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    Arrow Sul «complotto» contro la Chiesa in Polonia

    Maurizio Blondet
    13/01/2007
    Apprendo con ritardo il nome del nunzio apostolico, ossia dell’ambasciatore della Santa Sede in Polonia: monsignor Joseph Kowalczyk.
    Un polacco. (1)
    Nominato da Giovanni Paolo II nel 1989 contro la regola, molto ragionevolmente prudenziale, che vieta ai nunzi di esercitare le funzioni nel loro Paese di nascita.
    E mai sostituto in diciott’anni.
    Ora tutto è più chiaro.
    Papa Benedetto è stato mal informato da questo personaggio, woytiliano e inamovibile, su monsignor Wielgus e i suoi trascorsi di informatore della polizia politica comunista, e che ha portato ad una crisi non necessaria, e a un grave attentato all’autorità del Papa regnante.
    Emergono le ambiguità di un pontificato durato un quarto di secolo che, sotto l’apparenza tutta mediatica di attivismo, ha gestito con immobilismo, per non dire con incuria, la Chiesa clericale, e i suoi molti mali interiori.
    Che ha «viziato» la sua chiesa nazionale, troppo potente e sicura di sé, abituata a non rendere conto a nessuno e a considerarsi impeccabile.
    E’ stato facile - e molto applaudito - chiedere perdono per il processo a Galileo, le «sofferenze» dei giudei, la caduta degli Aztechi.
    Molto meno facile, come ha dimostrato monsignor Wielgus, chiedere perdono per le proprie mancanze attuali e personali, molto meno affrontare l’umiliazione e la verità di oggi.
    Probabilmente tutto è aggravato dalla pochezza e incompetenza del nuovo segretario di Stato, che non ha abbastanza esperienza delle chiese locali.
    E da una Chiesa che, dal Concilio in poi avendo dichiarato la sua retorica «apertura al mondo», ascolta quasi solo le sue «voci di dentro», i suoi giudaizzanti eretici e le sue lobby preferite che «hanno accesso» alle sacre stanze.



    So che buoni cattolici sentiranno come offensive queste parole.
    C’è un’idea - che in passato lo stesso Ratzinger mi pare abbia espresso - che la Chiesa non debba darsi una riforma interna, che non è una creazione umana o un’azienda da doversi dotare dei suoi sistemi di controllo e di esame, nel nome dell’efficienza.
    E’ un’idea santa, evangelica: non strappare il loglio di mezzo al grano, non spegnere il lucignolo che fumiga.
    E difatti, questo è il dovere dei sacerdoti e prelati.
    Ma sono convinto che il dovere del laico credente, che conosce meglio il mondo e le sue trappole, è invece proprio quello di criticare i difetti della Chiesa a lui più visibili, ed anche di protestare delle chiusure e delle eresie che vi prosperano senza controllo.
    A ciascuno il suo compito.
    Anche perché il laico sa che, coperto lo scandalo, c’è nel vasto mondo qualcun altro che lo scopre e lo divulga.
    Un amico ben al corrente mi dice che è anche peggio.
    Allude a cose terribili: il dilagare dell’omosessualità, le affiliazioni massoniche, il «fare ognuno per sé» in Vaticano e persino - orribile a credersi - «riciclaggi di denaro».
    Dice che il Papa ne è cosciente, e per questo mette degli «ingenui» e degli stranieri nei dicasteri. Speriamo.
    Ancora una volta, rincresce notare che se ci fosse stato Navarro Vals, un giornalista, questa crisi non necessaria avrebbe avuto un altro corso.
    La Chiesa ha parlato di «complotto», di «vendetta», di strane collusioni nell’agitare il caso Wielgus di gruppi di estrema destra uniti a vecchi agenti comunisti.
    Ironia: c’è finalmente un complotto a cui crede la Chiesa, che rigetta ogni sospetto sull’11 settembre come complottismo.
    Ma può esserci qualcosa di vero.



    Non è la prima volta che un personaggio importante, in Polonia, viene liquidato con la rivelazione dei suoi rapporti con la polizia politica del passato regime.
    Accadde già nel 1992: primo governo cattolico polacco, Lech Walesa presidente.
    E’ un governo di coalizione: ne fa parte tra gli altri un partitino che si presenta come di estrema destra cristiana, lo ZCHN (Unione Nazionale Cristiana).
    Al suo capo, il super-cattolico Piotr Naimski, viene affidato il direttorato dell’Ufficio di Protezione dello Stato, ossia dei servizi segreti rinnovati e democratici.
    «Cattolico integralista», feroce «antisemita», Naimski ha accesso ai documenti riservati della polizia politica comunista, alle liste dei collaboratori e degli informatori del regime passato.
    Ai primi di giugno, Naimski divulga una lista di 120 collaboratori e informatori.
    La legge in parlamento, per cecità o complicità, il ministro dell’Interno Anton Macierewicz.
    La lista comprende i nomi di tutti gli eroi cattolici di Solidarnosc.
    Persino Lech Walesa viene indicato nei documenti segreti come «l’agente Bolek».
    E’ un falso (come si saprà anni dopo) ma ottiene l’effetto voluto: l’immediata caduta del governo cattolico; la spaccatura della destra cattolica, una scissione avvelenata dal sospetto che dura ancora e che non consente più ai cattolici l’unità necessaria per tornare al governo.
    Allora tornarono al potere i comunisti «rifondati».
    Inoltre, viene distrutto il mito di Solidarnosc, e viene resa impossibile per sempre una vera «lustrazione» dei vecchi agenti comunisti celati nelle istituzioni.


    Piotr Naimski



    E chi è l’autore di tutto, Piotr Naimski?
    Lo dirà lui stesso in un’intervista: «Sono frankista, come Mickiewicz».
    Viene così per un attimo alla luce - ma subito soffocata - la più profonda ambiguità che avvelena la Polonia: l’attività politica occulta di «cattolici» che sono in realtà seguaci del falso messia Jacob Frank, il messia anti-nomico, che si convertirono in massa con lui, falsamente, al cattolicesimo.
    L’allusione a Mickiewicz è cruciale: si tratta di Adam Mickiewicz, il poeta nazionale polacco, esaltato e citato dal Papa come vero cattolico.
    Di fatto, Mickiewicz era in profondi rapporti con Mazzini, aveva sposato un’ebrea frankista come lui (l’endogamia, obbligatoria nella setta e nell’ebraismo) e morì a Costantinopoli mentre cercava di assoldare una «legione ebraica» per conquistare Gerusalemme.
    Anche Naimski, l’antisemita, è sposato ad una ebrea.
    Non cadde con il governo nel ‘92, passò - lui «catttolico fondamentalista» - nel nuovo governo comunista riformato, come consigliere per gli affari esteri.
    E scopro che è ancora in auge: attualmente, vice-ministro dell’Economia nel governo «di destra» o cosiddetto.
    Ed ospite fisso dei circoli neoconservatori di Washington, ricevuto con tutti gli onori dall’American Enterprise.
    Ho narrato tutta questa vicenda nel mio libro «Cronache dell'Anticristo» (2), spiegandone la strategia.

    Accanto a Solidarnosc, nella epiche pacifiche battaglie contro il regime, apparve assai presto un’organizzazione «laica», il KOR.
    Ne facevano parte personaggi come Jacek Kuron, Adam Michnik, Bronislav Geremek: ebrei, figli di alti dirigenti comunisti (il comunismo in Polonia, come altrove, fu essenzialmente ebraico) ed essi stessi ben inseriti ai vertici delle organizzazioni giovanili del partito.
    Ma che dal partito s’erano allontanati perché era divenuto anti-israeliano.
    Il comunismo aveva fatto il suo tempo: doveva cadere.
    Costoro, si aggregarano a Solidarnosc perché questa aveva con sé le masse, che a loro mancavano.
    Come ha detto lo stesso Michnik (vero nome Schetzer) lo scopo del KOR fu «di coinvolgere i cattolici e la Chiesa nel conflitto fra gli operai e il regime».
    Compiuta la missione, non si poteva certo lasciare che fossero dei cattolici a guidare il Paese; bisognava dare il potere a gruppi «laici» e filo-americani.
    Ora, ho visto che le TV occidentali hanno molto intervistato, a discettare sulla crisi della Chiesa e su Wielgus, non Walesa, ma il vecchio Geremek, il nomenklaturista perfettamente ripulito e accreditato.
    E’ il New York Times, in prima pagina, a lumeggiare la figura di un prete che promette - contro la gerarchia - di pubblicare un libro con i nomi di altri 39 sacerdoti collaborazionisti.
    Questo prete si chiama Tadeusz Isakowicz-Zelenski: qualcosa mi dice che questo figlio di Isacco sia un «convertito» franchista. (3)
    Com’è probabilmente monsignor Dziwisz, il maggiordomo di Giovanni Paolo II da lui nominato cardinale: il nome si pronuncia come l’inglese «jewish», mi fa notare un lettore. (4)

    Dunque un complotto c’è.
    Ma è un complotto molto più antico, grave e capillare di quello che la Chiesa è disposta ad ammettere.
    E questa marcescenza non purificata darà altri marci frutti.

    Maurizio Blondet




    --------------------------------------------------------------------------------
    Note
    1) Henry Tincq, «Une atteinte grave à l’autoritè du Pape Benoit XVI», Le Monde, 9 gennaio 2007.
    2) Maurizio Blondet, «Cronache dell’Anticristo», Effedieffe, 2001. Non si può sottovalutare il potere e l’influsso dei frankisti né in Polonia né negli USA. Nel 1848, fallita la rivoluzione giacobina pan-europea (a cui partecipò Mazzini e che doveva rovesciare le monarchie europee per sostituirle con regimi repubblicani), una grande quantità di ebrei frankisti, finanziatori di quella rivoluzione, emigrarono in America. Un celebre giudice della Corte suprema, che ebbe gran parte nella fondazione dello Stato ebraico, Louis Brandeis, era un frankista e teneva sulla sua scrivania il ritratto di Eva Frank, la figlia (incestuosa) del falso messia polacco. Un altro frankista polacco è Felix Rohatyn, senior manager della banca Lazard, da tempi immemorabili gestore dei debiti della città di New York. Un terzo è probabilmente Zbigniew Brzezinsky, il consigliere della Sicurezza Nazionale sotto Carter, che Papa Woytjla riceveva spesso ed ascoltava.
    3) Craig Smith, «Poland’s scandal: an unholy alliance», Herald Tribune, 10 gennaio 2007.
    4) Con ciò non si vuole insinuare una qualunque deliberata complicità di Woytjla: lui stesso era forse solo manipolato e influenzato dall’ambiente «culturale» che frequentò da giovane, dai suoi «amici ebrei».




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  2. #2
    kalashnikov47
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    Giratela come volete, ma dietro ogni sommovimento ci sono sempre i Visitors.
    Il fatto che non possano essere attaccati, li rende invulnerabili e sempre più insolenti.

  3. #3
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    Predefinito tale post non riguarda i cristiani

    Citazione Originariamente Scritto da kalashnikov47 Visualizza Messaggio
    Giratela come volete, ma dietro ogni sommovimento ci sono sempre i Visitors.
    Il fatto che non possano essere attaccati, li rende invulnerabili e sempre più insolenti.
    sonno invulnerabili perchè i cattolici,molti,in fin dei conti non possono farli vedere per quelli che sono , essi stessi,vogliono sentirsi superiori grazie al fatto di dirsi credenti e modellare il mondo in base alle loro concezioni entrambi nel profondo dell'animo vogliono sentirsi superiori, ciucciando potere da Dio

  4. #4
    kalashnikov47
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    Citazione Originariamente Scritto da Ken il warriero Visualizza Messaggio
    sonno invulnerabili perchè i cattolici,molti,in fin dei conti non possono farli vedere per quelli che sono , essi stessi,vogliono sentirsi superiori grazie al fatto di dirsi credenti e modellare il mondo in base alle loro concezioni entrambi nel profondo dell'animo vogliono sentirsi superiori, ciucciando potere da Dio
    La cosa che mi sconcerta è il potere dei Visitors in Polonia. Ma non era stata ripulita 60 anni fa? Oppure ci hanno raccontato balle?

  5. #5
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    Citazione Originariamente Scritto da kalashnikov47 Visualizza Messaggio
    La cosa che mi sconcerta è il potere dei Visitors in Polonia. Ma non era stata ripulita 60 anni fa? Oppure ci hanno raccontato balle?
    la seconda, scelgo la seconda

  6. #6
    Panzermeyer
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    Non volendo dire cose blasfeme, ma secondo me Giovanni Paolo II sapeva qualcosa, questa e una storia che si e trascinata dall'attentato di Agca al Papa, di sicuro c'e qualcosa che non quadra

  7. #7
    Ridendo castigo mores
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    Citazione Originariamente Scritto da kalashnikov47 Visualizza Messaggio
    La cosa che mi sconcerta è il potere dei Visitors in Polonia. Ma non era stata ripulita 60 anni fa? Oppure ci hanno raccontato balle?

    il fatto e' che i dirigenti comunisti polacchi erano gia' espatriati negli anni 30 e che sono tornati nel 1945 a comandare .. e che "casualmente" gran parte di loro erano ebrei ..

    Ma poi ancora non avete capito che nei campi tedeschi sono morti tantissimi ebrei ma ben pochi ebrei " internazionalisti " e probabilmente ....
    ...... nessun sionista ? ..
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    Marx


    (graucho..:-))

  8. #8
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