ahhhhh JohnMill potrebbe essere l'alter ego di Nuvolarossa
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Per grazia di Dio i comunisti in Italia non hanno mai governato.
I comunisti hanno appoggiato organicamente un governo solamente nel '96-'01 ed in questi mesi.
Pagare il conto di un altro è un compito ingrato, ma ci tocca.
Di norma, poi, ci si incazza con chi ti ha ficcato nella cacca fino al collo, non con chi prova a fartici uscire.
Ha detto giusto, perché il governo di cdx ha ridotto il potere d'acquisto dei salari medio-bassi, attraverso una politica fiscale che ha favorito la redistribuzione della ricchezza nazionale verso le fasce di reddito più elevate e i settori meno competitivi dell'impresa, sfavorendo la concorrenza di mercato, anzi, addirittura, attraverso i condoni fiscali, ha prodotto una politica protezionista di fatto che ha tenuto in piedi imprese che non ci sarebbero altrimenti riuscite. Ha insomma fatto il mezzo mercato: liberi tutti di entrarci, ma tutti protetti per non doverne uscire a causa della concorrenza (che significa all'atto pratico fallimento dei meno competitivi). Ha ostacolato il processo schumpeteriano di distruzione creativa, accogliendo le richieste di protezionismo. Ha fatto insomma esattamente quanto fa un governo che si oppone alla libertà di mercato e usa la politica fiscale per ostacolare la competizione.
Consiglio Nazionale PriLa nostra cultura politica ispirata dall'istanza riformistaIl Consiglio nazionale del Partito repubblicano ritiene necessario andare ad un Congresso straordinario, così come ha deliberato il Consiglio nazionale del luglio scorso; e, rispetto ad allora, anche con maggiori ragioni.
Tutti i segnali politici ci dicono che si è aperta una stagione di grande movimento: vi è una confusione straordinaria nei principali partiti di maggioranza, vi è un governo che appare ai cittadini insufficiente nella sua azione quotidiana, vi è una crisi latente anche nelle file dell'opposizione.
Restare in attesa degli eventi, giocare di sponda, per un partito come il nostro, con le sue dimensioni ed i suoi numeri, significherebbe essere condannato all'irrilevanza.
Un Congresso nazionale serve a ricordare che i repubblicani hanno una funzione da svolgere, e a proporre tale funzione alle altre forze politiche e all'opinione pubblica, soprattutto in un momento nel quale il problema principale del Paese è la necessità di riforme, quelle riforme che il centrodestra nella passata legislatura non riuscì a completare e che l'attuale coalizione di governo non affronta, così come si è visto nel vertice di Caserta.
Per fare le riforme occorrono una tradizione ed una cultura politica riformatrice e non è un caso che, in assenza di questa vena nei Ds o nella Margherita, tanti inizino a sentirsi superflui. Si tratta di partiti in cui la causa riformatrice ha avuto successo alterno, tanto che questi ultimi possono apparire a qualcuno più forze conservatrici che altro. Ed è la verità: i partiti di massa hanno più da badare agli interessi consolidati che a produrre trasformazioni profonde. Quello è un compito proprio dei partiti di minoranza. Certo, si potrà ritenere troppo ambizioso, per un partito come il nostro, l'offrirsi come il punto di riferimento naturale dell'area riformista, che non ne ha uno.
Ma è questo il nostro vero ed autentico dna, al quale, se non rispondiamo, scompariamo. Non è un caso che apparteniamo storicamente a quel nucleo di partiti democratici liberali e riformatori europei, distinti dai socialisti e dai popolari, perché sempre in prima fila per la modernizzazione e lo sviluppo del nostro Continente. Se non si rafforza quest'area, non ci sarà un avvenire riformatore per il Paese. Ed è questo il momento in cui i repubblicani devono misurarsi con le loro capacità di proposta e di coinvolgimento politico, per dare il loro contributo a quella che è ormai una questione fondamentale per l'avvenire dell'Italia.
Roma, 15 gennaio 2007