«Aspettiamo il referendum»
Il ministero della Difesa risponde all’ultimatum degli americani
di Gian Marco Mancassola
Il Governo risponde all’ultimatum dettato dagli americani sul caso Dal Molin. E lo fa senza dire sì né no. Dal ministero della Difesa fanno sapere che a Roma aspettano il referendum, invitando il Comune ad accelerare le pratiche per mandare i vicentini alle urne. Nella capitale sanno però bene che, allo stato attuale delle cose, un referendum con tutti i crismi dell’ufficialità potrà essere indetto soltanto nell’arco di alcuni mesi. Un tempo troppo lungo per gli americani, a giudicare dalle parole dell’ambasciatore Ronald Spogli e del generale Frank Helmick, che hanno concesso pochi giorni. Al termine del colloquio con il diplomatico, il sindaco Enrico Hüllweck aveva addirittura riferito: «Se il Governo dirà che vuole attendere l’esito del referendum, gli Stati Uniti riterranno che la risposta è negativa, decidendo di riunificare la 173a brigata aviotrasportata lontano da Vicenza, probabilmente in Germania». E la parola referendum è apparsa ieri sera in una nota ufficiale diramata dal ministero della Difesa italiano, dove è di casa il ministro Arturo Parisi. «Se sul raddoppio della base americana di Vicenza non è stata presa ancora una decisione conclusiva - si legge - è perché, ritenendo non irrilevanti gli interrogativi e le obiezioni sollevate da una larga parte della comunità locale circa l’impatto sociale e ambientale, il Governo ha ritenuto di dovere ascoltare il parere delle comunità coinvolte dal progetto. Su questo, oltre a un parere critico del comune di Caldogno, esiste ora un voto del consiglio comunale di Vicenza favorevole all’ampliamento e una richiesta di consultazione referendaria ad esso avversa». «È evidente - prosegue il ministero della Difesa - che l’alleanza e l’amicizia verso gli Stati Uniti non ci consente di rinviare troppo a lungo la risposta alla richiesta che ci è stata rivolta. Anche per questo ci auguriamo che la decisione circa lo svolgimento del referendum sia assunta secondo le previsioni dell’ordinamento comunale in tempi brevi. Una volta disponibili tutti gli elementi - conclude la nota - il Governo li valuterà e definirà la sua posizione in coerenza con le posizioni espresse finora al riguardo». Da palazzo Trissino, però, il sindaco Enrico Hüllweck non ci sta e contrattacca: «Appare farsesco e assurdo - risponde Hüllweck - che il ministero della Difesa impaurito dalle proprie incapacità di prendere una posizione nei confronti degli Usa, si nasconda dietro un pretesto puerile come quello di dire che il comune di Vicenza non ha indetto un referendum sulla materia». Il sindaco ribadisce ancora una volta che questa è «una materia di totale ed esclusiva competenza del Governo italiano e non di altre istituzioni». Hüllweck, ricordando che il Governo ha più volte dato assicurazioni sull’assenza di voli militari e sulla permanenza dell’aeroporto civile, sottolinea che l’esecutivo aveva anche «chiesto il pronunciamento del consiglio comunale». Cosa che, rileva il sindaco, è avvenuta «in maniera sofferta ma responsabile», con una «risposta affermativa a patto che le garanzie già avanzate dal Governo fossero realmente mantenute». Hüllweck ora sostiene che «non si capisce di quale foglia di fico vada oggi in cerca il ministero dopo che quanto chiesto al consiglio comunale di Vicenza è stato trasmesso con tutti i crismi dell'ufficialità e regolarità. È assurdo che il Governo, che a questo punto pare intenzionato a dire di “no” all’alleato Usa, non abbia il coraggio di dire il proprio “no” a viso aperto, e vada in cerca di uno strumento alternativo alle istituzioni». Quanto al presunto ritardo dell’amministrazione cittadina nell’indire un referendum, il capo dell’amministrazione comunale afferma che già ad aprile si era detto «disponibile ad organizzare un referendum ma da ogni parte fu detto che non era quella la via percorribile e che doveva essere il consiglio comunale a trasmettere un parere al Governo».
http://www.ilgiornaledivicenza.it/cronaca.htm
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Ancora una volta questo governo si è dimostrato imbelle e sottoposto ai soliti veti anti-americani dettati dall'ala dell'estrema sinistra.
Questa vicenda ha davvero un che di farsesco: il governo aveva chiesto il parere del consiglio comunale di Vicenza per ottenere l'assenso della comunità locale per costruire una nuova base militare,allargando la base esistente(quella chiamata "Dal Molin").Il "sì" del Comune è arrivato,anche per 3 motivazioni:
-Il Senato statunitense ha stanziato milioni di dollari per la costruzione a proprie spese della base,delle infrastrutture collegate e per i relativi servizi;
-Con una nuova base allargata sarebbero evidenti i positivi effetti di un aumento dell'occupazione e dell'indotto;
-Senza l'assenso,il Dal Molin verrebbe chiuso entro pochi anni,il tutto sarebbe trasferito in Germania,ci sarebbero più di 1000 disoccupati da sistemare,con gravi ripercussioni sociali.
Ebbene,nonostante tutto questo,ancora l'esecutivo di Prodi non si muove,terrorizzato dagli strali di certi deputati di area veneta-vicentina che hanno duramente contestato l'eventuale parere favorevole del Governo.
Il tempo passa,e se entro pochi mesi questo parere non sarà dato,addio base,addio lavoro per più di mille persone.Un bel regalo per la Germania.
E questa figura vergognosa della solita Italia incapace di decidere e di perseguire il bene suo e quello,in sostanza,di tutto l'Occidente.
Che schifo.