Citazione Originariamente Scritto da Max72 Visualizza Messaggio
Secondo me, si e' sfruttato il buonismo redentivo degli sconti di pena, perche' sembra ottenere consensi da "nazione illuminata e schiva alle punizioni".....comodo per non costruire carceri(lo stesso Mastella alla domanda di costruzione strutture carcerarie, si e' trincerato dietro ad un comodo "ci volgliono almeno 20 anni"... ma nessuno inizia mai a costruirne), mettere una pezza al collasso della polizia penitenziaria(uomini che scappano dal carcere con un lenzuolo) e soprattutto, alla lentezza ed inadeguatezza del sistema Giudiziario(che fa' ormai schifo ed e' al collasso).

Peccato che vada completamente in vacca il principio di deterrenza nel commettere delitti in questo modo, quindi, si pone il problema di una societa' buonista(sempre piu' di facciata, ma destinata a divenire forcaiola), ma sempre piu' atterrita ed impotente di fronte alla criminalita' dalla quale viceversa dovrebbe essere difesa.
il problema non è la costruzione di nuove carceri, che nel complesso non avrebbe un costo eccessivo, ma il fatto che ogni carcerato costa allo stato attorno ai centocinquanta euro al giorno, e questo è l'unico motivo per cui è stato fatto l'indulto, non certo motivi umanitari ed eccesso di buonismo redentivo, che in Italia peraltro viene praticato in maniera inversamente proporzionale alla gravità della pena, in modo che un Paolo dorigo, sconti dopo un processo iniquo e senza possibilità di appello, malgrado il detenuno si sia sempre dichiarato innocente, e quelle che chiamno prove a suo carico, sono risibili, in seguto ad una condanna per avere lanciato contro un muro di una base nato, una moltotov che ha fatto come unico danno quello di annerire il muro, 13 anni in condizioni disumane, subendo un trattamento peggiore di quello riservato mediamente ai condannati per omicidio intenzioanle, che in media scontano prorio 13 anni, ma in condizioni più umane di quelle riservate a dorigo, oppure Marccello Lonzi, teoricamente condannato a quattro mesi per un reato di piccolissima entità, ma nei fatti condannato a morte tramite pestaggio nel carcere le sughere di livorno, mentre autori di reati ben più gravi, come ricucci, previti e consorte al massimo scontano pochi giorni, in celle di lusso.
Circa la deterrenza del carcere, anche se molto probabilmente molto pochi la pensino come me, vorrei ricordare l'esempio di un uomo estraneo alla criminalità organizzata, che all'inizio degli anni settanta fu carcerato in seguito ad una condanna a 14 anni per omicidio colposo, ai danni di un uomo che aveva aggredito poiché aveva rivolto apprezzamenti volgari a sua sorella, da allora quest'uomo è sempre stato in carcere, fatta eccezione per un periodo durato meno di un anno, in seguito ad un'evasione, durante la sua permanenza in carcere, divenne camorrista e fondò il più potente clan camorrista della storia, reclutando camorristi ed ordinando centinaia di omicidi, grazie alla compiacenza dapprima dell'amministrazione carceraria, a cui faceva comodo, perché manteneva il controllo sociale all'interno del carcere, ed in seguito ai politici che lo utilizarono per ottenere il controllo del territorio, fino a quando gli divenne scomodo e lo abbandonarono a se stesso distruggendo il suo clan, quest'uomo si chiamava raffaele cutolo, fondatore della nuova camorra organizzata, e la sua storia dovrebbe essere tenuta presente da chi pensa semplicisticamente, che il carcere sia la panacea di tutti i problemi legati alla criminalità, poiché i questo caso l'istituzione carceraria, ha fallito il suo scopo di fungere da protezione della società, nei confronti della criminalità, comportandosi al contrario, in un potente volano per il crimine, permettendo ad un detenuto colpevole di un omicidio non intenzionale, dovuto ad una semplice aggressione per futili motivi, di trasformarsi in un capoclan e causare la morte di centinaia di persone, altri casi del genere ce ne sono molti, inoltre non sempre i microdelinquenti temono il carcere, e danno per scontata la propria impunità, ma molto spesso, soprattutto nelle zone dove è radicata la criminalità organizzata, non solo danno per scontato il fatto che prima o poi finiranno in carcere, ma considerano questo come una tappa necessaria della loro "carriera" criminale, contribuire a crearsi un "curriculum", ed entrare nella criminalità organizzata che proprio nelle carceri ha sempre utilizzato il carcere come uno dei propri maggiori centri di reclutamento