderati da essere soporiferi.

La stampa, lo dicevamo all’inizio, è l’anima della democrazia formale. M a i liberali non ce l’hanno.

Ci penseranno i radicali a svegliarli.