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    Post L’Isabelita della P2 - Maurizio Chierici

    L’Isabelita della P2

    L'ombra di Peron perseguita l'Argentina. L'arresto di Isabelita, ultima moglie e presidente di un paese che lei ha consegnato alla dittatura militare, somiglia ad altre storie sepolte nel passato. E' sparito un ragazzo, chi lo cerca vuol sapere come. Trent'anni dopo comincia il processo: memorie che ritornano a Buenos Aires e in Cile dove i colpevoli muoiono sereni nel loro letto o si godono la pensione in una bella casa di Madrid. Isabelita Peron è passata alla storia come donna insipida e vanitosa, incapace di evitare la tragedia. Ma la sua avventura è meno semplice perché non è solo la madrina di un massacro, è anche madrina della P2. Ha guidato l'Agentina col nome d'arte che aveva scelto per ballare nelle ombre di un night dove guadagnava la vita abbordando vecchi signori. Prima dello strip, per non intristire il padre impiegato al Banco Hipotecario, Maria Estela Martinez diventa Isabelita. Ed è rimasta Isabelita quando il destino l'ha trasformata nel primo presidente donna delle due americhe. Non rinnega e non chiede comprensione. Comanda e se ne frega delle formalità. Potrebbe sembrare la redenzione cementata dall'arroganza di un carattere che non si lascia intimidire. Ma la storia è più complessa. Da quando Peron l'ha raccolta nell'esilio di Panama, 1955, Maria Estela Martinez non ha smesso di pensare alla sola cosa che le scaldava il cuore: una vita nel lusso per dimenticare gli stenti della casa con sei fratelli e i soldi che non bastavano. Sulla torpediniera che il dittatore del Paraguay generale Stroessner gli manda in soccorso per scappare da Buenos Aires, Peron non monta a mani vuote. E la speranza di Isabelita si realizza: diventa la segretaria amante di un uomo che ha il doppio dei suoi anni ma è talmente ricco da garantirle eterno benessere e un censo insperato. Vanno a vivere a Madrid. Frequentano il generalissimo Franco. La ballerina diventa buona amica di donna Carmen, moglie pia del dittatore. E la prima signora della Spagna la convince al matrimonio: non val la pena giocarsi l'appoggio della Chiesa con una vita moderatamente scandalosa. Siamo sempre nelle trame latine di amori ed esili rassicurati dal denaro anche se turbati dall'ambizione di un ritorno al potere al quale Peron non rinuncia.
    Negli anni sessanta il partito giustizialista prende fiato nell'Argentina sfinita da crisi economiche e scontri sociali che annunciano il caos. Il ritorno di Peron potrebbe essere la soluzione, ipotesi che scatena scenari dei quali Isabelita diventa protagonista indossando ambizioni difficili da gestire. Non è colta, non ha buon carattere, nessun carisma. Sa obbedire se le conviene. E continua ad affidarsi. A Peron che la manda in Argentina al congresso delle donne giustizialiste tanto per resuscitare l'improbabile fantasma di Evita; si affida agli amici del suo generale, ormai numerosi. Soprattutto a José Lopez Rega, ombra di Peron: ama i boleri proprio come Isabelita e come Isabelita é affascinato da esoterismo, spiritismo e ogni tipo di macumba. El brujo, il mago. Fra i nuovi arrivati Gian Carlo Elia Valori, fratello del direttore dell'Eni a Buenos Aires, e funzionario Rai. Un giorno porta a Madrid un amico di loggia, Licio Gelli. Gelli si accorge della tenerezza che Isabelita suscita ancora nel vecchio presidente e appena scopre la dimensione fantastica della sua curiosità le organizza week end esoterici a Roma. Cartomanti e sensitive anziché le vetrine di via Condotti o il Colosseo. Comincia l'amicizia. A dire il vero Isabelita non gli interessa; Lopez Rega si. Lui decide per Peron, stanco, malato. Nel suo potere è compresa Isabelita. Gelli apre a Lopez Rega le porte della P2 ( tessera 591 ) e il legame diventa acciaio. Quando Licio Gelli e Giancarlo Elia Valori volano in Argentina, viaggio di ritorno di Peron con aereo Alitalia, il maestro venerabile ha soppiantato Valori nell'amicizia di Lopez Rega. Valori viene espulso dalla P2 con un intrigo di palazzo che comprende - versione argentina - affari uruguayani controllati da Ortolani, banchiere della loggia. Cominciano subito gli affari dietro la bandiera di un idealismo che continua nell' Italia politica dei nostri giorni: opinione pubblica da tenere a bada con la lotta al comunismo mentre le compravendite prosperano nelle stanze segrete. Peron presidente, Isabelita vice, sorridono, salutano, parlano al balcone, intanto Lopez Rega e Gelli si allargano in imprese che prevedono l'estendersi della loggia all'intera America Latina. Uruguay e Venezuela primi adepti dell'Organizzazione Mondiale Assistenza Massonica. Due alti ufficiali, Massera e Mason, prendono la tessera. Gelli sente scricchiolare i Peron e pensa ai futuri dittatori. Tra il 1973 e il 1977 le importazioni di armi dall' Italia coprono il 14 per cento di un arsenale preferibilmente rifornito dagli Stati Uniti: Aeritalia, Aermachhi, Breda, Oto Melara, Officine Galileo, missili Selenia, razzi della Snia per cacciatorpediniere. Più la tutela degli interessi italiani dall'altra parte del mare: Pirelli, Fiat, Banca Nazionale del Lavoro,eccetera, mentre la Rizzoli ( amministratore delegato Tassandin P2 ) sbarca a Buenos Aires e compra il gruppo editoriale dei Civita, ebrei milanesi non graditi agli uomini in divisa. In questa rete affoga il dramma argentino nell'informazione italiana. Peron muore presto, luglio'74 e la scomparsa è una benedizione: Isabelita diventa presidente circondata da cartomanti e sensitivi mentre Lopez Rega, formalmente ministro interessato al benessere sociale, decide il destino del paese. Lei firma ogni decreto. Qualche volta fa domande, discute, ma subito si arrende: non capisce o preferisce non sapere come succede alle persone semplici che sentono girare la testa davanti a realtà complesse. Firma il decreto che trasforma Gelli in consigliere economico dell'ambasciata Buenos Aires a Roma, specie di ministro plenipotenziario: risponde solo al presidente: sempre lei, Isabelita. Giulio Andreotti racconta alla Commissione P2 di aver incontrato il maestro a Buenos Aires il giorno dell'insediamento di Peron. < Il generale ci invitò a casa e, tra le pochissime persone che c'erano, c'era Gelli che, vidi, era considerato da Peron con grande- direi- devozione >. Si rivedono a Roma varie volte per l'impegno di Gelli nell'ambasciata.
    Mentre l' Isabelita recita la sua presidenza nella Casa Rosada, Lopez Rega fonda la Triplice A, Alleanza Anticomunista Argentina, specie di gestapo: nel 76 i militari del golpe la prendono in consegna senza cambiare una virgola, macchina perfetta per la repressione. In quell'anno il giornale La Prensa di Buenos Aires scrive che < le forze di sicurezza dei governi Peron hanno ucciso per motivi politici 1358 persone fra le quali 1122 civili >. I successori in divisa ne faranno sparire 30 mila. Isabelita non è accusata di questi delitti, ma di essere intervenuta con due decreti che si dicono < personali >, insomma, li avrebbe proprio voluti. Il primo salva varie persone, soprattutto uno studente che le era stato raccomandato, ma anche il Kirchner presidente di oggi, liberato dal carcere di Mar de la Plata. Il secondo fa sparire un ragazzo. L'indurimento poliziesco di Lopez Rega aveva allontanato i consensi e spaccato il partito dei peronisti. La sinistra dei Montoneros si era data alla macchia con imprese da brigate rosse. E il governo di Isabelita pestava e sparava sperando di piegarli. Comincia il massacro che i generali della dittatura < perfezioneranno > fino al 1981. Quando il paese ormai rotola nei debiti e nel disordine si parla di golpe. Lopez Rega fila negli Stati Uniti. Isabelita resta sola. Anche Gelli passa dalla parte di chi non la sopporta. Ma la signora non se ne preoccupa. La sera 24 marzo 1976 ordina sandwiches e salatini per brindare al compleanno di un'amica. Alle nove cena con tre consiglieri. La rassicurano, il golpe non si fa. Due ore dopo viaggia su un Fokker dell'aviazione militare verso il penitenziario dove resta per quattro anni condannata per distrazione di capitali pubblici ad uso personale. Esce nel 1981 e torna nella bella casa di Madrid. La cambia per trasferirsi in un'altra zona residenziale dove la vita continua come se niente fosse successo. Va a messa alla fine del pomeriggio; gioca a carte fino a notte. Sulla Volvo metallizzata la aspetta l'autista: con una governante e una cameriera conforta la sua noia. I sogni di Panama continuano. Solo l'arresto li ha provvisoriamente sospesi. I giudici argentini che stanno processando il comandante della Triple A, rifugiato in Spagna dove ha lavorato come guardia del corpo di Fraga, capo della polizia segreta di Franco; i giudici, la ritengono responsabile di un solo delitto. Ma vogliono sapere degli altri affari che hanno accompagnato la sua presidenza: dalle armi alla P2, dai capitali svaniti ai delitti senza risposta. Isabelita risponderà come ha sempre risposto nelle occasioni liete o imbarazzanti: il presidente Peron dava ordini precisi solo a Lopez Rega, e solo Lopez Rega ha obbedito o tradito gli ordini del marito. Lei non ne è mai stata informata. Lopez Rega non può correggerla: morto in carcere. E la vecchia ragazza ( 75 anni ), forse svampita ma con forte senso del risparmio, continuerà tra cartomanti e messe solenni, senza problemi economici. A parte i tesori sepolti nelle banche spagnole, riceve la pensione da ex presidente dell'Argentina. E non se ne lamenta.
    mchierici2@libero.it
    Maurizio Chierici

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    Predefinito Visto che ci siamo un pò di storia sul Triplo A

    Alianza Anticomunista Argentina (AAA), conosciuta come Triplo A, fu un'organizzazione di estrema destra, che operò in Argentina negli anni '70, uccidendo diversi rappresentanti della sinistra argentina. L'organizzazione era guidata da Lopez Rega, segretario personale del ministro Juan Domingo Perón.

    Storia

    Il primo attentato, registrato, ebbe luogo il 21 novembre 1973, quando si mise una bomba nell'automobile del senatore radicale Hipólito Solari Yrigoyen. L'attentato era stato organizzato come rappresaglia per l'uccisione del sindacalista conservatore, Jose Ignacio Ricci. Durante i due anni seguenti, il Triplo A portò a termine molteplici attentati contro figure governative, giudiziali e poliziesche considerate permissive. La lista include Silvio Frondizi, fratello dell'ex presidente Arturo, l'ex impiegato della Policía Julio Troxler, il difensore di carcerati politico Alfredo Curutchet, l'ex vice-governatore cordovano Atilio López ed il sacerdote Carlos Mugica.

    La CONADEP ha provato l'intervento del Triplo A in 19 omicidi nel 1973, 50 nel 1974 e 359 nel 1975; si sospetta, inoltre, della sua partecipazione in centinaia di altri. Secondo le investigazioni più citate, solo tra i mesi di luglio, agosto e settembre 1974 il Triplo A avrebbe realizzato 220 attentati, dei quali risulterebbero 60 vittime mortali e 44 feriti gravi, oltre a 20 sequestri. La stima globale si impiega nell'ordine dei 1500 crimini, alcuni dei quali si inquadrano come crimini contro l'umanità.

    Lopez Rega era membro della loggia massonica Propaganda Due, diretta da Licio Gelli, la quale lavorò nell'Operazione Gladio. Il generale Jorge Rafael Videla che successe Perón, era un simpatizzante dell'organizzazione. Il 19 luglio 1975 i Granatieri scoprirono, smontando la sede di López Rega, caduto in disgrazia e costretto all'esilio, un arsenale di armi di guerra, mitragliatrici, granate e fucili.


    L'arresto del 2007
    Il 12 gennaio 2007 è stata arrestata in Spagna l'ex presidente Isabel Martínez de Perón, nei confronti della quale un giudice argentino aveva emesso un mandato di cattura, accusandola di essere coinvolta nella sparizione di un giovane avvenuta a Mendoza nel 1976, durante il suo governo. Infatti, due giorni prima della morte del marito, Juan Domingo Perón, la moglie l'aveva sostituito, mantenendo il potere per due anni, tra il 1974 e il 1976.


    A luta continua

 

 

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