VENEZIA — «Io sono gay, tu come sei?» . «La mia compagna di banco è lesbica, e allora?» . «Sono omosessuale, non ridere sorridimi». Tra calli e campielli arrivano grandi manifesti coloratissimi con facce di ragazzi e frasi che stanno attirando l'attenzione dei passanti. Qualche primo gesto di stizza (alcuni cartelloni sono stati strappati), sorrisi, ma perlopiù commenti.
E' la prima iniziativa di un Comune italiano sul tema dell'omofobia e della cultura alla differenza, s'intitola «L'amore secondo noi» , ed è stata realizzata dall'assessorato alle politiche giovanili del Comune di Venezia in collaborazione con gli studenti di una scuola superiore. Entusiasta l'Arcigay nazionale che applaude la campagna: «Complimenti al Comune lagunare per aver sollevato questo tema», spiega Fabio Saccà responsabile di Arcigay giovani, «è importante però che questa iniziativa non sia limitata alla sola città di Venezia ma che si estenda ai vari ministeri, a quello della pubblica istruzione in primis» .
Anziché affrontare la questione da un punto di vista politico, come ha fatto per esempio Padova con i pacs, Venezia ha scelto una via culturale. «Ci sembrava importante che questa sensibilizzazione partisse dal basso — ha spiegato l'onorevole Franca Bimbi che per il Comune segue il settore della Cittadinanza attiva e diritti alla differenza — , stavolta infatti l'iniziativa è stata voluta principalmente dai ragazzi delle scuole. Che faranno capire alla città, attraverso frasi semplici e dirette, i modi diversi di amare» . Nata l'anno scorso per un'esigenza degli stessi studenti di confrontarsi sugli «stereotipi di genere» , la campagna sull'omofobia è cresciuta piano piano, attraverso la visione di film, dalla lettura di libri e sfociata poi in lun ghi dibattiti in classe. Che hanno portato a sette frasi-simbolo. Frasi che il Comune da ieri ha incollato per 480 volte sui muri della città (e per altre 480 volte lo farà, una volta al mese, fino ad aprile). Una campagna decisamente massiccia, costata all'amministrazione solo cinquemila euro ma dai risultati già visibili.
Il dibattito, per esempio.
Sorto all'istante. Con le critiche che non hanno tardato ad arrivare. Per Raffaele Speranzon, consigliere comunale di An, questa «è una campagna inutile. Gli omosessuali sono pienamente accettati da ogni punto di vista nel tessuto sociale veneziano». Maria Paola Miatello Petrovich (Margherita) lancia un dubbio: «Non mi pareva che fosse mai stato indicato come problema emergente quello dell'omofobia. E certamente non fra le priorità».
Di questa campagna il sindaco di Venezia Cacciari ne tesse invece le lodi ma lancia al tempo stesso un allarme: «Sono iniziative importanti ma bisognerebbe riflettere sul perché i mezzi decisivi di informazione, penso ai film e alla pubblicità, affrontino i problemi legati all'omofobia e alle differenze sempre peggio. L'ambiente in cui viviamo è di una volgarità estrema, questo è il dramma. Pensiamo solo alle email: su 44 che ne ricevo in un giorno almeno 40 sono di carattere pornografico».
Massimiliano Cortivo (Ha collaborato Martina Zambon) - Il Corriere del Veneto