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  1. #1
    kalashnikov47
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    Predefinito Angela Merkel, la cameriera di Bush

    Angela Merkel, la donna di servizio
    Maurizio Blondet
    11/01/2007
    Angela MerkelNel momento di assumere la presidenza della UE, la Merkel è volata a Washington
    per confermare la sua volontà di servire il padrone.
    Ecco cosa ha detto a Bush a proposito di Hamas: «Dobbiamo dire chiaro che [Hamas] non può giocarci l’uno contro l’altro, noi europei e gli USA, ma che noi spingiamo nella medesima direzione, che agiamo di concerto».
    Non a caso John Vinocur, l’ebreo super-columnist del New York Times, ha dedicato una lode entusiasta alla nuova cameriera, che promette di sostituire tanto degnamente il maggiordomo uscente Tony Blair. (1)
    E non è certo un caso se Washington ha manovrato per dare alla Merkel, in coincidenza con la presidenza europea che terrà fino a luglio, anche la presidenza del G-8 che terrà per tutto il 2007. Un cumulo di potere ragguardevole.
    Come lo userà la donna delle pulizie germanica, l’ha detto lei stessa.
    - Vuole creare un «mercato comune trans-atlantico»: in sintesi, cioè, adeguare le leggi europee basate sul «principio di precauzione» - che per esempio vietano l’uso di alimenti geneticamente modificati, gli estrogeni nelle vacche e il mercurio nei vaccini - alle norme americane, che permettono tutti i veleni nel cibo e nel corpo, in nome del supremo interesse del business.
    - Ha proclamato di voler imporre una costituzione europea, già bocciata dai referendum francese e olandese. Ciò è contrario alla volontà popolare, ma secondo la volontà dei burocrati di Bruxelles e della Massoneria di cui sono magna pars.
    - Vuole difendere il «libero mercato globale» finanziario da tutte le pulsioni «protezioniste», come esige Goldman Sachs. (2)
    - Naturalmente, difenderà in ogni sede Israele nelle sue aggressioni presenti e future.
    - Vuole la Turchia nella UE, contro la volontà popolare, ma su ordine di Israele; naturalmente non vuole affatto, invece, un’associazione della UE con la Russia.
    - Più specificamente, ha già dichiarato la guerra a Putin, ipotesi detestata da tutti gli industriali tedeschi, ma fortemente voluta dalla Casa Bianca.



    L’occasione è la sospensione da parte di Mosca delle forniture di gas alla Bielorussia.
    Tale interruzione ha interrotto la fornitura all’Europa, in quanto i gasdotti passano attraverso il Paese inadempiente.
    Il coro unanime dei media e dei politici da camera («Dobbiamo essere più duri con Putin») tralascia di spiegare che quel che Putin vuol far pagare a Lukaschenko è il prezzo di mercato (non siamo tutti celebratori del mercato?).
    E soprattutto che questa realtà è la diretta conseguenza della strategia di Washington, elaborata da Brzezinsky: separare la Russia dall’Europa, circondandola di staterelli-cuscinetto variamente ostili. L’ex cancelliere Schroeder ha messo le basi per scavalcare questo ostacolo, lanciando il gasdotto del Baltico che «non» passa per la Polonia.
    Ha ricevuto per questo la sua parte di insulti dai neocon ebrei che pullulano in Europa.
    Ma ora, con la Merkel, la Germania parteciperà alla nuova campagna di diffamazione che l’America sta preparando contro Putin, con i soldi degli oligarchi ebrei, in vista delle elezioni russe del 2007.
    Dal dicembre scorso un canale televisivo russo con sede in USA, «RTVi», ha aperto le ostilità. Manda in onda un programma, «Power», diretto da tal E. Kiselev, che si apre ogni venerdì con il numero dei giorni che restano a Putin per restare al governo, e a Khodorkovsky per restare in galera.
    Khodorkovsky, l’ex padrone della Yukos, è per la finanza anglo-britannica quel che Adriano Sofri è per Lotta Continua e i suoi direttori di giornali: il caro amico da liberare.
    Lo sfortunato fratello che non fu abbastanza lesto da svignarsela in Israele - dove lo attendeva una nuova cittadinanza, come hanno fatto tanti altri oligarchi - ed essere rimasto in Russia un attimo di più.
    In una delle ultime trasmissioni, il suddetto Kiselev ha proclamato: «chiunque abbia ucciso Litvinenko [l’avvelenato di Londra] colpevoli sono le autorità russe».
    Poi ha dato la parola a tale Liliya Shevtsova, che ha esalato: «L’affare Litvinenko ha inferto un grave colpo alla reputazione del Paese. A Bruxelles, recentemente, si è parlato della Russia come un attore del nuovo terrorismo globale»…
    La Shevtova, va detto,è membro del Carnegie Center di Mosca, ossia è pagata dalla Carnegie Foundation americana, una delle fondazioni «culturali» impegnata nella guerra fredda anti-russa.
    Frattanto, una radio di nome Echo of Moscow elenca quotidianamente le malefatte di Putin, che sporcano l’immagine democratica della Russia (sic).
    La radio è pagata dagli oligarchi in esilio.



    Boris Berezovsky, il padrone del fu Litvinenko, che ha assoldato (e forse avvelenato) per fabbricare notizie diffamatorie su Putin, finanzia adeso un premio, «Trionfo», che viene assegnato a Mosca ad intellettuali, giornalisti ed artisti ostili al Cremlino.
    La mafia russa premia i suoi camerieri.
    I soldi sono di Berezovsky e degli altri oligarchi.
    Ma la strategia è quella della vecchia «Operazione Mockingbird», che negli anni ‘50 mise la stampa indipendente americana sotto il controllo della CIA, e poi fece lo stesso per la stampa europea.
    E’ probabile che nell’offensiva anti-Putin vengano riattivate vecchie reti «stay-behind».
    Ai tempi, fu uno dei capi dell’OSS (futura CIA), Frank Wisner, a usare i soldi del Piano Marshall per comprare e aiutare nella carriera giornalisti selezionati europei.
    Le operazioni continuano ad essere dirette dal Quarto Gruppo Operativo Psicologico che ha sede a Fort Bragg.
    Uno dei capi, Robert McClure, ha delineato le strategie per il rio-rientamento psicologico della popolazione in un Paese occupato (o «liberato», come l’Europa nel ‘45): «Anzitutto, chiusura completa di tutti i media esistenti; secondo, gestione di strumenti di informazione selezionati, giornali, radio, eccetera, da parte delle forze USA; terzo, il graduale affidamento di questi strumenti per mezzo di licenze date a persone attentamente scelte».
    Questo tipo di procedure, già applicate all’Europa occidentale, sono in corso di applicazione alla «nuova Europa» dell’Est.
    La Merkel è in qualche modo un prodotto di questa propaganda.
    Come scrive il giornalista tedesco Ulrich Rippert, «Gli sforzi della Merkel per ingraziarsi Washington non sono niente di nuovo. Fin dall’inizio essa ha avuto una posizione acritica verso la politica di guerra di Bush. In ciò, la cancelliera somiglia a tanti membri della nuova classe di governo dell’Est europeo, che hanno preso coscienza politica durante il collasso dello stalinismo, e il cui entusiasmo per il capitalismo è strettamente legato alla fascinazione per il libero mercato senza freni incarnato dagli USA». (3)



    Ciò spiega esattamente perché le opinioni pubbliche dei Paesi fondatori dell’Europa a 12 esprimono un malessere crescente all’allargamento europeo.
    Non perché, come dicono a Wall Street e alla City di Londra, i nuovi membri «sono tanto più poveri dei vecchi», ma per un motivo più profondo e reale: i «nuovi» hanno un’altra storia.
    La Polonia, la Romania e la Bulgaria - precisamente come la Turchia - non condividono nemmeno una briciola del vago «europeismo» che ha reso potabile ai popoli europei la costruzione di una comunità affidata a burocrazie insindacabili.
    Questi entrano in Europa convinti di entrare nel «capitalismo» e nel «mercato globale», avendo come modello non gli altri europei, ma gli Stati Uniti.
    Vogliono essere, ingenuamente, «americani».
    E l’eurocrazia irresponsabilmente ha ammesso una dozzina di questi Paesi, che si portano le loro torbide ambiguità irrisolte e i loro scheletri nell’armadio totalitari (vedi la Chiesa in Polonia), le loro magistrature cresciute per servire regimi sovietici (e che ora possono esigere l’arresto di un qualunque cittadino di altro Paese europeo-occidentale), i loro «nuovi» dirigenti che sono ex dirigenti comunisti riciclatisi, che del capitalismo capiscono fin troppo bene il lato criminale, non quello legale di normalità produttiva.
    Gente ostile allo «Stato sociale» perché, da loro, significava il potere arbitrario dei regimi sovietizzanti, che hanno imparato a disprezzare; e che ora vengono esaltati da Wall Street e dalla City per il «vantaggio competitivo» di a-socialità con cui si presentano nel mercato cosiddetto «comune».
    Così, non è per irriflessa impulsività se l’Austria ha annunciato che sottoporrà a referendum l’entrata della Turchia (e avrebbe dovuto sottoporre a referendum anche l’entrata della Polonia). Abile auscultatore degli umori della sua opinione pubblica, Chirac ha emendato la costituzione francese nel senso di rendere obbligatoria la consultazione popolare per ogni nuovo entrante nella UE: il che escluderà di sicuro la Turchia ed anche, per fortuna, l’Ucraina.



    Ma Chirac, coi suoi pregi e difetti, non sarà più al suo posto fra pochi mesi.
    Presto se ne andrà anche Blair.
    Nel 2007, anche Putin lascerà, almeno formalmente, la guida della Russia.
    Tutto un gruppo di personalità di cui almeno conosciamo le azioni e le reazioni, usciranno di scena nei prossimi mesi, e saranno sostituite da personalità nuove e non sperimentate.
    L’incognito, nel periodo della più grave crisi dell’Occidente, quella scatenata dal regime golpista americano.
    Resta la Merkel, con la doppia carica di presidente UE e del G-8, volonterosa cameriera di Washington.
    Si salvi chi può.

    Maurizio Blondet




    --------------------------------------------------------------------------------
    Note
    1) John Vinocur, «A frank starting point for Germany’s big year», Herald Tribune, 9 gennaio 2007. Per Vinocur, il maggior merito della Merkel è il suo «realistico riconoscimento che l’Europa, quali che siano le sue ambizioni, non potrà mai agire come effettivo contraltare degli americani, compensando ciò che l’Amministrazione Bush ha perso del suo potere globale di guidare e di persuadere». Insomma la Merkel garantisce la continua subalternità europea.
    2) Finalmente, anche l’Espresso si è accorto della strana pervasività della Goldman Sachs nei governi. Gli uomini Goldman sono dappertutto. Joshua Bolten, attuale capo di gabinetto della Casa Bianca, è un ex dirigente Goldman, ed è stato lui a consigliare il presidente a nominare Paulson [al Tesoro, anche lui Goldman Sachs]. Anche Robert Zoellick, vicesegretario di Stato, viene dalla banca d’affari. Come William Dudley, capo della Federal Reserve Bank of New York. Jon Corzine, ex senatore democratico e attuale governatore del New Jersey, è un ex presidente Goldman. Mentre Philip Murphy, dopo anni alla Goldman, è stato appena nominato responsabile della raccolta fondi per il Comitato Nazionale del partito democratico, un ruolo chiave in vista delle presidenziali del 2008. A livello internazionale la musica non cambia: Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia, è un ex partner della Goldman. […] «La pervasività della Goldman nel mondo della politica e del business crea spesso sconcerto per i conflitti di interesse che ogni giorno emergono dalla sua attività. La Goldman ha i suoi tentacoli ovunque, e sempre più spesso il suo ruolo di consulente e di investitore nel capitale di decine di società di primo piano suscita proteste. E’ accaduto recentemente, quando il New York Stock Exchange, cioè la Borsa di Wall Street, si è fusa con Archipelago, una società di trading elettronico. L’accusa, poi svanita dopo settimane di trattative riservate, era che il valore di Archipelago fosse stato sopravvalutato dalla Goldman che non solo era la banca d’affari di entrambe, ma aveva anche una partecipazione azionaria in Archipelago. Ciliegina sulla torta, il presidente del New York Stock Exchange era John Thain, ex numero due della Goldman. Gli esempi di questo tipo sono decine». (E Pedemonte e P. Pontoniere, «Super-lobby Goldman Sachs», l’Espresso, 3 gennaio 2007). L’articolo è in qualche modo stupefacente: si vede che il gruppo Caracciolo e De Benedetti hanno qualcosa da «chiedere» a Draghi. Sicchè usa il mezzo di stampa come mezzo di pressione. In ogni caso, siamogli grati. Nessun altro giornale avrebbe mai scritto le righe che seguono: «Anche in Italia la Goldman Sachs ha una tradizione illustre. Dai suoi ranghi sono passati, oltre all’attuale governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, anche Massimo Tononi, oggi sottosegretario all’Economia, e Mario Monti, ex commissario europeo alla concorrenza, rettore della Bocconi e ora consulente internazionale della banca d’affari USA. Anche il presidente del Consiglio Romano Prodi è stato più volte consulente della Goldman. Così come Claudio Costamagna, di cui si è recentemente parlato per la vicenda che ha portato al duro scontro tra palazzo Chigi e il vertice di Telecom Italia: della Goldman è stato direttore europeo del settore bancario fino al maggio 2006. Nel corso degli ultimi anni inoltre la Goldman ha nominato una serie di partner di origine italiana: Andrea Ponti nel 2002, Diego De Giorgi e James Del Favero nel 2004. Nell’ottobre di quest’anno sono stati quattro gli italiani entrati a far parte del club bancario più prestigioso e miliardario del mondo: Valentino Parlotti, Giorgio De Santis, Luca Ferrari e Silverio Foresi».
    3) Ulrich Rippert, «German Chancellor Merkel snuggles up to Bush», WSE.org, 8 gennaio 2007.




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  2. #2
    kalashnikov47
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    Forse la chiusura dei rubinetti energetici era solo un avvertimento alla Cameriera.

  3. #3
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    Citazione Originariamente Scritto da kalashnikov47 Visualizza Messaggio
    Angela Merkel, la donna di servizio
    Maurizio Blondet
    11/01/2007
    Angela Merkel Nel momento di assumere la presidenza della UE, la Merkel è volata a Washington
    per confermare la sua volontà di servire il padrone. (...)
    Volando a Washington, la sguattera ha ribadito solo la propria volontà di servire il maggiordomo - c'est à dire George Bush II the I(diot).

    Il padrone - anzi, il padrone - sta più vicino, sulle sponde del Mediterraneo. O, tutt'al più, a Jew York, non a Washington.

  4. #4
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    Citazione Originariamente Scritto da kalashnikov47 Visualizza Messaggio
    Ma Chirac, coi suoi pregi e difetti, non sarà più al suo posto fra pochi mesi.
    Presto se ne andrà anche Blair.
    Nel 2007, anche Putin lascerà, almeno formalmente, la guida della Russia.
    Tutto un gruppo di personalità di cui almeno conosciamo le azioni e le reazioni, usciranno di scena nei prossimi mesi, e saranno sostituite da personalità nuove e non sperimentate.
    In Francia, almeno, resta la speranza Le Pen. Sarebbe un bel colpo a tutto questo catello di malefatte, se mai dovesse risucire...

  5. #5
    kalashnikov47
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    Citazione Originariamente Scritto da Fenris Visualizza Messaggio
    In Francia, almeno, resta la speranza Le Pen. Sarebbe un bel colpo a tutto questo catello di malefatte, se mai dovesse risucire...
    Temo che Le Pen negli ultimi tempi si sia "normalizzato"...

  6. #6
    kalashnikov47
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    Citazione Originariamente Scritto da Decima Regio Visualizza Messaggio
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    Volando a Washington, la sguattera ha ribadito solo la propria volontà di servire il maggiordomo - c'est à dire George Bush II the I(diot).

    Il padrone - anzi, il padrone - sta più vicino, sulle sponde del Mediterraneo. O, tutt'al più, a Jew York, non a Washington.
    Diciamo che è volata da colui che fa le veci del Padrone.

  7. #7
    Ridendo castigo mores
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    Citazione Originariamente Scritto da Decima Regio Visualizza Messaggio
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    Volando a Washington, la sguattera ha ribadito solo la propria volontà di servire il maggiordomo - c'est à dire George Bush II the I(diot).

    Il padrone - anzi, il padrone - sta più vicino, sulle sponde del Mediterraneo. O, tutt'al più, a Jew York, non a Washington.
    appunto.. l' articolo parla di una sguattera che riferisce al maggiordomo.

    il "maggirdomo" gestisce e controlla tutta la servitu per conto di quel padrone che ormai non si puo' piu' nemmeno nominare..
    "dammi i soldi, e al diavolo tutto il resto "
    Marx


    (graucho..:-))

  8. #8
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    Ma se la Merkel è la cameriera di Bush, Schroeder cosa era, invece? Forse il co.co.co di Putin, dato che ora fa il consulente per Gazprom?

  9. #9
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    Angela Merkel non mi sembra una cameriera, e credo che ci sarà di che scoprire le sue qualità. Le qualità di Blondet invece le conosciamo tutti, asintotiche verso il fondo del grafico*


    *Nel senso che "al peggio non c'è mai fine"
    _
    P R I M O_M I N I S T R O_D I _P O L
    * * *

    Presidente di Progetto Liberale

  10. #10
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    Citazione Originariamente Scritto da lovecraft Visualizza Messaggio
    Ma se la Merkel è la cameriera di Bush, Schroeder cosa era, invece? Forse il co.co.co di Putin, dato che ora fa il consulente per Gazprom?
    No, l'Avv. Schroder è stato l'ultimo valido capo di governo del maggior Popolo europeo.

    Pur operando nella difficile situazione di capo di una Nazione sconfitta ed occupata (la I Guerra Nucleare è finita da sessant'anni, i Russi vincitori son tornati a casa, ma gli occupanti sciacalli U$raeliani stanno ancora lì a rompere i koglioni), ha sottratto - parzialmente e per quanto possibile - i Tedeschi dal ruolo di lavoratori/schiavi in cambio di inutili avanzi commerciali in cartaccia verde (lasciando tale ingrata posizione ai soli giapponesi, per ora coadiuvati dai cinesi) , incrementando i rapporti con i migliori fornitori possibili per la Germania (cioè, i detentori di abbondanti materie prime - i russi) e con i migliori clienti possibili per la Germania (i richiedenti macchinari ad alta teconologia - ancora i russi , che possono pagarli non in cartaccia, ma con gas petrolio alluminio etc.).

    Essendo altresì un avvocato astuto, nel far ciò ha ricavato una redditizia posizione pure per sè. Un po' di particulare non fa male, se non è a detrimento dell'intersse generale.

 

 
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